SOSTANZE
L'alimentazione consiste
nell'assunzione da parte di un organismo delle sostanze indispensabili
per il suo metabolismo e le sue funzioni vitali quotidiane.
Le piante sono organismi
autotrofi, perché fabbricano da sé il loro
nutrimento utilizzando la luce del Sole. Gli
animali, invece, sono organismi eterotrofi,
perché non sono in grado di fabbricare il
loro cibo e devono alimentarsi di vegetali o
di altri animali. |
Ogni animale ha un
apparato digestivo diverso che funziona in modo diverso per poter
assimilare sostanze diverse frutto di millenni di evoluzione naturale,
quindi penso che non bisogna stravolgere la natura e ogni essere vivente
deve seguire la propria dieta.
Per esempio i carnivori
hanno bisogno di un elemento essenziale per il loro organismo, la
taurina (che è un amminoacido molto importante), che proviene da tessuti
organici, quindi per loro è indispensabile mangiare carne cruda perché
la taurina si deteriora col calore.
Inoltre il loro stomaco non è il grado di “macinare” i vegetali e non
riesce ad assimilarli, chi ha un animale sa che mangia l’erba per
“pulirsi” l’apparato digerente, ma la espelle senza trasformarla,
esattamente come l’ha mangiata.
A differenza degli erbivori,
i carnivori e gli onnivori non sono in grado di estrarre zuccheri
dalla cellulosa (non possono scindere i legami beta glucosidici che
legano la cellulosa al glucosio per la precisione), le fibre di frutta e verdura
sono comunque utili: servono prevalentemente per
favorire la digestione e l’eliminazione del materiale di scarto (aiutano
a fare bene la cacca).
Parrebbe che la differenza tra erbivori,
carnivori, e onnivori non sia tanto nei
denti, ma per l’apparato digestivo: gli
erbivori hanno uno stomaco multiplo e un
intestino lunghissimo, i carnivori
l’intestino corto e gli onnivori mediamente
lungo. Sull'argomento, però, si leggono le
cose più fantasiose, soprattutto per dare un
supporto scientifico a mode alimentari
stravaganti. |
Se tutti gli animali fossero
erbivori si riprodurrebbero senza controllo e le piante non avrebbero il
tempo di ricrescere in tempo per sfamarli, perciò il cibo scarseggerebbe
e si estinguerebbero in poco tempo.
Sin dall'antichità
l'uomo ha allevato animali erbivori per ricavarne prede facili per
sfamarsi. Sarebbe stato assurdo allevare animali carnivori con la
necessità di cacciare altri animali per nutrirli. Poi gli erbivori sono
più grossi e se ne ricava molta carne mentre di solito i carnivori non
sono grandissimi.
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CARBOIDRATI |
LIPIDI |
LE PROTEINE |
IL SALE |
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I
CARBOIDRATI
(letteralmente idrati di carbonio)
o glucidi, praticamente gli zuccheri sotto ogni loro
forma, sono
una delle più grandi famiglie di biomolecole,
sono prodotti direttamente
dalle piante a partire
dall’anidride carbonica e l’acqua,
attraverso la sintesi clorofilliana
(fotosintesi).
6 CO2 (anidride carbonica) + 6 H2O
(acqua) + luce del sole e clorofilla = C6H12O6
(glucosio) + 6O2 (ossigeno) |
Per ottenere i prodotti di questa reazione, glucosio
e ossigeno, la pianta ha bisogno di anidride
carbonica che viene fornita dall’aria e penetra
attraverso le aperture superficiali (stomi). acqua
che viene assorbita dalle radici, luce che viene
fornita dal sole.
I carboidrati sono utilizzate dagli animali erbivori
come fonte d'energia per produrre lipidi e proteine, a
loro volta utilizzati dai carnivori.
Forniscono, a parità di massa, meno energia dei grassi,
ma hanno la capacità di scindersi nell’organismo in
glucosio o zucchero semplice con processi rapidi
rispetto ai lipidi che, pur fornendo maggiore energia,
s’assimilano lentamente.
Lo zucchero, quindi, è fonte di energia. In età
preistorica gli uomini avevano bisogno di molta energia
per cacciare la selvaggina e nutrire così la famiglia, è
per questo che abbiamo sviluppato grande golosità per i
dolci.
I principali zuccheri sono molecole formate da 6 atomi
di carbonio, collegati ad anello con atomi di idrogeno
ed ossigeno a
formare
catene caratterizzate da un gran numero di gruppi –OH lo
stesso, ma uno solo, che si trova nell'alcool etilico.
Per essere precisi, in
base alla loro struttura chimica i carboidrati vengono
classificati in semplici e complessi.
I carboidrati
semplici sono comunemente chiamati
zuccheri, comprendono: i monosaccaridi,
dall’unione di due monosaccaridi si generano i
disaccaridi come il saccarosio, il lattosio e il
maltosio e dall’unione da tre a dieci
monosaccaridi
gli
oligosaccaridi
ad esempio il
raffinosio.
L'unione di numerosi monosaccaridi (da 10 a migliaia)
forma i polisaccaridi come ad esempio l'amido, le
fibre e il glicogeno che sono carboidrati
complessi. Alla fine si tratta comunque di
strutture che partono da quella degli zuccheri semplici.
I
MONOSACCARIDI
sono i carboidrati più semplici. Uno dei monosaccaridi
più importanti è il glucosio
(C6 H12
O6);
un’altro è il fruttosio
(C6 H12
O6
formule uguali, ma cambia la struttura)
che è responsabile del sapore dolce della frutta matura
e di alcune verdure.
Il glucosio è l’unico zucchero che può essere
direttamente utilizzato da tutte le cellule di tutti gli
esseri viventi, tutti gli altri devono
essere trasformati dal nostro corpo prima di poter
essere utilizzati
Il glucosio è assorbito nel
sangue
attraverso le pareti
intestinali.
Parte di esso viene indirizzato direttamente
alle cellule
cerebrali, mentre il rimanente si
accumula nei tessuti del fegato e dei
muscoli
in una forma polimerica affine all'amido,
il
glicogeno.
Quest'ultimo è una fonte di energia
ausiliaria per il corpo e funge da riserva
che viene consumata quando è necessario. |
Indice
Glicemico (IG) è
velocità con cui un determinato zucchero (o alimento
che contiene carboidrati che verranno trasformati in
glucosio) viene metabolizzato; un valore più basso
indica che ci vuole più tempo per trasformarlo e
renderlo fruibile.
Il
glucosio, essendo immediatamente fruibile,
per convenzione ha un
Indice
Glicemico uguale a 100, il fruttosio 15,
saccarosio, ma anche il miele, ha un IG intermedio di
circa 65.
Le molecole di zucchero possono legarsi alle proteine,
rendendo possibile la trasformazione delle chiare d’uovo
sbattute in meringhe o favorire l’addensamento delle
proteine dell’uovo per formare una crema.
I
DISACCARIDI
sono carboidrati composti da due monosaccaridi:
il saccarosio
(C6 H12
O11)
è lo zucchero comune che si acquista al supermercato, è
formato da
glucosio
+ fruttosio.
Il saccarosio viene scisso nei suoi componenti –
glucosio e fruttosio – nell’intestino e il fruttosio
deve essere prima trasformato dal fegato per poter
essere utilizzato come fonte di energia.
Tutta la frutta contiene, in percentuali
diverse, glucosio, fruttosio e saccarosio e
anche tutti gli
sciroppi
come quelli d’acero o di agave e persino del
miele, alla fine sono
composti sempre dagli stessi zuccheri
semplici che sono una “sottofamiglia” dei
carboidrati e forniscono tutti lo stesso
apporto calorico pari a 4 kcal/g. |
il lattosio (è lo zucchero del latte) formato
da glucosio + galattosio (hanno
stessa formula molecolare C6 H12
O6,
quella del glucosio, ma diversa struttura)
utilizzato dalle cellule per sviluppare energia. Il
galattosio
è l'unico zucchero di origine animale, i dotti
glattofori della ghiandola mammaria convertono il
glucosio in galattosio, quando serve, viene
ritrasformato in glucosio dal
fegato.
il maltosio è formato da 2 molecole di
glucosio, non si trova in natura ma si forma nel
processo di fermentazione
si trova in quantità
discrete solamente nei semi germogliati. Il nostro
organismo ricava il maltosio dalla digestione
dell'amido.
Il maltosio ha una elevata digeribilità ed è impiegato
nella preparazione di bevande ed alimenti per neonati.
Funge inoltre da substrato per la fermentazione del
lievito, e per la produzione di alcool in particolare è
importante nel processo di produzione della birra e
delle gelatine di frutta. Gli alimenti ricchi di questo
disaccaride andrebbero consumati con moderazione, a
causa dell'elevato indice glicemico che lo caratterizza
(IG = 152).
Gli
OLIGOSACCARIDI
sono
formati da poche
unità ripetitive
di
monosaccaride,
ad esempio il
raffinosio che
è presente in natura nei
legumi,
nelle
barbabietole
e nel
miele,
ed è formato da tre
monomeri:
fruttosio,
glucosio
e
galattosio.
alcuni oligosaccaridi non sono digeribili
dall'organismo, perché privo di
enzimi
specifici. In tal caso, verranno sottoposti a un
processo di fermentazione
intestinale
ad opera del
microbiota umano
del
colon,
con una conseguente produzione di gas.
Gli oligosaccaridi possono essere costituiti da un
numero massimo di 20 unità ripetitive. Superato questo
numero, si parla di "polisaccaridi" che sono i
"carboidrati complessi".
POLISSACARIDI
sono carboidrati costituiti da molecole di glucosio
unite in grandi catene.
La cellulosa si trova nelle pareti delle cellule
e costituisce la struttura delle piante legnose.
L’amido è la forma nella quale le piante
immagazzinano il glucosio formato durante la
fotosintesi. Sono grandi molecole ottenute dall’unione
di più anelli di zuccheri. Gli amidi non hanno un sapore
dolce perché le loro molecole sono troppo grandi, per
raggiungere le zone sensibili al gusto sulla nostra
lingua.
Esistono due grandi categorie di amidi: l’amilosio, nel
quale gli anelli di zucchero sono uniti a formare lunghi
lacci e l’amilopectina, nella quale gli anelli di
zuccheri formano una struttura ramificata, simile ad un
albero di Natale. In cucina, la principale fonte di
amidi è costituita sicuramente dai tuberi (patate), dai
cereali e dai legumi che, macinati,
si trasformano in farine. Usiamo gli amidi per garantire
consistenza ai cibi cotti al forno o sui fornelli.
L’amido è formato da tanti piccoli granuli, che
contengono anche alcune proteine. I granuli ad alto
contenuto di proteine assorbono sia l’umidità che
l’acqua.
Il glicogeno si trova solo nelle cellule animali;
la
glicogenosintesi è il processo che avviene nel
citoplasma delle cellule del fegato e dei muscoli e
consiste nella conversione del glucosio in glicogeno,
rappresenta un fonte di
energia rapidamente utilizzabile che si esaurisce in
meno di 1 ora durante uno sforzo muscolare intenso.
è una molecola che serve
come riserva, al momento del bisogno può andare
incontro ad una demolizione, per produrre
glucosio
da fornire agli altri tessuti quando non è disponibile
glucosio alimentare; rappresenta una riserva energetica
importantissima per sostenere il metabolismo corporeo.
Le scorte prontamente utilizzabile dai tessuti per
ricavarne energia si trovano prevalentemente nei muscoli
scheletrici e nel fegato.
Nei muscoli sono
immagazzinati i 2/3 del glicogeno dell'organismo (circa
200-300 grammi), nel fegato è stoccato 1/3 del glicogeno
di tutto l'organismo (circa 80-100 g)
Non vi sono solo carboidrati naturali ma anche
sintetici, i più diffusi sono: Aspartame e
Saccarina.
L’ASPARTAME ha un potere dolcificante di circa
200 volte maggiore di quello del saccarosio e un uguale
potere calorico. Non può essere utilizzato né per
bevande a lunga conservazione e né per cibi cotti perché
è instabile in acqua e al calore. Se ingerito in
quantità modiche non presenta controindicazioni, in caso
contrario sembra che dia origine a sostanze tossiche per
l’embrione per questo è sconsigliato per le donne in
gravidanza.
La SACCARINA ha un potere dolcificante di circa
400 volte maggiore di quello del saccarosio e un potere
calorico nullo. Non viene metabolizzata dall’organismo
ma si accumula in organi irrorati dal sangue (fegato,
rene, polmoni) e nella vescica. |
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I
LIPIDI (dal
greco: λίπος, lipos =
"grasso")
sono costituiti prevalentemente da atomi di carbonio e di
idrogeno uniti tra loro con legami covalenti (due atomi
mettono in comune coppie di elettroni)
sono
grassi e oli
detti anche trigliceridi
perchè chimicamente sono costituiti da tre molecole di acidi
grassi superiori e da una molecola di glicerolo.
Più leggeri dell'acqua, sono assolutamente insolubili in
essa; sono invece leggermente solubili in alcol e si
sciolgono con facilità negli eteri e in altri solventi
organici.
Non
c'è una differenza essenziale tra
oli e i grassi
tranne che i primi sono generalmente liquido, i secondi, a
temperatura ambiente, generalmente solidi. I grassi animali,
che si pensano come solidi, sono liquidi alla temperatura
corporea dell'animale.
Tutti gli oli e i grassi alimentari contengono, in
percentuali diverse,
che sono indicati sulle etichette delle bottiglie in
percentuale,
sempre gli stessi tre acidi grassi
(saturi, monoinsarturi e polinsaturi)
che
sono catene di atomi di carbonio legati a formare, lo dice
la parola stessa, i trigliceridi. Un trigliceride viene
prodotto da piante e animali, compreso l’uomo, allo scopo di
immagazzinare i grassi; più lunghe sono le catene e più alto
sarà il punto di fusione, per cui catene corte
caratterizzano gli oli liquidi e catene lunghe i grassi
solidi.
I trigliceridi non hanno alcun sapore, il sapore dipende
esclusivamente da quella piccola percentuale di altre
sostanze che possono essere presenti, perchè lasciate,
mentre sono eliminate nella fase di produzione quelle non
troppo gradevoli.
Esistono vari tipi di acidi grassi. I chimici li
classificano, a seconda della loro forma, in “saturi”, e “insaturi”
a loro volta divisi in
“monoinsaturi” e “poliinsaturi”.
I grassi saturi
(prevalentemente di origine animale)
sono solidi a
temperatura ambiente, tutti gli atomi di
carbonio sono collegati da legami semplici
con l'acido grasso; la molecola non è quindi
in grado di "accettare" ulteriori atomi di
idrogeno,
formano catene rettilinee. L’elevato punto
di fusione li rende particolarmente
pericolosi per la nostra salute: se del
grasso allo stato solido si deposita nei
nostri vasi sanguigni, può ostruire il
regolare flusso sanguigno, causando
problemi.
Nei grassi mono-insaturi
(acido oleico prevalentemente in olive,
nocciole, arachidi), due atomi
di carbonio sono collegati tra loro
attraverso un doppio legame per questo
motivo sono caratterizzati da un punto di
fusione più basso, rispetto ai grassi
saturi,
sopportano abbastanza bene la cottura.
Nei grassi poli-insaturi il punto di
fusione si abbassa ulteriormente
quindi non reggono
le alte temperature e si possono usare solo
a crudo tipo maionese (soia, girasole, ma ci
sono anche quelli “altooleico” che vengono
prodotti da piante geneticamente modificate
che raggiungono anche l’80% di oleico. Nel
caso del mais si usa una tecnica che non lo
fa rientrare in quelli che bisogna
dichiarare come OGM).
vedi per
approfondire
|
Nella maggior parte dei casi, i grassi animali, quali ad
esempio strutto o lardo, sono altamente saturi, mentre gli
oli vegetali, fatta eccezione per l'olio di cocco,
presentano un grado più o meno elevato di in saturazione.
I grassi vegetali sono ottenuti tramite l'estrazione
chimica, usando
solventi,
che danno una resa maggiore ed è un processo più veloce e
meno costoso che pressando o macinando semi o frutti, mentre
i grassi animali vengono estratti dai tessuti che li
contengono mediante bollitura seguita da raffreddamento.
Tutti gli oli contengono sempre una miscela di acidi grassi
saturi, di acidi grassi monoinsaturi e di acidi grassi
poliinsaturi. se un grasso è liquido a temperatura ambiente
allora ha una maggioranza di acidi grassi insaturi e viene
chiamato olio. Se i grassi alimentari hanno una prevalenza
di acidi grassi saturi, allora sono solidi o semisolidi.
I grassi grassi conferiscono ai cibi una sensazione
di cremosità, tanto da essere utilizzati in prodotti quali
cioccolate e gelati. In cucina usiamo spesso i grassi sotto
forma di oli
sopratutto
per friggere, in quanto sono caratterizzati da un’elevata
temperatura di ebollizione (punto di ebollizione dell’olio
extravergine di oliva = 300°C). Per la frittura la
temperatura dell’olio si aggira fra i 160°C e i 180°C.
L'unico olio sano è quello
extravergine di oliva, perché dovrebbe essere ottenuto per
spremitura e non attraverso procedimenti chimici.
Tra gli
acidi grassi che entrano a far parte delle
molecole dei trigliceridi nell’olio d’oliva
i più importanti sono:
-
l’acido oleico, monoinsaturo, che è
presente per il 70-80%
-
l’acido linoleico, diinsaturo, che
rappresenta il 10% circa
-
l’acido palmitico, saturo che
rappresenta il 7-15%
-
l’acido stearico, anch’esso saturo,
presente per l’1,5-3,5%
|
Con la denominazione generica ed obbligatoria di
margarina si indicano le miscele ed emulsioni
confezionate con grassi alimentari di origine
animale e vegetale diversi dal burro e dai grassi
suini contenenti più del 2% di umidità e un
contenuto in materia grassa non inferiore all’80%.
Così come per gli zuccheri, la nostra golosità per i cibi
grassi si è probabilmente sviluppata in età preistorica
perchè i grassi sono un eccellente mezzo per immagazzinare
l’energia dei cibi, energia da utilizzare, poi, nei periodi
di magra. L’evoluzione ha favorito coloro che erano in grado
di aumentare il proprio peso più velocemente.
Ai giorni nostri invece,
con una costante disponibilità di cibo, l’accumulo di grassi
nel nostro corpo è diventato uno svantaggio.
RIASSUMENDO
I grassi sono il prodotto della reazione fra
un alcool (glicerina) e un acido grasso (con
un numero di atomi di carbonio superiore a
12).
Secondo il numero di molecole d'acido grasso
distinguiamo:
monogliceride = glicerina +1 acido
grasso
digliceride = glicerina + 2 acido
grasso
trigliceride = glicerina + 3 acido
grasso
I trigliceridi si distinguono in:
Semplici quando sono formati da
acidi grassi tutti uguali
Misti quando sono formati da
diversi acidi grassi
La molecola d'acido grasso è caratterizzata
dal gruppo -COOH legata ad una catena di
carbonio costituendo acidi grassi del tipo:
Saturo
quando i legami fra un atomo di carbonio e
un altro sono semplici (presenti
prevalentemente nei grassi animali)
insaturo
quando i legami fra un atomo di carbonio e
un altro sono doppi
(presenti
prevalentemente nei grassi vegetali)
Gli acidi grassi insaturi
si differenziano tra loro in base al numero
dei doppi legami ed abbiamo:
Acido grasso mono-insaturo:
acido oleico
presenta 1 doppio legame.
Gi acidi grassi
poli-insaturi sono:
acido linoleico
presenta sia 2 e sia 3 legami
acido arachidonico
presenta 4 doppi legami
Se prevalgono gli acidi grassi saturi il
composto si presenta in forma solida ed è
chiamato grasso (es. Strutto, lardo).
Se prevalgono gli acidi grassi insaturi il
composto si presenta in forma liquida ed è
chiamato olio.
Gli alimenti contengono tutti e tre questi
acidi grassi (saturo, insaturo e
poli-insaturi), in combinazione diverse
secondo la loro natura. |
E i grassi idrogenati? La tecnica dell’idrogenazione venne
introdotta nel 1912 allo scopo di rendere solidi e
commerciabili gli oli liquidi.
L'idrogenazione
è una
reazione chimica dove viene addizionato idrogeno ad un
substrato in presenza di un catalizzatore,
in genere il nichel.
Aggiungendo l'idrogeno si spezza il doppio legame e il
grasso da insaturo passa a saturo, quindi da fluido diventa
solito e purtroppo può ostruire le vene e quindi causare
danni, anche gravi! I grassi idrogenati causano un
innalzamento del colesterolo cattivo (LDL) e allo stesso
tempo provocano una diminuzione del colesterolo buono (HDL)
A differenza dei grassi saturi che, nelle quantità corrette,
sono utili all'organismo, i grassi idrogenati non sono
assolutamente necessari, ma vengono abbondantemente
utilizzati nella preparazione degli alimenti industriali
perché i vantaggi nell'utilizzo dei grassi idrogenati sono
molteplici: con l'idrogenazione si possono ottenere
margarine con caratteristiche e consistenza moto simili a
quelle del burro, ma con costi molto più bassi; si
conservano più facilmente e più a lungo rispetto ai grassi
"naturali", sono molto più stabili alle alte temperature
rispetto agli oli "tradizionali". Ciò significa che possono
essere utilizzati più volte per friggere, con un netto
vantaggio economico.
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Si sente molto parlare dell’olio
di palma
che è un
grasso
di origine
vegetale
che si ricava dalla spremitura della polpa
del frutto (drupe)
di alcune varietà di palme
prevalentemente Elaeis guineensis
che, pur essendo originaria del continente
africano, viene coltivata nelle regioni
umide del pianeta, come Indonesia, Malesia
ed America Latina.
Il suo ingresso
massiccio tra i nostri cibi è avvenuto in
seguito all’inasprimento
delle normative
dell’Organizzazione mondiale della sanità
sui
grassi idrogenati, come le
margarine,
che derivano da una trasformazione degli oli
vegetali, impiegata come ripiego al burro,
ma reputata nociva della salute.
L’olio di palma è presente in moltissimi
prodotti alimentari, dolciari, nelle
creme, nei biscotti, viene utilizzato nella
maggior parte dei prodotti da forno, e in
molti piatti pronti e nei cosmetici,
per la cura del corpo e la pulizia della
persona, quali saponi, creme e shampoo,
anche negli alimenti per l’infanzia e nel
latte formulato per i neonati, in pratica è
presente ovunque,
è necessario aggiungere una certa quantità
di sostanze grasse: infatti nei prodotti da
forno, così come nelle creme, i grassi che
regalano una miglior struttura e consistenza
al prodotto sono i grassi saturi, cioè
quelli semisolidi come il burro, molto meno
gli oli vegetali, che sono insaturi e
liquidi.
L’unico ambito dove non viene impiegato è
nei combustibili perché le sue emissioni non
rispettano i limiti di riduzione
dell’impronta di carbonio richiesta per i
biocarburanti.
L‘olio di palma, pur essendo di origine
vegetale,
rappresenta un’eccezione, poiché ha una
composizione in acidi grassi più simile al
burro che agli altri grassi vegetali
contiene grassi saturi non idrogenati pari
al 50%, (palmitico, stearico e laurico) che,
a temperatura ambiente, lo rende semi-solido
praticamente ha una composizione simile al
burro, per questo lo usano per sostituirlo
nelle preparazioni industriali,
perché ha un costo nettamente
inferiore
inoltre è insapore e non
altera il gusto dell’alimento. Queste
qualità lo rendono perfetto per le
condizioni ambientali della produzione
industriale; è così diffuso perché è l’unico
che possa resistere senza deteriorarsi e
irrancidire ai lunghi tempi di stoccaggio,
al calore anche prolungato (sole, luce
battente) in cui sono conservati i prodotti
quindi
garantisce una conservabilità maggiore
rispetto al burro E
certi grassi insaturi come olio di mais o
girasole. Con l’olio di palma non serve
utilizzare l’alcool per prevenire la
formazione di muffe.
Ne esistono 3 tipologie: quello rosso
vergine, quello più tendente al giallo
(raffinato) e infine l’olio di palmisto
ovvero quello estratto dai semi della palma
che è ancora più ricco di grassi saturi
(85%) pericolosi per la salute del nostro
sistema cardiovascolare.
Attualmente sembra un pregio per un prodotto
non contenerlo e la pubblicità ne evidenza
l’assenza, ma resta il dubbio che se non
viene usato l’olio di palma certamente è
sostituito con una sostanza con le stesse
caratteristiche e con lo stesso costo
(basso), quindi…
L’olio di palma fa davvero male alla salute?
Secondo gli esperti non esiste, un olio
completamente buono e uno da demonizzare
perché la composizione dei grassi vegetali
che mangiamo è la stessa con percentuali
diverse dei singoli componenti: alcuni sono
più ricchi di grassi saturi, altri di
monoinsaturi, altri di polinsaturi, quindi dipende da quanto ne consumiamo.
Trattandosi di un grasso saturo, va
considerato esattamente come tutti gli altri
grassi saturi. In sintesi: non è corretto
pensare che la merendina industriale (fatta
con l’olio di palma) sia cattiva, mentre la
crostata fatta in casa dalla mamma (col
burro) sia buona. Perché, di fatto, sono sia
buone quanto cattive entrambe, dipende dalle
quantità.
Il problema quindi non sarebbe nell’olio di
palma in sé per sé bensì nella qualità
dell’olio di palma utilizzato dai produttori
di cibo ovvero il metodo di raffinazione
utilizzato per ottenere gli oli, tutti gli
oli e i grassi, non solo quello di palma,
usati per l’alimentazione umana.
Quindi non si giustificherebbe tutto
l’ostracismo diffuso ultimamente su questo
prodotto, nel senso che non è né tanto
meglio né tanto peggio rispetto agli altri
oli, anzi forse ha alcune caratteristiche
leggermente migliori. La colpa che gli si
può sicuramente attribuire è quella che per
coltivare le palme da olio, in molte zona
del pianete, si è proceduto a massicce
deforestazioni distruggendo habitat
incontaminati
e non è cosa da poco: in Malesia e
Indonesia, i Paesi maggiori produttori di
quest'olio, le piantagioni di palma si sono
impadronite di oltre il 90 per cento dei
terreni coltivabili e hanno anche distrutto
la maggior parte delle foreste (solo in
Indonesia sono andati persi 6 milioni di
ettari di foresta tropicale in dieci anni)
e, in particolar modo, delle torbiere, aree
in grado di assorbire grandissime quantità
di anidride carbonica e di incidere in
maniera significativa nella regolazione del
clima e nel raffreddamento del pianeta.
Ma non basta: sempre a causa dell'olio di
palma, l'esproprio forzato di terre di
piccoli contadini e popoli indigeni, le
violenze e lo sfruttamento del lavoro (anche
minorile) in questi Paesi oggi sono pratiche
all'ordine del giorno. E ancora: perdita di
biodiversità, impoverimento degli
ecosistemi, rischio d'estinzione per
tantissime specie animali anche a causa
dell'inquinamento dei suoli e delle acque
per il massiccio uso di pesticidi nelle
coltivazioni e l'inquinamento dell'aria
provocato dal continuo propagarsi d'incendi
per far spazio alle piantagioni. |
Siccome l’organismo non è capace di produrli da solo, gli
acidi grassi sono introdotti con l’alimentazione. I
grassi sono riserve d'energia che l’organismo utilizza
quando ne ha bisogno per garantire un rifornimento costante
e avvolgono gli organi interni formando dei cuscinetti che
proteggono dagli urti e dagli sbalzi di temperatura.
Se non ci fossero i grassi il nostro corpo, sarebbe privato
della vitamina A (indispensabile per la crescita),
della vitamina E (indispensabile nella fase
riproduttiva) e della vitamina D (indispensabile per
la calcificazione delle ossa e dei denti). Queste vitamine
vanno in circolazione solo se disciolte nei grassi e per
tale caratteristica si definiscono “liposolubili”.
I grassi sono i componenti fondamentali delle membrane
cellulari, influenzano la composizione del sangue e la
formazione di ormoni importanti come quelli sessuali questi
compiti li svolge in particolare il colesterolo che
è un grasso presente normalmente nel sangue e si distingue
in:
1. LDL
(detto colesterolo cattivo) trasportato dalle lipoproteine,
a bassa densità, favorisce la formazione della placca
arteriosclerotica.
2. HDL
(colesterolo buono) trasportato dalle lipoproteine ad alta
densità ed è considerato lo spazzino dei vasi sanguigni
perché elimina la placca arteriosclerotica formata dal
colesterolo cattivo.
Una dieta ricca di grassi può provocare:
1. L’arteriosclerosi
che si manifesta con l’indurimento, la deformazione e la
mancanza d'elasticità sia delle grandi, medie e piccole
arterie dovute a deposito di colesterolo cattivo (LDL).
2. L’infarto
è la morte di zone del tessuto cardiaco dovuto
all’interruzione del flusso sanguigno.
Una dieta povera di grassi può provocare:
1.
Ritardo nella crescita
2.
Ritardo nello sviluppo del sistema nervoso
3.
Non si formano gli ormoni sessuali (androgeno, estrogeno e
progesterone)
4.
Non si formano gli acidi grassi
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Cosa c’è in
una bottiglia d’olio?
Gli oli alimentari si distinguono a seconda
della loro origine in due gruppi, al primo
appartengono quelli che vengono prodotti a
partire da frutti; l’olio di oliva è il più
noto, poi ci sono anche l’olio di cocco e
l’olio di palma se fatto con la polpa,
mentre l’olio di palmisto, che si estrae dal
nocciolo, appartiene al secondo gruppo.
L’estrazione di questi oli si può basare su
procedimenti meccanici (spremitura)
perlomeno quando compare la dicitura
extravergine, perché poi si passa ai
solventi per estrarre dalla sansa (parte
solida che resta dopo la spremitura) fino
all’ultima goccia di olio.
Il secondo gruppo, quello più ampio, deriva
da semi con un contenuto più o meno elevato
di grassi che si estraggono con un solvente.
L’invenzione del metodo risale al 1855.
Attualmente il solvente industriale più
utilizzato per estrarre gli oli di semi è
l’esano, tra tutti i solventi sperimentati è
facilmente rimuovibile, evaporando a
temperatura relativamente bassa.
Nell’estrattore i semi rimangono da 30 a 120
minuti, a una temperatura di circa 60 °C. Vi
sono però anche piccole produzioni di oli
biologici solamente da spremitura dei semi,
con un costo superiore.
Frutto |
% di olio contenuto |
Frutto |
% di olio contenuto |
Oliva |
15-20% |
Noce di cocco (polpa) |
33% |
Frutto della palma da olio (polpa) |
21-25% |
|
|
La percentuale di grassi in un seme
possono variare anche molto a
seconda della varietà, del clima e
di molti altri fattori. |
Seme |
% di olio contenuto |
Seme |
% di olio contenuto |
Noci macadamia |
più del 75% |
Girasole |
50% |
Nocciole |
60% |
Soia |
20% |
Sesamo |
40-60% |
Vinaccioli |
15-16% |
Arachidi |
50% |
Mais |
4% |
Colza |
35-50% |
Riso |
2% |
|
I grassi s'alterano a contatto con l’aria e con il calore
subendo trasformazioni secondo il tipo di grasso.
Quando i grassi vengono a contatto con la luce del sole,
sprigionano radicali liberi che, reagendo tra loro,
innescano un meccanismo a catena tale che tutte le molecole
di grasso si spezzano in brevissimo tempo trasformando i
grassi in perossidi che sono sostanze tossiche. |
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LE PROTEINE
sono molecole di forma allungata formate dall’unione di
tanti piccoli mattoncini, gli amminoacidi; in natura ne sono
presenti venti diversi tipi diversi. Gli amminoacidi
contengono nella loro molecola sia il
gruppo amminico,
basico
(-NH2), sia quello
carbossilico,
acido
(-COOH), entrambi questi gruppi sono legati a un atomo di
carbonio, a questo carbonio, sono legati, inoltre, un atomo
di idrogeno e un gruppo denominato genericamente R che,
essendo diverso nei 20 amminoacidi, ci consente di
differenziarli.
Gli amminoacidi sono
legati uno all'altro da un legame tra l'azoto del gruppo
amminico di un amminoacido e il carbonio del gruppo
carbossilico dell'altro amminoacido, con eliminazione di una
molecola d'acqua,
a formare catene,
differiscono l'una dall'altra
soprattutto nella loro sequenza di amminoacidi.
Gran parte dei processi biochimici, che avvengono nel nostro
corpo, sono controllati dalle proteine ed è per questo che
abbiamo bisogno di un buon approvvigionamento nella nostra
dieta.
Le proteine sono tra le più importanti molecole che usiamo
in cucina, in quanto cambiano le loro proprietà, se
riscaldate o sbattute e reagiscono assieme alle alte
temperature.
Le uova sono praticamente proteine
disciolte in acqua. |
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IL SALE
è essenziale per la vita, il
cloruro di sodio controlla molte funzioni del nostro
corpo. È una delle 5 sensazioni a livello di gusto che i
sensori, posizionati sulla nostra lingua, riescono a
percepire.
La nostra lingua è portata ad avvertire il sapore del sale,
presumibilmente perché non riusciamo a produrlo e dobbiamo
assumerlo attraverso la nostra dieta. il sale, in cucina,
viene utilizzato in quasi tutti i cibi, sia per esaltarne il
sapore, sia come conservante. |
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