LE BASI CHIMICHE DEL VINO
Il vino e le sue caratteristiche sono determinate dal rapporto tra
zuccheri e acidi contenuti nel frutto. Gli zuccheri sono contenuti nella
polpa dell'acino d'uva che rappresenta circa il 75-85% del loro peso,
l'altra percentuale rimanente è rappresentata dai vinaccioli che
contengono sostanze oleose e sono circondati in buona parte da tannini e
dalla buccia che contiene pectine, pigmenti e sostanze aromatiche.
Se le uve sono coltivate senza l'impiego di diserbanti e pesticidi sono
ricoperte naturalmente sulla buccia di uno strato biancastro chiamato
pruina (una sostanza che fa parte del gruppo delle cere) e su cui
possiamo trovare alcuni di quei lieviti responsabili dell'inizio della
fermentazione.
Gli zuccheri presenti negli acini d'uva sono per lo più semplici come
glucosio e fruttosio e sono impiegati dai lieviti per la fermentazione
ovvero trasformano questi zuccheri in alcool etilico (o etanolo) con
produzione di anidride carbonica e numerosi composti secondari
importanti nel definire le caratteristiche organolettiche del vino.
Queste sostanze secondarie possono essere glicerina, alcoli superiori (
con più di 2 atomi di carbonio), acidi organici come l'acido tartarico
(il più abbondante e rappresentativo) e l'acido malico, l'acido citrico
e in fine l'acido succinico. In particolare l'acido malico è di grande
importanza come quantità delle uve raccolte in netto anticipo o
coltivate in climi freddi, esso è il substrato della fermentazione
malo-lattica che avviene dopo la fermentazione alcolica principale, con
produzione di acido lattico e quindi una diminuzione parziale
dell'acidità gradita soprattutto per i vini rossi. Gli acidi possono
essere presenti sia in forma libera sia sotto forma di Sali. Ad esempio
il tartrato acido (o bitartrato) di potassio precipita sia durante la
fermentazione e sia nel vino finito, determinando la comparsa di
cristalli che possono assumere dimensioni visibili anche ad occhio nudo.
Maggiore è il grado zuccherino del mosto d'uva più sarà elevato il grado
alcolico del vino espresso in volume percentuale. Si è calcolato che la
resa di una buona fermentazione alcolica del vino porta alla formazione
di 0.6 millilitri di alcool etilico a partire 1 grammo di zucchero.
Da ricordare però che il mosto non è solo costituito da zuccheri
semplici ma anche da quelli complessi, che non potendo essere utilizzati
dai lieviti per la fermentazione, non vengono metabolizzati e prendono
il nome di zuccheri non fermentescibili. Le Sostanze azotate sono
importanti per lo sviluppo dei lieviti per la formazione di sostanze
aromatiche, se presenti in quantità bassa si procederà all'aggiunta nel
mosto di fosfato d'ammonio e solfato d'ammonio per assicurare
un'adeguata fermentazione. La vendemmia deve essere anticipata di
qualche giorno nel caso si voglia produrre un vino con buone
caratteristiche di acidità (vini bianchi in genere) o ritardata di
qualche giorno nel caso in cui si voglia ottenere uve con un più elevato
contenuto di zuccheri, polifenoli e aromi. I poifenoli abbondano
soprattutto nel raspo (la struttura legnosa che regge gli acini) ,nella
buccia, e nei vinaccioli (semi). La loro presenza diventa importante
nella vinificazione con macerazione, nella quale la parte liquida ed
incolore de mosto viene lasciata a contatto con le bucce ed i raspi. I
polifenoli sono responsabili del colore e del sapore del vino ma
esercitano una certa azione protettiva nei confronti di alcune
ossidazioni effettuate da batteri e muffe concomitanti alla
fermentazione. Sono molto più numerosi nei vini rossi che risultano meno
delicati e meno soggetti a fenomeni di degradazione ossidativi rispetto
a quelli bianchi. Si possono dividere in "antociani" quelli responsabili
del colore violaceo dei vini rossi giovani, "flavoni" quelli
responsabili del colore giallastro dei vini bianchi. I tannini invece
conferiscono il classico sapore astringente al vino, determinando però
intorbidamenti durante la sua conservazione conseguentemente a reazioni
con proteine.
Lo sviluppo delle muffe è in genere dannoso per i grappoli d'uva e può
essere favorito dalle abbondanti piogge autunnali, motivo per cui la
vendemmia deve essere svolta possibilmente in giorni soleggiati e
abbastanza asciutti. Esiste tuttavia una muffa chiamata nobile (Bortritis
Cinerea) in grado di produrre dal suo metabolismo glicerina e
particolari sostanze aromatiche che caratterizzano alcuni vini pregiati.
Al contrario invece lo sviluppo benché minimo di alcune muffe del genere
"Pennicillium" ed altri funghi è un fenomeno alquanto indesiderato, per
l'eccesso di enzimi ossidativi prodotti da questi microrganismi.
L'uva viene raccolta limandosi all'asportazione dalla pianta dei soli
grappoli sani e perfettamente maturi, soprattutto nel caso si vogliano
ottenere prodotti pregiati, viene trasportata allo stabilimento con cura
poiché se venisse schiacciata si potrebbero creare le condizioni adatte
alla proliferazione di batteri e muffe indesiderate con evidenti danni
al prodotto.
SCHEMA DELLA PRODUZIONE DEL VINO
Raccolto
e deposito dell'uva
Pigiatura:
La
parte liquida dell'acino costituisce il mosto. Il mosto si ottiene
mediante la pigiatura, se fatta coi piedi, o ammostamento, se eseguito a
macchina, che è l'operazione durante la quale gli acini vengono
schiacciati.
Dal
punto di vista tecnico il pigiare l’uva con i piedi è preferita in
quanto la pressione dell’uomo è in grado di fare uscire dall’acino tutto
ciò che ci interessa senza schiacciare i raspi.
Nella la macerazione
il mosto resta a contatto con la parte solida dell’uva (raspi,
bucce e vinaccioli) le “vinacce“,(vinificazione
in rosso) cosa che non avviene invece nella
vinificazione in bianco che è effettuata con la
sola fermentazione del
mosto senza macerazione.
Si può anche effettuare la
vinificazione in bianco, ma
presenta numerose difficoltà perché non vi
deve essere il contatto con l’aria per
evitare la produzione di fenomeni di
ossidazione che andrebbero a causare un
peggioramento delle qualità organolettiche
del vino. Nel processo di vinificazione in
bianco la
sgrondatura è la tappa successiva
alla
pigiatura e serve per
separare il mosto dalle vinacce. |
La
fase di fermentazione e macerazione dura generalmente da 6 a 10 giorni,
a seconda del contenuto e dell'estraibilità delle sostanze presenti
nelle uve trattate. Alcuni vini di grande pregio prevedono una fase di
macerazione molto lunga (anche 40 giorni), al fine di estrarre
maggiormente il contenuto delle bucce.
sgrondatura
serve per separare il mosto dalle vinacce
Dopo la svinatura le parti solide vengono torchiate, al fine di
recuperare la parte di vino rimasta a contatto con le bucce,
100 kg d’uva si ottengono
65-70 kg di mosto fiore dalla sgrondatura
20 kg di mosto da una prima e da una seconda
torchiatura
12 kg di vinacce pressate ed esaurite
3 kg di raspi |
CORREZIONE DEL MOSTO Il mosto può essere corretto in quantitativo di
zuccheri o per quanto riguarda l'acidità. Il vino da tavola deve
possedere almeno il 9% di alcool ovvero 9 gradi alcolici svolti (9vol),
per cui il mosto dovrà contenere almeno il 15% di zucchero poiché il 60%
di esso si trasformerà in alcool etilico, ossia 1 grammo di zucchero
darà luogo dopo fermentazione a 0.6 millilitri di alcool etilico. Per i
mosti che non raggiungono questi valori di idoneità è permessa dalla
legge l'aggiunta di mosto concentrato, ottenuto mediante disidratazione
parziale del mosto originario dal momento che l'aggiunta diretta di
saccarosio al mosto (detto zuccheraggio) è proibita dalla legge in
Italia. Nel vino da tavola l'acidità totale non deve essere inferiore a
4.5gr/litro in caso contrario si può sopperire a questa mancanza
fornendo al mosto una correzione di acido tartarico. Tra le correzioni
possibili attuabili sul mosto vi è anche quella relativa al colore che
so presenta diverso a seconda che la fermentazione avvenga in presenza
di vinacce (vinificazione in rosso) o in loro assenza (vinificazione in
bianco). Non è consentita l'aggiunta di alcuna sostanza colorante nel
vino, mentre è possibile ottenere tonalità di colore diverso più o meno
intense con trattamenti con carboni vegetali che adsorbono i pigmenti
responsabili del colore indesiderato e con successive filtrazioni. Se il
mosto è povero di sostanze azotate la fermentazione alcolica si riduce,
in tal caso è ammessa l'aggiunta di azoto ammoniacale sotto forma di
fosfato bisodico di ammonio nella dose massima di 0.3 grammi/litro.
Il vino in cantina viene periodicamente travasato in altri
recipienti per evitare che la feccia conferisca al vino sapori
sgradevoli e hanno lo scopo di mettere il vino nella migliore situazione
sanitaria per la sua corretta conservazione.
Il primo travaso si rende necessario al termine della fermentazione
alcolica ed è detto svinatura; viene separata dal vino una “feccia”
costituita dal materiale più vario: frammenti di buccia e vinaccioli
Sali vari, lieviti e altri microrganismi morti e altre impurità.
Il secondo travaso si effettua verso dicembre, ma anche prima qualora il
vino fosse particolarmente torbido.
Il terzo nel mese di marzo (tradizione vuole per la settimana santa)
Si possono effettuare altri travasi verso giugno per precedere il rialzo
termico estivo e prima della vendemmia.
I vini rossi richiedono mediamente un maggior numero di travasi rispetto
a quelli bianchi per la formazione più accentuata di sospensioni solide.
La conservazione del vino in cantina può avvenire in recipienti
di diversa natura, forma e materiali. Se il vino non deve subire alcun
invecchiamento ma solo una semplice stabilizzazione delle proprie
caratteristiche i recipienti impiegati sono in genere di grandi
dimensioni, in acciaio o in vetroresina, in modo da garantire l'assenza
di qualunque contatto con l'aria e con batteri che potrebbero
determinare fenomeni ossidativi indesiderati (come la diminuzione del
tasso alcolico a causa dell'ossidazione dell'alcol ad acido acetico).
Se il vino deve invece subire un periodo più o meno lungo di
invecchiamento viene posto successivamente in botti di legno,
procedimento necessario affinché la porosità di questo materiale
permetta quei fenomeni di microaerazione molto graditi e ricercati
necessari per la variazione di colore, profumo e sapore che
differenziano un vino invecchiato rispetto ad uno giovane. L'evoluzione
del vino si completerà nell'ambiente riducente della bottiglia (quando
essa è tappate bene). L'invecchiamento è determinato da un insieme di
trasformazioni a carico dei componenti responsabili del colore, del
profumo e del sapore del vino, con l'illimpidimento per precipitazione
dei sali e di altri residui solidi a cui fa seguito una maggiore
stabilità e una conseguente minore acidità.
Durante la conservazione nelle botti è importante mantenere costante il
livello di liquido di per se oggetto a piccole variazioni di volume sia
in aumento che in diminuzione, attraverso l'utilizzo di tappi colmatori
con all'interno una piccola quantità dello stesso vino che viene fatto
passare nella botte quando tende ad essere scolma (diminuzione del vino)
e rifluisce nel tappo quando aumenta il volume all'interno della stessa
botte. Se la botte rimane scolma si verrebbero a determinare velocemente
pericolose ossidazioni.
Prima di esser imbottigliato il vino può essere sottoposto a diversi
trattamenti allo scopo di migliorarne e stabilizzarne le
caratteristiche, come la filtrazione, in grado di eliminare anche i
microrganismi presenti realizzata attraverso delicate membrane, questo
processo in genere viene preferito ad un altro metodo di miglioramento
che è la pastorizzazione. Il motivo
principale e il fattore economico ma anche il tempo conta molto in
produzioni del genere. |