2023 ....
2016 non sono potuto andare a vederla; 2018 non effettuata causa rischio pioggia;
2020 e seguenti sospesa per il COVID.
2014
la
processione
2012
la processione
2010
la processione
2008
la processione
2006 la processione
fotografata dall'alto
2004
la preparazione di
alcune casse negli oratori
Processione del Venerdì Santo a Savona -
LE CASSE
I "tamburrini"
precedono 12 grossi tamburi che annunciano, con suono
funereo, la sfilata. La Processione inizia con gli
incappucciati: quattro figuranti che ricordano il modo
originario di sfilare, indossato in segno di umiltà e di
anonimato nell’eseguire opere di bene, sostituito nel 1831,
per motivi di sicurezza, dall'attuale dove i confratelli
hanno il cappuccio appoggiato sulle spalle. Seguono i "torcioni"
30 candele di due metri di altezza che accompagnano la
CROCE DELLA PASSIONE, grande croce in legno nero sulla
quale sono posti i simboli della Passione di Cristo: il
gallo “…prima che il gallo canti…” il sacchetto con i trenta
denari del pagamento di Guida, i flagelli, i dadi con cui i
centurioni si giocarono gli abiti di Gesù, gli attrezzi per
la crocifissione, la canna con la spugna intrisa di aceto,
la lancia che colpì il costato, il calice per raccogliere il
sangue versato, la scala per la deposizione, il lenzuolo col
volto di Cristo, un teschio e la sigla INRI
LA
PROMESSA DEL REDENTORE detta anche “Adamo ed Eva” –
realizzata nel 1777 dallo scultore savonese Filippo
Martinengo detto “Pastelica” (1750-1800). Gruppo di scuola neoclassica
composto da sei figure e quattro angioletti, dal peso di
circa 1.300 kg. Adamo ed Eva
sono incatenati mani e piedi
(simbolo
del peccato), con due angeli in atto di
scioglierli; sono sormontati da
una donna
vestita di bianco, che rappresenta la Fede, adagiata sull'albero della scienza del bene e
del male, tiene sollevata la Croce, simbolo della
redenzione, da essa si espandono nuvole e raggi, sulle
nuvole sono sparse teste di cherubini. Un angelo tiene
aperto un libro con scritto “Victoria Crucis”.
Dietro,
a sinistra,
in un angolo, uno scheletro raffigurante la Morte, fugge
disperato,
a destra un angelo con la spada
infuocata minaccia il serpente che si avvolge all’albero. La
cassa impegna 22 portatori.
L’ANNUNCIAZIONE Realizzata nel 1722 da Anton Maria
Maragliano (1664 – 1739). La cassa raffigura il momento in
cui l'Arcangelo Gabriele annuncia a Maria la futura nascita
di Gesù, mentre la Madonna, in ginocchio, si accinge a
recitare il Magnificat.
Considerata una delle opere più riuscite dell'artista, in
stile rococò colpisce per la teatralità ed espressività
della scena e per la ricchezza delle dorature.
La cassa
impegna 12 portatori.
L'ORAZIONE NELL'ORTO detto anche “i dormienti” –
realizzata nel 1728 da Anton Maria Maragliano (1664 – 1739).
Raffigura Cristo in ginocchio con una mano rivolta a terra e
l'altra posata sul petto. Alla base alcuni discepoli immersi
nel sonno. Sopra di Lui l'angelo che gli presenta il calice
della passione e la croce. E' il momento in cui Gesù
pronuncia: "Padre mio, se possibile, allontana da me l'amaro
calice". La cassa impegna 16 portatori.
IL
BACIO DI GIUDA – realizzata a Ortisei nel 1926 da
Giuseppe Runggaldier, scultore della Val Gardena, raffigura Gesù,
con espressione attonita, quasi assente, nel momento in cui
riceve il bacio da Giuda Iscariota posto alla sua destra.
Alla sinistra due soldati, il primo con una lanterna
in mano nell'atto di illuminargli il volto e il secondo con
un braccio alzato nel gesto di afferrarlo. Lo stile
dell'opera è nettamente diverso da quasi tutte le altre,
l'intaglio del legno rimane molto marcato quasi a
sottolineare la tensione e la tragicità del momento. La cassa impegna
16 portatori.
CRISTO LEGATO AL PALO - realizzata nel 1728 da autore
ignoto genovese che, secondo alcune ipotesi, potrebbe essere
Giovanni Battista, figlio di Anton Maria Maragliano. il
Cristo
con
posa
elegante, ma col volto sofferente, guida lo sguardo dello
spettatore lungo il corpo in torsione fino a porre
l'attenzione sulla braccia semincrociate e legate per i
polsi alla colonna. La cassa impegna 8 portatori.
LA
FLAGELLAZIONE – ignoto di scuola napoletana del XVII
secolo, giunta a Savona nel 1623, assieme alla cassa CRISTO
CADE SOTTO LA CROCE . Gesù legato e due flagellatori. Le tre
figure portano lo sguardo a soffermarsi sul corpo di Cristo.
La cassa impegna 12 portatori.
L’INCORONAZIONE DI SPINE – realizzata nel 1710 da Anton
Maria Maragliano (1664 – 1739). Autentico capolavoro, grande
raffinatezza dell’intaglio, l'espressività e la tragicità
sottolineata anche dai colori forti. Il
soldato di sinistra gli calca la corona di spine sul capo,
mentre l’altro gli immobilizza il capo e contemporaneamente
si prepara a sferrargli un pugno ghignando. La cassa impegna 12 portatori.
ECCE HOMO – realizzata nel 1977 dalla scultrice savonese
Renata Cuneo (1903 – 1995). E’ la cassa più recente della
Processione venne scolpita in sostituzione di un’altra,
opera dello scultore genovese Gio Andrea Torre, con lo
stesso soggetto risalente al seicento, andata distrutta in
un bombardamento del 1944. Rappresenta la figura di Gesù al
centro con il manto di porpora rossa che, anziché coprire
completamente il corpo, viene rappresentato come un mantello
quasi a sottolineare la regalità del Cristo che si erge sui
suoi dileggiatori: alla sua sinistra una figura in
atteggiamento minaccioso, mentre alla sua destra Ponzio
Pilato lo indica presentandolo al popolo. La cassa impegna 12 portatori.
CRISTO CADE SOTTO LA CROCE
– ignoto di scuola napoletana
del XVII secolo è giunta a Savona nel 1623, assieme alla cassa
LA FLAGELLAZIONE, ma l’attribuzione è controversa.
Conosciuta anche col titolo “Cireneo”. La croce schiaccia la
figura di Gesù e poco può fare Simone di Cirene, raffigurato
nell’atto di aiutarlo.
Un soldato, che lo
tiene legato per il collo, lo strattona. La composizione della
scena molto statica e l'espressività ingenua delle figure
tradisce la mano di un artigiano non troppo abile. La cassa impegna 12 portatori.
CRISTO SPIRANTE IN CROCE
- realizzata tra il 1727 e il
1728 da Anton Maria Maragliano (1664 – 1739). La cassa
rappresenta con grande drammaticità Cristo morente sulla
croce e focalizza l’attenzione sul suo corpo, il viso è
rivolto al cielo; ai quattro angoli coppie di angioletti reggono i candelabri. La cassa
impegna 20 portatori.
CRISTO MORTO IN CROCE - ignoto di scuola romana del XVI
secolo. Sembra che l’opera provenga da Roma, dono dei Della
Rovere,
discendenti dei papi
savonesi Sisto IV e Giulio II,
che erano membri della confraternita. Gli elementi che compongono la cassa sono attribuiti
ad autori diversi. La cassa impegna 20 portatori.
LA
DEPOSIZIONE DALLA CROCE – realizzata nel 1795 dal
savonese Filippo Martinengo detto “Pastelica” (1750 - 1800).
E' la cassa più difficile da portare in processione per le
dimensioni più che per il peso, quasi 16 quintali. E’
composta da sette figure disposte a piramide. In basso Maria
di Cleofa e Maria Maddalena piangono sorreggendo la Madonna
svenuta dal dolore. Ai lati della croce tre figure sono
impegnate a tirare giù dalla croce il corpo di Cristo:
Giovanni Evangelista, a terra, Nicodemo sulla scala più in
basso e Giuseppe d’Arimatea su quella in alto. La cassa
venne pagata 3.300 lire. La cassa impegna 22 portatori.
LA
PIETA’ – realizzata nel 1833 dal savonese Stefano
Murialdo detto “Crocetto” (1776 - 1838). Rappresenta il
dolore della Madonna col petto trafitto da sette spade,
che tiene
tra le braccia il corpo di Gesù appena calato dalla croce.
E' una
raffigurazione poco originale tratta dalla tradizione
popolare; gli angioletti portano in mano i simboli della
passione di Cristo. Le decorazioni sono in oro zecchino. La
cassa impegna 12 portatori.
LA
DEPOSIZIONE NEL SEPOLCRO realizzata nel 1866 da Antonio
Brilla (1813 – 1891)
in sostituzione di una più antica raffigurante il
Cristo Morto. E’ la cassa più pesante di tutta la
Processione (circa 18 quintali) viene portata da 24 uomini,
uno dei capolavori dello scultore savonese. Il gruppo è
composto da sei personaggi, gli stessi della Deposizione
dalla Croce: Nicodemo la Madonna e Maria Maddalena sullo
sfondo, Giovanni Evangelista e Giuseppe d’Arimatea (che
sorregge le gambe), in primo piano e sono chini sul corpo
senza vita di Cristo. La cassa impegna 24 portatori.
L’ADDOLORATA – autore Filippo Martinengo detto
“Pastelica” (1750 - 1800).
La figura
centrale della Vergine, con le braccia allargate, lo sguardo
rivolto al cielo e il cuore trafitto da sette spade, esprime
un'intensa drammaticità.
Ai quattro angoli della cassa
altrettanti angioletti che sono stati rifatti nel 2005
da
artigiani della Val Gardena perché gli originali vennero rubati nel 2001. La cassa
impegna 8 portatori.
Chiude
la processione
L’ARCA DELLA SACRA CROCE, una piccola
cassa, sormontata da un baldacchino, che contiene una
reliquia della S. Croce. Preceduta dal vescovo con i
rappresentanti degli ordini religiosi e del clero. |
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Processione del Venerdì Santo a Savona -
LE CONFRATERNITE
Oggi
le Confraternite del Centro storico di Savona sono sei e
formano il Priorato generale. Hanno come sede di riferimento
un oratorio dove vengono conservate le casse.
I
confratelli indossano un antico saio di tela, detto cappa.
Ogni confraternita si distingue dalle altre per il colore
della cappa e dai nastrini di diverso colore. Esse sono:
v
Arciconfraternita della SS. Trinità,
L’oratorio
era ubicato sul Priamar, dopo il 1544 cambiò varie sedi
sempre nel centro di Savona. Dal 1995 i confratelli si
riunivano presso
chiesa di
S. Rita
in Piazza della Consolazione, ma
nel 2015
la Chiesa di N.S. della Consolazione e S.
Rita fu concessa dalla diocesi ai cristiani ortodossi per i
loro riti, quindi la confraternita
trasferì i propri beni artistici nell’Oratorio di Via
Guidobono accolti dalla Confraternita dei Santi Giovanni
Battista Evangelista e Petronilla. Nel 1678 veniva commissionata
la cassa “Ecce Homo” a Gio Andrea Torre (poi andata
distrutta). I confratelli indossano la
cappa
rossa con risvolti bianchi che è un privilegio concesso
perchè "gemellata" fin dal 1550 con l'omonima
arciconfraternita di Roma.
Cassa
custodita: L’ADDOLORATA
(Martinengo).
v
Confraternita dei SS. Giovanni e Petronilla,
dal 1888
nell'oratorio in via Guidobono,
le
confraternite dei Santi Giovanni Battista e Giovanni
Evangelista, risultano già unite sul Priamàr nel 1526, in
seguito si collegò il culto di Santa Petronilla. L’oratorio
fu riedificato in centro città nel 1546 dove si andavano
ricostruendo in quegli anni alcuni degli oratori demoliti
sul Priamàr. nel '700 furono acquisiti i gruppi scultorei
del Maragliano e del Martinengo. Conserva numerose opere
d’arte con le storie dei santi titolari eseguiti nel '700,
spiccano le 10 tele ovali con Episodi della vita del
Battista, eseguite verso la metà del secolo da Giovanni
Agostino Ratti (Savona, 1699-1737), assieme a due altri
dipinti con S. Giovanni Evangelista e Santa Petronilla,
mentre l'ancona dell'altar maggiore di Paolo Gerolamo Brusco
(1742- 1820) ritrae La gloria di S.Giovanni Battista e la
discesa di Cristo al Limbo (1807). I confratelli indossano la
cappa
bianca con nastrini rossi.
Casse
custodita: LA PROMESSA DEL REDENTORE
(Martinengo),
L’ORAZIONE NELL’ORTO
(Maragliano),
CRISTO LEGATO AL PALO
(ignoto
genovese),
CRISTO MORENTE SULLA CROCE
(Maragliano).
v
Confraternita di N. S. di Castello,
oratorio in Via Manzoni. E’ la più antica. In
origine, nel 1260, l’oratorio era edificato accanto alla
antica cattedrale nel quartiere degli edifici sacri sul
Priamar. Nel 1544, a seguito della distruzione dell’antica
città da parte dei genovesi nel 1528, fu il primo ad essere
ricostruito accanto al complesso francescano, presso cui si
trasferirono le sedi delle altre confraternite savonesi ed
ancora oggi ne è la sede. Nel corso del '600 accolse il
polittico rinascimentale del pittore Vincenzo Foppa
(Brescia, 1427-1515), terminato da Ludovico Brea (Nizza,
1450- 1523), quale prestigiosa vestigia dell'antico duomo di
S. Maria, per cui era stato commissionato dal futuro papa
Giulio II, raffigurato presso il trono della Vergine tra i
SS. Giovanni Battista ed Evangelista, mentre nei registri
superiori sono figure di Evangelisti e di Dottori della
Chiesa.
L'interno dell'edificio, ristrutturato nel 1775, veniva
decorato dai delicati stucchi rococò di Giuseppe Petonti,
che raccordavano i busti dei due papi rovereschi e i dipinti
con episodi della vita di Maria, tra cui L'adorazione dei
pastori, una copia della Pietà di Valerio Castello,
L'Assunzione donata da un confratello e La Madonna di Savona
con due committenti, mentre la miracolosa apparizione della
Mater Misericordiae veniva effigiata nella tela attribuita
al Brusco, collocata sulla tribuna della controfacciata,
nonché nelle pregevoli mazze pastorali in argento di L.
Canepa (1814) e in legno dipinto del Brilla e del
Runngaldier (1920). Con la ristrutturazione edilizia
ottocentesca l'edificio fu inglobato nel fabbricato in via
Manzoni. I confratelli indossano la
cappa blu con risvolti bianchi.
Casse custodite: CRISTO MORTO SULLA CROCE
ignoto
di scuola napoletana, LA DEPOSIZIONE DALLA CROCE
(Martinengo), LA PIETA’
(Murialdo).
v
Confraternita di S. Domenico
nota come Cristo Risorto,
oratorio
in via Aonzo.
L'antico Oratorio di S. Domenico, venne edificato verso la
fine del duecento sul Priamar. Dopo la nota distruzione di
Savona da parte dei genovesi del 1528, fu ricostruito sul colle di Monticello tra il 1547 e il 1568 assumendo l'intitolazione
al Cristo Risorto, dopo l'acquisizione della omonima statua.
dal 1908 a seguito della demolizione dell'edificio si
trasferiva nella seicentesca chiesa della SS. Annunciata,
già delle monache agostiniane, ornata dal ricco apparato
barocco del presbiterio, opera di Filippo e Domenico Parodi
e di Stefano Robatto, autori della fastosa macchina
dell'altare marmoreo, illusionisticamente prolungata dalla
gloria d'angeli dipinta da Stefano Robatto, in cui si
inseriva la venerata statua del Cristo di Pasqua, al posto
della tela ovale con l'Annunciazione di Domenico Parodi;
nella controfacciata, al di sotto della cantoria barocca che
ospita l'organo del torinese Conconi, veniva inoltre
collocato il coro ligneo, opera di un artista nordico
rinascimentale, acquisito dall'antica cattedrale. I
confratelli indossano la
cappa bianca con nastrini bianchi.
Casse custodite: L’ANNUNCIAZIONE
(Maragliano),
LA DEPOSIZIONE NEL SEPOLCRO
(Brilla).
v
Confraternita dei Santi Agostino e Monica,
oratorio di Santa Lucia nella via omonima.
la
confraternita di S. Agostino si era costituita sul Priamar
nel 1539, dopo la distruzione di Savona
nel 1528, i confratelli si
riunirono in una piccola cappella presso la porta della Quarda, dove probabilmente si unirono alla Confraternita di
S. Monica. Nel corso del Settecento fu commissionata la
cassa con L'incoronazione di Spine del Maragliano. Dal 1750
al 1819 la sede fu trasferita nel piccolo Ospizio dei SS.
Crispino e Crispiniano e quindi nella seicentesca chiesa
dello Spirito Santo, espropriata nell'Ottocento. Dal 1888 la
confraternita si riunisce nella quattrocentesca chiesetta di
S. Lucia.
I
confratelli indossano la cappa bianca con nastrini verdi.
Casse
custodite:
IL BACIO DI GIUDA
(Giuseppe Runggaldier),
L’INCORONAZIONE DI SPINE
(Maragliano).
v
Confraternita dei Santi
Pietro e Caterina, oratorio in via dei Mille. La
domus di S. Caterina
fu fondata nel 1261,
in seguito fu unita alla domus Sancti Petri. La sede fu
trasferita al piano nel 1544 nella contrada di Scarzeria,
vicino al quale sorgevano gli Oratori di S. Giovanni
Battista e della SS.Trinità. Nel corso del Seicento acquisì
le casse con La flagellazione e Gesù e il Cireneo, e la
copia dipinta della santa Sindone nel 1653. Dopo la
demolizione, avvenuta nel 1724, nel 1729 fu costruito il
nuovo oratorio, decorato dai cicli pittorici con le Storie
dei santi titolari dei pittori savonesi Carlo Giuseppe
Ratti, Paolo Gerolamo Brusco e Giuseppe Bozzano. Demolito
l'oratorio nel 1882, la confraternita veniva quindi ospitata
nella Chiesa della SS. Concezione, edificata su progetto di
Gio Antonio Ricca dal 1761 al 1763.
I
confratelli indossano la cappa bianca con nastrini blu.
Casse
custodite:
LA FLAGELLAZIONE
(ignoto
di scuola romana),
ECCE HOMO
(Renata
Cuneo),
CRISTO CHE CADE SOTTO LA CROCE
(ignoto
di scuola napoletana). |
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Processione del Venerdì Santo a Savona -
LA STORIA
LE
ORIGINI
La
storia della Processione del Venerdì Santo a Savona è legata
a quelle delle Confraternite che, attorno al milleduecento,
erano una decina.
Le
Confraternite possono considerarsi un'associazione spontanea
di persone che si uniscono sotto la guida di regole precise
per condurre una vita di ispirazione religiosa, con compiti
di assistenza a poveri e pellegrini e di conservazione
dell’ortodossia cristiana.
Col
passare del tempo, le Confraternite prediligono la
componente liturgica diventando centri di preghiera e di
diffusione e manifestazione della fede cattolica.
La
città nel milleduecento era sul Priamar, gli oratori
sorgevano attorno all'antico Duomo e nelle borgate: Sant'Ambrogio
a Legino, San Dalmazio a Lavagnola e SS. Spirito a Zinola.
Durante la Settimana Santa ogni Confraternita organizzava
una propria processione, caratterizzata dalla
pratica dell’autoflagellazione come forma di
penitenza, secondo la trazione diffunsa nell'epoca,
accompagnate da canti. C' era parecchia rivalità e finiva
che i flagellanti passassero a via di fatto l'uno contro
l'altro. Questo sino al tardo Medioevo.
Per allontanare dal rito penitenziale
l’aspetto della mortificazione fisica ci vorrà ancora tempo
e sarà col Concilio di Trento, dopo la metà del XVI secolo
dunque che, anche a Savona, la passione di Cristo non viene
più manifestata dal dolore inflitto fustigandosi.
Nel 1528
dopo che la città fu distrutta dai genovesi, le
confraternite dovettero abbandonare l'originale collocazione
e gli oratori passarono a sei e vennero via via
ricostruiti nella piana tra la collina del Priamar e quella
di Monticello.
Le
Confraternite presero grande vigore nel 1536 quando, il 18
marzo, al beato Botta apparve la Madonna e venne costruito
il Santuario di Nostra Signora della Misericordia, dove
affluivano migliaia di pellegrini.
Ma nel
1585 le manifestazioni del Venerdì Santo di Savona furono
addirittura proibite dal vescovo perchè taluni atteggiamenti
«più presto muovono a riso che a divotione». E così le
Confraternite furono costrette a rinunciare ai flagellanti e
incominciarono a portare in processione le casse, sculture
lignee che raffigurano temi religiosi, in particolare la
passione di Gesù.
LE
CASSE
Le
prime di quelle che ancora oggi sfilano per le vie della
città, arrivarono a Savona nel 1623 furono “la
flagellazione” e “Cristo cade sotto la croce” commissionate
da una ricca famiglia per la confraternita dei SS. Pietro e
Caterina. Fu l’inizio di una “gara” tra confraternite per
commissionarne altre per meglio figurare nelle proprie
processioni.
Per
superare il clima di rivalità che da sempre si celava nelle
singole manifestazioni religiose, dal marzo del 1823 le
Confraternite organizzano, a turno e assieme come Priorato
Generale, un'unica Processione del Venerdì Santo.
Il
percorso in quell'epoca era piuttosto difficile ma
estremamente suggestivo, svolgendosi nei vicoli del centro
storico. Le casse apparivano ancora più grandi, effetto
delle viuzze che venivano attraversate. I grandiosi gruppi
lignei, portati a spalla, per lo più da robusti “camalli”
(lavoratori del porto) e contadini, erano illuminati solo da
ceri. Sotto la cassa, nel piedestallo di legno, nascoste da
tende, dove oggi sono alloggiate le batterie per illuminare
i gruppi statuari, spesso veniva nascosta una damigiana di
buon vino e si racconta che sul finire della processione
qualche cassa procedesse sulla via del ritorno all'oratorio
di appartenenza piuttosto a zig-zag.
Un
divieto, che continua a resistere, è quello relativo alle
cappe indossate in processione dai confratelli. Il
provvedimento risale al 1831 quando le autorità, per motivi
di ordine pubblico, vietarono l'uso del cappuccio
disposizione tuttora osservata.
C'è
una cassa, invece, di cui esiste solo un bozzetto: lo ha
realizzato il Runggaldier nel 1926 ed è dedicato all'«Ultima
cena». Ma la cassa non è mai diventata realtà. |
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