lievito di birra:
(Saccharomyces cerevisiae) È
probabilmente il lievito più importante
nell'ambito dell'alimentazione umana e il
suo utilizzo è noto fin dall'antichità per
la panificazione e la produzione di birra e
vino.
Ha forma dall'ovale all'ellittico e diametro
di 5-10 micrometri. Si moltiplica (cosa
diversa dalla riproduzione che prevede
riarrangiamento genico) attraverso un
processo di gemmazione (si forma
lateralmente una piccola protuberanza alla
cellula, detta gemma, che in un secondo
momento si stacca). |
Questi organismi, comunemente usati per produrre
pane e bevande alcoliche, a contatto con l'acqua,
attraverso il processo di fermentazione, trasformano
gli zuccheri presenti in anidride carbonica e
alcool. Quando si scioglie in acqua il lievito
bisogna usare acqua tiepida ma a temperatura non
superiore ai 45-50 gradi, per non ucciderlo prima
che abbia svolto il suo compito, altrimenti non
riuscirà a lievitare l'impasto.
l'agente lievitante può anche non essere un
organismo vivente ma una miscela di due o più
composti, solitamente una sostanza alcalina, il
bicarbonato di sodio, e una sostanza acida, quale il
tartrato acido di potassio (il cosiddetto cremor
tartaro) o il glucone delta lattone, che in presenza
di acqua reagiscono immediatamente producendo CO2.
In questo caso verranno a mancare all'impasto quegli
aromi che sono tipici dei lieviti e che conferiscono
un sapore caratteristico.
Una volta formato il glutine, bisogna impastare.
Durante l'impasto le molecole di glutine iniziano a
formare delle lunghe catene. Più a lungo s'impasta,
più le catene di glutine si allungano allineandosi
le une con le altre, creando legami tra loro e
formando un complesso reticolo tridimensionale che
conferisce elasticità alla pasta. Se il reticolo è
sufficientemente fitto, aiutato anche dall'amido
parzialmente idratato, sarà in grado di trattenere
sotto forma di bollicine l'anidride carbonica
formata durante la fermentazione. è per questo
motivo che la fase dell'impasto è importantissima
per la riuscita di una buona pizza: un impasto
frettoloso non permette al glutine di formare il
reticolo, e rimane solo una massa informe
appiccicosa difficile da stendere sulla teglia. Dopo
l'impasto il lievito agisce al meglio lasciando la
pasta a riposo a circa 35 gradi.
Anche la percentuale di acqua aggiunta alla farina è
importante al fine di far ottenere alla pasta della
pizza la consistenza desiderata. Può capitare di
aver sbagliato ad aggiungere l'acqua, di avere
manipolato la pasta per troppo tempo, o di averla
lasciata lievitare troppo poco. In questo caso la
pasta è troppo elastica e non ne vuole sapere di
essere stesa sulla teglia. Si può risolvere il
problema "allentando" un poco il reticolo di glutine
aumentando la temperatura. Tra i 60 e gli 80 gradi
l'amido comincia a gelificare e le proteine iniziano
a denaturare, cioè a cambiare la loro struttura.
Mettete per pochi minuti la teglia con la pasta
"recalcitrante" nel forno (iniziate a 60 gradi per
evitare di seccare la pasta). Dopo il trattamento la
pasta sarà meno elastica e si stenderà senza
problemi.
RICETTA DA DISCIPLINARE
Acqua
Non esistono particolari restrizioni, eventualmente
si può usare anche l'acqua del rubinetto, le uniche
varianti sono la temperatura che deve stare in un
range di 20-22 gradi centigradi ed il ph con un
valore di 6 o 7. Naturalmente si parla di acqua non
gassata (e nemmeno frizzante) assolutamente pulita,
che non contiene sostanze o micro-organismi dannosi
per l'uomo.
Farina
La farina deve essere di grano tenero 00 di media
forza, con un valore compreso tra W 280 e W 320. La
scelta di questo ingrediente è fondamentale per
avere un buon prodotto finale, ma ci sono anche
tanti pizzaioli che usano farine molto forti per
ottenere lievitazioni più lunghe.
Lievito
E' possibile utilizzare il lievito di birra fresco,
oppure quello secco/compresso con un grado di
acidità basso ed un colore grigio/paglierino, ed un
sapore insipido.
Sale
Sale fino da cucina
Quantità e dosi
L'unità di misura di riferimento è 1 litro d'acqua,
da cui si possono desumere le proporzioni per tutti
gli altri ingredienti. Quindi:
- 1 litro di acqua
- circa 1,7-1,8 kg di farina (dipende dalla capacità
della farina di assorbire più o meno acqua,
ricordandosi che una farina più forte assorbe più
acqua)
- 3-5 grammi di lievito di birra (dipende dalla
stagione, più caldo meno lievito mentre d'inverno
più lievito)
- 50 grammi di sale (qualcuno ne mette anche 55
grammi, se gradisce un sapore più deciso)
Nel contenitore di una impastatrice versare tutta
l'acqua, il sale, una piccola quantità di farina
(circa il 10%) ed infine il lievito. Cominciare a
girare utilizzare la velocità più bassa fino a
quando il lievito si sarà sciolto, successivamente
versare gradualmente la farina, e impastare in modo
che questa venga assorbita completamente dall'acqua.
Continuare fino a quando la farina non è conclusa e
completamente assorbita. Questo processo dovrebbe
durare non più di 10 minuti. Continuare a lavorare
l'impasto sempre alla minima velocità per altri 20
minuti circa fino a quando
l’impasto non assume una consistenza liscia, soffice
ed elastica. Al tatto la pasta deve risultare
umidiccia ma nello stesso tempo non si deve
attaccare alle mani, se immergendo leggermente le
dita nella pasta i fori si ricompongono piano piano
allora l'impasto è pronto.
Coprirla con un panno umido e metterla in un luogo
privo di correnti di aria (il vento è il nemico
numero uno, in quanto tende a seccarlo formando una
crosta superficiale) e ad una temperatura tra i 24 e
27 gradi centigradi.
Vista l'esigua quantità di lievito usato ci vogliono
circa 2 ore prima che l'impasto sia ben lievitato
(deve almeno raddoppiare), tale tempo, tra le altre
cose, consente agli enzimi contenuti nella farina di
innescare i processi chimici che trasformano l'amido
(carboidrati) in zuccheri semplici e il glutine
(proteine) in aminoacidi semplici, questi processi e
trasformazioni conferiscono al prodotto finale una
grande digeribilità, avendo assolto ad una buona
parte del lavoro che altrimenti avrebbe dovuto
svolgere il nostro stomaco.
Una volta che l'impasto è raddoppiato passare alla
formatura dei panetti, il disciplinare della pizza
napoletana dice che il peso di uno di essi può
variare dai 180 ai 250 grammi (dipende dal diametro
del disco di pizza che vogliamo ottenere, in media
30-35 centimetri).
I panetti devono lievitare per almeno altre 4 ore
che possono diventare anche 6 ore nei periodi più
freddi dell'inverno. Al termine questo impasto è
utilizzabile per le 6 ore successive.
La stesura della pizza è un passaggio molto
importante perchè oltre a dare la forma alla pizza,
l'aria contenuta nell'impasto viene spinta verso il
cornicione, in modo che questo aumenti maggiormente
di volume e si evita le formazione di bolle nella
parte centrale.
la parte centrale dovrà essere spessa non più di
mezzo centimetro,
mentre il bordo dovrà avere un'altezza compresa
tra 1 o 2 cm.
Una pizza napoletana DOC deve cuocere in un forno a
legna, per un tempo di 60-90 secondi ad una
temperatura di 485 gradi centigradi. Il forno
elettrico non raggiunge temperature elevatissime,
per cui costringe ad una cottura più lenta che
solitamente brucia la pizza, mentre il forno a legna
fornisce la "botta di calore" breve ma intensa che
cuoce l'impasto e non brucia il condimento.
PASTA MADRE
Per il pane ma anche per la pizza, ma la lievitazione è più lunga di quella
con il lievito di birra,
si può usare la pasta acida naturale,
chiamata anche pasta madre, è un impasto di
farina e acqua sottoposto a una contaminazione
spontanea da parte dei microrganismi presenti nelle
materie prime, provenienti dall'aria, dall'ambiente,
dall'operatore, il cui sviluppo crea all'interno
della massa una microflora selvaggia autoctona
formata oltre che dai lieviti, di cui il genere
dominante è il Saccharomyces anche diverse
specie di batteri lattici
La fermentazione dei batteri lattici è una
fermentazione lattica, non è una fermentazione
alcoolica che è tipica, invece, del S. cerevisiae
(lievito di birra). Come prodotti di tale
metabolismo si avranno acido lattico, acido acetico,
acqua, anidride carbonica e metaboliti secondari.
Tale massa acida è ben lontano dal significato
microbiologico di lievito, però si chiama così per
il fatto che contribuisce a "levare", "alzare" la
massa in fermentazione con la produzione di gas.
La pasta madre artigianale è costituita da una microflora autoctona
selvaggia non stabile in cui convivono diverse
specie microbiche. Una volta ottenuta, la pasta
madre viene tenuta "in vita" per mezzo dei
successivi rinfreschi, cioè impasti periodici
con determinate quantità di farina e acqua. I
microorganismi che la compongono, infatti, devono
essere costantemente nutriti e posti in condizione
di operare il loro metabolismo specifico.