CAMOMILLA
famiglia delle Asteraceae o Compositae (lattuga, cardo,
carciofo, cicoria, girasole, ecc.) è usata soprattutto
come pianta officinale.
La
camomilla comune (Matricaria camomilla), e
la camomilla romana
(Anthemis nobilis)
sono piante molto simili, la romana è più
ricca di oli essenziali e hanno propietà abbastanza
differenti. La camomilla
romana cresce difficilmente
allo stato selvatico;
si tratta di una pianta erbacea perenne, i fusti sono
striscianti e si propaga
per divisione dei cespi. Anche della camomilla romana si
raccolgono i capolini destinati sopratutto alla
estrazione dell’olio essenziale che
ha indicazioni di stimolare l’appetito e digestive,
l’infuso
ottenuto dai fiori è meno aromatico e
più amaro
di quello della
camomilla comune, idel il liquore.
La
camomilla comune si può ancora trovare allo
stato spontaneo,
ma può essere confusa con la
“falsa camomilla” (Chamomilla inodora) dalla quale si
riconosce con un’osservazione attenta, per
l’inconfondibile profumo, e per l’interno del capolino
fiorale vuoto. La falsa camomilla non profuma
altrettanto e non ha proprietà officinali.
Si ritiene che popolazioni antecedenti a quella egiziana
conoscessero già le sue qualità perchè le origini
selvatiche della camomilla comune si fanno risalire alle
praterie aride dell’Asia Minore e dell’Europa
occidentale. Nell’antico Egitto la camomilla, per le sue
virtù medicamentose, era considerata una pianta sacra
consacrata al dio Horus, il Sole. se ne servivano per
curare le febbri intermittenti e i suoi fiori
schiacciati venivano strofinati sulla pelle come
cosmetico e veniva impiegato durante l’imbalsamazione
dei defunti.
La camomilla comune era una pianta sacra anche per i
Greci che la adoperavano per la cura di diverse
malattie, contro le coliche, le indigestioni e i dolori
di fegato.
Anche gli antichi romani conoscevano e apprezzavano
questa pianta, Plinio il Vecchio, scrive che la
camomilla è amica delle donne perché serve a lenire
fastidiosi disturbi femminili come il ciclo mestruale
doloroso e le infiammazioni alle vie genitali.
Il nome scientifico della camomilla comune, Matricaria,
deriva dal latino matrix, matricis che significa utero
con riferimento al suo potere calmante dei disturbi
mestruali e dell’apparato femminile.
Ancora oggi, per il suo effetto rilassante sui muscoli,
la si usa come rimedio contro i dolori mestruali.
Alla caduta dell’Impero Romano, questa piantina continuò
ad essere coltivata e usata come medicinale. Carlo
Magno, nell’anno 812, prescrive che la coltivazione
della camomilla non debba mancare fra le piante
coltivate come officinali nei possedimenti reali.
La camomilla comune è una pianta annuale erbacea con un fusto
eretto, sottile e ramificato, ha radici a fittone, un
portamento cespitoso e foglie alterne, lunghe, filiformi
e molto frastagliate.
E’ consigliato di seminarla direttamente a dimora perché
il trapianto può danneggiare le piantine e arrestare la
crescita. Si semina a fine inverno (se il clima lo
consente) o inizio primavera direttamente a dimora,
a causa delle dimensioni molto ridotte i semi vanno
miscelati con sabbia o fondi di caffè. Il seme non va
interrato, ma soltanto depositato sul terreno ben
affinato e ricoperto da un velo di terra.
il terreno deve essere ben drenato e leggermente acido,
non troppo fertile perché altrimenti si avrà un
eccessivo sviluppo della pianta che può andare a
discapito della sua fioritura,non ama i ristagni d’acqua
che fanno marcire il suo apparato radicale, posizione
soleggiata e riparata perché la camomilla non gradisce
il forte vento e le correnti d’aria. Germina in 10-14
giorni. E’ opportuno eseguire un diradamento,
distanziando ogni pianta di circa 15 – 25 centimetri
l’una dall’altra.
Quando le piantine raggiungono i 5 cm di altezza, meglio
diradarle eliminando quelle più deboli. Le piante
rimaste dovrebbero essere distanti circa 20 cm l’una
dall’altra. Nel pieno della fioritura, infatti, la
camomilla raggiunge i 50 cm di altezza e si allarga in
tanti rami pieni di fiori. Meglio anticipare la semina a
settembre, si può seminare anche a inizio primavera,
come consigliato da molti. In questo caso, la resa
finale sarà minore.
La semina a spaglio va bene per la
camomilla classica; per la romana è più comoda la
divisione dei cespi, nel periodo di riposo vegetativo,
quindi dopo la caduta dei fiori: si estrae la pianta dal
terreno, si liberano i cespi cercando di non rompere le
radici o di danneggiarle il meno possibile e si
trapianta ciascun cespo in un punto diverso del campo,
affinché formi una pianta indipendente.
I fiori sono portati su alti steli apicali e la
fioritura inizia alla fine della primavera protraendosi
in modo scalare per tutta la bella stagione.
L’inflorescenza è formata da fiori tubolari gialli
riuniti strettamente e circondati da piccoli petali di
colore bianco curvati all’ingiù, i petali bianchi, sono
femminili, quelli gialli del capolino sono ermafroditi e
contengono 5 piccoli stami.
I frutti sono piccoli alcheni ovoidali che si formano
sul capolino quando appassiscono i fiori gialli,
posseggono leggere costolature e contengono un solo
seme.
A Luglio, terminare la raccolta dei capolini, lasciare
andare a seme, la camomilla rinascerà da sola l’inverno
successivo.
La camomilla non viene attaccata
da particolari malattie e parassiti,per questo è molto
semplice coltivarla in orto.
Un tempo la camomilla selvatica era comune negli incolti
e nei campi di grano insieme ai papaveri e ai
fiordalisi, con l’utilizzo dei diserbanti si è fatta
rara e bisogna distinguerla da un altro tipo di
camomilla (Matricaria discoidea) chiamata anche falsa
camomilla, ma quest’ultima è priva della corona di
fiorellini bianchi e i suoi capolini a maturazione
rimangono di un verde giallastro.
I fiori della camomilla si raccolgono quando sono ben
aperti perché possiedono in misura maggiore tutte le
loro proprietà,
il momento migliore della giornata raccogliere è quando
i fiori si sono schiusi da qualche ora, quindi la
mattina, a luglio e agosto sono i mesi in cui i fiori
sono più profumati.
Lasciarli in un setaccio e smuoverli delicatamente una
volta al giorno per favorire l’essiccazione lasciandoli
dai 4 ai 6 giorni finchè non siano ben secchi, poi
conservarli in sacchetti di carta, in una scatolina di
legno o in un barattolo di vetro e sistemati in un luogo
asciutto e scuro.
E’ una delle
piante officinali più apprezzate, è ricca di
sostanze non solo officinali ma anche cosmetici. In
cucina viene impiegata per tisane emollienti e calmanti
ma anche per creare particolari liquori e dolci.
I principi attivi contenuti nei suoi fiori si dividono
in due categorie:
Ø
i flavonoidi, le cumarine e gli acidi fenolici che
conferiscono a questa pianta le proprietà sedative,
antispasmodiche e antiossidanti.
Ø
i terpeni e gli azuleni, che sono solubili in olio, che
danno la tipica colorazione azzurra dell’olio essenziale
che si ricava dalla camomilla sono responsabili delle
proprietà officinali antisettiche, lenitive e
antiinfiammatorie.
Grazie alle sue proprietà emollienti, battericide e
antimicotiche è utile in caso di pelle infiammata,
irritata, con acne e con fruncoli. Se una ferita è
infiammata e tarda a guarire impacchi di camomilla
sfiammano i tessuti interessati e accelerano la
cicatrizzazione. L’infuso di camomilla è digestivo e le
mucillagini che contiene regolano i movimenti
dell’intestino. Allevia il disagio dei troppi gas
intestinali. Rinforzante e schiarente dei capelli e li
rende più lucidi e folti.
Poi c'è l'Achillea
che fa parte della stessa famiglia e prende il nome da
Achille perchè, secondo il racconto di Plinio avrebbe
usato questa
piante durante l'assedio di Troia per
curare le ferite insanabili di Telefo, dietro
consiglio di Venere, avendone appreso da Chirone le
virtù medicinali.
E' un genere con un
circa 100 specie tra cui
l'Achillea millefolium
chiamata "camomilla di montagna" che ha anche poteri
digestivi oltre che cicatrizzanti e antinfiammatori.
Si incontra spesso su pascoli
pietrosi, da
1500 a 2900 metri di altezza,
nelle Alpi Marittime, Cozie e Delfinato, fino alla
Savoia. |