La
fragola
è una pianta erbacea della famiglia delle rosacee. Non
sono ben definite le origini della fragola: alcune fonti
considerano la fragola originaria del Cile, ma era
presente già sulle tavole dell'antica Roma: questo
frutto soleva comparire in coincidenza con le feste in
onore di Adone, alla morte del quale, come narra la
leggenda, Venere pianse copiose lacrime, che, giunte
sulla terra, si trasformarono in piccoli cuori rossi: le
profumatissime fragole.
E' un frutto solare, quando non è coltivato in un
ambiente chiuso o concimato con prodotti chimici, è un
concentrato di proprietà curative: è diuretico,
astringente depurativo e tonico; le foglie e le radici
guariscono piaghe e riducono le abrasioni, l'infuso è
rinfrescante. Le fragole sono anche ricche di enzimi
capaci di attivare il metabolismo dei grassi aiutando il
corpo a dimagrire con meno fatica, sono anche ricche di
fibre che aumentano il senso di sazietà, regolarizzano
l'intestino e fanno assorbire meno grassi e meno
zuccheri. Contengono xilitolo, una sostanza dolce che
previene la formazione della placca dentale e uccide i
germi responsabili dell'alitosi; grazie al loro
contenuto di acido folico, sono utili per il
mantenimento della memoria.
Le fragole che si mangiano sono in realtà ingrossamenti
del ricettacolo e i veri frutti hanno l’aspetto di
semini sulla superficie.
La riproduzione avviene in
genere per via vegetativa per stoloni.
Fragaria vesca
(in latino vesca=molle) è la specie alla quale appartengono
le piccole fragole dei boschi, sono in genere più
tardive.
Fragaria virginiana
da questa specie a frutto grosso originarie del Nord
America derivano le numerose varietà di fragole da orto
coltivate attualmente, ne esistono tantissime varietà (più di seicento!)
la gran
parte sono ibridi derivati dagli
incroci di specie di fragole americane e europee.
Le
varietà di fragole maggiormente coltivate e
commercializzate appartengono a due gruppi distinti:
Unifere
o non rifiorenti:
producono il frutto una sola volta l’anno in primavera.
Bifere o rifiorenti:
producono i frutti più volte all’anno da aprile/maggio
fino a settembre senza mai interrompere la produzione.
Le piante sono produttive e resistenti ad alcune
malattie (peronospora e oidio) il spore del frutto è
dolce, aromatico e profumato.
Le “mie” fragole.
Ho messo a dimora diverse piantine di
fragole comperate in epoche differenti, ho
sempre cercato di prendere varietà
rifiorenti cioè che producano frutti più
volte nella stagione utilizzando gli stoloni per ampliare la
“piantagione”. Nella foto una piantina
fragola qualità Selva che è la varietà
rifiorente più famosa.
Tutti i tentativi non hanno prodotto piante
che resistessero più di una stagione.
Nella primavera 2021 ho provato ad
impiantare delle Quattro Stagioni rifiorenti
"Dulcinea". Purtroppo
non ho ottenuto buoni risultati perchè il
2021 è stato climaticamente pessimo e
probabilmente anche il terreno non era
adatto, così ho preparato per un nuovo
impianto cambiando la terra. Ho "salvato" 4
piantine Dulcinea e ho acquistato 15
piantine di fragola rifiorente Romina
e 15 Annabelle mettendole a
dimora in settembre. La
fragola rifiorente Romina
è
una nuova
varietà selezionata ad Ancona
dall’Università Politecnica delle Marche. I
frutti, di forma conica o biconica a
maturazione molto precoce e rifiorente, di
sapore molto buono, si distingue per
un’elevata percezione del dolce, determinata
da un buon contenuto di zuccheri e bassa
acidità. Ha un’elevata consistenza e
conservabilità, ottime caratteristiche
nutrizionali, determinate in particolare
dall’elevato contenuto di vitamina C e di
folati.
La
fragola rifiorente Annabelle è di
pezzatura grossa, vigorosa, con una
produzione costante da maggio in poi, di
forma medio tondeggiante, ha
sapore dolce e consistenza fragrante e
succosa.
Di fatto le piantine si sono
mischiate tra loro e
non sono più in grado di distinguerle,
inoltre ne ho comperato in sostituzione di
quelle che continuano a seccare
probabilmente perchè non ho ancora trovato
il modo di coltivarle nella maniera
corretta; il
risultato è che ho frutti comunque piacevoli
al palato anche se non ne conosco il nome,
che però come numero sono inferiori alle
aspettative.
Ho anche delle
piantine di fragoline tipo
di bosco che però si espandono con gli
stoloni che sono molto invasive, ma
producono frutti piccoli sono
saporite, noiosissime da raccogliere, ma
molto indicate per realizzare il fragolino.
Per dare ordine alla
coltivazione, le ho sistemato in una
scarpata.
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Le fragole necessitano un’esposizione in pieno sole
(una fonte sostiene in mezzombra) ed
un terreno con un Ph ottimale che può variare da 5,5 a
6,5. Ma riescono a crescere anche in altri tipi di
terreno purché vi sia un buon drenaggio.
Nelle diverse fasi vegetative: temperatura minima letale
-12°C; per l’attività vegetativa: temperatura critica
6°C, temperatura ottimale 10-13°C la notte; 18-22°C il
giorno.
Tutte le operazioni di semina e trapianto sulle fragole
vanno eseguite in
luna crescente. Togliere i primi fiori
alle piantine nuove per dar loro la possibilità di
crescere in modo più vigoroso, producendo un apparato
radicale più forte. Finché la fragola non è abbastanza
forte meglio rimuovere anche gli stoloni che tolgono
energia alla pianta, in seguito, per creare nuove
piante, lasciarne crescere uno per volta, o assorbiranno
ogni nutrimento a discapito delle fragole.
Le varietà stolonifere nei mesi da giugno ad agosto
emettono i lunghi getti detti stoloni: basta accostarli
al terreno per ottenere la radicazione. Un altro metodo
utilizzabile è la divisione dei cespi, e questo è
consigliabile specialmente per le fragoline di bosco che
non emettono stoloni; l’operazione si può fare in
autunno: si scava la piantina dal terreno e si divide il
cespo di radici in due, poi si ripiantano le metà
ottenendo così due piante.
La carenza
di azoto
nella pianta di fragola si
manifesta con una colorazione
particolare e non abituale delle foglie:
le foglie più piccole si coloreranno di un
giallo accesso,
mentre quelle più grandi tenderanno ad una colorazione rosso
scuro o arancio. Ad essere colpite per prime saranno le
foglie più mature e datate,
successivamente verranno attaccate anche quelle più giovani.
Alla colorazione anomala si
accompagna anche un essiccamento progressivo delle foglie,
che dai bordi inizieranno a seccarsi anche al centro.
La
carenza di potassio si
manifesta con la
pianta che crescerà meno, produrrà
meno fiori e
– nei casi peggiori – le
foglie inizieranno a colorarsi di rosso,
prima solo in corrispondenza dei bordi, poi anche verso
il centro. Qualora non si ponga un rimedio adeguato, la
fase successiva della malattia provocherà l’essiccazione
delle foglie,
che tenderanno ad accartocciarsi e a cadere. In questi
casi, la
pianta si indebolirà anche alla radice.
Il
potassio
è uno
degli elementi più importanti per la crescita e
per il pieno
sviluppo vegetativo delle
piante di fragole. È proprio questo, infatti, l’elemento
che determina il colore rosso acceso dei
frutti, la loro dolcezza e il sapore
zuccherino intenso.
Proprio per questa ragione, nel periodo che va dalla
fioritura alla piena maturazione è consigliabile
aumentare le dosi di potassio, in modo da essere certi
che la pianta lo assorba completamente.
La carenza
di ferro
rappresenta una
problematica per la crescita e per il pieno sviluppo.
Generalmente, se
non riceve una quantità sufficiente di ferro (chiamata
anche clorosi ferrica) tenderà prima ad ingiallirsi,
partendo dalle foglie più piccole e recenti, e poi a scolorirsi
progressivamente,
tendendo al bianco, nei casi più avanzati della
malattia. Anche se le nervature resteranno sempre di un
color verde vivo. |
Le fragole sono molto sensibili alla invasione delle
erbe spontanee, la maggior parte delle piante smetterà
di produrre frutti dopo 4-6 anni quindi quando i frutti
iniziano a scarseggiare o mancano del tutto, sostituire
le piante.
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Il
mirtillo
Vaccinium myrtillus
(mirtillo
nero europeo)
nasce spontaneo nei boschi
nell’arco Alpino fino ai 2000 m, ma anche
in Abruzzo.
La specie più
coltivata, invece, è il
Vaccinium corymbosum (mirtillo
gigante americano),
appartengono alla famiglia delle Ericacee,
ne esistono circa 130 varietà.
A
differenza di quelli di bosco,
il mirtillo
gigante americano
può essere posto in posizione soleggiata.
E'
un arbusto
vigoroso, che supera i 2-2,5 m di altezza e prospera per
oltre 50 anni; mantiene a lungo la produttività, ha
un apparato radicale poco profondo
ma molto espanso
caratterizzato da corti fittoni principali
che
la pianta usa per accumulare sostanze di riserva e
ancorarsi al suolo
e di molte
radici secondarie di piccole dimensioni che si estendono
prevalentemente in larghezza ma superficiali quindi è
sensibile alla siccità, ma è pericoloso il ristagno
idrico, l'irrigazione
deve raggiungere un’ampia porzione di terreno intorno
alla pianta; resiste alle basse
temperature, sopporta temperature anche di -15 gradi; è autofecondo quindi la pianta porterà frutti anche
coltivando un singolo individuo. Tuttavia una
coltivazione di più esemplari assicura una miglior
impollinazione e sicuramente una maggior produzione di
frutti. Il mirtillo
è caducifoglia, ossia perde la chioma
durante il periodo di riposo vegetativo.
Il terreno deve essere a reazione acida, valori medi
di
pH 4,5-5. Terreni con un pH troppo basico o molto
calcarei possono portare a sintomi di clorosi ferrica
cioè
un anomalo ingiallimento fogliare generalmente provocato
da una carenza di ferro presente nel terreno, o dalla
difficoltà della pianta ad
assimilarlo, per risolvere questo problema
bisogna evitare concimazioni letamiche e bisogna
effettuare delle correzioni del terreno,
per abbassare il pH
(acidificare il terreno) si possono utilizzare i fondi
di caffè e i liquidi naturali aggiungendo 1 cucchiaio di
aceto ogni litro d’acqua oppure il succo
di mezzo limone o di arancia, o pomodoro, anche
irrigazione con acqua piovana aiuta. I prodotti
acidificanti chimici sono a base di zolfo e il solfato
di alluminio.
Ha bisogno
di una buona disponibilità di sostanza organica. Può
essere utile mischiare al terreno segatura, anzichè
letame.
Il mirtillo ha generalmente un apparato
radicale superficiale, per cui non è in grado di andare
in profondità per assorbire l’acqua, quindi il terreno
non deve risultare secco per lunghi periodi. Ha un
elevato bisogno idrico nelle fasi vegetative e della
maturazione dei frutti, non sempre le precipitazioni
naturali sono sufficienti ad assicurare il giusto volume
d’acqua, quindi bisogna integrare con l'irrigazione; si
può ricorrere ad una pacciamatura vegetale con aghi di
pino (aumentando anche l’acidità del substrato) o
materiale simile.
Il
mirtillo americano è molto adattabile, l’esposizione
solare migliore è generalmente la mezz’ombra (quindi
circa 4-5 ore di luce solare diretta e il resto in
ombra),non necessita di sostegni e può essere
lasciato crescere liberamente date le sue non
eccessive dimensioni in altezza e soprattutto grazie
alla robustezza delle sue ramificazioni.
La potatura si può effettuare da quando perde le
foglie fino alla ripresa vegetativa, deve essere
leggera perchè la produzione avviene sui rami vecchi
per cui serve solo togliere i rami secchi,
danneggiati, troppo esili o mal disposti. Deve
mirare a favorire la penetrazione della luce solare
all'interno della pianta per ottenere la maturazione
dei frutti.
Gli
altri interventi di potatura prevedono dei tagli di
ritorno sul resto delle ramificazioni cercando di
contenere l’espansione della chioma prediligendo lo
sviluppo delle ramificazioni principali e per
equilibrare il carico produttivo. Può essere utile
qualche taglio di "speronatura" per favorire la
formazione di una chioma vigorosa. Si devono
eliminare i rami laterali che crescono troppo bassi,
sotto i 25cm da terra. Sono da evitare potature
drastiche perchè inutili e dannose per la pianta.
Nelle zone montuose, meglio non scegliere
varietà precoci perchè le gelate tardive potrebbero
danneggiare le gemme e quindi la fruttificazione. Le
varietà tardive sono più produttive e i frutti hanno
caratteristiche qualitative pregevoli.
Si possono effettuare 3 concimazioni
all’anno, la prima, molto importante, va effettuata
alla ripresa vegetativa (fine inverno quando le
temperature medie tendono a risalire) a base di azoto
(N) indispensabile per la crescita, per la fotosintesi e
nella composizione degli ormoni che regolano
l’accrescimento e fosforo (P) che favorisce lo sviluppo
dell’apparato radicale, rende la pianta più resistente
alle malattie, migliora qualità e conservabilità dei
frutti, la seconda durante l’allegagione (passaggio da
fiori a frutti) con concimi ad alto titolo di Potassio
(K), è importante per la maturazione delle bacche,
migliora la qualità dei semi e dei frutti e basso di
Azoto (N), oltre a microelementi, e la terza dopo la
fruttificazione con concimi ad alto titolo azotato (N)
perché il mirtillo americano concentra gran parte dello
sviluppo dopo la fruttificazione, quindi durante il
periodo estivo.
Meglio non utilizzare lo stallatico
perchè ha un rilascio troppo rapido, meglio la
cornunghia o un altro concime biologico, ma sempre a
lento rilascio. Altro concime che potrebbe essere usato
è lo stallatico pellettato, ma in minima quantità.
Si può ricorrere alla pacciamatura con
segatura e/o, meglio, aghi di pino.
I “mie” mirtilli
La mia storia coi mirtilli è molto
travagliata, ho provato più volte a metterli, variando
anche fornitori e tipo di pianta, cercando di creare un
angolo col terreno acido per favorirne la crescita, ma
con risultati scadenti: mai avuti frutti e piante in
forte sofferenza. Ho parlato con un vivaista e in
seguito, con un produttore, mi hanno consigliato di
toglierli dalla terra e metterli in vaso perchè il mirtillo ha bisogno di
un terreno acido per cui è in un vaso di adeguate
dimensioni è più facile mantenere l'acidità del terreno,
sfruttando la prerogativa che seccano molto lentamente,
ho provveduto a spostarli nei vasi anche se apparivano
quasi completamente morti. Il risultato sembrava
soddisfacente, ma i vasi si sono riempiti di larve di
maggiolino e le piante hanno patito notevolmente, per
cui nel settembre 2023, ho rimesse in piena terra
le piante
superstite. Questo
l'elenco dei mirtilli preceduti dalla sigla che ho
utilizzato per individuarli:
M1
Nella primavera 2018 ho messo due piantine di mirtilli
gigante (Vaccinium corymbosum) comprate alla
COOP della Losiflores:
una non ha passato l'inverno 2020/21
l'altra sì, ma non cresce;
M2
nell'autunno 2018
ho comperato ad una
manifestazione fieristica a Ovada due giganti Blueberry tardivo
e uno medio precoce LifeFruit, è
sopravissuto solo il medio precoce;
Nel 2021 ho
comperato dal vivaio Veimaro di
Cossato-Biella due piante
Sweetheart e Elliott:
M3 il mirtillo americano
Elliott è seccato,
l'ho sostituito, sempre del vivaio Veimaro con un
Brigitta Blue comperato e messo a dimora nel
2024, presenta un’ottima vigoria, portamento eretto,
molto ramificato, con foglie ovali verde scuro
brillante, che diventano rosso brillante, arancione,
giallo e viola in autunno.
Fiorisce in primavera inoltrata, con piccoli mazzetti di
fiori campanulati, di colore bianco, che sbocciano
all’ascella delle foglie, seguiti da grappoli di frutti
di grandi dimensioni
tondeggianti,
a maturazione
medio tardiva
in Giugno – Luglio;
produttività elevata.
In primavera si può concimare con concimi organici. Per
rinnovare la pianta, vanno eliminati i rami danneggiati
o troppo vecchi;
M4
il
mirtillo americano rifiorente Sweetheart,
di recente introduzione nel mercato,
presenta caratteristiche uniche, la pianta
infatti è rifiorente, il primo raccolto
dovrebbe avvenire verso la fine di Maggio/inizio
Giugno, mentre il secondo, più modesto,
nel mese di settembre. Le bacche
sono di pezzatura medio-grande, vengono
prodotte in grande abbondanza sulla pianta
adulta, ed hanno un sapore molto dolce e
succoso;
M5
Nella primavera
del 2021 ho
acquistato una pianta di gigante americano
tardivo da Dessino sementi di Carcare della ditta
Floralinq di tre anni;
M6 il 5/6/2022 in una
manifestazione fieristica a Ovada da
Gregorio Vivai di Trinità ho acquistato il
mirtillo siberiano (Lonicera Kamtschatica)
originario della penisola di Kamchatka
Krai, nell'estremo oriente siberiano non ha
molto a che fare con i veri mirtilli, e
viene chiamata così in Italia per via dei
suoi piccoli frutti allungati, blu scuro che hanno un gusto delicato che ha note di
mirtillo e kiwi, c'è chi dice anche un retrogusto di
lampone.
M7
Nel 2020 ho messo
a dimora una pianta "ignota" già formata acquistata
dal vivaio Pastorino di Albisola Superiore.
Nel 2023 sembra seccata.
M8
il 27/1072022 ho comperato, per solo 5,00€,
dal Vivaio di Portanuova un mirtillo americano AF13.
Già nel 2023 ha cominciato a fruttificare, m poi è
seccata repentinamente. |
I mirtilli non sono oggetti ad attacchi di parassiti
e funghi, raggiungono la maturazione
quando le bacche passano dal rosso al blu, la
maturazione è completa quando la zona prossima al
peduncolo è ben colorata e la bacca si stacca
facilmente, la maturazione è a scalare e dura a lungo, producono mediamente 1,5-2,5 Kg di
mirtilli per pianta.
Dopo la
raccolta i mirtilli possono essere conservati a basse
temperature (circa 2-3 gradi) per qualche settimana. In
alternativa è possibile conservare i frutti in
congelatore dopo averli racchiusi in sacchetti di
plastica. |
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Lampone e rovo appartengono
allo steso genere, quindi sono simili in molti aspetti.
Lampone
(Rubus idaeus) è un arbusto molto rustico e vigoroso; appartenente
alla famiglia delle rosacee è originaria dell’Europa.
Gli steli leggermente spinosi si chiamano canne. I fiori
riuniti in pannocchie terminali sono verdastri e
autofertili. Le piante sopportano bene i freddi
invernali e le elevate temperature estive, ma temono la
siccità.
I
lunghi rami durante il periodo di fruttificazione si
appesantiranno, per evitare danni e migliorare anche il
raccolto sarà quindi necessario allestire una rete di
fili per sostenerli quindi il sistema di allevamento più utilizzato
è la controspalliera con 2 fili di ferro, posti l’uno a
100 cm, l’altro a 160 cm dal suolo ancorati a robusti
pali, distanziati di 5-6 m su cui
“legare” i rami.
Le cultivar si suddividono in: unifere,
che fruttificano una volta all’anno (giugno - luglio)
sui tralci dell’anno precedente (Glen Lyon, Tulameen) e
rifiorenti in grado di fruttificare, oltre che sui
tralci di un anno come le unifere, anche a fine estate
sui polloni dell’anno (Heritage, Himbo Top, Sugana).
La potatura
per le varietà unifere prevede la rimozione dei
tralci che hanno prodotto frutti perchè seccano e l’eliminazione
dei polloni deboli e dei rami improduttivi. Nel contempo
vanno eliminate anche parti secche, danneggiate o
colpite da malattie. I tagli vanno fatti a fine inverno
e a inizio della primavera, per evitare che i rami
trattati subiscano i danni del freddo e del gelo.
Conviene pacciamare con materiale organico per impedire
gli accumuli di umidità, gli attacchi del gelo e delle
erbe infestanti.
Necessita di Modeste le irrigazioni
poiché, la pioggia normalmente apporta la quantità di
acqua necessaria alla pianta, solo in prossimità della
raccolta o in casi d’importante siccità, è opportuno
intervenire. Mai irrigare a pioggia poiché l’acqua sui
frutti favorisce la formazione di marciumi (Botrytis
cinerea, muffa grigia).
A livello di concimazione
la più indicata è quella organica con l'aggiunta di
azoto nelle fase i di crescita e necessita anche di potassio e fosforo.
Poche le malattie e i parassiti che
possono attaccare la pianta: oltre alla muffa grigia
raramente la ruggine, mentre tra i parassiti oltre alla
Sesia può creare danno anche l’Antonomo che è un
piccolo insetto coriaceo nero, con testa minuta e addome
molto pronunciato che rosicchia la base dei peduncoli
floreali causando il disseccamento dei fiori.
I “mie” lamponi
Nel 2018 ho messo due piantine di lampone
rifiorente
Una è sopravissuta rigogliosa e ne ha
generato una vicino. Non sono
particolarmente soddisfatto perchè non sono
molto saporiti, probabilmente il clima non è
idoneo a questo tipo d coltivazione o il
tipo di irrigazione.
|
Il lampone
che si coglie
non è il vero frutto del lampone, bensì l’insieme dei
piccoli frutti (drupe) che, aggregati fra loro,
costituiscono quello che consideriamo il frutto:
quest’insieme di drupe si chiama mora; è ricco di
principi attivi tra cui fragarina, tannini, flavonoidi,
antociani, la pectina, sali minerali,(magnesio,
potassio, sodio, fosforo e calcio), vitamina C e K,
quest’ultima molto importante anche per l’irrobustimento
dell’apparato scheletrico e la coagulazione del sangue,
e vitamina del gruppo B e acidi organici complessi tra
cui l’acido folico, la vitamina B9, sostanza che non
viene prodotta dal nostro organismo, ma si assimila solo
attraverso il cibo, ed è importantissima nelle donne in
stato di gravidanza. Queste sostanze, lavorando in
perfetta sinergia, donano al lampone proprietà
eccellenti. è ritenuto uno dei migliori rimedi naturali
per curare le problematiche legate al ciclo mestruale.
In particolare, il lampone svolge un’azione
riequilibrante sulla produzione di ormoni femminili. I
lamponi contengono acido ossalico se ne sconsiglia l’uso
in chi soffre di gotta e patologie a livello renale. Per
il suo contenuto di fruttosio, il lampone può essere
consumato, senza eccedere, anche da soggetti diabetici. |
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Il rovo comune
(Rubus
fruticosus) è una pianta arbustiva caducifoglie della famiglia delle Rosacee originaria
dell'Eurasia è comune in Europa e in Asia,
introdotta anche in Nord America; in Italia è pianta
comune nei boschi umidi, al margine delle foreste,
nelle radure e nelle siepi; predilige suoli ricchi
di nutrienti, debolmente acidi. I suoi frutti sono
chiamati comunemente more.
È un arbusto spinoso che può
raggiungere i 2–3 m di altezza, ma può esserlo
altrettanto o anche di più in larghezza, a causa dei
nuovi lunghissimi getti che annualmente si
sviluppano dalle radici.
I fiori sono ermafroditi, biancastri
o rosati, riuniti in infiorescenze. La fioritura
avviene nel mese di giugno da cui le api ricavano un
particolare miele. I frutti sono composti da tante
piccole drupe, di colore rosso nelle prime fasi di
crescita, nero a maturazione.
Le more sono ricche di vitamina C e vitamina A, sono
ricche di acidi grassi Omega 3 (acido
alfa-linolenico) e Omega 6 (acido linoleico), e il
loro consumo da un piccolo aiuto per la riduzione
del colesterolo, sono frutti ricchi di antiossidanti
che contrastano i radicali liberi, svolgono una
azione protettiva nei confronti dell’apparato
circolatorio.
In erboristeria vengono utilizzate
comunemente perchè possiede diverse proprietà
terapeutiche e curative: le foglie hanno proprietà
astringenti e antidiarroiche, le radici
espettoranti, mentre i germogli sono depurativi,
tonici, diuretici e ottimo rimedio
per le emorroidi ed anche i frutti
fanno bene poichè sono diuretici, lassativi e
vitaminici.
Da queste specie derivano le varietà
coltivate, di provenienza americana alcune con
tralci spinescenti ed altre prive di spine: Rubus
procumbens, R. hispidus, R. trivialis, R. laciniatus
e R. ulmifolius.
Si adattano bene al clima,
non richiedono particolari attenzioni: alla ripresa
vegetativa una concimazione con stallatico e cenere.
Necessitano di un sostegno a spalliera di fili di ferro
perchè
tendono ad espandersi abbondantemente e
interventi di potatura per
per togliere i tralci che hanno prodotto,
togliendoli dalla base (sono marroni), lasciare 3, 4
rami nuovi (sono rossi) che partono dalle radici e
saranno produttivi l'anno seguente, per ogni pianta, togliere i
laterali sotto gli 80 cm gli altri accorciarli alla
quarta, quinta gemma. Legare i centrali orizzontalmente
e ben distanziati accorciarli a 1,5 mt.
gli interventi di potatura vanno eseguiti
dopo la raccolta e nel periodo di riposo vegetativo, in
pratica da settembre a febbraio, evitando però i mesi
più freddi. Bisogna cimare per contenerne lo sviluppo.
Le more gradiscono la pacciamatura, che
ripara il terreno dal vento e lo tiene umido.
Essendo frutti di bosco si tratta di piante abituate
a ricevere una copertura di foglie sul terreno a
loro adiacente.
Irrigazione.
Per fruttificare al meglio il rovo ha bisogno di non
disidratarsi, per questo nei periodi caldi e
siccitosi è necessario intervenire bagnando con una
buona irrigazione. La pianta del rovo sopporta
comunque bene la siccità, anche se la mancanza di
acqua va a discapito della produzione di frutti,
irrigare è utile soprattutto ad avere un raccolto
soddisfacente.
Le “mie” more.
Nel 2018 ho messo due piantine di more
precoci senza spine
una è sopravissuta e si è sviluppata
rigogliosa e sono
riuscito a farla riprodurre utilizzando la
tecnica della talea di ceppaia.
Ho utilizzato per spalliera una rete di
nylon a maglie larghissime, ma no ha retto
l'espandersi della pianta, quindi l'ho
sostituita con dei sottili fili metallici.
Si adattata bene al clima e si espande
continuamente quindi necessita di potature
autunnali per togliere i tralci che hanno
prodotto e effettuare gli altri interventi
necessari.
ho
avuto parecchi problemi, ne ho messa una nel
2023, ma è subito seccata, poi ho avuto
problemi di malattie varie e ho pensato che
fossero anche dovute all'irrigazione
saltuaria, così nel 2024 ho montato
l'irrigazione a goccia e ne ho comperato
un'altra, perchè ho difficoltà a farle
riprodurre con le talee. I risultati
sembrano soddisfacenti ora voglio provare a
riprodurle interrando i getti nuovi, visto
che i rovi selvatici che mi circondano,
usano questa tecnica per diffondersi in modo
molto invasivo.
|
Allo stato selvatico il rovo è una pianta
molto comune nel nostro Paese. Le specie più presenti
sono la Rubus ulmifolius e Rubus fruticosus.
quando invadono i terreni creano grossi problemi. Il
rovo infatti, ha una grandissima capacità di
moltiplicarsi. La riproduzione naturale avviene sia con
l’aspersione dei semi contenuti nelle more, che per via
vegetativa. La pianta è in grado di emettere di continuo
nuovi polloni radicali. Inoltre, quando i lunghi
sarmenti poggiano sul terreno, nascono nuove radici che
attecchiscono facilmente, continuando la propagazione.
Tecniche di riproduzione delle varietà
coltivate.
Il periodo migliore per moltiplicare le piante sono i mesi
estivi, basta prendere un getto ancora attaccato alla
pianta, torcendolo, senza però separarlo completamente dalla
madre e interrarlo a circa 15 cm di profondità. Il getto
interrato deve restare attaccato alla pianta e bisogna
innaffiato di frequente. A primavera la parte interrata sarà
radicata e si potrà separare, con il trapianto si ottiene
una nuova pianta.
In alternativa alla propaggine si può moltiplicare il rovo
anche per talea. Basta prendere getti giovani lunghi
circa 35/40 cm, tagliarli e metterli in vaso. Anche in
questo caso per far radicare il tralcio nella terra serve
innaffiare, le piante saranno pronte da trapiantare la
primavera successiva. Per ora i risulatati che ho orttenurto
sono stati scadenti |
Un trucco per tagliare i rovi con il
decespugliatore è quello di lavorare il folto cespuglio
in senso verticale e non in orizzontale come facciamo
solitamente con l’erba. L’asta del decespugliatore
dovrebbe lavorare dall’alto verso il basso, cercando di
abbassare progressivamente il cespuglio, fino ad
arrivare a filo del terreno.
L’apparato radicale dei rovi, per quanto
sia esteso, è abbastanza superficiale. Lavorando il
terreno e tirando via le radici, progressivamente
andremo a indebolire il roveto. Tra l’altro, i rovi di
more appena nati sono molto teneri e si possono tirare
via facilmente, insieme alla parte sotterranea. In
pratica, quando ricrescono, bisogna estirparli, non
tagliarli. |
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