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INDICE TESTI

 
(20 settembre 2010) UOMINI LIBERI ISOLA DI BERGEGGI Sia chiaro, non sono pregiudizialmente contrario all'istituzione dell'area protetta di Bergeggi, sono profondamente indignato per come viene gestita Quando la tutela ambientale diventa un business vessatorio.

(2 settembre 2010) UOMINI LIBERI Sulla questione recinzione stadio Bacigalupo di Savona

(9 gennaio 2010) UOMINI LIBERI - commento alla situazione della Provincia di Savona dove si rischia il ripetersi delle elezioni causa irregolarità sulla raccolta delle firme.

(15 dicembre 2009) UOMINI LIBERI - commento agli articoli di Silvio Rossi che scrive cose interessanti infarcite di citazioni anticomuniste che nulla hanno a che fare con i contenuti delle note da lui scritte. Per Silvio Rossi, senza polemica.
(18 maggio 2009) TRUCCIOLI SAVONESI - ispirato da una polemica scoppiata sul sito Uomini Liberi tra Franco Astengo e Fulvio Sguerso http://www.truciolisavonesi.it/articoli/numero200/sguerso.htm ho commentato duramente l'atteggiamento della sinistra frantumata dai distinguo inconcludenti.
(14 maggio 2009) il 12 e 13 maggio su "La Stampa" è stato dedicato largo spazio alla disavventura capitata a Lewis Hamilton che è stato sanzionato perchè sostava nelle vicinanze dell'Isola di Beregeggi. Ho inviato uno scritto al giornale, ma logicamente non è stato pubblicato. Leggilo qui.
(3 settembre 2008) LA STAMPA - Pubblicata nella rubrica nazionale delle lettere al giornale.
(1 settembre 2008) UOMINI LIBERI - Sull'area marina protetta denominata "Isola di Bergeggi"
(10 agosto 2008) UOMINI LIBERI - Il Comune di Savona vorrebbe intitolare a Sandro Pertini una porzione di una piazza, io ho una proposta alternativa e l'ho voluta formulare pubblicamente.
(25 marzo 2008) su "Il Secolo XIX" Natalino Famà ha scritto un articolo sulle regole imposte dalla Capitaneria di Porto per l'area attorno all'isola di Bergeggi. Ho immediatamente scritto una mail al giornalista spegando che è tutta "...ipocrisia, si dichiari apertamente: l'Isola di Bergeggi è una risorsa economica da sfruttare, i sognatori, gli idealisti, disturbano ...e non rendono!" logicamente non è stata pubblicata. Leggila qui.
(29 ottobre 2007) TRUCCIOLI SAVONESI - Costruttivo scambio di opinioni col Prof. Sergio Giuliani.
(18 ottobre 2007) UOMINI LIBERI - Ufficio Complicazioni Affari Semplici

(settembre 2007) IL GRIDO DEL POPOLO - Gli amici che curano questo mensile mi hanno chiesto di scrivere un pezzo sull'Aurelia bis, visto che si torna a parlare della realizzazione di questa opera.

(19 agosto 2007) UOMINI LIBERI - Sul progetto di piattaforma di Vado Ligure: mie considerazioni dopo la pubblicazione sulla stampa locale del progetto da parte dell'Autorità portuale.
(2_agosto_2007) UOMINI LIBERI - Sulle code di auto ad Albissola
(4 marzo 2007) UOMINI LIBERI - Sulle difficoltà del Governo Prodi
(23 dicembre2006) TRUCCIOLI SAVONESI - Sulle Foibe in seguito ad un articolo di Samantha Giribone stupita perché nessuno dei suoi professori aveva speso una parola per spiegare, cosa fossero le Foibe.
(Novembre 2006) UOMINI LIBERI - Considerazioni sul progetto di costruzione di un porto turistico in località Margonara.

(10 luglio 2006) CIRCOLO REBAGLAITI - PER SAPERNE UN PO' DI PIU' SU ORSA 2000

 qualche indicazione per chi vuole approfondire i "lavori in corso" a Savona.

(5 luglio 2006) CIRCOLO REBAGLAITI - L'ITALIA CHE ENTUSIASMA AL DI LA' DELLE ALPI! IL CALCIO ...

Scritto mentre la nazionale di calcio italiana stava vincendo il mondiale in Germania e, in Italia, era in corso il "processo sportivo farsa" detto di calciopoli.

(3 luglio 2006) CIRCOLO REBAGLAITI - IL PORTICCIOLO DELLA DISCORDIA

Da molti anni è in corso una discussione per la realizzazione o meno di un porticciolo turistico all'ingresso di Savona, venendo da Albissola Marina, sull'ingresso del porto commerciale.

A seguito delle polemiche interno al PRC sulla posizione che ho assunto sull'argomento, ho preferito non rinnovare l'iscrizione a quel Partito.

(20 marzo 2006) UOMINI LIBERI - La risposta ai dubbi sollevati da una consigliera dell'Ulivo della V Circoscrizioni prima delle elezioni.

(1 marzo 2006) CIRCOLO REBAGLAITI - Sull'accordo per le elezioni del Consigli Comunale

28 febbraio 2006 la Redazione del sito pubblica il rendiconto della riunione del Comitato Politico Federale sull'accordo per le elezioni del Consigli Comunale. Precisazione.

(30 gennaio 2006) CIRCOLO REBAGLAITI - DUE FOTOGRAFIE, UNA RIFLESSIONE

La demolizione del cinema Astor e dei capannoni industriali dell’Italsider: una riflessione amara

(6 gennaio 2006) CIRCOLO REBAGLAITI - LE NOSTRE QUISQUILIE E CHI SE LA GODE

Uno scritto duro verso coloro che, soprattutto a sinistra, con al scusa di volersi mantenere puri, non hanno permesso di creare un programma alternativo per le elezione del Consiglio Comunale di Savona (ma non è solo causa loro se le cose sono andate come sono andate).

(settembre 2005) CIRCOLO REBAGLAITI - LA LEZIONE DI ENRICO BERLINGUER

La data dell'11 settembre è associata all'attentato alle torri gemelle di New York. Per molti l'11 settembre ricorda il 1973 quando in Cile, un colpo di stato fascista promosso e appoggiato dagli Stati Uniti d'America "destituì" il governo democraticamente eletto instaurando una delle più feroci dittature che la storia ricordi.

(15 giugno 2005) CIRCOLO REBAGLAITI - REFERENDUM: LA NOSTRA SCONFITTA NON E' ...

Il 12 e 13 giugno 2005 si è svolto un referendum sulla procreazione assistita che ha visto la chiesa impegnata per l'astensionismo perchè, nei referendum, se non si  raggiungere il quorum del 50% di partecipanti il risultato non ha validità e quindi resta la norma così com'è.

Non ricordo la data esatta, ma sulla precedente versione del sito del Circolo Rebagliati, pubblicai questo scritto con in allegato la sentenza contro Galileo Galilei e l'abiura.

(2002) - Mia vecchia proposta, di unire i comuni da Albisola Superiore a Vado ligure in un unico comune.
(2002) - Bocciatura del progetto di costruire un porto turistico in località Chiariventi tra Spotorno e Noli. 

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 20 settembre 2010 UOMINI LIBERI

ISOLA DI BERGEGGI: Quando la tutela ambientale diventa un business vessatorio

Sia chiaro, non sono pregiudizialmente contrario all'istituzione dell'area protetta di Bergeggi, sono profondamente indignato per come viene gestita

Con Decreto ministeriale 7 maggio 2007 è stata istituita l'area marina protetta denominata "Isola di Bergeggi” e sulla G.U. della Repubblica Italiana n. 226 del 28 settembre 2007 è stato pubblicato il Regolamento di disciplina delle attività consentite nelle sue diverse zone, molto ci sarebbe da discutere, ma soprassediamo. Nel regolamento si stabilivano norme molto discutibili come quella che la pesca è “riservata ai residenti nel comune ricadente nell’area marina protetta,” mentre se è fatta da non residenti crea “…turbamento delle specie vegetali e animali.”, ma soprassediamo.

Da ingenuo “marinaio della domenica” pensavo che, una volta conosciuta la norma, quella fosse da rispettare, come non pensavo che fosse necessario, prima di ogni uscita in mare, controllare tutto il sito del Comune per trovare quello che, solo sapendo cosa cercare, si trova.

Da ingenuo “marinaio della domenica” da tempo giro alla larga dalla zona, il mare è vasto e i divieti mi innervosiscono specie si irti di trabocchetti.

Da ingenuo “marinaio della domenica” ho dato indicazione ad un amico sulla regolamentazione della navigazione attorno all’Isola raccomandandomi di verificare sul sito del Comune di Bergeggi la correttezza delle informazioni.

L’amico, l’altro giorno, mi ha offerto una birra, per ringraziarmi per il verbale che ha preso seguendo le mie indicazioni, (per fortuna è un tipo sportivo) perchè una “regolamentazione, in via sperimentale” del Comune ha modificato il Decreto ministeriale.

Mi ha anche raccontato che mentre gli uomini della Guardia Costiera stillavano il verbale, un numero imprecisato di  bambini, con un cannottino, quelli che si comprano nei negozi di giocattoli peraltro senza remi,  stava “navigando” tra terra e l’isola, ma il compito delle “vedette” del Comune di Bergeggi probabilmente non è garantire la sicurezza (i proventi dei verbali vanno al Comune) quindi l’allarme non scatta quando vi è un comportamento potenzialmente pericoloso per prevenire un incidente, ma solo quando c’è la certezza di fare un bel…incasso!

Claudio Manzieri

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 2 settembre 2010 UOMINI LIBERI

 Sulla questione recinzione stadio

Ieri ho casualmente assistito all’incontro di calcio Entella-Viareggio di coppa Italia. Io non sono un appassionato di calcio, ma mi risulta che l’Entella sia nella stessa categoria de Savona.

Lo stadio si trova a Chiavari, praticamente in centro città, comunque tra case, negozi e officine, senza grandi recinzioni, anzi con palestre inglobate nell’impianto, con grande stupore ho notato che le zone limitrofe non sono circondate da cancellate, barriere, divieti; la vita attorno si svolgeva tranquillamente, solo, all’ingresso, mi hanno chiesto un documento per fare il biglietto e uno Steward gentile mi ha “perquisito” chiedendo, per favore, se poteva farlo; fuori, dall’altra parte della strada (peraltro percorsa da auto, moto e biciclette) alcuni poliziotti e carabinieri (5 o 6 in tutto) e una sola vigilessa.

Per quale motivo a Savona è stato blindata tutta l’area attorno allo stadio e a spese di chi? Non vorrei che in periodo di austerità si spendesse anche solo un cent di soldi pubblici per opere folli, (ma perché, nei momenti di crisi, le PA parlano sempre di tagli al sociale e mai al superfluo?) già le partite di calcio hanno un costo per la società (strutture, personale) che non so se potremo permetterci ancora a lungo, figuriamoci per quelle che appaiono come dettate da ingiustificata megalomania.

Claudio Manzieri

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9 gennaio 2010 UOMINI LIBERI

Le leggi sono le condizioni, colle quali uomini indipendenti ed isolati si unirono in società, stanchi di vivere in un continuo stato di guerra e di godere una libertà resa inutile dall'incertezza di conservarla. Essi ne sacrificarono una parte per goderne il restante con sicurezza e tranquillità.

Cesare Beccaria 

 

Non dovrebbero servire altre parole. Questa frase mi torna alla mente quando noto il disprezzo delle leggi, quando si confondono quelle dello stato democratico con quelle dell’inquisizione o si definisce accanimento l’applicarle, salvo “la fiducia nella magistratura” di facciata.

Mi preoccupa che i comportamenti non rispettosi delle leggi siano spesso giustificati dall’investitura popolare. Il concetto di libertà che si sta affermando è libertà assoluta, quindi per pochi, che va a confliggere con la libertà di tutti che è garantita dalle norme e dalle leggi, fatte democraticamente dagli uomini, quindi non infallibili, non assolute, ma per definizione, eque per lo scopo e per il periodo di applicazione.

Non credo che il PDL potesse avere difficoltà a raccogliere le firme necessarie, io stesso, negli anni, ho firmato per partiti che non avrei mai votato, nella convinzione che una possibilità debbano averla tutti, ma perché commettere questa irregolarità? E su chi graverà il costo, se le pronunce attese portassero a nuove elezioni provinciali? Che fine hanno fatto le proposte presenti in molti programmi elettorali di abolizione delle Province e di altri Enti non proprio indispensabli? La fortuna politica spesso si basa sulla “memoria corta” di molti.

 

Claudio Manzieri

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15 dicembre 2009 UOMINI LIBERI

Leggo gli scritti di Silvio Rossi sempre con attenzione, ma con molta fatica perché esprime concetti sensati infarciti di un odio viscerale verso il comunismo che poco ci azzecca con quanto sostenuto e, soprattutto, fa apparire becere le sue argomentazioni quanto invece, se
“depurate” dal livore anticomunista, becere non sono. Sul discorso porticciolo della Margonara, non credo che se tutti, come sostiene lui,
lo volessero, potrebbe essere bloccato “dagli anni 80” dai quattro comunisti rimasti.

Lo vorrei comunque tranquillizzare, il comunismo contro cui combatte è finito da tempo, se poi considera comunista la Cina o nazioni simili, problemi suoi. Per me il capitalismo ha nella sua natura lo sfruttamento sia delle persone sia dell'ambiente quindi, dove ciò avviene, a prescindere dal nome che una nazione porta, c’è capitalismo e non comunismo.

Lo invito a ragionare sulla differenza tra “dare lavoro” alle persone e “fruttare” le persone, tra “utilizzare” le risorse ambientali o “sfruttare” l’ambiente. Non ho la presunzione di convincerlo, forse il mondo non è come lo vedi io, ma come lo vede lui mi sembra molto improbabile.

Claudio Manzieri

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18 maggio 2009 TRUCCIOLI SAVONESI

Dopo essermi ritirato “a vita privata”, ho pure abbandonato il vezzo di inviarVi scritti, ma quanto ho letto su Trucioli Savonesi (nota di Astengo, risposta di Sguerso) mi da lo spunto per una domanda retorica, banale forse: persone (non solo loro due) intelligenti, istruite, forgiate da anni di militanza politica, di cosa stanno parlando?

Leggo: “…dirigenti savonesi dell’Associazione per la Sinistra, distinta, si badi bene, da Rifondazione, dai Comunisti italiani, dai Verdi e dal Partito dei Lavoratori di Marco Ferrando, decidono, previa votazione interna, a maggioranza…”  MA A MAGGIORANZA DI CHE? DI CHI? (a questo punto proporrei una ulteriore scissione per favorire l’unità della sinistra) e le altre sigle della “sinistra”, che posizione avranno, su che distinguo riusciranno caratterizzare la loro strategia?

Quello che non capisco è perché, se si appoggia il candidato del PD e quindi si dovrebbe condividerne almeno parte del programma, non si entri nel PD, se non si condivide nulla, o meglio, se si hanno proposte che si ritengono alternative e migliori ci si contrapponga. Diverso è il caso di due partiti che decidono di fare un’alleanza, allora il programma e la scelta del candidato dovrebbero nascere da un accordo tra pari.

Il PD segue la sua linea e la strategia che ritiene più adeguata per raggiungere i propri risultati, di cosa ci scandalizziamo? Per contrastare una politica che non si condivide l’unica strada è presentarne una alternativa, se ci si piange addosso per lo sbarramento del 4%, se ci si accontenta di indicare il voto contro o si invita al voto utile, si parte sconfitti.

L’errore è di fondo: “a sinistra” è un posizionamento generico, è un “contenitore” dove ci può stare tutto, più ci si affanna ad aggiungere aggettivi, più si genera confusione.

Già che mi sento il punto interrogativo facile: come è possibile fare campagna elettorale per le Elezioni Europee con un simbolo e una lista e per le Provinciali col simbolo simile, ma con liste contrapposte? (chapeau per il PRC savonese che ci sta provando!) Capisco che la promessa di un assessorato, magari alle “varie ed eventuali”, può essere considerato una vittoria per chi rappresenta poco più che se stesso, ma a questo siamo giunti?

Savona, 13 maggio 2009

                                                                  Claudio Manzieri

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14 maggio 2009

Ho seguito la curiosa avventura capitata a Lewis Hamilton e riportata con giusta evidenza e una punta di ironia.

Per una zona che manifesta velleità turistiche non è stata una buona pubblicità. I 51,00 euro di sanzione avranno fatto sorridere i naviganti, ma certamente la perdita di tempo che ne è seguita no! Di sicuro sarà sarcastico il ricordo della gita a Savona e ciò che verrà raccontato nel “mondo dorato” frequentato da quei signori, peccato che quel mondo sia uno dei pochi dove girano ancora tanti soldi!

Più oltre leggo che la riserva è stata istituita 1985 e l’Area marina protetta istituita nel maggio 2007 ci vuole così tanto per posizionare le boe di segnalazione della riserva e, soprattutto, quelle che permetterebbero l’attracco? E se l’Ente gestore è inadempiente (il Decreto del 7 maggio 2007 pubblicato il 5 settembre 2007 prevedeva 90 giorni di tempo per adeguarsi) perché non è stato revocato l’affidamento della gestione? E i 250.000,00 euro stanziati dal decreto per le boe? E i soldi delle sanzioni che dovrebbero servire in parte per i servizi dell’area marina come vengono investiti?

L’unica cosa certa è che le sanzioni sono partite da subito, rigide e inflessibili, le vedette comunali sono pronte a segnalare ogni minima infrazione, l’occhio elettronico vigila implacabile, i mezzi nautici delle Forze dell’Ordine (insostituibili “angeli custodi” dei naviganti), magari coi serbatoi mezzi vuoti, rapidi e invisibili.

I  validi esperti, profondi conoscitori del fondali, ci segnalano che il canale che separa l’Isola dalla costa è poco profondo solo 70-72 metri (!), forse sono gli stessi che hanno visto la posidonia attorno alla Mddonetta e si esaltano vedendo (?) proliferare specie non autoctone sui fondali, che ritengono che le balene siano disturbate dagli offshore sotto costa e godano nell’avere il passaggio continuo dei traghetti e dei portacontainer sulle proprie rotte.

C’è sempre una giustificazione a tutto, quindi sono io che ho sbagliato a leggere i decreti pubblicati sul sito del Ministero dell’Ambiente, a riscontrare massimo 10 metri tra terra e Isola e,  soprattutto, a sperare che il buon senso (non scomodiamo l’onestà, intellettuale e no), almeno per le cose serie, prevalga.

Savona 14 maggio 2009

             Claudio Manzieri 

Per comodità riporto gli articoli dei decreti che cito nella lettera, reperibili nel sito http://www.minambiente.it/index.php?id_sezione=2610

Decreto ministeriale 7 maggio 2007

Istituzione dell'area marina protetta denominata "Isola di Bergeggi"
(G.U. della Repubblica Italiana n. 206 del 5 settembre 2007)

Art. 7.
Gestione dell'area marina protetta


2. Entro novanta giorni dall'entrata in vigore del presente decreto, il soggetto gestore provvede all'attivazione delle procedure per l'acquisto e l'installazione dei segnalamenti marittimi e di quanto necessiti a dare precisa conoscenza della delimitazione dell'area marina protetta e della sua zonazione (…)

5. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare può revocare in ogni momento con proprio provvedimento l'affidamento in gestione in caso di comprovata inadempienza, inosservanza, irregolarità da parte del soggetto gestore (…)

 

Art. 12.
Finanziamenti


1. All'onere derivante dalle spese per l'istituzione, la regolamentazione e l'avviamento dell'area marina protetta denominata "Isola di Bergeggi", relative all'installazione dei segnalamenti e alle iniziative occorrenti a dare precisa conoscenza della delimitazione, della zonazione e della regolamentazione medesima (…)si fa fronte con uno stanziamento pari a Euro 250.000,00, a gravare sul capitolo 1641/03 dell'unità previsionale di base 2.1.2.5 "Difesa del mare" dello stato di previsione della spesa del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

 

Regolamento di disciplina delle attività consentite nelle diverse zone dell'area marina protetta Isola di Bergeggi
(G.U. della Repubblica Italiana n. 226 del 28 settembre 2007)
 

Articolo 6

Attività consentite

 

(…)l'ormeggio, in zone individuate e autorizzate dal soggetto gestore mediante appositi campi boe, posizionati compatibilmente con l'esigenza di tutela dei fondali;

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3 settembre 2008 LA STAMPA

Ciclicamente nella rubrica delle lettere compaiono analisi che individuano come una delle carenza della scuola il fatto di non bocciare.
Compito della scuola (specie quella dell’obbligo) dovrebbe essere quello di insegnare, compito che dovrebbero svolgere gli insegnati.

Insegnare a quelli “bravi” sono capaci tutti, riuscire a capire quali sono le difficoltà che incontra un alunno nell’applicarsi allo studio (magari scarsamente stimolato da programmi percepiti come obsoleti o proposti stancamente) e capire, con la famiglia, come affrontare il problema richiedono sensibilità e impegno che, in una società che punta alla competizione, possibilmente utilizzando scorciatoie, sono “merce” rara.

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1 settembre 2008 UOMINI LIBERI - Sull'area marina protetta denominata "Isola di Bergeggi"

Da quando è stata istituita l’area marina protetta denominata "Isola di Bergeggi" abbiamo evitato accuratamente di raggiungere la zona, l’altro giorno, regolamento e cartine alla mano, siamo salpati dal porto di Savona decisi ad andare all’Isola: “…e poi ci facciamo un bel bagno, hai preso le maschere?” pio proposito alla partenza, infatti il Comune di Bergeggi non ha posizionato i campi boe previsti (non ha ancora trovato il modo di far pagare chi si attracca al gavitello?) e, dal momento che non ci si può ancorare, niente bagno, ma anche la zonazione dell’area non è segnalata.

La domanda banale è: chi dovrebbe far rispettare il Decreto Ministeriale perché lo fa a senso unico? infatti:

 

Decreto ministeriale 7 maggio 2007

Istituzione dell'area marina protetta denominata "Isola di Bergeggi"

(G.U. della Repubblica Italiana n. 206 del 5 settembre 2007)

Art. 7.

2. Entro novanta giorni dall'entrata in vigore del presente decreto, il soggetto gestore provvede all'attivazione delle procedure per l'acquisto e l'installazione dei segnalamenti marittimi e di quanto necessiti a dare precisa conoscenza della delimitazione dell'area marina protetta e della sua zonazione prevista dal Regolamento…

4. Costituiscono obblighi essenziali per il soggetto gestore: …

c) il rispetto degli obblighi previsti dalla vigente normativa in materia di segnalazione delle aree marine protette.

5. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare può revocare in ogni momento con proprio provvedimento l'affidamento in gestione in caso di comprovata inadempienza, inosservanza, irregolarità da parte del soggetto gestore a quanto previsto dal presente decreto…

Decreto ministeriale 7 maggio 2007

Regolamento di disciplina delle attività consentite nelle diverse zone dell'area marina protetta Isola di Bergeggi
(G.U. della Repubblica Italiana n. 226 del 28 settembre 2007)

Articolo 6 - Attività consentite

Zona B e Zona C: l'ormeggio, in zone individuate e autorizzate dal soggetto gestore mediante appositi campi boe, posizionati compatibilmente con l'esigenza di tutela dei fondali;

La domanda meno banale è: per quanto ancora dovremo sopportare questo pseudo ambientalismo dei divieti immotivati e delle regole fantasiose, inventate da sedicenti esperti, per ottenere un risultato dichiarandone altri?

Quando il 25 marzo 2008 su “Il SecoloXIX” vennero annunciate le norme riguardanti l’area marina protetta dell’isola di Bergeggi scrissi al giornale una lettera, della quale riporto alcuni stralci:

…emerge un ambientalismo distorto: tutto è vietato a tutti eccetto ad alcuni … (vedi sotto)

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10 agosto 2008 UOMINI LIBERIUna cartolina dalla Val di Fassa

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25 marzo 2008

IL SECOLOXIX martedì 25 marzo 2008

Blindato l'isolotto di Bergeggi 

le nuove regole
Permessi e divieti: la Capitaneria ha chiuso le porte del Parco marino alle imbarcazioni

 

L'ISOLA DI BERGEGGI - dichiarata a maggio scorso e poi definitivamente a settembre "Area Marina Protetta" - è ufficialmente un parco marino vietato a bagnanti, naviganti a vela e motore (nonchè acquascooter), alla pesca e alle escursioni subacquee se non specialmente autorizzate e comunque contingentate.
Nel tratto del celebre "scoglio", soprattutto nello specchio acqueo che volge a Sud, anche nel caso non siano collocate boe o altre segnalazioni, d'ora in poi - e con l'approssimarsi della stagione estiva è utile sottolinearlo - ha pieno vigore il Decreto ministeriale che ha istituito l'Area Marina.
Fissa con esattezza le regole per la salvaguardia di uno degli angoli (in superficie e subacquei) più suggestivi dell'intera costa italiana. Ce ne sono solo altri 26 in tutta la nostra penisola. Con Portofino, le Cinque Terre e il Santuario dei mammiferi marini, Bergeggi è il quarto parco marino ligure. Era Riserva regionale sino a poco tempo fa, ma tale è la bellezza dell'isolotto, talmente alto il rischio di una sua deturpazione, che il dovere di proteggerlo è prevalso.
Sarà la Capitaneria di Porto di Savona, al comando del Capitano di Vascello, Franco Pescatori, l'autorità designata in prima persona a far rispettare limiti e divieti in ragione delle particolari caratteristiche ambientali. Chi non li rispetterà rischia l'arresto sino 6 mesi e la confisca delle cose, degli strumenti attraverso i quali ha commesso la violazione. C'è da star certi: qualche sprovveduto navigante finirà nei guai.
L'area, il cui ente gestore pro-tempore è il Comune di Bergeggi, è stata ufficialmente divisa in tre zone di salvaguardia, definite A, B e C, come si comprende dalla tabella qui sopra pubblicata.
«Ogni buon navigante è informato dei nuovi divieti, ha il dovere di documentarsi con tutti gli strumenti necessari, in dotazione per la navigazione, ogni volta che lascia l'ormeggio e si dirige verso la meta» dicono in Capitaneria di Porto.
In tutte e tre le zone non sono consentite le attività che possono creare turbamento delle specie vegetali e animali. In tutte e tre è stata vietata la navigazione alle moto d'acqua e acquascooter in generale.
Ma nella Zona A in particolare, dichiarata Riserva Integrale, le limitazioni sono le più ferree.
Sono qui consentite esclusivamente le attività di soccorso, sorveglianza e servizio, la ricerca scientifica autorizzata, le immersioni subacquee guidate e quelle autorizzate. Queste ultime verranno comunque contingentate a giudizio della Guardia Costiera - Capitaneria di Porto. Non è ammessa nemmeno la balneazione.
Nella Zona B invece vige il regolamento della Riserva Generale. E cioè sono ammesse: tutte le attività consentite in Zona A e inoltre, la balneazione e la navigazione a remi e a vela. Sono ammessi anche i natanti, le imbarcazioni a motore, le unità navali passeggeri ma a velocità non superiore ai 5 nodi. L'ormeggio è permesso solo negli specchi acquei delimitati dalle boe, la piccola pesca artigianale è riservata solo alle imprese di pesca dei Comuni di Bergeggi, Vado, Spotorno e Noli. Così pure l'attività di pescaturismo. La pesca sportiva con la canna potranno esercitarla solo gli abitanti Bergeggi. E' permesso l'accesso alla celebre Grotta di Bergeggi, ma solo a contingenti con autorizzazioni della Capitaneria.
Infine la Zona C, di Riserva Parziale, dove oltre a tutte le attività della zona A e B, sono permesse: la navigazione a motore, ma a velocità non superiore ai 10 nodi, l'ancoraggio in zone però appositamente individuate dal Comune di Bergeggi, la pesca sportiva anche per i turisti.
Le sanzioni per chi non rispetterà l'Area Marina di Bergeggi, saranno anche di natura penale. La cattura di specie animali o vegetali, ma anche di minerali,ad esempio, può essere punita con l'arresto e un'ammenda da 100 a 13 mila euro. Chi viola il divieto di navigazione, invece, rischia una sanzione amministrativa da 200 a 1000 euro, ma non solo. È prevista la confisca del natante o dell'imbarcazione o dell'acquascooter.
Natalino Famà

 

Non ho ancora letto la nuova ordinanza della Capitaneria sull’isola di Bergeggi, ma dalle anticipazioni apparse su “Il SecoloXIX” apprendo che sono state inasprite le limitazioni già presenti da tempo.

In pratica emerge un ambientalismo distorto: tutto è vietato a tutti eccetto ad alcuni che, a pagamento o per lucro, possono operare senza problemi e senza controllo (di tutti).

Sono un vecchio, ormai ex, subacqueo, quante immersioni attorno all’Isola! E i corsi sub per insegnare il rispetto dell’ambiente e la sicurezza! Certo erano i corsi UISP dell’epoca, lunghi approfonditi, forse noiosi, ma cercavamo di educare al mare, oltre che insegnare “i rudimenti” della subacquea: siamo riusciti a ribaltare il concetto del subacqueo come predatore a favore del subacqueo testimone del “mondo del silenzio” fotografo, studioso, divulgatore e quindi anche controllore delle norme, isolando chi non le rispettava.

Poi sono iniziati ad arrivare all’Isola i gommoni che “vomitavano” nugoli di subacquei, e poi indietro a caricarne altri per dare il cambio ai precedenti (e la sicurezza del mezzo appoggio sempre presente?)

Risultato, a distanza di anni, io e molti degli istruttori dell’epoca, non facciamo più corsi, ma i gommoni che scaricano nugoli di subacquei si sono moltiplicati e pensare che, attorno all’Isola, basta indossare la maschera per osservare dalla superficie una variegata quantità di specie inimmaginabile, ma come arrivarci? Come portare i bambini se bisogna ancorare a 50 mt o non farlo affatto?

La natura non si “deturpa” frequentandola, fotografandola, osservandola, ammirandola, anzi si rispetta e si effettua un controllo “democratico”, ovvero gli utenti sono i primi a isolare chi non si comporta civilmente: se oggi vedo un’aragosta domani porto un amico a vederla, e lui altri amici e gli spiegherà che non bisogna toccarla perché domani potranno vederne due… a proposito io le aragoste all’Isola le ho viste, ci saranno ancora?

Un’ultima domanda: come è possibile che la pesca fatta dai pescatori di Bergeggi non crea “ …turbamento delle specie vegetali e animali.” rispetto a quella fatta dagli altri pescatori? O le scelte sulla pesca sono per accattivarsi i pescatori, lobby ben più consistente dei subacquei locali (immagino il turbamento che subiscono le specie animali e vegetali nell’incontrare un subacqueo savonese che non ha presentato domanda) , ma tutto ciò “che c’azzecca” con la difesa dell’ambiente?

Smettiamola con l'ipocrisia, si dichiari apertamente: l'Isola di Bergeggi è una risorsa economica da sfruttare, i sognatori, gli idealisti, disturbano ...e non rendono!

Savona, 25 marzo 2008

 

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(29 ottobre 2007) UOMINI LIBERI - Costruttivo scambio di opinioni col Prof. Sergio Giuliani.

Il Prof. Giuliani tiene una rubrica settimanali sul sito TRUCCIOLI SAVONESI, gli argomenti trattati e la sensibilità di esposizione ne rendono la lettura estremamente piacevole e istruttiva.

 Per due lunedì consecutivi non ho condiviso le argomentazioni  http://www.truciolisavonesi.it/articoli/numero126/giuliani.htm http://www.truciolisavonesi.it/articoli/numero127/giuliani.htm, così gli ho inviato una mail alla quale mi ha cortesemente risposto http://www.truciolisavonesi.it/articoli/numero128/manzieri-giuliani.htm. Che dire: grazie Sergio.

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(18 ottobre 2007) - Ufficio Complicazioni Affari Semplici

Tanto tempo fa si diceva che, nella Pubblica Amministrazione, l’unico ufficio efficientissimo e sempre aperto fosse: “l’Ufficio Complicazioni Affari Semplici”. Passano gli anni, ci sono nuove tecnologie, proclami di semplificazioni, ma quel famigerato ufficio continua a operare alla grande.

L’ultimo prodotto è “l’autocertificazione per l’esenzione ticket per motivi di reddito” l’informativa recita: “…la consegna del modulo di autocertificazione, debitamente compilato e sottoscritto, potrà essere effettuata presso ogni servizio Territoriale  dell’ASL 2 savonese… corredata di fotocopia del documento di riconoscimento … dal 1 dicembre 2007 … Il documento ha validita’  fino al 31 luglio 2008….” tutto ciò per solo otto mesi di utilizzo e da rinnovare ogni anno!  Non solo: l’inevitabile coda per avere il modello (sempre che non finiscano come è successo oggi) e per la consegna, l’ansia delle persone anziane per la compilazione, il disagio per chi lavora … e poi il disgusto per un orpello odioso (ticket), l’ingiustizia di sapere che c’è chi è esentato non per necessità, ma per furbizia nel nascondere il reddito reale (evasori) …

Se proprio non si può fare a meno di istituire i ticket, cosa a cui non credo, perché affidarne la gestione ad una mente così fine da inventare un perverso percorso ad ostacoli, di certo era possibile immaginarne uno più semplice, informatico, magari utilizzando quel numerino che compare anche sulla tessera sanitaria dal nome illuminante, ma dal significato oscuro per chi ha la mente nutrita solo di burocrazia: codice fiscale.

Claudio Manzieri

18/10/2007 su http://www.uominiliberi.eu/

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Settembre 2007 - L'aurelia bis: un tormentone da film dell'orrore

            l’Aurelia bis è come un film e ha la trama tipica dei film dell’orrore, quelli che quando ci fanno vedere che l’assassino è morto, subito dopo si scopre che non è vero: era solo gravemente ferito e riesce ancora a terrorizzare; ulteriormente ferito a morte, ricompare per spaventare qualche povera fanciulla … e dopo i titoli di coda si vede ancora il suo ghigno occhieggiare tra la F e la I di FINE senza capire se è l’effetto del “rigor mortis” o dell’assunzione di una dose massiccia di viagra.

            I primi giorni di agosto siamo stati  informati dalla stampa cittadina che l’Aurelia Bis si farà, è stata finanziata, non ci sono più intoppi… e il 5 agosto il vicesindaco di Savona Paolo Caviglia sostiene: “…non possiamo permetterci di perdere il finanziamento.” se lo dice lui…

            Non c’è che dire, la situazione del traffico tra le Albissole e Savona è tragica per tempi di percorrenza e conseguente innalzamento di valori di inquinanti, il problema è che ci sono solo due strade o l’Aurelia o l’autostrada, neanche un percorso carrozzabile alternativo.

            Negli anni ci sono state varie proposte, le più intelligenti riguardano l’impiego di mezzi pubblici per il collegamento, tipo metropolitana leggera, utilizzando il tracciato della ferrovia dimesso. Oggettivamente sarebbe la soluzione più logica, ma è anche la più problematica perché richiede un cambiamento radicale di abitudini ormai consolidate. Poi altre opzioni “stradali” tipo l’utilizzo del vecchio percorso ferroviario e tunnel dal Miramare a Via Falletti, con proseguimento verso via Vittime di Brescia.

            Tra le proposte già formulate e l’eventuale ricerca di soluzioni alternative, attraverso un concorso vero di idee, si è scelto di perseverare col progetto più assurdo, quello presentato dalla società Bonifica, soprannominato “la via dei funghi” in quanto collega Albisola Superiore in pratica raccogliendo il traffico che scende da Sassello e da Ellera, alla Madonna degli Angeli sopra Savona rendendo comodissimo il proseguimento verso Cadibona e il Piemonte. Per rendere possibile ciò si vorrebbero realizzare principalmente due tunnel abbastanza lunghi, uno di quattro chilometri, l’altro più breve, ma con un dislivello notevole, passando due metri e mezzo (2,5 mt) sotto i palazzi della Rusca per poi attraversare il Letimbro con un ponte in scala agli altri due (autostrada e ferrovia) che già lo attraversano.

            Che dire: a parte l’ottusità di insistere su una soluzione sballata che collega due punti “morti”, a parte i problemi tecnici di andare a scavare due metri e mezzo sotto i palazzi, a parte la diga visiva sul Letimbro, a parte sapere come si pensa di intervenire in caso di incidente in una galleria di quattro chilometri a due corsie tortuosa e con una forte pendenza, o di guasto meccanico e conseguente blocco di un mezzo pesante (se si dovesse fare dovrebbe almeno togliere i mezzi pesanti dal traffico urbano) a parte la new entry di un tunnel che prolunga il tutto fino in via Stalingrado a parte tutto ciò  il progetto, diviso per lotti, siamo certi, vedrà solo la realizzazione del primo: da Luceto a Rio Termini ovvero dallo svincolo dell’autostrada al porticciolo della Margonara, non c’è ancora? Si farà, si farà….

 

8/8/2007

pubblicato sul numero di settembre di "Il grido del popolo"

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(19 agosto 2007) - Sul progetto di piattaforma di Vado Ligure

Guardando i disegni della nuova piattaforma di Vado Ligure, senza entrare nel merito della disputa politica, mi sorgono quattro interrogativi "tecnici" da ignorante della materia:

1) la piattaforma non ha "difese" verso il mare aperto? Sarebbe il primo caso di porto senza molo frangiflutti! Ma se venisse fatto (e nel disegno pubblicato c’è un piccolo abbozzo) che influenza avrà sulle correnti marine?

2) i disegni mostrano la piattaforma azzurrina dello stesso colore del mare:

sarà di vetro? Perché non viene mostrata una simulazione tridimensionale, magari con le pile di containers sopra in modo da valutare l’impatto visivo? E non solo da Porto Vado, ma da tutta la costa;

3) Vado ligure non avrà ricadute dovute al traffico, ma l’autostrada (già congestionata) e l’ambiente che la costeggia? Perché non utilizzare massicciamente la ferrovia? O non bisogna "disturbare" il terzo valico genovese o, peggio, fornirgli altri transiti per sostenerlo?

4) Tanti posti di lavoro: a Vado ligure o dove? Il porto sarà molto automatizzato, I containers dove verranno lavorati? Dove sono gli spazi? e per gestirli non basta un computer piazzato chissà dove?

Claudio Manzieri

 

19/8/2007 su http://www.uominiliberi.eu/

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(2 agosto 2007) - Sulle code di auto ad Albissola

Ieri, durante i cinquanta minuti in cui sono stato in coda per attraversare Albissola, ho pensato alle varie proposte (Aurelia bis, casello Albamare ecc.) tutte opere faraoniche e particolarmente costose, propedeutiche solo al porticciolo turistico della Margonara, possibile che a nessuno venga in mente di proporre la cosa più ovvia, forse perché nella zona savonese parlare di sottopassaggi è una sorta di bestemmia: ce ne sono pochissimi e non vengono utilizzati.

Quando ad un agente di polizia municipale, anni fa, chiesi perché non sanzionava un pedone che stava attraversando sopra il sottopassaggio a San Michele mi rispose: “non voglio mica finire sui giornali!” e pensare che in quel sottopassaggio, quando fu inaugurato, c’erano persino gli acquari…

Cinquanta minuti sono tanti, e la mia auto tra fumo di scappamento e uso dei freni ha prodotto un bel carico di inquinamento, moltiplicato per tutte le auto, camion, autobus, moto incolonnate e per tutti i giorni in cui ciò avviene, determina una situazione che non capisco come gli albissolesi continuino a sopportare. In vari punti dell’Aurelia c’è spazio più che sufficiente per costruire dei sottopassaggi, perché non si fanno? Meglio tenersi livelli di inquinamento altissimi e continuare a passeggiare sugli  attraversamenti pedonali, incolonnati, magari distratti, sognanti, messaggiando…

Claudio Manzieri

 

2/8/2007 su http://www.uominiliberi.eu/

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(4 marzo 2007) - Sulle difficoltà del Governo Prodi

La cosiddetta “sinistra radicale” ha molti difetti, per questo si presta a fare ottimamente da carpo espiatorio per qualsiasi evento, ma il difetto maggiore che evidenzia è il masochismo, subendo supinamente generalizzazioni senza fondamento.

La crisi del governo Prodi è stata causata da due esponenti di questa “sinistra”? i numeri dicono di no, anche se avessero votato la politica estera presentata dal Ministro D’Alema non avrebbe ottenuto la maggioranza al Senato.

Il problema quindi è capire perché questo Governo in nove mesi è riuscito a perdere il sostegno della base che l’ha votato.

I partiti della “sinistra radicale”, in quanto struttura organizzata, hanno ben chiaro che devono sostenere questo Governo per tutto il tempo della legislatura, tappandosi naso, occhi, orecchi e mordendosi la lingua, no non è da qui che vengono le imboscate.

Quello che si percepisce tra la gente è la rassegnazione nell’accettare decisioni che non possono essere condivise: i problemi ci sono, enormi, ma siamo sicuri che le soluzioni sono le stesse proposte dalla destra, magari un po’ addolcite? Possibile che il problema delle pensioni non abbia altre soluzioni che quella proposta da Dini prima e Maroni dopo tutte sulla pelle di chi lavora regolarmente? Possibile che la scelta sia tra precarietà e non lavoro? Possibile che si debbano “scippare” i lavoratori (e le imprese) del TFR,  paventando la guerra tra generazioni? Servono veramente opere faraoniche e dal forte impatto, o è possibile ipotizzare soluzioni egualmente efficaci? Possibile che le liberalizzazioni “colpiscano” il benzinaio e non riguardano la compagnia petrolifera? Possibile che non si riesca a impostare una politica della casa che dia serenità a chi vive il problema in maniera drammatica?

Il sistema maggioritario avrebbe dovuto favorire la contrapposizione tra soluzioni alternative, la realtà è che le soluzioni sono le stesse, possiamo solo scegliere chi le deve applicare, è qui che nasce la frustrazione di chi non si rassegna a morire democristiano.

Claudio Manzieri

 

4/3/2007 su http://www.uominiliberi.eu/

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(23 dicenbre 2006) - Sulle Foibe in seguito ad un articolo di Samantha Giribone stupita perché nessuno dei suoi professori aveva speso una parola per spiegare, cosa fossero le Foibe.

Spett. redazione di Trucciolisavonesi,

Mi ha colpito la Vostra Samantha Giribone stupita perché nessuno dei suoi professori aveva speso una parola per spiegare, cosa fossero le Foibe, anche se ha avito ottimi insegnanti, considerando gli articoli che scrive.

Non sono un insegnate, quindi non provo “vergogna di categoria” e non voglio giustificare ma, molte volte, per non apparire conniventi ideologici con chi ha commesso nefandezze, rinunciamo a inquadrare nella luce storica fatti che, diventano esclusivi per chi ne da letture strumentali.

Non è il caso vostro e quindi spero di non essere frainteso: sulle Foibe si cita solo la parte finale della vicenda, evitando di “raccontarla tutta” ovvero si tralascia di ricordare quando i fascisti, con i metodi loro, italianizzavano a forza interi paesi, traducendo in forma italiana i toponimi, i nomi e i cognomi e provvedevano ad effettuare la “pulizia etnica” con deportazioni, fucilazioni, violenze di ogni sorta…

La situazione balcanica è storicamente molto complessa, si intrecciano forti appartenenze etniche con differenziazioni religiose e politiche altrettanto nette e ancora irrisolte. Sulle vicenda delle Fiobe bastano pochi minuti per trovare su internet notizie particolareggiate:

 “La Slovenia viene annessa, e diventa la provincia di Lubiana. La Croazia diventa un regno "indipendente", con primo ministro Ante Pavelic, un fascista feroce e sanguinario, (…). Il partito fascista e razzista croato, gli Ustascia, formato da fanatici religiosi (cattolici) e nazionalisti, appoggiati dal vescovo di Zagabria e primate di Croazia Stepinac, intraprendono fin da subito una opera di pulizia etnica nei confronti di Serbi e altre minoranze, spesso spalleggiati dalle truppe italiane.”

http://www.zmag.org/italy/Ottanelli-foibe.htm

Ho trovato anche la riproduzione di un manifesto, ma ci sono racconti, cifre, testimonianze molto accurate.

Non voglio giustificare ma semplicemente invitare a non vedere con gli occhi dell’oggi fatti che bisognerebbe analizzare con il distacco dello storico, che non vuol dire insensibilità.

Chi è stato testimone e attore del periodo che culmina col 25 aprile 1945 ha scritto, nella Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra…” perché ogni atto che si compie in guerra, anche se fosse da considerare “a fin di bene”, è comunque ingiusto.

Un caro saluto a tutti e un sincero augurio di buon anno.

Claudio Manzieri

 

20/12/2006 su www.truciolisavonesi.it    In seguito ad una articolo apparso su http://www.truciolisavonesi.it/articoli/numero89/ventanni.htm

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Novembre 2006 - Considerazioni sul progetto di costruzione di un porto turistico in località Margonara.

INTRODUZIONE

“…su internet, basta cercare, si trova tutto…” quante volte abbiamo sentito o detto questa frase. Se su un qualsiasi motore di ricerca si digita “Margonara”, “Fuksas”, “Maddonetta” o ancora “Bofill”, “Masterplan” “Crescit” ovvero se si cercano notizie, immagini, progetti sulle opere pubbliche di grande impatto che stanno stravolgendo Savona, si trova pochissimo. È strano che le informazioni più esaustive si trovano sul sito dell’Autorità Portuale http://www.porto.sv.it/index.htm.

Perché lo considero strano? Semplicemente perché l’Ente Porto non mi sembra sia l’organismo che abbia tra i compiti la  programmazione urbanistica della città e poi, se fossero opere di così grande importanza per lo sviluppo, per il futuro ecc. logica vorrebbe che fossero abbondantemente pubblicizzate sui siti dei comuni coinvolti e dei partiti di governo della cosa pubblica, che  si sono impegnati direttamente, per magnificare il proprio operato. Allo stato attuale, visto il silenzio, sembra che se ne vergognino.

Solo Il PRC se ne occupa nel sito della Federazione e del Circolo “Rebaglaiti”, sollevando una serie di questioni tutte condivisibili. Nonostante ciò ritengo che tra i progetti che cambiano e cambieranno il volto della nostra città, quello del porticciolo della Margonara sia il più accettabile, ovvero quello che pone meno problemi.

 

QUESTIONE AMBIENTALE

Un porticciolo turistico da 800 posti barca con annesso grattacielo ha un impatto ambientale notevole, ma non viene realizzato in un ambiente costiero incontaminato, bensì in un tratto di costa martoriato da anni di discariche, abusi di ogni sorta, modifica del corso delle correnti marine a causa della costruzione delle dighe foranee sempre più lunghe, basta vedere come appare la costa dal mare, certo non è una buona ragione per infierire ancora, ma rispetto agli ecomostri che hanno deturpato o coi quali si vorrebbe deturpare ambienti incontaminati, qui almeno non si interviene su nulla che non sia già distrutto.

Per le ragioni di cui sopra, anche l’ambiente subacqueo risulta estremamente compromesso: non è un deserto, ma la presenza di vegetali e animali è poco rilevante per sperare nella possibilità di colonizzazioni in controtendenza rispetto allo stato attuale.

Anche la Posidonia oceanica, la pianta che con le sue praterie garantisce l’ossigenazione del mare, frena l’erosione della costa causata dalle mareggiate, consolida il fondale e, con l’incrocio dei “tronchi” (matte), dona rifugio ad avannotti e invertebrati vari, non è presente attorno allo scoglio della Madonnetta.

In uno studio dell’ENEA sulla diffusione della Posidonia oceanica in Liguria, pubblicato negli anni ’90, si legge:

“…all'altezza di Savona, dove si trova una piccola prateria di Posidonia oceanica costituita per lo più da matte morta ed estesa per non oltre 10 ettari.

Un'ulteriore piccola prateria di Posidonia oceanica si trova davanti ad Albissola Marina: anch'essa è molto degradata ed occupa un'area non superiore a 15 ettari.

Aree di matte morta davanti a Savona e ad Albissola Marina sono state segnalate (…) 1989 (…).

I relitti di prateria di Savona e di Albissola Marina rappresentano ciò che rimane di più estese formazioni attualmente scomparse a seguito dello sviluppo industriale ed urbano della zona. (…) Nel 1880 fu segnalata una fioritura di Posidonia oceanica ad Albissola marina.“

Sovrapponendo alle tavole dell’Enea la piantina del Piano della costa della regione Liguria, che indica in grigio dove si concede la possibilità di realizzare un porticciolo, si nota che non ci saranno conseguenze negative anche perché il progetto inserito nel piano regolatore portuale, non impegna tutta l’area consentita.

Resta il dispiacere di vedere “annegare nel cemento” una serie di scogli alcuni affioranti altri poco sotto il pelo del mare che anni addietro potevano essere tutelati, cosi come il tratto di costa ricoperto di massi e terriccio.

 

QUESTIONE VIABILITA’

L’idea di un porto turistico in questa zona nasce con la progettazione dell’Aurelia bis, ipotizzando che il tracciato potesse passare in quella zona, era plausibile progettare una struttura che, oggettivamente, avrebbe portato un consistente aumento di traffico veicolare. Con l’accantonamento del progetto, completamente sballato, di collegare la Pace di Albisola Superiore con la Madonna degli Angeli a Savona transitando pochi metro sotto le case della Rusca con un tunnel troppo lungo e contorto per garantire standard di sicurezza accettabili, con pendenze esagerate, aggiungendo un ulteriore ponte sul Letimbro ad altezza diversa da quelli esistenti, resta il problema di come gestire il traffico verso un porticciolo da 800 posti barca e una torre residenziale e commerciale di 120 m di altezza.

Anche l’idea di uno svincolo autostradale con un raccordo che non troverebbe spazio tra case e bacino Podestà (rio Termini) pare velleitaria.

QUESTIONE PORTO COMMERCIALE

La nuova progettazione (bordata di rosso nel disegno), che ha recepito le prescrizioni formulate nella Conferenza dei Servizi del 19/10/2005, in parte risolve il problema del “tappo” sull’ingresso del porto commerciale ridisegnando l’ingombro del molo. Restano alcuni dubbi sul restringimento della zona di manovra e sull’aumento del traffico diportistico che si sovrappone a quello commerciale, anche se questo dovrebbe trovare maggiore sbocco nella zona alti fondali.

 

PREGIUDIZIALI FONDAMENTALI

Scrivevo all’inizio che tra tutti i progetti questo è l’unico accertabile salvo porre alcune pregiudiziali essenziali che, solo con proposte serie per risolvere i problemi,  possono essere superate.

Riassumendo sono tre le questioni: viabilità, risanamento ambientale terrestre, ricostituzione dell’ambiente marino.

Sulla viabilità bisogna che chi intende edificare trovi anche le soluzioni per decongestionare la zona dal traffico veicolare.

L’ipotizzata rotatoria all’altezza di via Scotti con sdoppiamento della strada è una proposta insufficiente, considerando che quel tratto di Aurelia serve anche l’Ospedale, bisogna garantire, ai mezzi di soccorso, rapido accesso sia da levante sia da ponente.

Di fatto tutta la zona collinare retrostante è incolta soffocata da sterpaglie. Sopra c’è il parco (inutilizzato) dove si trova l’Ospedale San Paolo. La zona è impervia, ma si po­trebbe, con opportuni interventi, bonificarla e renderla fruibile anche con percorsi pedo­nali, ciclabili, riqualificandone la natura.

Non ci sono dubbi, l’ambiente marino è degradato La rinuncia alla fruizione di una porzione di costa potrebbe essere ripagata con le creazione di un ambiente “artificiale” e con interventi di bonifica e reimpianto di specie, sotto il controllo dell’Università e di enti quali l’ENEA.

L’intervento potrebbe essere realizzato esternamente verso Albissola Marina, con blocchi sagomati sommersi, per ricreare un habitat che favorisca il ripopolamento, con la prospettiva di un’area attrezzata per attività di osservazione (sea–watching, snorkering) e la promozione in un programma di ricostruzione della prateria di Posidonia oceanica esistente in zona fino agli anni precedenti gli ampliamenti del porto di Savona.

 

CONCLUSIONI

Senza dubbio di un porto turistico così ipotizzato se ne potrebbe benissimo fare a meno, certo che se si vogliono aumentare i posti barca da diporto in Liguria, piuttosto che in una zona di pregio ambientale, è meglio farlo lì dove per decenni si è infierito (dov’erano gli estimatori di oggi?) con discariche, allungamento di moli, dragaggi, costrizione di scarichi pluviali (tutto il bacino di rio Podestà con il noto rio Termine) dove è impensabile che si possa realizzare un risanamento ambientale senza renderlo remunerativo per chi lo effettua, ma che forse c’è chi ha interesse che resti tutto com’è, la cosa è legittima; c’è anche la questione di verificare la “serietà” di chi intenderebbe investire in quest’opera, ma allora dichiariamo apertamente quali sono le questioni e chiediamo garanzie solide, senza false folgorazioni ambientaliste.

Dovrà essere determinate, nell’assumere la decisione, capire che ricaduta deriverebbe da tale opera e  porre delle condizioni ostative concrete. Ottocento posti barca creano oggettivamente molti posti di lavoro (forniture, manutenzioni, personale di bordo ecc.) e collegare il porto al riordino e al risanamento ambientale della zona che ne permetterebbe un recupero funzionale, diversamente  problematico, cominciando dall’utilizzo per la città degli spazi che si libereranno con il passaggio delle funivie nella zona alti fondali, anche con posti barca “per residenti” ovvero per barche di dimensioni inferiori a quelle che sarebbero ospitate nel nuovo porto, incrementando ulteriormente i benefici occupazionali.

In ultimo l’opera di un architetto famoso, resa estremamente visibile, anziché camuffare falsamente unità abitative,  potrebbe creare quell’interesse, quel “valore aggiunto”  senza rovinare una prospettiva già profondamente compromessa.

Claudio Manzieri

Novembre 2006 su http://www.uominiliberi.eu/

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(10 luglio 2006) - qualche indicazione per chi vuole approfondire i "lavori in corso" a Savona.

PER SAPERNE UN PO' DI PIU' SU ORSA 2000

Chi non ricorda “Mani sulla città”, un film di Francesco Rosi del 1963, vincitore del Leone d’Oro al Festival di Venezia? C’era una scena bellissima, nella quale costruttori e politici illustravano il rinnovamento urbanistico di Napoli davanti ad un plastico che, si scoprirà alla fine della scena, essere di marzapane e progressivamente si passava dalla descrizione progettuale alla “abbuffata” alimentare, metafora semplice, ma resa magistralmente.
Siamo certi che il plastico del progetto Bofill, che ridisegna parte di Savona, è di legno, non sappiamo dove sia conservato (che se lo siano mangiato?) e stupisce il fatto che delle opere pubbliche di grande impatto che stanno stravolgendo Savona, si trovano pochissime immagini e informazioni, quando sarebbe logico che fossero abbondantemente pubblicizzate sui siti dei comuni coinvolti e, soprattutto, dei partiti di governo della cosa pubblica che  si sono impegnati direttamente per permettere l’iter dei progetti.
Non lasciamo i compagni nell’ignoranza, abbiamo trovato un’ampia documentazione fotografica sul sito
Savona a Filo d'Acqua cliccando su la location e poi photo gallery si accede ad una serie di immagini che chiariscono le opere che si stanno realizzando.
Per i compagni che volessero, nella sezione Area Vendite Planimetrie potranno vedere se ci fosse qualche alloggino adatto alle proprie esigenze, anche se molti risultano già venduti, potrebbero trovare quello che cercano, ma attenzione, non sapranno chi sono i loro vicini: sui disegni c’è scritto VENDUTO, ma non a chi (pretendiamo troppo, vero?) così come non abbiamo trovato i prezzi…
C’è anche un Forum ben informato all’indirizzo
http://skyscrapercity.com/archive/index.php/t-273755.html dove oltre che di Bofill si parla anche di Metalmetron.
In ultimo sul sito di “Noi per Savona” http://www.noipersavona.it/archivio.htm ci sono informazioni storiche e notizie, un po’ datate, curate dall’ing. Buscaglia .
Siamo ancora in cerca di notizie “visive” del porticciolo della Margonara del quale è apparso solo un francobollo sui giornali, dei progetti per la lottizzazione dell’Astor e dell’ex San Paolo. Appena avremo materiale interessante lo monteremo adeguatamente e lo metteremo a disposizione dei compagni perché è importante conoscere le cose per poterne parlare, specie se sembrerebbe che si vogliano nascondere…

CLAUDIO MANZIERI

10 luglio 2006 su http://www.circolorebagliati.it/

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(5 luglio 2006) - Scritto mentre la nazionale di calcio italiana stava vincendo il mondiale in Germania e, in Italia, era in corso il "processo sportivo farsa" detto di calciopoli.

L'ITALIA CHE ENTUSIASMA AL DI LA' DELLE ALPI! IL CALCIO "MARCIO" AL DI QUA...

Verrebbe da dire: “tutti colpevoli, nessun colpevole”. Viva l’Italia!
Ma cosa state scrivendo sul sito del circolo “Rebagliati”? Semplice, nel momento in cui tutta l’Italia sta discutendo del pallone, perché non possiamo trattare l’argomento anche noi?
Due aspetti si accavallano, il risultato sportivo entusiasmante e il marcio di un mondo che sarebbe troppo banale ritenere solo rovinato dai soldi.
Sul risultato sportivo c’è poco da scrivere, forse c’è da chiedersi cosa di meglio dovrebbero fare i giocatori per meritarsi il dieci sulle pagelle dei giornali. Da profani glielo diamo noi, saranno anche miliardari viziati, capricciosi, un po’ bombati (forse), ma stanno entusiasmando.
Sul versante legalità ci sarebbe molto da scrivere, a cominciare dal fatto che di legalità, lealtà sportiva, limpidezza ecc. in quel mondo mette male trovarne traccia.
Interessi economici enormi si concentrano sul pallone, pubblicità, diritti televisivi, sponsor, ma anche scommettitori, politici rampanti, industriali con pochi scrupoli, avventurieri, millantatori che sfruttano una legislazione molto protezionistica per salvare i propri interessi.
Non siamo diventati “liberisti” sconsiderati, ma quale altra categoria gode del “decreto spalmadebiti”, di perdoni bonari, ripescaggi compiacenti, ancora: è logico che prima di fischiare in fallo l’arbitro debba valutare le ripercussioni in borsa del proprio effluvio di fiato?
Il rischio principale è che dopo tangentopoli anche calciopoli finisca con pochi alla gogna e con la rigenerazione (sotto altra veste) del tessuto marcio, magari con una legge “ad hoc” che dice che il marcio, per essere marcio, debba essere proprio marcio.
Queste considerazioni non portano a rimpiangere nulla del passato, o ad additare la bellezza degli sport poveri, da queste inchieste deve nascere un nuovo status del mondo sportivo e del mondo del calcio che ne è il motore, ad esempio potrebbe nascere una federazione autonoma, per arbitri e giudici di gara (quindi non solo calcio), accorpandola a quella dei cronometristi; dividere il titolo sportivo (e la sua gestione) dagli interessi degli investitori che su di esso debbano avere più responsabilità anziché, come oggi, utilizzarlo per aggirare le leggi.
Ma allora: “tutti colpevoli, nessun colpevole?”. A oggi ci sono le norme e chi non le ha rispettate, ovvero chi è stato scoperto a non rispettarle, deve risponderne. Certamente è stata avvistata la punta di un iceberg: prima del disastro sarebbe meglio cambiare rotta.

CLAUDIO MANZIERI

5 luglio 2006 su http://www.circolorebagliati.it/

P.S. auguro agli amici interisti di vincere gli scudetti sul campo, non in tribunale: se due campionati sono stati falsati sarebbe corretto non assegnare i titoli.

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(3 luglio 2006) - Da molti anni è in corso una discussione per la realizzazione o meno di un porticciolo turistico all'ingresso di Savona, venendo da Albissola Marina, sull'ingresso del porto commerciale.

A seguito delle polemiche interno al PRC sulla posizione che ho assunto sull'argomento, ho preferito non rinnovare l'iscrizione a quel Partito.

IL PORTICCIOLO DELLA DISCORDIA
La Margonara e il progetto di Fuksas. Opinioni a confronto: un'opera di forte impatto per l'ambiente? Una ennesima speculazione edilizia? Oppure un progetto di valorizzazione del territorio e di Savona?

Storicamente, sul progetto di porticciolo turistico della Margonara, il circolo “Rebagliati” è diviso tra chi è comunque contrario e chi è possibilista. Il dibattito che si è svolto nell’ultimo Direttivo ha rispecchiato questa situazione.
Dopo l’introduzione del Segretario, ho relazionato sullo stato attuale che ha avuto un’accelerazione a seguito della presentazione del progetto, che dovrebbe essere definitivo, presentato dall’architetto Fuksas.
In effetti l’ultima versione ha accolto le indicazioni che da varie parti sono state rappresentate. In particolare è stata ridotta la dimensione del porticciolo (fig. 1 in basso - in giallo prima versione, bordata di rosso la definitiva) e si è sostituita l’insostenibile cubatura residenziale a terra con una “torre” sul mare. L’impatto sarà comunque notevole, ma ritengo che rispetto alla serie di mostruosità architettoniche e ambientalmente dirompenti, che stanno modificando radicalmente Savona, questo sia l’unica plausibile.
È chiaro che per essere realizzato devono essere chieste delle contropartite pregiudiziali:
1) deve essere realizzata una viabilità alternativa all’attuale Aurelia, già intasata normalmente, che non sopporterebbe un’ulteriore aumento di traffico veicolare;
2) deve essere sistemata l’area a terra che attualmente è fatiscente e degradata anche con la realizzazione di percorsi pedonali e riordino del verde;
3) deve essere realizzata a mare, esternamente verso Albissola Marina, la ricostruzione, con blocchi artificiali sommersi, di un habitat che favorisca il ripopolamento con la prospettiva di un’area attrezzata per attività di osservazione (sea–watching, snorkering) e la promozione in un programma di ricostruzione della prateria di Posidonia oceanica esistente in zona fino agli anni precedenti gli ampliamenti del porto di Savona, col coinvolgimento dell’università e dell’ENEA.
I compagni marcatamente contrari al progetto hanno evidenziato come il problema della viabilità sia irrisolvibile e quindi si paralizzerebbe l’unica strada di collegamento tra il levante e Savona. Si creerebbe anche un “intoppo” sull’ingresso del porto commerciale che, collegato a quello causato dalla realizzazione del progetto Bofill, andrebbe a “strozzare” completamente l’attività portuale.
Altro punto è quello dell’impatto ambientale appariscente, dove la “torre in mezzo al mare” diventa presenza violenta sulla natura. Alcuni compagni, però, hanno obiettato che essendo la zona profondamente degradata e violentata da molte costruzioni inadeguate, ad esempio l’Ospedale di Valloria a mezza collina, una torre “firmata” potrebbe diventare elemento distintivo e di valore, per contrario, positivo.
Interessante è anche la creazione di posti di lavoro collegati alla manutenzione e rimessaggio delle 800 barche che vi troverebbero approdo più quelli collegati ad altre attività (forniture, ristorazione ecc.).
Il dibattito è aperto. Vorrei che il nostro sito diventasse crocevia di idee e considerazioni sull’argomento. Io sto lavorando ad uno studio con supporto fotografico anche subacqueo, che presto proporrò come contributo, non per perorare le mie teorie, ma per dare a tutti i compagni ulteriori strumenti di valutazione.

CLAUDIO MANZIERI

3 luglio 2006 su http://www.circolorebagliati.it/

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(20 marzo 2006) La risposta ai dubbi sollevati da una consigliera dell'Ulivo della V Circoscrizioni prima delle elezioni.

Mi ha sorpreso leggere l’esternazione della consigliera dell'Ulivo della V Circoscrizione, in particolare il modo con cui parla di opere che avranno un violento impatto sulla città, proprio sul territorio della V Circoscrizione, considerate secondari rispetto alle difficoltà che si incontrano nella quotidianità dei compiti del decentramento.

Fortunatamente c’è Rifondazione e tutta la sinistra savonese, Moretti insegna: diamo la colpa a loro, un ottimo alibi per chi si crede sempre nel giusto anche davanti all’evidenza contraria.

Sarebbe ripetitivo proporre le argomentazioni che si leggono sui vari siti, sulla stampa locale, che si sentono nei commenti delle persone incontrate in strada, circa l’impatto di opere che stravolgeranno non solo l’aspetto visivo ma anche quello pratico e ambientale di Savona. Una “diga” che taglierà la darsena dal Priamar, coprendone la vista, grossa come una vota e mezza il monoblocco di Valloria, scrive la Turchi, è un fattore secondario? Va bene consideriamolo tale. Quanti alloggi verranno realizzati? quanti uffici? quanti posteggi? quanti dall’ex ASTOR? quanti alla Margonara? vi si accederà solo a piedi o dalle  strade attuali (una: l’Aurelia)?  fortunatamente Savona è molto ventilata, pertanto l’inquinamento atmosferico è poco percepito, alla sua coscienza questo può bastare, a me no!

Sarebbe anche troppo facile speculare sul fatto che questa Amministrazione, troppo presa nelle grandi opere, si è  “dimenticata” delle Circoscrizioni, in realtà il decentramento parrebbe vissuto come un peso i cui pareri, anche se non vincolanti, potrebbero diventare fastidiosi: non devono disturbare il “manovratore”,  meglio lasciarle a secco ... quando poi un Presidente utilizza il poco per iniziative clientelari è sempre colpa di Rifondazione?

Capisco che le propongo un “punto di vista” sgradito, ma non per questo non degno di essere considerato.

Nel coro dei favorevoli alle opere edilizie si è iscritto anche il candidato Sindaco del centrodestra, ci troviamo con i due poli in sintonia (Savona e Albissola Marina, centrosinistra e centrodestra concordi sulla Margonara), la “sinistra” ci ricorda tristemente i polli di Renzo e non è in grado di esprimere quell’unità di intenti con al centro i valori della persona, del lavoro, della libertà, della giustizia sociale, dell’ambiente sano che dovrebbe essere alla base per partecipare paritariamente al confronto tra programmi distinguibili, senza locuzioni dubitative, sui quali chiedere il consenso da parte dei concittadini in modo che siano loro, scientemente, a decidere del proprio futuro.

 

A titolo puramente personale

Claudio Manzieri

Abitante nella V Circoscrizione

 

20 marzo 2006 su http://www.uominiliberi.eu/

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(1 marzo 2006) - 28 febbraio 2006 la Redazione del sito pubblica il rendiconto della riunione del Comitato Politico Federale sull'accordo per le elezioni del Consigli Comunale, riportando anche: "E' un punto questo che suscita parecchie perplessità all'interno del parlamentino savonese del Partito: Claudio Manzieri della mozione 2 "Essere comunisti" riconosce al programma una spinta positiva, anche fin troppo dedita alle buone intenzioni, ma notevolmente priva di quella necessaria definizione pragmatica che deve accompagnare le intenzioni e concretarle in punti precisi e di fattibile realizzazione nel contesto cittadino. "Mi sembra - dice Manzieri, parlando a nome di tutta la mozione 2 - che il programma di Berruti sia un bel libro dei sogni, una sorta di libro "Cuore" che ci facevano studiare da bambini, ricco di valori positivi che abbiamo poi scoperto, da grandi, non essere quello che ci volevano far credere. I contenuti del programma sono apprezzabili, ma non si intravede il terreno di crescita necessario per una trasposizione in termini reali di tutte queste buone intenzioni. Certo, in tutto questo contesto conterà la presenza istituzionale del nostro Partito: in giunta e tra i banchi del Consiglio comunale. Una presenza che, per ottenere ciò che il Partito ha chiesto, non potrà non essere che qualificata e forte e non di pura testimonianza.". Un giudizio critico, dunque, che però non boccia l'approccio unitario di Rifondazione Comunista con la coalizione unionista."

Riceviamo e pubblichiamo questa precisazione del compagno Claudio Manzieri

Non ho mai gradito dovermi astenere in una votazione, perché alla fine di un percorso politico dovrebbero essere strati sviscerati tutti gli elementi per poter scegliere una posizione tra quelle proposte. Nella votazione del CPF sul programma, quindi sulla decisione su come schierarsi nelle elezioni amministrative savonesi, ho assunto tale posizione perché tutta la vicenda si è svolta in una maniera diversa rispetto a quello che avrei voluto.
Dopo il Congresso del Partito dello scorso anno, la Federazione di Savona ha trovato degli assetti interni che hanno obbligato il dibattito politico sul terreno dello scontro frontale tra le varie anime, che solo formalmente si richiamano alle mozioni nazionali. In pratica c’e stata una “resa dei conti” che ha coinvolto molti compagni che hanno cercato di prevalere gli uni sugli altri utilizzando una distorta applicazione del concetto di democrazia, ove l’essere maggioranza vuole dire annullare chi si ritiene non sia d’accordo. Il dibattito interno, invece di arricchire il Partito, lo ha fatto implodere nelle sue contraddizioni emotive più “basse”.
La questione del Comune di Savona ha dimostrato che tale scelta è stata suicida: dal PRC ci si attendeva venisse la proposta di una nuova politica per la nostra città, un’inversione di tendenza rispetto alla gestione Ruggeri, che è stata fallimentare e poco rispettosa delle esigenze della popolazione, macroscopica la sua strafottente decisione di non dimettersi e lasciare languire per più di un anno la gestione della cosa pubblica senza una guida adeguata.
Il compito che dovevamo svolgere era quello di catalizzare sulle nostre idee e sulle nostre proposte coloro che ruotano nell’ambito della sinistra che si è autodefinita “critica”, i non schierati, i militanti in altre formazioni politiche di opposizione e quanti, pur militando nell’attuale maggioranza, sentissero al necessità di cambiare la politica fin qui perseguita, per definire un programma innovativo, all’interno dello schieramento di centrosinistra. Un compito impossibile? A parer mio no, molto, molto arduo, ma non impossibile.
Tutto ciò non è stato fatto, impegnati nelle nostre questioni interne, mai state così pubbliche, abbiamo lasciato che coloro che avremmo dovuto coinvolgere ci dileggiassero ingenerosamente, abbiamo perso “pezzi pregiati” del Partito ed accettato un accordo poco convincente: anche chi ha votato a favore, non ha manifestato alcun entusiasmo nel farlo.
Il programma: l’unica presa di posizione certa è che non si farà l’inceneritore dei rifiuti. Tutti gli altri punti sono vaghi ed espressi con aggettivi “possibilitativi”, belli, certamente ben scritti, passeggiate pedonali, sensibilità verso le istanze del giovani, dello sport, dell’ambiente… in 24 pagine nulla da criticare, forse solo quando si parla di assistenza agli anziani, il riferimento alle forze private stona con la necessità che la collettività si faccia carico di chi ci ha preceduto, ma le questioni che hanno caratterizzato la nostra opposizione in questi anni non sono mai citate, sul PUC ci sono solo frasi generiche di volontà di ridiscussione delle parti più controverse, un impegno formale affinché la gestione delle acque resti pubblica: poco per essere accettato, non così negativo da essere respinto.
Per trasformare questo “libro dei sogni” in concrete opportunità, dovremmo aver un Partito coeso, ben rappresentato sia in Consiglio sia in Giunta da compagni capaci, con alte competenze specifiche, supportati da una vigilanza costante e agguerrita dalla base, con circoli attenti e propositivi. Un Partito sfilacciato e intimamente rissoso, dove contano più le mozioni che i circoli, riuscirà a generare ciò? Questa è l’improba scommessa che dobbiamo vincere, per non trasformare in una disfatta la decisine assunta a maggioranza dal Comitato Politico Federale.

Claudio Manzieri
1° marzo 2006 su http://www.circolorebagliati.it/

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(30 gennaio 2006) - La demolizione del cinema Astor e dei capannoni industriali dell’Italsider: una riflessione amara

DUE FOTOGRAFIE, UNA RIFLESSIONE

Non è nostalgia. Non è rimpianto per il passato. Non è il qualunquismo del “si stava meglio quando si stava peggio”: contemporaneamente vengono abbattuti il cinema teatro Astor e i capannoni industriali dell’Italsider.
Gli ultimi due simboli di contenitori culturali e industriali spariscono letteralmente dal panorama savonese.
Un luogo di costruzione delle menti e uno di costruzione delle cose, simultaneamente, vengono cancellati, senza che al loro posto sorga nulla di simile rivolto al futuro.
L’aspetto negativo non sta nella demolizione, ma nella prospettiva di riutilizzo delle aree.
Gli ultimi due simboli rimasti della cultura e dell’industria lasciano il posto a palazzoni, uffici, centri commerciali: sono questo il futuro?
Non c’è nostalgia, rimpianto, qualunquismo, c’è la consapevolezza che il cambiamento, che ci deve essere per progredire, gestito in questo modo, porterà ad un’ulteriore peggioramento della situazione occupazionale, culturale, qualitativa, ambientale della nostra città.
 

Claudio Manzieri

 

 

L'ex Teatro ASTOR di via Pia, oggi sotto gli implacabili denti delle ruspe... 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'ex stabilimento siderurgico dell'ITALSIDER (ex ILVA) verso il completo smantellamento per far posto ai progetti di Orsa 2000

        

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

30 gennaio 2006 su

 http://www.circolorebagliati.it/

 

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(6 gennaio 2006) - Uno scritto duro verso coloro che, soprattutto a sinistra, con al scusa di volersi mantenere puri, non hanno permesso di creare un programma alternativo per le elezione del Consiglio Comunale di Savona (ma non è solo causa loro se le cose sono andate come sono andate).

LE NOSTRE QUISQUILIE E CHI SE LA GODE

Mentre polemizziamo scioccamente su quisquilie, coloro che hanno interessi forti se la godono (questo potrebbe essere il titolo).
Ormai leggo solo per “ignavia” le polemiche che si susseguono come serie di onde di una mareggiata che scuote profondamente...un bicchier d’acqua che sarà bevuto, in un sol sorso, da chi aspetta solo di incassare, in questa “Savona da bere”, il risultato di anni di attesa.
Se la verifica di una linea politica dovesse essere valutata solo dal “a chi giova?” l’associazione di Astengo difende gli interessi di quei poteri che vorrebbe combattere perchè rifiuta ogni contaminazione, disdegna ogni accordo, insulta chi seriamente cerca di opporsi allo scempio che si prospetta.
Io, forse per troppa benevolenza, credo ancora nella buona fede, ma non capisco proprio perché, nel momento che si potrebbero unire le forze, si cercano spaccature inconcludenti.
“A sinistra per Savona” propugna il rafforzamento dell'opposizione in Consiglio Comunale, ma a cosa serve? Non voglio dilungarmi su questioni tecniche, ma il Consiglio Comunale, per norme nazionali, è stato privato di ogni funzione, ha solo compiti talmente generali che non è possibile in alcun modo contrastare le politiche che vengono attuate. Non serve neanche da tribuna per denuncie, il pubblico, alle riunioni, non c’è mai e le cronache giornalistiche... a proposito: giornalisti ne esistono ancora a Savona? a copiare veline si guadagna a sufficienza per mangiare, ma le inchieste, quelle fatte “senza rete” sono un’altra cosa; i pennaioli nostrani preferiscono cavalcare qualche “non notizia” per attaccare ora questo ora quel “potentino”, che cadrà sempre in piedi, senza mai “graffiare” il potere.
Per questi motivi “mi chiamo fuori” da ogni ulteriore dibattito e invito tutto il Partito a lasciare che il pianista Astengo continui a suonare le sue musichette mentre il Titanic affonda, abbiamo un compito importante da svolgere, se le forze saranno solo le nostre, non dobbiamo spaventarci anche perchè è un film già visto: sul PRC si concentrano le stesse posizioni di chi attaccava “da sinistra” il PCI, questi “signori” continuano a vedere nel partito organizzato il traditore della purezza dell’idea, non capiscono che l’idea, “senza gambe” non si muove e le “gambe” per il comunismo, sono il Partito Comunista.
I maglioncini di Bertinotti, la barchetta di D’Alema, le telefonatine di Fassino, i “capricci” della Turchi, sono molto più importanti della situazione economica, dei posti di lavoro, dello scempio ambientale, delle privatizzazioni dei beni pubblici. Continuiamo a dividerci su ciò, così mentre ci arrovelliamo attorno ai “giocattolini” che ci danno, lor signori se la godono indisturbati.
Purtroppo la “teoria” marxista la conoscono (e la attuano) meglio gli avversari di noi, infatti dovremmo sapere che l’arma usata dalla borghesia è convincere che gli interessi propri sono anche quelli delle classi sociali che li subiscono, ma noi, nei nostri “fortini dorati”, continuiamo a non farci contaminare….

Claudio Manzieri

6 gennaio 2006 su http://www.circolorebagliati.it/

 

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(settembre 2005) - La data dell'11 settembre è associata all'attentato alle torri gemelle di New York. Per molti l'11 settembre ricorda il 1973 quando in Cile, un colpo di stato fascista promosso e appoggiato dagli Stati Uniti d'America "destituì" il governo democraticamente eletto instaurando una delle più feroci dittature che la storia ricordi.

LA LEZIONE DI ENRICO BERLINGUER
Difendere la Costituzione per progredire socialmente  Contro un nuovo 11 settembre cileno (o americano...)

 

Anche quest’anno siamo arrivati all’11 settembre. Il modo che ho scelto per ricordare questa data è rileggere i tre articoli di Enrico Berlinguer pubblicati sui numeri del 28/9, 5/10 e 12/10 nell’anno 1973 del settimanale “Rinascita”.
Mentre “noi” ci siamo dimenticati di cosa avvenne l’11 settembre 1973, il mondo capitalista si guarda bene da spingere nell’oblio l’11 settembre 2001 e ci “bombarda” con ogni sorta di rievocazione, ma non chiarisce perché, come e cosa sia successo veramente, quel giorno a New York.
Sappiamo bene cosa avvenne in Cile: un governo “di sinistra” regolarmente eletto, venne rovesciato da un golpe militare, attivamente appoggiato dagli Stati Uniti d’America, che instaurò una feroce e sanguinaria dittatura “di destra”.
Rileggere Berlinguer è impressionante: se ci limitiamo alle parole, che sono datate, forse continuiamo a non capire, ma se leggiamo i concetti espressi da tali parole emerge, partendo dall’analisi degli avvenimenti cileni, la prospettiva rivoluzionaria che ci ha indicato unica possibile, che molti nella sinistra non sono stati capaci di recepire o hanno male interpretato o hanno preferito ignorare favoleggiando altre strade, suggestive, ma storicamente, direi marxisticamente, impraticabili.
Berlinguer evidenzia che bisogna analizzare la situazione esistente: prendere atto non vuol dire accettarla, ma farne il punto di partenza per cambiare lo stato delle cose.
Nella situazione italiana, un passaggio importante riguarda la priorità della difesa della Costituzione e del sistema elettorale (ricorda la lotta contro la legge truffa), perché la democrazia e la rappresentatività sono le basi della libertà e la libertà dei popoli e l’indipendenza delle nazioni sono l’incubo per le classi dominanti borghesi.
Di più: Enrico Berlinguer ci dice che la Costituzione italiana è il primo tassello per la trasformazione progressiva dell’intera struttura economica e sociale. Si capisce, quindi, perché continua il tentativo, della destra, di modificarla, oltre quello che già è stato fatto, meno perché partecipa o ha partecipato o a fatto da sponda a ciò chi doveva difenderne i valori.
Un altro concetto, forse indigesto, ma non per questo ineccepibile, è che una profonda trasformazione sociale debba essere effettuata senza sospingere in posizione di ostilità vasti strati di ceti medi, il perché ce lo scrive chiaramente: “Ciò, evidentemente, comporta una attenta scelta delle priorità e dei tempi delle trasformazioni sociali e comporta, di conseguenza, l’adoperarsi non solo per evitare un collasso dell’economia ma per garantire anzi, anche nelle fasi critiche di passaggio a nuovi assetti sociali, l’efficienza del processo economico.” È premonitore quando scrive: “Il problema politico centrale in Italia è stato e rimane più che mai proprio quello di evitare che si giunga a una saldatura stabile e organica tra il centro e la destra.” In questo abbiamo fallito perché la saldatura che non dovevamo permettere c’è stata (almeno in parte) e abbiamo la riprova della giustezza dell’analisi berlingueriana perchè la formazione della casa delle libertà (unione del centro con la destra) e la conseguente vittoria elettorale, ha portato ad un fortissimo arretramento nelle condizioni di vita, nella sicurezza sociale, un aumento di precarietà, una diminuzione di legalità.
Sono passati trentadue anni, il quadro di riferimento politico è stato radicalmente sconvolto, ma la necessità di creare un percorso comune di tutti i soggetti sociali indicati da Berlinguer (più i nuovi) come unica strada per giungere ad un cambiamento radicale della società resta l’unica prospettiva percorribile. Per Berlinguer era relativamente facile indicare i partiti in quanto essi rappresentavano a grandi linee agglomerati di interessi sociali omogenei, oggi bisogna ripartire da un quadro interno più confuso e da una situazione internazionale ancora più sfavorevole, dove la caduta del muro di Berlino è avvenuta in una sola direzione e l’Unione Europea non riesce a trovare una propria consistenza che permetta agli stati che ancora lo sono, di sciogliersi dall’abbraccio asfissiante degli USA.
Berlinguer ci ricorda che il 51 per cento dei voti farebbe vincere elezioni, ma non “…garantirebbe di per se la sopravvivenza e l’opera di un governo…”; nella fase attuale, certamente una di quelle “in cui bisogna (…) raccogliere le forze e per preparare le condizioni di una ripresa del cammino in avanti”, è essenziale assumere tutte quelle decisioni necessarie, prima ancora che per riuscire a spostare il “ceto medio” verso l’alleanza con la sinistra, per ridare “gambe” e “testa” ad un movimento che non riesce a trovare un linguaggio comune. La speranza che con il Partito della Rifondazione Comunista si riuscissero ad unire tutte le sensibilità della sinistra, per giungere ad una sintesi vincente, si è persa nelle secche del Congresso dalle cinque mozioni.
Non ho la ricetta vincente, ma sono convinto che se non riusciamo a trovare il modo di superare quello che poterei definire “il peccato originale del marxismo” ovvero la continua rissosa frammentazione che ha caratterizzato cento anni di storia, anche quando riuscissimo a raggiungere intese e alleanze non saremmo in grado di reggerne l’impatto, altro che esserne egemoni e utilizzarle come volano per il cambiamento rivoluzionario della società.

CLAUDIO MANZIERI

settembre 2005 su http://www.circolorebagliati.it/

 

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(15 giugno 2005) - il 12 e 13 giugno 2005 si è svolto un referendum sulla procreazione assistita che ha visto la chiesa impegnata per l'astensionismo perchè, nei referendum, se non si  raggiungere il quorum del 50% di partecipanti il risultato non ha validità e quindi resta la norma così com'è.

REFERENDUM: LA NOSTRA SCONFITTA NON E' LA VITTORIA DELLA CHIESA CATTOLICA

la Sinistra non scarichi su altri le responsabilità per coprire le proprie carenze

Sono molti i pensieri che si alternano analizzando il fatto che tre italiani su quattro non hanno votato per i referendum del 12 e 13 giugno.
E’ facile constatare che ha influito la difficoltà dell’argomento collegata ai pochi mezzi finanziari per pubblicizzare/informare, così come disquisire sul voto colto delle grandi città contro l’astensione della provincia distratta e ignorante, ma non basta a giustificare un risultato che ovunque non ha raggiunto il 50%.
La Sinistra italiana ha la pessima abitudine di scaricare su altri responsabilità per coprire proprie carenze: la caduta del governo Prodi e la sconfitta elettorale alle politiche non sono forse state causate da Bertinotti? Il fallimento dei referendum è davvero frutto della massiccia ingerenza della chiesa?
Se così fosse, ovvero se il 74,1% degli italiani seguissero alla lettera le indicazioni del Vaticano, nel campo della procreazione avremmo degli indici di natalità ben diversi, separazioni e divorzi sarebbero in numero di molto inferiori, le chiese sarebbero piene di fedeli, che dire del “non rubare” e degli altri comandamenti?
Le ingerenze delle gerarchie ecclesiastiche, nella vita quotidiana, sono molte, pesanti e odiose, ben lungi da essere limitate alla sfera religiosa, ma da qui a sostenere che sono state determinanti nella sconfitta referendaria distoglie dalla ricerca delle altre cause, che ci sono, che dobbiamo analizzare per poterle correggere.
La sfiducia, la rassegnazione, l’impotenza, la constatazione, per quelli che ci credevano, che col maggioritario ci fossero due schieramenti con programmi contrapposti e si trovano davanti a coalizioni che si votano valutando il male minore, l’interesse generale piegato al risultato immediato, la vittoria a prescindere della giustezza delle motivazioni, l’aver portato il P.C.I. ad essere il primo partito in Italia e svegliarsi con l’Occhetto di turno a spiegarci che avevamo sbagliato tutto, o il rivoluzionario di giornata che abbiamo “fatto arretrare” le condizioni della classe operaia impedendo chissà quale prospettiva rivoluzionaria, scoprire che conta solo la meritocrazia, che il comunismo “è stato un male per l’umanità”, ipotizzare che un Berlusconi avrebbe messo al servizio di tutti le proprie capacità, scoprire che Amato scrive il programma della riscossa e forse anche Cirino Pomicino, che De Michelis fa ancora politica…
Il fardello è pesante e non spetta solo a noi il compito di sbrogliarlo, ma restare immobili aspettando tempi migliori o dare per scontato che ci dobbiamo adattare a questa situazione sono le uniche due strade che non dobbiamo percorrere.
C’è da interrogarsi del perché le proposte del nostro Partito non vengano percepite e cosa dobbiamo fare per renderle credibili e rappresentare l’alternativa alla rassegnazione, al disinteresse, all’astensionismo nel quale è caduto anche chi dovrebbe schierarsi a sinistra.

CLAUDIO MANZIERI

Savona, 15 giugno 2005 su http://www.circolorebagliati.it/

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Non ricordo la data esatta, ma sulla precedente versione del sito pubblicai questo scritto con in allegato la sentenza contro Galileo Galilei e l'abiura, che si trovano in altra parte del sito. 

La storia non si volge con tempi uguali per tutti gli attori, verrebbe da constatare  che ciclicamente si ripetono situazioni che, per vari motivi, assumono forme e conseguenze diverse.

Il filo conduttore di molte situazioni è la violenza, probabilmente connaturata all’essere umano, ma che assume diverse forme e conseguenze a seconda di come la ragione riesca a dominarla.

Mi ha sempre colpito negli scritti sacri la violenza e le incongruenze che vi albergano, ma ritengo che i testi rispecchiano le credenze, i valori e le conoscenze dell’epoca in cui sono nati. A ciò va aggiunto che essendo stati tramandati attraverso copiature successive, quando non oralmente, siano intervenute contaminazioni varie a modificare gli originali.

Attualmente gli eventi mondiali sono determinati dal ruolo dell’islam e dai fatti che, in suo nome, avvengono. Io ho sempre avuto terrore del fatto che la religione uscisse dall’ambito proprio (quello della cura dell’anima) per occuparsi delle cose terrene. Il motivo è banale e insito nel significato dei due termini che si usano per indicare gli adepti: credente, fedele. Tutti e due non implicano una posizione critica ovvero non richiedono una dimostrazione oggettiva, in particolare fedele è addirittura perentorio o hai  la fede o non ce l’hai, non devi capire nulla, non devi fare nessun ragionamento, devi fidarti che è così.

Su una questione lessicale così banale si giocano le sorti del mondo, ma non da oggi, già in passato guerre tra religioni o violenze di una religione per imporsi in un determinato contesto sono documentate ampliamente, anche se poco conosciute, ma quello che più colpisce è come le religioni siano sempre state utilizzate per azioni che di religioso non avevano nulla: nella migliore delle ipotesi per condizionare i modi di vita (non sempre in negativo), nella peggiore per esercitare il dominio sulle risorse ( a questo proposito vedi http://www.disinformazione.it/), comunque per garantire l’egemonia delle classi dominanti per le quali, però, i dogmi religiosi hanno sempre una interpretazione molto “elastica”.

Nel mondo “occidentale” si evidenzia come l’Islam pretenda di essere religione stato, ma  considerare la nostra religione “superiore” in quanto ufficialmente non esercita lo stesso ruolo, non è conforme alla realtà. È solo cambiata la forma dell’ingerenza, ma la pretesa di dettare norme che abbiano valore per tutti (credenti e non) è evidente a tutti e ci dimostra che la religione si è adeguata, non ha modificato la propria natura. In questo la religione cattolica è sempre stata camaleontica: nella sua storia ha inglobato divinità, ricorrenze e usanze pagane trasformandole in simboli cristiani; ha inventato strumenti e comportamenti in grado di farle accumulare immense ricchezze mantenendo, col terrore, nell’ignoranza intere generazioni. La santa inquisizione è stata per secoli il centro di questo potere, per questo meritano di essere letti due documenti del 1633, che personalmente mi emozionano e che, considerando l’attuale dibattito sull’evoluzionismo, ci invitano a non dare nulla per acquisito.

su http://www.circolorebagliati.it/

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(2002) Mia vecchia proposta, di unire i comuni da Albisola Superiore a Vado ligure in un unico comune.

Il nuovo Testo Unico in materia di ordinamento degli Enti Locali (Decreto legislativo 18/8/2000, n° 267) ha introdotto (tra le altre) una innovazione che rende attuabile un’idea che già espressi in sede di Comitato Federale per l’area savonese, ma che potrebbe essere interessante anche per altre realtà della nostra Provincia.

Mi riferisco all’art. 32 Unione di comuni. Questo articolo riprende il n° 26 della legge 142/90, che non ebbe molto successo, e che aveva la finalità di favorire l’accorpamento di piccoli comuni per costituire enti di maggiori dimensioni, con un’organizzazione strutturale più efficace e poneva come obiettivo finale (il termine era entro 10 anni) la fusione.

L’unione dei comuni non era una forma di cooperazione tra enti locali, ma un accordo tra comuni per sperimentare la gestione congiunta e verificare la possibilità di una successiva fusione. Troppe erano le limitazioni poste: potevano costituire un’unione solo comuni contermini, della stessa provincia, con popolazione non superiore a 5.000 abitanti, solo un ente con popolazione tra 5.000 e 10.000 abitanti poteva prenderne parte.

Già con la legge 265/1999 è stata modificato il significato dell’unione: da esperimento a scadenza divine forma di gestione coordinata di funzioni e servizi, che potrebbe sfociare in fusione sulla base dell’autonoma decisione degli enti che ne fanno parte, ma cade l’obbligo. Si perde, quindi, la finalità fondamentale per la quale l’istituto era stato pensato. L’obiettivo diviene la gestione congiunta di funzioni e competenze dei comuni partecipanti. Inoltre il modello istituzionale non è prefigurato dal legislatore, ma lasciato alla volontà degli enti da esprimersi mediante statuto.

Il comma 1 dell’art. 32 definisce espressamente l’unione di comuni quali enti locali, quindi diventa un ente locale nuovo, diverso e distinto dagli enti che l’hanno promossa, dotata di una propria personalità giuridica. Spariscono anche le altre limitazioni: qualsiasi comune, di qualsiasi dimensione e anche di diversa provincia può decidere di creare un’unione con altro comune.

Il comma 3 del citato articolo, demanda allo statuto il compito di individuare gli organi dell’unione, l’unico è il presidente che, essendo previsto per legge, è organo necessario e obbligatorio, ma chiarisce anche che gli organi dell’unione non sono nominati con elezioni a suffragio diretto, ma con “elezioni di secondo grado” ovvero da parte dei consigli comunali di ciascun comune partecipante. Questo, senza dubbio è un limite ancora ostativo a favorire il diffondersi di questa forma di autonomia locale, ma molti sono gli aspetti interessanti che la norma propone.

Il tema che pongo è quello che l’idea dell’unione tra comuni potrebbe essere attuabile, e quindi proponibile nei nostri programmi, per alcune realtà della nostra provincia, in particolare per il territorio amministrato dai comuni di Albisola Superiore, Albissola Marina, Stella, Savona, Vado Ligure e Quiliano, dove problemi di industrie, turismo, porti, lavoro, viabilità, ma anche ambiente, qualità della vita ecc. si compenetrano e quindi meriterebbero di essere affrontati globalmente.

 

                                                                        Claudio Manzieri  c.manzieri@tin.it

                                                                                    Circolo “Rebagliati”

                                                                    Membro del Comitato Politico Federale 

Pubblicato su "Controvento"

D.leg. 18 agosto 2000, n. 267

Art. 32. Unioni di comuni. - 1. Le unioni di comuni sono enti locali costituiti da due o più comuni di norma contermini, allo scopo di esercitare congiuntamente una pluralità di funzioni di loro competenza.

2. L'atto costitutivo e lo statuto dell'unione sono approvati dai consigli dei comuni partecipanti con le procedure e la maggioranza richieste per le modifiche statutarie. Lo statuto individua gli organi dell'unione e le modalità per la loro costituzione e individua altresì le funzioni svolte dall'unione e le corrispondenti risorse.

3. Lo statuto deve comunque prevedere il presidente dell'unione scelto tra i sindaci dei comuni interessati e deve prevedere che altri organi siano formati da componenti delle giunte e dei consigli dei comuni associati, garantendo la rappresentanza delle minoranze. .

4. L'unione ha potestà regolamentare per la disciplina della propria organizzazione, per lo svolgimento delle funzioni ad essa affidate e per i rapporti anche finanziari con i comuni.

5. Alle unioni di comuni si applicano, in quanto compatibili, i principi previsti per l'ordinamento dei comuni. Si applicano, in particolare, le norme in materia di composizione degli organi dei comuni; il numero dei componenti degli organi non può comunque eccedere i limiti previsti per i comuni di dimensioni pari alla popolazione complessiva dell'ente. Alle unioni competono gli introiti derivanti dalle tasse, dalle tariffe e dai contributi sui servizi ad esse affidati.

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(2002) - Bocciatura del progetto di costruire un porto turistico in località Chiariventi tra Spotorno e Noli. 

Ho seguito, sulla stampa locale, l’evolversi dell’iter progettuale del porto turistico che dovrebbe sorgere in località Chiariventi tra i comuni di Noli e Spotorno e condivido la posizione espressa dal circolo Spotorno-Noli-Vezzi Portio.

Nella zona a mare si trova una prateria di Posidonia oceanica molto estesa. Alcuni anni fa vi feci alcune immersioni. Il primo dato interessante è che la prateria inizia praticamente da terra, mentre le altre praterie nella zona savonese iniziano dagli 8-10 metri, ma la cosa eccezionale è che verso punta del Vescovado ho osservato una abbondante fioritura (mai riscontrata in altri siti). Proseguendo verso Spotorno la prateria si fa molto compatta con foglie fitte, lunghe e continue estendendosi verso il largo, ho anche individuato molte specie animali caratteristiche di questo ambiente.

In uno studio dell’ENEA sulle fanerogame marine in Liguria (www.enea.it, Centro di Santa Teresa, Atlas of the seagrass beds of Liguria) viene così descritta:

“A nord del Capo, davanti all'abitato di Noli, si estende una prateria di Posidonia oceanica che giunge fin oltre Punta del Vescovado, nel Golfo di Spotorno. Questa prateria, che occupa 40 ettari, appare come una sottile striscia parallela a riva fino all'altezza di Punta del Vescovado, dove si allarga verso costa. Poco dopo la Punta, giunge fin presso riva, dando origine ad una formazione tipo "réciffrangeant". Qui, dove sono stati osservati frutti nell'estate 1994 nonché una fioritura nel novembre successivo, la densità della prateria è di 427.2 fasci m², mentre a 6-7 m di profondità è di 345.8 fasci m² (Boyer et al., 1995).”

Nel sito viene anche pubblicata una tavola che evidenzia come la prateria si estenda proprio nella zona interessata al progetto.

Ma perché è importante la Posidonia? I boschi e le foreste sono i polmoni delle terre emerse, le fanerogame marine sono il polmone del mare: per ogni metro quadrato di fondale coperto produce 14 litri di ossigeno al giorno, ma non solo, le fanerogame sono molto più evolute rispetto alle alghe, infatti sono piante e presentano notevole affinità con le piante terrestri compreso la presenza di radici che formano le matte: fitto intreccio di numerosi strati di radici e rizomi di vecchie piante e di sedimento compattato e intrappolato fra esse che permette alle piante di resistere all’azione distruttiva del moto ondoso, e difende la costa dall’erosione. A questo proposito le lunghe foglie “frenano” il moto rotatorio delle onde quindi riducono l’energia con cui i marosi colpiscono il litorale smorzandone l’effetto distruttivo.

Non vi basta? La prateria di posidonia è un’oasi di vita: rappresenta per molte specie un ambiente protetto che fornisce riparo dai predatori e fonte di cibo, viene scelta per deporre le uova e per svilupparsi negli stadi giovanili.

Di fronte a queste argomentazioni può essere opposta la tesi che questa prateria è in fase di regressione: vero, ma sarebbe incredibile il contrario visto il poco rispetto per anni riservato all’ambiente marino. Comunque, sia li processo di estensione delle praterie, sia quello di regressione sono molto lenti e controvertibili, inoltre i benefici per la costa apportati dalle matte sono apprezzabili anche in assenza di foglie.

Il futuro delle fanerogame marine in Liguria deve essere improntato alla tutela e al rispetto mettendo in atto tutti quei comportamenti necessari alla loro salvaguardia e che ne favoriscano l’estensione, un habitat individuato come “Sito di interesse comunitario” dovrebbe essere valorizzato  per sfruttarne i benefici economici collegati al turismo di qualità: la sua distruzione mi pare un clamoroso autogol.

                         Claudio Manzieri

Pubblicato su "Controvento"

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