Per rendere più
efficaci i preparati biologici per l’orto bisogna sciogliere, in ogni
litro, un cucchiaio di scaglie di sapone di Marsiglia che ne
aumentano la tensioattività, cioè la capacità di aderire del
prodotto.
Il
sapone di
Marsiglia diluito in acqua (oppure, un bicchiere di sapone liquido
neutro in cinque litri d'acqua, da irrorare sulla pianta nelle ore non
assolate) è un ottimo rimedio per allontanare insetti, afidi,
pidocchi,acari, bruchetti vari sotto forma di larve defogliatrici e
formando una sottilissima pellicola sulla pianta, ne impedisce il
ritorno. Si può anche
aggiungere agli altri liquidi efficaci contro gli
afidi e i parassiti dell'orto: il macerato d’ortica, di equiseto,
d’aglio. |
MACERATO D’ORTICA |
Poltiglia bordolese
Zolfo, Verderame,
e calce |
L'AGLIO |
MACERATO DI
equiseto |
Horganic Hot Spray |
MACERATO
DI PEPERONCINO |
MACERATO DI POMODORO |
MACERATO DI SAMBUCO |
MACERATO D'ASSENZIO |
La cenere |
Fondi caffè |
Diserbante
(Il
glifosato - Glyphosate) |
Bicarbonato di sodio |
Liquidi utili
I rimedi naturali, non hanno la stessa velocità di azione
di un repellente chimico, ma giocando di anticipo, in fase preventiva o
all’insorgere del problema, potranno essere di grande aiuto.
Il macerato – Si ottiene mettendo una
pianta, o una parte di essa, in acqua a temperatura ambiente,
lasciandola poi a ‘macerare’ per più giorni, fino a quando il liquido
diventerà scuro e non ci sarà più formazione di schiuma (1 o 2
settimane). Il contenitore di fermentazione non deve essere di metallo e
non vai ma chiuso ermeticamente, perché è necessario un ricambio di
aria, al massimo coperto con una retina per evitare che si inquini, per
lo stesso motivo il liquido andrà mescolato una volta al giorno.
L’infuso – E’ come
preparare un buon té. Il metodo migliore per ottenerlo è quello di
versare sulle piante prescelte l’acqua bollente e lasciare riposare il
liquido per qualche minuto.
Il decotto – Una volta
spezzate le erbe si mettono a bagno in acqua fredda per un giorno
intero, dopodiché il tutto andrà riscaldato a fuoco lento per circa 30
minuti. In genere il decotto è molto concentrato e si tende a diluirlo
al momento dell’utilizzo.
L’estratto – In questo
caso le piante andranno messe a macerare in acqua per tre giorni e solo
successivamente dovremo filtrare il preparato, che useremo quasi sempre
così come si presenta, vale a dire senza aggiunte o diluizioni.
Liquidi dannosi
(l’ultima
frontiera della chimica: il
glifosato)
Sono sostanze chimiche come
i pesticidi, conosciute anche come fitofarmaci, agrofarmaci,
antiparassitari. Vengono spesso divisi in categorie, a seconda del tipo
di infestante che combattono:
Insetticidi,
per il controllo degli insetti nocivi.
Erbicidi,
per il controllo delle piante infestanti.
Fungicidi,
per il controllo dei funghi dannosi.
…e poi ci sono i concimi chimici.
Justus Von Liebig
(Darmstadt, 12
maggio 1803 – Monaco di Baviera, 18 aprile
1873), è il chimico tedesco, considerato uno
dei fondatori dell’agricoltura industriale,
basata sulla chimica organica, ha studiato
l'”alimentazione” delle piante, scoprendo
che è composta principalmente da elementi
chimici, come l’azoto (N), il fosforo (P) e
il potassio (K); a partire da quello studio,
ha formulato la teoria della nutrizione
delle piante, dalla quale è derivata
l’invenzione dei concimi chimici
introducendo il
principio di esaltazione della fertilità.
I concimi chimici determinano
una specie di “alimentazione forzata”
consentendo di incrementare la produttività
di un terreno e, di conseguenza, la quantità
di prodotti alimentari che se ne può
ricavare. Questa scoperta, d’altro canto, ha
causato l’effettuazione di una
fertilizzazione forzata che ha avuto come
diretta conseguenza lo sviluppo delle
colture
intensive perché più si
fertilizzano i terreni, più questi
diventeranno produttivi, più alimenti
verranno raccolti e maggiore sarà l’introito
del settore agricolo. Tutto ciò porta con sé
l’aumento dell’impatto ambientale e il
rischio di ottenere prodotti di modesta o
pessima qualità.
Questa innovazione, collegata
alla diffusione dei diserbanti chimici, ha
portato all’introduzione delle
monoculture che è elemento
caratterizzante dell’agricoltura
industriale, soprattutto nel continente
americano, dove sono situate numerosissime
distese di campi.
L’inquinamento ambientale
causato della fertilizzazione forzata e dai
diserbanti, è determinato dal fatto che gli
elementi chimici contenuti nei
fertilizzanti, nei diserbanti e negli
insetticidi non si degradano, ma continuano
a permanere nell’ambiente provocando il
progressivo avvelenamento dell’ambiente è la
sensibile diminuzione di intere specie che
stanno scomparendo nelle campagne, molte
delle quali utilissime per l’impollinazione,
ad esempio le api e altri insetti, ma anche
rane, pipistrelli, lucciole, uccelli,
indispensabili per l’equilibrio della
natura.
La cosa incredibile è che
prima di morire Justus Von Liebig (che morì
nel 1873) scrisse: “l’impiego
dei concimi chimici era fondato su
supposizioni che non esistono nella realtà”
riconoscendo il
grave danno che le sue scoperte avrebbero
arrecato all’agricoltura e all’ecosistema
terrestre. Siamo nel 2017 e continuiamo a
perseverare nell’errore! |
Prendendo in esame diversi studi, si
può constatare che le sostanze chimiche hanno dei
riscontri dannosi sulla salute dell’uomo,
provocando: disturbi neurologici (Parkinson e
Alzheimer) e al sistema immunitario, ed alcuni tipi
di cancro. Risulta però difficoltoso dimostrare come
un pesticida possa essere davvero dannoso per noi,
poiché siamo tutti esposti a un cocktail di sostanze
dannose compreso i pesticidi attraverso l’ambiente
in cui viviamo e il cibo che consumiamo ogni giorno
ed è impossibile identificare qual è il fattore
scatenante di una certa patologia poichè siamo stati
esposti a più fattori dannosi, per più tempo e a
diverse dosi che magari prese singolarmente per
brevi periodi potrebbero anche non essere dannosi.
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L'ortica
L'ortica può essere utilizzata sia fresca
che secca. Come uso più immediato, si può
aggiungere al mucchio del compost. Inoltre
può essere usata come fertilizzante
direttamente nelle coltivazioni. Per
esempio, ogni volta che mettete a dimora
delle piantine si può mettete un pò di
ortica in fondo alla buca miscelandola e
coprendola con un pò di terra.
Per avere sempre disponibile del buon
fertilizzante Si raccogliere la pianta
completa in grossi mazzi e si fanno
essiccare, si conserva nei nei sacchetti di
carta e si usa all'occorrenza, ma l'utilizzo
principe dell'ortica è come macerato. |
MACERATO D’ORTICA
1 kg di pianta fresca
(o 200 g di pianta essiccata)
in in
10 litri d’acqua
L’ortica
prospera nei terreni ricchi in azoto,
quindi è facile trovarla dove vengono sparsi liquami. E'
una pianta infestante, urticante, viene utilizzata sotto
forma di macerato
per tenere lontani gli insetti e
rafforzare la resistenza
delle piante, ha diverse
proprietà:
-
combatte gli attacchi di afidi
-
stimola la crescita
del fusto delle piante
-
accelera
la decomposizione del compost
-
è un
ottimo integratore dei fertilizzanti
-
facilita
le germinazione dei semi.
Il macerato d’ortica è ricco
di calcio, potassio e azoto e contiene miliardi di
microrganismi che si sono formati durante la
fermentazione. Si utilizzano tutte e parti
della pianta tranne le radici. Il periodo migliore per
raccoglierla è il mese di maggio prima della comparsa
dei semi, quando cioè è massima la concentrazione dei
principi chimici.
Preparazione [molto puzzolente]
Mettere le ortiche in un
recipiente di terracotta, legno o plastica (non
di metallo). Le dosi sono: 1 kg di pianta fresca
(o 200 g di pianta essiccata)
in 10 litri d’acqua. Per ottenere una macerazione più
veloce si può lasciare il tutto in pieno sole
(ricoverandolo al coperto in caso di pioggia). E’
necessario mescolare più volte il composto nell’arco
della giornata per ossigenare la massa è favorire la
macerazione e impedire il marcimento del tutto. La
formazione di una schiuma biancastra in superficie è
segno di fermentazione in corso, maggiore è la sua
formazione più vicino è il temine del processo.
Il macerato è pronto quando
il liquido sarà diventato molto scuro e
non ci sono più le bolle della
fermentazione sotto forma di schiuma, dopo 10
giorni circa (1- 2 settimane)
A questo punto si filtra (quello che avanza si butta nel
compost) e si versa un cucchiaio di aceto per bloccare
la fermentazione. Si può anche conservare in contenitori
chiusi al buio in luoghi freschi,
per un periodo non superiore ad
tre mesi. Il prodotto
diluito va invece utilizzato subito.
Il macerato di
ortica non diluito, distribuito direttamente sul cumulo,
è utile per accelerare la maturazione del
compost, mentre irrorato sul terreno tiene lontano le
formiche.
Somministrazione
Il macerato d’ortica,
diluito opportunamente, con l'aggiunta di scaglie di
sapone di marsiglia diluito, si
somministra con un erogatore a pompa sulle piante no su
quelle con foglie delicate o destinate alla
conservazione, o sul terreno dove necessario.
Come concime, va diluito in acqua in rapporto 1:10 per
distribuirlo su terreno umido con un annaffiatoio senza
doccia per rinforzare
e accelerare la crescita delle giovani piantine, o 1:20
per l’annaffiatura fogliare con l’annaffiatoio munito di
doccetta. L’azione è immediata e si manifesta con un
rinnovato vigore delle piante.
Irrorato sulla pianta con diluizione in acqua ( 1:20) è
un tonificante, somministrato per tre giorni
consecutivi, una volta ogni due settimane, contro le
patologie da crittogame (marciumi vari, bolla del pesco,
peronospora, ticchiolatura), danni da insetti (tignole,
mosca della frutta) e da acari (ragnetto rosso), senza
diluizione come disinfettante e stimolante, è utile per
bagnare le radici prima del trapianto o di fare talee,
per mettere a bagno i semi nelle 24 ore precedenti la
semina vera e propria ottenendone una disinfettazione,
irrorato sulla pianta o versato al piede della stessa,
con diluizione in acqua (1:10) per stimolare la ripresa
di piante patite.
Avvertenza: per evitare danni alle api,
non va mai irrorato sui fiori di alcuna pianta e quindi
si può usare solo o poco prima o poco dopo la fioritura.
E’ bene non utilizzare il macerato sui cavoli poichè
attira la cavolaia. Mentre è
ottimo per sostenere pomodori e zucchine, ma
sul pomodoro l’irrorazione fogliare provoca delle
bruciature, quindi è bene limitarne la somministrazione
nel terreno al piede della pianta allo scopo sia
fertilizzante che disinfettante. |
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Zolfo, Verderame,
Poltiglia bordolese e calce
Zolfo
e rame sono due minerali lungamente utilizzati in
agricoltura come fungicidi ed insetticidi.
Da decenni lo
zolfo viene
utilizzato come insetticida e fungicida: è il tipico
fungicida utilizzato contro l'oidio
e la bolla da un lato contro la cocciniglia e gli
acari, dall'altro. In realtà il suo spettro d'azione è
abbastanza ampio, poichè oltre ad essere utile nel debellare
alcuni insetti ed acari, risulta molto utile nei frutteti
contro tutte le malattie fungine che più comunemente
affliggono le piante da frutto, quali oidio, corineo,
ticchiolatura, bolla, monilia e fumaggini di varia origine;
risulta irritante per l'uomo e gi animali.
I trattamenti di zolfo sono
preventivi, si fanno soprattutto nei periodi caldo umidi
(mese di maggio, inizio di agosto). Il trattamento con lo
zolfo va fatto nei momenti più freschi della giornata, per
evitare di provocare delle scottature alle piante, e occorre
osservare un periodo di carenza di una settimana.
Nessuna coltura è esente dagli attacchi
fungini,
il
rame
(Cu)
è la sostanza che ha una spiccata capacità fungicida perché
è un catione bivalente (cioè a doppia carica positiva) che
va a sostituirsi al calcio e al magnesio (Ca e Mg
rispettivamente, anch’essi bivalenti) presenti nei polimeri
costituenti le pareti cellulari fungine, denaturandone così
le proteine strutturali ed enzimatiche e danneggiando i
lipidi di membrana quindi
inibisce la germinazione delle spore fungine e ne
infastidisce la respirazione modificando la permeabilità
della membrana cellulare.
Il rame è anche un importante catalizzatore
della sintesi della clorofilla. nessuna coltura è esente
dagli attacchi fungini. Questi sono spesso devastanti poiché
colpiscono le piante nella loro interezza, le foglie e i
cauli in particolare, ma anche le radici. Le piante colpite
assumono un colore snaturato, la loro struttura si rovina e
lo svolgimento delle loro regolari funzioni viene meno.
Il fungo più comune è la
peronospora che si manifesta con macchie brune
sulle foglie. colpisce in prevalenza la vite, gli alberi da
frutto e alcune piante orticole specie i pomodori non di
rado la si può rilevare anche sulle rose ed altre piante
ornamentali, causa gravi danni alle foglie quindi crea
forte sofferenza a tutta la pianta. Il più famoso è il
Taphrina deformans
che causa la “bolla del pesco”.
Il rame non va mai somministrato da solo, nel
senso che in agricoltura si usano sali di rame sotto forma
di idrossido di rame, acetato di rame, ossiclururo di rame e
solfato di rame o come poltiglia bordolese.
Col termine verderame si intende
genericamente un anticrittogamico a base di rame, di solito
un
ossicloruro di rame (ossido di rame e cloruro di rame o
ossido di rame e cloruro di calcio).
Gli
ossicloruri di rame [3 CuO · CuCl2 · 3 H2O]
sono combinazioni idrate di ossido rameico con un cloruro e
risultano meno fitotossiche rispetto al solfato di rame.
La pasta Caffaro
una poltiglia concentrata a base di ossicloruro di rame, che
si ottiene come sottoprodotto nella preparazione
elettrolitica del sodio e del potassio dagli anodi di rame,
è una polvere verde chiara che è insolubile in acqua; il
prodotto fu posto in commercio dalla società elettrica ed
elettrochimica del Caffaro.
La poltiglia
bordolese
è una soluzione fredda Necessita di tre
semplici elementi: solfato di rame (CuSO4)
che è un sale puro e, per diminuirne l'acidità (quindi la
tossicità per le piante),
idrossido di calcio, Ca(OH)2 cioè calce
spenta o idrata oppure ossido di calcio, CaO
che ne favorisce anche la persistenza sulle piante
e l'acqua.
Il solfato di rame è a pH acido, inferiore a 7, la calce è
invece basica, ossia ha un ph superiore a 7. Mescolati
insieme danno luogo a una reazione che si dice di
neutralizzazione, ph 7. Variando le dosi di rame e calce si
possono ottenere poltiglie acide, che sono ad azione rapida
ma anche altamente fitotossiche e ustionanti per la maggiore
quantità di solfato di rame. O basiche, con maggiore
quantità di calce, che sono meno rapide ma più persistenti,
dato l’aumento dell’adesività.
Ha un tempo di carenza
di tre
giorni.
Il tempo di carenza è il periodo da lasciar passare dal
momento del trattamento a quello della raccolta e consumo
dell’ortaggio. l periodo di carenza del rame varia a seconda
del formulato che si impiega, in genere è compreso dai tre
giorni ai venti. Essendo un prodotto anticrittogamico non
sistemico si può anticipare i tempi di consumo abbreviando
la carenza se si lava bene la verdura.
Prodotto ammesso e
molto usato in agricoltura
in base alla
direttiva CE 2092/91 e successive.
La
poltiglia bordolese
ha origini antiche e il suo
nome deriva da Bordeaux, la città francese dove fu
sperimentata per la prima volta nel 1884 è il pilastro della
farmacopea. E’ un fungicida rameico di contatto, ad azione
preventiva. La dose classica è 20 gr per 1 litro d'acqua di
solfato di rame pentaidrato (ph acido) e 13 gr per litro
d'acqua di calce in polvere (alcalina). In un recipiente non
metallico, mescolando, aggiungere all’acqua il solfato di
rame. I sali di rame si sono disciolti quando l’acqua si
colora di un colore azzurro omogeneo;
sciogliere la
calce in acqua nel contenitore per irrorare
mescolando energicamente fino
a quando la polvere non si sarà completamente disciolta,
quindi aggiungere il solfato di rame sciolto e portare a
volume con l’acqua rimanente
continuando a mescolare a lungo; va utilizzata subito perché
si conserva poco.
|
Solfato di rame |
calce idrata |
Solfato di rame |
calce idrata |
|
Grammi |
litro |
Grammi |
litro |
Grammi |
2 litri |
Grammi |
2 litri |
Diluizione classica |
20 |
0,8 |
13 |
0,2 |
40 |
1,60 |
26 |
0.4 |
Diluizione Fiorand |
5 |
0,8 |
3 |
0,2 |
10 |
1,60 |
6 |
0,4 |
RICORDARSI DI AGGIUNGERE UN PO’ DI SAPONE LIQUIDO PER
AUMENTARE LA TENSIOATTIVITà (capacità di aderire)
Variando le dosi di rame e calce si possono ottenere
poltiglie acide,alcaline o neutre: se prevale il
primo, il composto sarà più aggressivo ma anche di minor
durata; una maggiore presenza di calcio renderà invece
l’azione più blanda ma più duratura nel tempo. Le miscele
acide svolgono un’azione pronta, ma più facilmente risultano
ustionanti per la vegetazione colpita, quelle alcaline sono
lente, ma più persistenti anche per la maggior adesività
conferita dalla presenza di maggiori quantitativi di calce.
Quello con la poltiglia bordolese è un
trattamento preventivo, che va effettuato prima che piova o
se c’è alta umidità, perché i funghi come ad esempio la
peronospora, hanno bisogno di acqua per entrare all’interno
della pianta. Inoltre, svernano nel terreno e hanno bisogno
di pioggia battente perché le spore possano essere
proiettate sulle parti verdi. Una volta arrivate nella
pagina inferiore della foglia, le spore entrano attraverso
gli stomi, formando il micelio e dando inizio all’infezione
secondaria. Questa si propaga, poi, in tutte le parti della
pianta, grazie alla mobilità fornita dall’acqua. Ovviamente,
se non piove spesso o se il tasso d’umidità non è molto
alto, il trattamento non è necessario.
E’ bene non irrorare piante molto piccole o
germinate di recente. Questo perché la sua azione è
fitotossica e si traduce in una curvatura anomala delle
foglia, che tende a chiudersi verso la nervatura centrale da
ambo i lati del margine fogliare. E’ sconsigliato anche
l’utilizzo del rame durante la fase della fioritura. Questo,
infatti, poiché potrebbe ostacolare l’allegagione dei fiori,
cioè la formazione del frutto.
E’ importante bagnare tutte le foglie
applicando il composto sulla pagina inferiore, lì dove sono
presenti gli stomi.
La
poltiglia bordolese è un composto che contiene un metallo
pesante, il rame. Se questo si accumula nel terreno,
inibisce e deprime le attività microbiche utili per i
processi di sintesi dell’humus.
Il trattamento con poltiglia bordolese nella vite è indicato
contro le più comuni malattie come la peronospora. Il primo
trattamento può essere fatto quando i germogli sono lunghi
circa 5-8 centimetri e cioè - a seconda del clima e della
collocazione geografica - attorno alla seconda settimana
di aprile, il secondo trattamento quando le gettate
hanno una lunghezza di circa 11-20 centimetri. I
trattamenti hanno cadenza quindicinale, da ripetersi in caso
di pioggia. L'ultimo trattamento della stagione va fatto
non oltre la prima settimana di agosto.
Sui giovani acini
dell'uva crea ustioni. |
Sconsigliato l'uso, a parte i casi di grave attacco fungineo,
durante la fioritura e sui frutticini. Contrariamente a
quello che ho letto, consiglio un trattamento all’inizio
dell’inverno e prima della ripresa primaverile per attaccare
le spore che potrebbero annidarsi nei tronchi.
Lo spettro d'attività risulta essere molto ampio:
peronospora, antracnosi, blak rot, corineo, monilia,
fusicocco, ruggini, cancri, ticchiolatura, cilindrosporiosi,
septoriosi, escoriosi, vaiolatura, alternaria, cercospora.
Vite: contro peronospora, marciume e
botrite
Pomaceae:
contro batteriosi (Colpo di fuoco
batterico), ticchiolatura, cancri, fumaggine
e ruggine
Drupaceae:
contro bolla, monilia, fumaggine, cancri e
batteriosi. Consigliati almeno due
trattamenti invernali: alla caduta delle
foglie e subito dopo la potatura
Agrumi:
contro gommosi, batteriosi, fumaggine e mal
secco
Pomodoro:
contro alternaria, antracnosi, peronospora e
batteriosi circa
Altre
ortive: contro alternaria, antracnosi,
peronospora, batteriosi, cercospora e
ruggine |
Con la poltiglia è possibile contrastare
anche gli oidi, ma non per azione diretta del rame sul
fungo. In questo caso la protezione agisce attraverso
l’ispessimento della pellicola esterna dei vegetali e dei
loro frutti.
La poltiglia bordolese, è un composto
che contiene un metallo pesante, il rame. Se questo si
accumula nel terreno, inibisce e deprime le attività
microbiche utili per i processi di sintesi dell’humus.
Quindi è fondamentale evitare di farne un uso spropositato.
Usarla solo quando esiste un reale pericolo di attacco
fungino.
Un'altra forma di prevenzione, soprattutto
per combattere le
spore
fungine, è spennellare di
calce idrata
(consiglio di aggiungere un pò di poltiglia Bordolese) i
tronchi dalla base fino a un metro circa d'altezza.
Si prepara aggiungendo acqua alla calce viva,
fino a formare una sostanza lattiginosa di colore bianco, da
qui il nome comune “latte
di calce".
Il trattamento va effettuato durante il fermo vegetativo
(novembre-febbraio) la calce assorbe tutta l'umidità
presente negli anfratti della corteccia togliendo il
substrato dove proliferano le spore dei funghi. |
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L’aglio ha un numero
infinito di qualità (battericida, vermicida, regolatore di
pressione, ecc…) e un solo difetto: l’odore forte e
penetrante che non disturba solo i nostri nasi, ma anche
quelli di acari, afidi e tignole. In verità è l’allicina,
la sostanza antibiotica contenuta nell’aglio, li disturba e
li allontana.
macerato
100 g di bulbi tritati in 10 litri di acqua, e
lasciarli a macerare per almeno 24 ore (se li lasciamo di
più tanto meglio).
L’infuso
si mettono 3 o 4 spicchi di aglio schiacciati in 1/2 litro
di acqua bollente e lasciandoli a riposare per un paio
d’ore.
L’infuso
e il macerato vanno usati non diluiti, direttamente
sulle piante o sul terreno. Per spruzzarlo sarà bene prima
filtrare il preparato, affinché non si intasino gli ugelli
del nebulizzatore. Per rendere in preparato più ‘adesivo’
aggiungere anche un cucchiaio di sapone di Marsiglia ogni
litro d’acqua. Potranno essere utilizzati a questo scopo i
contenitori di detersivi per la casa, ma lavati e sciacquati
benissimo!!!
Per il
decotto all'aglio come insetticida non dobbiamo far
altro che inserire, in una pentola d'acqua di medie
dimensione, 5 o 6 spicchi d'aglio e portare il tutto a
bollore; facciamo sobbollire il tutto per circa dieci minuti
e mettiamo il decotto a macerare in uno spruzzino. Dopo 24
ore, spruzziamo il decotto sulle foglie delle piante colpite
dai parassiti, ripetiamo questo procedimento tutti i giorni
e in poco tempo gli afidi spariranno.
Mettere: quattro spicchi d'aglio, una
cipolla piccola, un peperoncino, in un litro
d'acqua per due ore, poi filtrare e mescolare con un
cucchiaino di sapone di olio di Murphy e un cucchiaino di
olio vegetale. |
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MACERATO DI
equiseto
Un
ottimo fungicida è l’infuso d’equiseto.
L'equiseto selvatico, chiamato anche coda cavallina o
equiseto dei campi (nome scientifico Equisetum arvense),
Già esistente 300 milioni di anni fa, ad oggi è l’unica
della famiglia delle Equisetaceae a non essersi estinta (quasi un fossile vivente!),
dal rizoma sotterraneo
dell’equiseto si dipartono due tipi di fusti: uno sterile,
verde, con delle foglie che sembrano aculei e uno fertile,
atto alla diffusione della specie. Quest’ultimo è
solitamente bianco-giallastro, con una sorta di cappuccio
apicale più scuro dal quale si diffondono le spore, spore e
non semi, e questo ne fa una sorta di ibrido tra
pianta e fungo, un’ulteriore caratteristica che
denota il suo carattere primitivo.
L'equiseto, e i macerati e i decotti, sono validissimi
alleati per rinforzare le piante, in particolare contro le
malattie fungine. Il segreto sta nell’elevato contenuto in
silice che, unita ai sali solforici, rinforza la cuticola
delle foglie e le rende meno soggette agli attacchi di
funghi (ruggine, mal bianco, muffa grigia), afidi,
cocciniglia e ragnetto rosso.
[immagine non mia]
Decotto:
lasciare
1 kg di pianta fresca o 150 g di pianta essiccata in ammollo
per 24 ore in 10 litri di acqua. Dopodiché mettere il tutto
sul fuoco basso e far bollire piano piano per mezz'ora
circa, raffreddare e filtrare. Diluito in acqua in
proporzione 1:5 spruzzare sulle piante e sul terreno, con
tempo asciutto ma mai sotto il sole cocente.
Il
macerato: porre
le stesse quantità in un contenitore (no metallo o
vetroresina) e lasciare a fermentare fintanto che non
produrranno più schiuma. Anche in questo caso, una volta
filtrato, diluire il macerato cinque volte.
Per
un’azione protettiva si applica il decotto o il macerato
secondo cadenze regolari (ogni 15 - 20 giorni),
se il clima è umido e favorevole alle crittogame aumenta la
frequenza di applicazione. Se l’attacco fungino è in atto
applica il prodotto per tre giorni di seguito, si può
mescolare al macerato di ortica per un'azione più completa. |
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Horganic Hot Spray:
insetticida biologico
tre
spicchi di aglio, tre cipolle
affettate e tre peperoncini piccanti
preferibilmente freschi assieme ad un
bicchiere di acqua |
Si frullano a lungo, fino a trasformare il
tutto in un amalgama liquido, tre spicchi di aglio, tre
cipolle affettate e tre peperoncini piccanti preferibilmente
freschi assieme ad un bicchiere di acqua. Dopo aver lasciato
riposare il composto per una notte lo si filtra attraverso
una pezzuola di cotone o della garza, strizzando bene. Il
liquido ottenuto va diluito in quattro litri di acqua, per
ottenere una concentrazione adatta alla maggior parte dei
casi. Se non ci sono infezioni parassitarie in corso, e si
vuole usare il preparato a scopo preventivo, si può
utilizzare una diluizione maggiore (fino a 6 litri). Se
invece c’è una infezione grave in corso si può usare un
prodotto più concentrato, diluendo in tre litri di acqua.
Il
preparato, diluito secondo la necessità, va messo in uno
spruzzatore e distribuito sulle piante. La distribuzione va
fatta preferibilmente al tramonto, o comunque in ore non
assolate. L’operazione, se fatta a scopo preventivo, può
essere ripetuta ogni decina di giorni; se fatta per
contrastare una infezione in corso può essere ripetuta anche
più volte ogni tre o quattro giorni. Il preparato non
influisce sulla qualità, sul sapore o sulla genuinità degli
ortaggi trattati. Come per tutti i preparati biologici per
l’orto, lo si può rendere più efficace semplicemente
sciogliendo in ogni litro un cucchiaio di scaglie di sapone
di Marsiglia che ne aumenta la tensioattività, cioè la
capacità di aderire alle foglie migliorando l’adesività
del prodotto |
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MACERATO
PEPERONCINO
Per ottenere il macerato di peperoncino si sciolgono
2 grammi di polvere di peperoncino per litro d’acqua, si
frulla, si lascia riposare 12 ore e poi si filtra. Tiene
lontani lumache, afidi (pidocchi delle
piante)
e formiche. |
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MACERATO DI POMODORO
Ha azione contro la cavolaia, ma anche gli afidi, l'altica o
pulce della terra, le larve di lepidottero, la tinola del
porro e la stipula (zanzare enormi, non pungono, ma sono
litofagi voraci)
ha l vantaggio d non danneggiare gli insetti non nocivi e il
loro habitat. Si utilizzano solitamente le foglie e altre
parti delle piante che non hanno ancora fruttificato,
compresi gli steli e le femminelle, cioè i germogli laterali
che solitamente vengono potati al fine di rendere la pianta
più produttiva e di ottenere pomodori più grandi e in
maggiore quantità.
150 grammi di femminelle di pomodoro in 10 litri d'acqua,
lasciare macerare il tutto all'aria aperta, senza utilizzare
coperchi, per almeno 3 giorni. Filtrare e spruzzare
sulle foglie da difendere, senza diluire.
Si può fare anche un
estratto veloce
prendendo due manciate di foglie o “femminelle”
pestandole in un mortaio e aggiungendo due o tre litri di
acqua. Lasciare macerare per almeno quattro-cinque ore prima
di irrorare. |
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Macerato di sambuco
Contro i topi nell'orto. In 20 litri di acqua
si macera 10 chili di foglie di Sambuco. Dopo una decina di
giorni, la poltiglia che rimane, si diluisce ancora in 10
litri di acqua. Irrorare più volte intorno alle piante
attaccate dai topi. |
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Macerato d’assenzio.
L’assenzio (artemisia absinthum) è una pianta
facilmente reperibile e può essere utile per combattere
formiche e afidi. Si trova nei terreni incolti e nelle zone
rocciose, dalle zone marine fino ai 2000 m di altezza.
L’assenzio è
riconoscibile per il colore delle sue foglie molto chiare,
vellutate e grigiastre, mentre il fiore è composto da
grappoli di piccoli capolini gialli, penduli e di forma
globosa. E’ un’erbacea perenne che può raggiungere anche i 2
m di altezza. emana un intenso profumo che perdura anche
dopo l’essiccazione. Un profumo piuttosto acre
Mettere 300
grammi di pianta fresca (30 g di pianta essiccata) per 10
litri di acqua, posti a macerare in un recipiente per circa
7 giorni. Una volta pronto il macerato si filtra e si irrora
direttamente sulle piante. Fare le dovute proporzioni a
seconda delle necessità; si utilizza l’intera pianta (foglie
e fiori) e il periodo migliore per la raccolta va da giugno
a settembre.
Contro
insetti, acari, larve di farfalle, formiche, lumache
e afidi si usa il macerato non diluito direttamente sulle
piante. Nel periodo primaverile si può distribuire
sul terreno come
antiparassitario naturale |
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LA CENERE
La cenere che si può usare nell’orto e che, tra l’altro, è
un ottimo fertilizzante, è il residuo solido della
combustione del legno non trattato, ideale quella prodotta
dai residui di potatura, assolutamente non va utilizzata
quella della combustione del carbone in qualsiasi forma; è
un po’ lo stesso concetto del compost, si immettono nel
terreno le sostanze che componevano le piante. Nella cenere
le principali sostanze presenti sono: Calcio dal 25
al 40%, Potassio dal 5 al 30%, Fosforo dal 1,3
al 20% e Magnesio dal 1,3 al 16%. il fosforo serve
nei periodi di fioritura, mentre il potassio aiuta molto
nella maturazione dei frutti, il calcio ha un’azione basica
nel terreno e ne fa aumentare l’alcalinità del terreno. Il
nutrimento che la cenere di legna dà al terreno non è
completo, infatti manca l’azoto. Spesso viene usata nel
letamaio, poiché assorbe l’umidità del letame, favorisce
l’arieggiamento della massa organica e migliora la
fermentazione. Il mix di cenere e letame è perfetto per la
concimazione naturale, essendo completo in tutti gli
elementi nutritivi principali.
La cenere può anche svolgere nel terreno una funzione
antiparassitaria e nel compost, aiuta ad eliminare i cattivi
odori delle compostiere. |
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I fondi di caffè
Vanno aggiunti nel
compost aumentano il livello di azoto, nel terreno aiutano i
microrganismi, attirano i lombrichi, ma non agevolano la
crescita delle piante.
quelli
freschi Rendono più acido il terreno! Ottimo per acidofile:
azalee, gigli, camelie gardenie e ortensie; carote,
ravanelli. Pomodori no.
Sono un deterrente
naturale contro le formiche. |
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Glyphosate
(N-(fosfonometil)glicina,
C3H8NO5P)
fonte Wikipedia
Il glifosato è il più potente pesticida del pianeta, uno
degli erbicidi più utilizzati al mondo; fu brevettato da
Stauffer Chemical Society nel 1964 come composto che unisce
saldamente gli ioni metallici ad ampio-spettro. Negli anni
settanta John Franz, un chimico che lavorava per la
multinazionale Monsanto, ne individuò le potenzialità come
erbicida e fu brevettato dalla Monsanto Company nel
1974; il brevetto è scaduto nel 2001. Nel 2010 è stato
brevetto come antimicrobico sempre dalla Monsanto
Company.
PERCHE' QUANDO SENTO "MONSANTO" MI VENGONO I
BRIVIDI?
Agente Arancio
era il
nome in codice
dato dall'esercito
statunitense
al
Napal
un
defoliante
che fu ampiamente irrorato su tutto il
Vietnam del Sud,
tra il
1961
e il
1971,
L'impiego venne approvato durante le
amministrazioni Kennedy,
Johnson
e
Nixon,
era un misto di 245T della Monsanto e del
24D della sua rivale Dow Chemical. L'impiego
militare ufficiale era finalizzato alla
rimozione delle foglie degli alberi così da
privare i
Viet Cong
della copertura del manto vegetale. Aveva
come componente inquinante tossico la
diossina,
che persiste in ambiente 20 anni, ma delle
tracce possono permanere anche più a lungo
in alcuni materiali, quali il legno.
La
diossina, che la Monsanto cominciò a
produrre negli anni quaranta,
è ritenuta responsabile sia di
neoplasie
che di
teratogenesi (sviluppo
anomalo del feto durante la gravidanza),
effetti riscontrati sia nella popolazione
vietnamita, che nei veterani di guerra
statunitensi e sui loro discendenti.
Nel 1974 ha brevettato il
Glyphosate
commercializzato col nome di Roundup
e le strategie di marketing per la sua
diffusione (te lo vendo insieme ai semi OGM,
chiamati Roundup ready,
che non ne subiscono gli effetti, ma che non
puoi replicare, quindi devi ricomprarli ad
ogni stagione) sono note e odiose.
In tempi più recenti, Nel 1985 Monsanto
acquistò la società produttrice
dell'aspartame e ne iniziò la
commercializzazione. L'effettiva sicurezza
dell'aspartame per l'uomo e nello stesso
tempo la sua potenziale tossicità sono
ancora molto controverse.
nel 1994, ha iniziato la commercializzazione
del primo
ormone
manipolato geneticamente il
Posilac, conosciuto come “l’ormone
della crescita bovina”
utilizzato
perché le mucche
producano più latte di quanto ne
produrrebbero naturalmente. E’
ritenuto colpevole di danni sia agli animali
sia all'uomo; solo negli Stati Uniti è
ancora permesso l’uso di latte provenienti
da animali trattati col
Posilac.
La Monsanto venne
fondata a
St. Louis in
Missouri,
nel
1901
da John Francis Queeny, prende il nome da
Olga Monsanto, moglie di Queeny, di origine
spagnola. Il primo prodotto fu la
saccarina
che forniva alla
Coca Cola,
producendo in seguito sempre per la stessa
sia
vanillina che
caffeina, diventandone uno dei
principali fornitori.
Iniziò a produrre “armi di distruzione di
massa” negli anni ’20 del secolo scorso, con
il policlorobifenile (PCB), un elemento
liquido refrigerante per trasformatori,
condensatori e motori elettrici, altamente
cancerogeno che è stato bandito in tutto il
mondo solo nel 2001; l’affinità chimica di questo
composto con i grassi è responsabile del suo
accumulo nell’organismo.
Nel 1939, ha cominciato a commercializzare
il
DDT, nato con l’intenzione di controllare il
proliferare della malaria si rivelò non solo
un letale cancerogeno, ma con altri effetti
negativi sulla salute umana, compresi
infertilità, problemi di sviluppo nei
bambini e compromissione del sistema
immunitario.
Io non sono un "integralista" quindi cerco
di non vedere il bene tutto da una parte e
il male tutto dall'altra, ma per giorni ho
cercato su internet un prodotto della
Monsanto per poter scrivere: "però ha
commercializzato anche il.......che ha avuto
ricadute positive per..." non l'ho
ancora trovato! ...in compenso ho trovato
questa notizia:
nel 1943 i laboratori della Monsanto
produssero il polonio per la bomba atomica,
che è stata sganciata a Hiroshima, in
Giappone. |
Anche se il brevetto per l’erbicida è scaduto, il prodotto è
tuttora fondamentale per la multinazionale, perché venduto
insieme ai semi di soia, mais e cotone resistenti
all’erbicida. Un gene inserito nei cromosomi di queste
piante le rende immuni all’azione del diserbante quindi i
campi possono essere «tranquillamente» trattati per
eliminare le piante infestanti senza danneggiare le colture,
però il prodotto viene quindi assorbito anche dalle piante
per uso alimentare che non seccano perchè appositamente
modificate, ma in questo modo i residui si trovano nei
principali alimenti della dieta occidentale, in particolare
nello zucchero, mais, soia e grano. Inoltre dal 1973 viene
spruzzato anche poco prima della raccolta direttamente sulle
piante non glyphosato resistenti, per aiutare la
disseccazione delle spighe. Dal 2012, anche in Italia è
consentito l’utilizzo “pre-raccolto” sui cereali, come
disseccante. Come si può leggere dalla scheda tecnica del
Round Up Platinum della Monsanto, il più noto prodotto a
base di glifosato, per il frumento e per l’orzo si deve
“applicare il prodotto almeno sette giorni prima della
raccolta”. In questo caso, l’erbicida serve a seccare le
piante e i chicchi, anche quelli non giunti a maturazione,
in modo da uniformare il campo e facilitare la raccolta,
riducendo l’umidità del grano e aumentando la produttività.
Questo utilizzo è ancor più necessario in paesi che
producono in condizioni climatiche più umide, come Canada,
Francia o Ucraina, da cui l’Italia importa larga parte del
grano duro usato nella pasta. E’ utilizzato anche per
legumi, patate e semi oleosi e colture legnose,
barbabietola, girasole, colture orticole.
Nel
giugno 2018, nonostante le
condanne e
i risarcimenti milionari degli ultimi tempi,
la Monsanto è stata acquisita dalla casa farmaceutica
tedesca Bayer per un importo pari a 63 miliardi di dollari e
ha
riformulato erbicida Roundup
con la sigla PowerMAX 3. Questa nuova miscela,
la
più ricca di glifosato,
può essere nuovamente brevettata, come d’altronde
dice il suo nome, il Roundup sarà ancora più potente. Con
tutte le ovvie e ben note conseguenze.
Ho sentito dire da
Natale Farinetti,
conosciuto come Oscar,
fondatore della catena
Eataly,
in una trasmissione del LA7 che i grani duri
italiani fanno schifo perché sono ‘deboli’,
contengono, cioè, poco glutine, che è la
sostanza proteica che conferisce alla pasta
la tenuta durante la cottura, umiliando il
grano duro italiano che, poi, è il grano
duro prodotto nel Sud Italia e, in
particolare, in Sicilia e in Puglia, mentre
li grano duro canadese è perfetto. Ho voluto
approfondire quello che già in parte sapevo:
ovvero che, dietro il successo commerciale
del grano duro canadese, c’è un grande
imbroglio. Certo, contiene più glutine,
contiene, però, anche una quantità
“industriale” di glifosato.
Il grano duro si semina in
autunno e si raccoglie in estate quindi
nelle zone a clima caldo arrivare a
maturazione, infatti in Italia i luoghi
famosi di produzione sono solo in meridione.
L’anomalia è che nel Canada e in alcuni
Stati del Nord degli Stati Uniti si semina
in Primavera e si raccoglie a inizio
autunno, il grano, a quelle latitudini, ha
difficoltà a maturare avendo un ciclo vitale
diverso da quello mediterraneo, quindi 14-15
giorni prima di raccoglierlo, i produttori
‘sparano’ un trattamento con il glisofato,
che ha come principale caratteristica di
fare seccare tutto, quindi blocca la
maturazione, per questo il grano duro
canadese conserva una più alta
concentrazione di sostanze nutritive, con in
testa il glutine, perchè non vengono
“consumate” dalla pianta per la naturale
maturazione delle spighe! |
I residui
del glifosato possono resistere
lungo la filiera dei cibi, lasciando residui dal grano duro
alla farina e alle paste, o dai cereali ai mangimi alla
carne e agli altri derivati animali.
Gli interessi in gioco sono enormi: la soia
Roundup Ready è il prodotto Ogm più coltivato nel mondo.
Fin dalla sua introduzione nel 1974, con il nome commerciale
di “Roundup”, il glifosato fu molto utilizzato in
agricoltura, ma anche in ambienti urbani, ad esempio per
diserbare strade, marciapiedi e ferrovie. L'assorbimento del
prodotto avviene in 5-6 ore, e il disseccamento della
vegetazione è visibile in genere dopo 10-12 giorni.
L'efficacia è ottima in quanto col semplice tagli restano le
radici che ingrossando, possono creare dissesti molto
pericolosi, mentre questo prodotto, raggiungendo e seccando
le radici impedisce che il loro accrescimento cagioni danni.
Il meccanismo di azione è semplice: viene assorbito per via
fogliare e successivamente si diffonde in ogni altra
posizione della pianta tramite il sistema vascolare. Questo
gli conferisce la fondamentale caratteristica di essere in
grado di raggiungere anche ogni tipo di radice che in nessun
altro modo potrebbe essere devitalizzata.
La funzione diserbante si esplica in quanto inibisce un
enzima (5-enolpiruvilshikimato-3-fosfato chiamato EPSPS)
prodotto solo da batteri, funghi, e piante bloccando la
produzione di 3 aminoacidi aromatici essenziali per la
sintesi delle proteine. Tale enzima non è presente nelle
specie animali e quindi neanche nell’uomo, inoltre ha una
penetrazione molto bassa nel suolo, limitata a una
profondità di circa 20 centimetri, va incontro a facile
degrado in quanto viene facilmente attaccato e distrutto da
batteri, di conseguenza, è molto limitata la probabilità che
suoi residui riescano a raggiungere le falde acquifere,
quindi, tra tutti gli erbicidi utilizzati dalla farmacopea
agricola, è uno dei meno inquinanti, per questi motivi
è considerata una sostanza molto meno tossica e molto più
degradabile degli altri erbicidi, quindi ha avuto largo
successo.
Molto diverso il discorso per gli effetti sulla salute
umana.
Nel 2015 la IARC – l’International Agency for
Research on Cancer, costola dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità – a inserirlo nella lista delle sostanze
“probabilmente cancerogene” in classe 2A.
Gli studi
epidemiologici indicano una correlazione tra le zone dove si
è usato il pesticida e l’aumento di tumori, come ad esempio
il linfoma non-Hodgkin
e i linfomi in genere.
In un articolo pubblicato il 5
settembre 2016 sul sito:
http://www.inuovivespri.it/2016/09/05/e-ufficiale-il-glifosato-contenuto-nella-pasta-provoca-la-sla-e-il-morbo-di-alzheimer/
si legge: …uno
studio dettagliato effettuato da due scienziati,
Anthony Samsel e
Stephanie Seneff, del Massachusetts Institute of
Technology (Mit) “Quando una cellula sta cercando di formare
le proteine, può afferrare il glifosato invece della glicina
e formare una proteina danneggiata. Dopo di che è
il caos.
Dove il glifosato sostituisce la glicina, la cellula non può
più comportarsi come al solito, provocando conseguenze
imprevedibili con molte malattie e disturbi conseguenti”. Se
la cosa fosse confermata sarebbe molto inquietante e
meritevole di ulteriori approfondimenti.
Gli esseri umani sono regolarmente esposti a piccole
quantità di residui di Glifosate in alimenti di prima
necessità come pane, cereali, ecc. ma anche nelle carni per
via dei mangimi e negli altri alimenti tramite gli
ingredienti per il confezionamento, piccole quantità che
sommate...
Collegato all'uso del glifosato si sono
evidenziati molti "problemi": il primo utilizzo del prodotto
fu per legare saldamente gli ioni metallici, quindi un uso
massiccio in agricoltura impedisce un adeguato apporto di
tali sostanze alle piante, rendendole più deboli e con
minori proprietà organolettiche; crea modificazioni
nell'ambiente e nelle specie animali e vegetali, la stessa
Monsanto dal 2011
commercializza il Roundup Ready 2 Yield, cioè
semi di soia con un rivestimento fungicida/insetticida per
combattere il proliferare abnorme di svariate malattie
causate dal proliferare abnorme di funghi.
Il glifosate ha dimostrato di interrompere la
riproduzione dei batteri intestinali negli animali,
uccidendo forme benefiche e causando una crescita eccessiva
di agenti patogeni in pratica
parrebbe che vada ad interferire con gli aminoacidi
dei batteri intestinali abbassando le difese immunitarie,
portando squilibri nella flora intestinale, producendo
infiammazione, allergie alimentari, compresa la
reazione autoimmune infiammatoria
(intolleranza
al glutine) nei celiaci. Studi sugli
agricoltori suggeriscono che l’utilizzo del pesticida
favorisca la comparsa di linfomi non-Hodgkin, questo dato
però non è ritenuto decisivo perché è difficile escludere
altre possibili cause.
Esistono oltre 60 prodotti commerciali che lo
contengono con varie formulazioni basate su diversi sali di glifosate e coadiuvanti.
Quindi è meglio non usarlo, però se ci fosse la necessità di
debellare una pianta particolarmente dannosa e invadente,
dopo che si sono provate tutte le tecniche conosciute, lo si
spruzzi in giornate senza vento e con protezione verso le
piante circostanti perchè basta poco a farle seccare.
Sarebbe bene mettere la protezione anche verso il terreno
perchè, anche se penetra poco, penetra. Inoltre bisogna
ricordare una cosa comune all’uso di tutti i diserbanti: se
si estirpa una pianta infestante senza sostituirla
adeguatamente, si favorisce il proliferare di altre
altrettanto infestanti che non aspettavano altro per
occupare lo spazio libero.
In pratica, se non se ne può fare a meno spruzzarlo con massima cautela solo sulle foglie
delle piante che si vogliono debellare avendo cura di
schermare tutto il resto attorno.
Io l'ho utilizzato, adottando con tutte le precauzioni
descritte, con mascherina occhiali e guanti,
per combattere l'Ebbio (Sambucus
ebulus) che
resisteva ad ogni altra tecnica di estirpazione viste le sue
notevoli capacità di resistenza e proliferazione, posso
testimoniare che è portentoso. |
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IL BICARBONATO DI SODIO
E’ un rimedio particolarmente indicato per il
trattamento di malattie fungine come l’oidio o la
peronospora che possono colpire limoni, vite, pomodori,
zucche fagioli ecc. I funghi sono tra i peggiori nemici,
poiché si propagano mediante le spore. Il loro trasporto
avviene principalmente mediante l’aria o l’acqua e possono
rimanere dormienti. Inoltre, sopravvivono a condizioni
climatiche avverse per poi riattivarsi quando le condizioni
diventano favorevoli. Ha un pH basico i funghi, per
svilupparsi e riprodursi necessitano di un ambiente acido e
le foglie sono acide! Irrorandole con un liquido basico si
rende l’ambiente fogliare inidoneo per la proliferazione del
fungo.
Basta sciogliere 10 g di bicarbonato di
sodio in 1 litri d’acqua e irrorare, essendo
completamente dilavabile, bisogna riutilizzarlo ogni volta
che piove. Inoltre gocciolando favorisce il raggiungimento
del valore di pH 6,5-7,5 del terreno che è ottimale per le
piante. |
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