Piante infestanti o
semplicemente infastidenti |
Col termine pianta infestante
(malerba, erbaccia) si intende una pianta che non riveste alcuna
funzione ritenuta utile per la produzione agricola, anzi va a
danneggiarla entrando in competizione con essa.
Sono piante che crescono spontaneamente, hanno un rapido sviluppo,
tendono a propagarsi con facilità, attraverso le radici a stolone, con
le sementi trasportate dal vento o dagli uccelli, sviluppando bulbi o
rizomi. Sono piante che possono causare seri danni alle colture e
allergie all'uomo. A me, la maggioranza di esse, piace definirle: erbe spontanee, solo
la Gramigna e l'Ebbio, mi creano grossi problemi perchè molto invadenti, le altre non mi disturbano troppo
perchè facilmente gestibili e poi non sempre l'aspetto estetico può risultare
sgradevole, ad esempio il papavero (Papaver rhoeas) molto
apprezzato dai pittori e non solo, nei campi di cereali viene combattuto
alacremente perchè ne compromette la resa, anche la violetta è considerata infestante. |
Infestanti particolarmente
fastidiose o "toste" da eliminare |
Gramigna |
Ebbio (Sambuco...) |
Ailanto |
Parietaria |
Edera |
Vitalba |
Infestanti
facilmente gestibili |
Tarasco |
Portulaca oleracea |
Cardo |
Bardana |
Verbasco |
Erigeron
|
Margheritina |
Violetta |
Lingua di
cane |
Acetosella articulata |
Malva |
Ranunculus ficaria |
Potentilla |
Covonvolo |
Veronica persica |
Lysimachia arvensis |
Galium aparine |
|
Per
cercare di estirparle |
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Gramigna
per il linguaggio dei fiori: difficoltà che sempre
risorgono. La vera gramigna è il
Cynodon dactylon, la
più diffusa conosciuta anche come gramigna rossa
appartenente alla famiglia delle
graminaceae. È probabilmente
originaria dell'India;
Predilige climi temperati caldi e tropicali, essendo la
sua temperatura ottimale di crescita pari a circa 35 °C.
È la pianta infestante più conosciuta al mondo, della
famiglia delle graminacee
(o
Poaceae, secondo le più moderne classificazioni),
è talmente resistente da essere usata per creare manti
erbosi resistenti all'eccessivo calpestio. l'apparato
radicale può crescere ad oltre 2 m di profondità,
sebbene la maggior parte della massa delle radici si
trovi a meno di 60 cm dalla superficie,
possono arrivare a misurare più di un
metro di lunghezza. Su tutta la superficie si possono
attivare dei getti: il loro numero complessivo, per
singola pianta, può superare le 50 unità. Si
diffonde particolarmente nel suolo compatto strisciando
lungo il suolo e sviluppa radici dovunque un nodo tocchi
il suolo, formando un denso groviglio, può essere utilizzata per
consolidare dirupi. Solo quando
deve emettere fiori e semi la pianta si raddrizza verso
l'alto.
Produce semi in gruppi di
spighe poste a ventaglio (da 3 a 7) alla sommità del fusto;
ogni spiga è lunga da 2 a 5 cm (1 grammo di semi = 1000
semi circa).
I
semi resistono molto bene sia al freddo sia alla
siccità. In attesa di condizioni favorevoli alla
germinazione possono restare quiescenti ma vitali anche
più di 4 anni.
La moltiplicazione avviene
prevalentemente per frammento di stolone che è
è un ramo laterale che
spunta da una gemma ascellare vicino alla base
(colletto) della pianta durante le
lavorazioni del terreno, quindi è tra le più difficili
da eliminare proprio perchè nel rimuoverla si
mette in atto un'azione che la moltiplica;
nel tentativo di estrarle, il più
delle volte, non si fa altro che romperle creando una
miriade di nuove piantine, pronte a colonizzare l’area. si può estirparla manualmente (sarchiatura)
o con l’aiuto di un sarchiatore, ottenendo anche il
risultato di smuovere le zolle più superficiali, facendo
quindi prendere aria al terriccio e alle radici delle
piante.
Contrariamente a quanto accade con altre
infestanti
la pacciamatura (ricoprire il terreno con uno strato di
materiale) non è un buon metodo per arginare la
diffusione perché i getti strisciano
comunque al di fuori dell'area pacciamata e sopravvivono
anche al di sotto. Spesso la gramigna rompe i teli
pacciamanti. Ho notato che riescono a far uscire
dalla copertura dei stoloni per alimentare la parte
coperta. I lunghi rizomi, si seccano e muoiono se
lasciati in superficie, forse questo è il sistema che ho
trovato più efficace, ovvero "girare" la terra lasciando
le radici esposte.
I ricacci
prodotti dai rizomi riescono ad emergere penetrando
anche i substrati più duri, compreso l'asfalto, e si
inseriscono nelle più minuscole crepe di una
pavimentazione cementata.
la gramigna è allelopatica, cioè disturba
la germinazione e lo sviluppo delle altre piante
attraverso sostanze tossiche emesse dal suo apparato
radicale che inibiscono la crescita e lo sviluppo di
piante concorrenti.
La
gramigna è una pianta erbacea monocotiledone molto
comune in Europa, in Asia e nel Nord dell’Africa,
Conosciuta fin dall’antichità, ben prima della nascita
di Cristo, la gramigna è sempre stata
molto diffusa e detestata dai contadini
poiché ovunque si diffonde prolifera velocemente e
ancora oggi infesta come la peste e come questa malattia
difficilmente può essere scacciata via.
La gramigna contiene vari principi
attivi, tra cui la triticina, sali di potassio,
fruttosano, mannitolo, acido citrico, malico, silicico e
glicolico, amigdalina, agropirene, inulina (uno zucchero
semplice), vitamina A e
B. Le foglie, dal sapore dolce, sono inoltre una buona
fonte di carotene, vitamina E e vitamina C. Un altro
principio attivo contenuto in abbondanza, il 5 OH
triptofano, si tratta
di una molecola molto importante in quanto è precursore
metabolico della serotonina, un neurotrasmettitore che
interviene nella regolazione del ciclo sonno-veglia,
dell’umore, del controllo del dolore e viene impiegata
nella cura degli stati depressivi
Plinio parlava di come questa erba fosse
in grado di curare i calcoli urinari e stimolare la
diuresi infatti le proprietà mediche della gramigna sono
moltissime.
Per quanto mal vista, questa erba graminacea gode di
notevoli proprietà depurative che agiscono positivamente
anche sull’organismo umano, senza
dubbio la più importante è quella diuretica e tramite la
diuresi l’espulsione di sostanze tossiche; purifica
dunque le vie urinarie, mostrandosi molto utile nei casi
di cistite. Non solo: essa depura il sangue,
l’intestino, la milza e il fegato, che ricavano numerosi
benefici, fortificandosi. Per questo motivo la gramigna
è fortemente consigliata quando si soffre di patologie
come la gotta, l’artrite, l’artrite, l’iperuricemia e
l’eczema, visto che possiede anche notevoli proprietà
emollienti. L’altra, importantissima proprietà della
gramigna è quella ipotensiva: questa erba, infatti,
abbassa la pressione (anche se la fa salire quando si
tenta di estirparla) ed è molto utile in tutti quei
casi in cui si soffre di ipertensione leggere, tale da
non rendere immediatamente indispensabile l’uso di
medicinali.
L’infuso di gramigna può essere preparato
comodamente in casa, semplicemente procurandosi della
radice di gramigna essiccata o dall'erborista oppure il
rizoma della gramigna si può raccogliere durante tutto
l’anno, anche se i periodi migliori sono la primavera e
l’autunno, in particolar modo i mesi di settembre e
ottobre, marzo, aprile e maggio. Va dissotterrato con
cura, facendo attenzione a non spezzarlo, e
successivamente “pulito” eliminando tutte le radici
laterali, grandi e piccole. I rizomi così ottenuti vanno
lavati accuratamente e poi messi a essiccare al sole,
appesi a mazzi oppure singolarmente; quando sono bene
essiccati, vanno conservati in sacchetti di carta, si
stoffa o di tela (non di plastica)
Per fare l'infuso bisogna portare dell'acqua a
temperatura di ebollizione in un pentolino, versare un
cucchiaio di radice di gramigna e nello stesso tempo
spegnere il fornello; quindi coprire con un coperchio e
lasciare riposare per 10-15 minuti circa.
Successivamente filtrate l’infuso, versate in una tazza
e berlo possibilmente lontano dai pasti, per
massimizzare la sua azione diuretica ed emolliente.
Ottimo nei casi di influenza e raffreddore, questo
infuso è ottimo anche dopo i giorni di festa e stravizia
alimentari, quando si desidera purificare l'organismo
dalle scorie accumulate: può essere bevuto fino a due
volte al giorno, anche per due o tre giorni di seguito,
facendo però attenzione ai valori della pressione che
non devono essere eccessivamente bassi. Questo infuso
può essere bevuto anche freddo, d'estate, perché
rinfresca e disseta. [ricetta trovata su internet]
E' conosciuto come gramigna anche l'Agropyrum
repens,
erba canina, poiché i
cani mangiano foglie di gramigna per liberare
lo stomaco dalle scorie; anche gli asini e i cavalli si
cibano di questa erba, traendo vantaggi come quello di
migliorare la digestione e sentirsi più leggeri. I
maiali, poi, sono talmente ghiotti di questa pianta che
ne mangiano grandi quantità, scavando nel terreno ed
estirpandone i rizomi. E' molto simile alla specie
precedente per l'apparato radicale costituito da rizomi
lunghi e nodosi, Agropyrum
significa appunto «frumento selvatico». Il dente canino
è una graminacea perenne ad apparato radicale molto
sviluppato e costituito da rizomi lunghi, striscianti e
nodosi, simili a quelli della vera gramigna; si
distingue facilmente da essa
per i culmi* alti fino ad 1 m (il
* Culmo: fusto tipico delle
graminacee (Poaceae) nettamente suddiviso in
nodi ed internodi (frequentemente cavi), dai
nodi prendono il via le foglie (una per
nodo). Gli nodi sono molto ravvicinati alla
base del culmo e vanno distanziandosi mano a
mano che ci si allontana dal terreno. Questo
perché il meccanismo di accrescimento
primario della pianta è basato appunto sulla
crescita dei nodi ed il conseguente
allontanamento degli internodi. Dai primi
nodi (molto ravvicinati) si formano nuovi
culmi. Questo aspetto consente alla pianta
di accrescersi in larghezza a formare cespi
più o meno compatti. |
Cynodon dactylon tende ad
essere strisciante) per le foglie
assai larghe e di colore verde glauco e per le spighette
più simili alle spighe del grano.
Per scopi
terapeutici si utilizza il rizoma di entrambe le specie,
poiché hanno identiche proprietà terapeutiche. |
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Esistono circa venti specie di
Sambuco,
nelle zone temperate dei vari continenti.
Famiglia:
Caprifoliaceae.
Nella flora spontanea italiana ne
esistono tre: uno è albero (Sambucus nigra),
(Sambucus
racemosa)
è un arbusto, la terza,
l’ebbio
(Sambucus ebulus),
è una grande erbacea perenne.
La pianta è tossica in tutte
le sue parti a causa della presenza di cianuro e vari
alcaloidi. Fanno eccezione i fiori e le bacche mature (ma
non i semi al loro interno). Nella preparazione di
marmellate, la cottura o la macerazione delle bacche sono
sufficienti a far sì che i composti cianogenetici si
volatilizzino completamente ma restano le proprietà
lassative per cui è meglio non abusarne; la specie più
tossica è il Sambucus ebulus che ha anche maggiori
proprietà lassative che possono causare una diarrea severa e
dolori addominali.
La struttura della
pianta è il tratto distintivo più importante e
semplice da rilevare: Il Sambuco è un grosso arbusto o
alberello, che può raggiungere dimensioni molto grandi;
presenta rami con midollo molto grosso, bianco, leggerissimo
e compatto, il legno viene usato per la sua estrema
leggerezza. L’Ebbio
invece è una pianta erbacea perenne, che può diventare anche
molto alta, fino ai 2 metri, ma non ramificarsi e non
raggiunge le dimensioni spesso imponenti del Sambuco, che
cresce anche fino a 7-8 metri. Il Sambuco sviluppa tante
diverse infiorescenze in tanti punti della pianta, l’Ebbio
invece avrà solo una o più infiorescenze (di solito fino a
tre) solo nella parte superiore della pianta.
Il fusto del Sambuco è legnoso, ha una
corteccia grigio-bruna con tanti piccoli puntini ed è
caratteristico degli arbusti, ramificato fin dalla base. L’Ebbio
invece ha un semplice fusto centrale verde, piuttosto spesso
e rigido.
I frutti del
Sambuco
(Sambucus nigra) formano grappoli di bacche
nero-violetto, presenti intorno a tutta la pianta, ricadenti
verso il basso, nell’Ebbio rimangono belli dritti al
centro della pianta, rivolti verso l’alto,
contengono un succo di colore viola-porporino scuro che
viene impiegato per colorante.
Sambuco
(Sambucus nigra)
Con i frutti si può fare una marmellata, di cui non abusare,
per le sue proprietà lassative. Le
proprietà curative del sambuco
erano apprezzate nel passato perché da sette sue parti si
potevano estrarre potenti medicamenti: fiori, con
funzione depurante, frutti utilizzati contro
bronchite e mali da raffreddamento, foglie con
impacchi per la pelle, corteccia come
riequilibrante intestinale, radici sotto forma di
decotto contro la gotta, resina contro le
lussazioni ed infine germogli contro le nevralgie.
Al sambuco si
attribuivano nell’antichità poteri magici legati ai riti
funebri nella tradizione cristiana
come viatico per il viaggio verso l’aldilà ed era,
presso i pagani, utilizzata come pianta capace di proteggere
da demoni e streghe la casa e il bestiame, ecco perché un
albero di sambuco era sempre presente presso le case
contadine o i monasteri; non
doveva mai essere tagliato con cattiveria o la sua legna
bruciata, per evitare che si sprigionassero le forze maligne
assorbite dalla pianta.
In Germania era denominata
“l’albero di Holda”. Holda era una fata del folklore
germanico medievale, dai lunghi capelli d’oro, che abitava
nei sambuchi situati vicino a laghi e corsi d’acqua. In
Inghilterra si sosteneva addirittura che il Sambuco non
fosse un arbusto qualsiasi, ma addirittura una fattucchiera
con le sembianze di una pianta.
Leggenda vuole che il
legno di scope e bacchette magiche di streghe e maghi fosse
di sambuco. Come la bacchetta magica di Albus Silente nella
saga di Harry Potter. Rappresenta il legno più famoso di
storie fantastiche e credenze popolari; il flauto magico e
incantatore delle favole, il cui suono vanificava ogni
sortilegio, ne è un esempio. In effetti è facilissimo
svuotare i giovani rami del midollo per ottenere fischietti
o flauti o inserirvi oggetti. I flauti per avere poteri
magici, capaci di proteggere da sortilegi e magie come
quello della celebre opera di Mozart , dovevano essere fatti
utilizzando un ramo tagliato in un luogo silenzioso lontano
dal canto del gallo che avrebbe reso roco il suono dello
strumento.
(Sambucus
racemosa)
è un arbusto che
cresce in montagna in prossimità degli alpeggi. Presenta
segmenti fogliari più stretti, pannocchie con fiori
giallognoli e infruttescenze di colore rosso.
Ebbio
(Sambucus
ebulus)
Pianta erbacea perenne,
alta sino a 150 cm, dall'odore
sgradevole
della famiglia delle Adoxaceae. Rizoma strisciante
stolonifero che consente una rapida diffusione di
difficile contenimento. Fusti
eretti, semplici o poco ramificati, robusti e rigidi, con
coste chiare longitudinali, verdastri ma a volte anche
rossastri, glabri o pelosi e con midollo bianco. Se
è più alto di 150 cm ed ha il fusto legnoso dovrebbe essere
ailanto (vedi successiva); entrambi infestanti;
fiori bianchi (fiorisce
da maggio a luglio)
Il frutto
sono bacche nere
drasticamente tossiche e purgative, da non confondere con
quelle del sambuco arboreo (Sambucus nigra).
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Ailanto
(Ailanthus altissima)
Pianta infestante, molto
aggressiva
appartenente alla famiglia delle Simarubacee, dalla rapidissima proliferazione,
le cui radici si estendono in larghezza fino anche a trenta
metri sul suolo, dando luogo a colonie di nuove piante figlie,
produce sostanze allelopatiche che inibiscono la crescita di
altre piante vicine. È caratteristico il cattivo odore delle sue
foglie. Il fusto è generalmente eretto e molto ramificato con
corteccia grigio-brunastra più chiara sui rami giovani. Le
foglie sono composte, pennate (attraversate
longitudinalmente da una nervatura mediana, da cui si dipartono
nervature laterali secondarie, su ambo i lati),
opposte, e prive di stipole (due
espansioni che si trovano alla base del picciolo di molte
foglie, disposte in maniera simmetrica, nel punto in cui il
picciolo si inserisce al ramo).
I fiori, riuniti in infiorescenze a spiga o a pannocchia, sono
generalmente unisessuali. Produce frutti secchi indeiscenti (anche
giunti a completa maturazione, non si aprono spontaneamente per
fare uscire il seme). |
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Parietaria (Parietaria
officinalis) famiglia delle Urticaceae e quindi parente
stretta dell'ortica. Pianta erbacea perenne, alta fino a 70
cm, habitat favorito: i vecchi muri, meglio se all'ombra e
in terreni ricchi (azotati).
Il fusto è eretto, rosso-bruno, cilindrico,
peloso. Le foglie sono ovali, lanceolate a margine intero,
alterne, picciolate, lievemente appiccicose. I fiori sono
minuscoli, verdi e raggruppati in glomeruli all'ascella
delle foglie. La fioritura è molto lunga e si protrae dal
mese di Marzo a quello di Settembre.
La pianta si caratterizza per una emissione
di grandi quantità di pollini; il polline è molto
piccolo, quindi facilmente trasportato dalle correnti d’aria
e in grado di penetrare nelle vie aeree anche in profondità.
È responsabile di una delle più comuni forme di allergia
ai pollini i sintomi
che più si manifestano
sono il prurito nasale, starnuti, lacrimazione – prurito
degli occhi e può degenerare sino a provocare l’asma. Anche
nel periodo dell'inflorescenza questa pianta è praticamente
inodore. La pianta contiene tannino, flavonoidi e nitrato di
potassio. Ha proprietà diuretiche, emollienti, sudorifere,
depurative ed espettoranti. Viene utilizzata anche in
cucina. |
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Edera,
famiglia delle Araliaceae, numerose varietà la più diffusa è
la Hedera helix: Dicotiledone perenne, rampicante, a foglia
larga, può raggiungere 30 mt d'altezza, fiorisce tra
agosto ed ottobre. Cresce su terreni argillosi e umidi. Sale
lungo gli alberi derubandoli di sostanze nutritive. Non
basta tagliarla perchè ricresce, bisogna estirparla o usare
il Glyfosate, ma con estrema attenzione per non danneggiare
la pianta ospite. |
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La
vitalba
(vite alba, vite bianca)
(Clematis
vitalba)
, è una
pianta appartenente alla
famiglia delle
Ranunculaceae, diffusa in e Medio Oriente e in
Europa, è presente su tutto il territorio nazionale sino a circa
1300 m di quota, in terreni
incolti.
È una pianta velenosa per la presenza di alcaloidi e saponine
(in particolare la protoanemonina), sostanze presenti anche in
altri generi della famiglia, che si accumula soprattutto negli
organi più vecchi. Può provocare irritazioni cutanee al
contatto.
Ha un aspetto simile a quello delle liane potendo crescere per
decine di metri aggrappandosi ad ogni tipo di sostegno, infatti
è
formata lunghi fusti che da erbacei con il tempo diventano
legnosi a midollo pieno con corteccia fibrosa che si distacca
facilmente.
I fiori, ermafroditi e riuniti in grappoli apicali,
sono bianchi o bianco-verdognoli e delicatamente profumati come
quelli del Biancospino. Al centro della corolla sono ben
visibili l’ovario e i numerosi stami
I frutti sono acheni (frutto secco con un
pericarpo più o meno indurito che contiene un unico seme che è
distinto dal pericarpo stesso) molto leggeri che mediante una
lunga estremità piumosa vengono disseminati dal vento anche a
notevoli distanza dal luogo di crescita.
Il pennacchio bianco e setoso, visibile nella stagione morta non
è il fiore, ma l’insieme dei frutti secchi
È una pianta infestante del
bosco, infatti, specialmente in associazione con i rovi, la
vitalba crea dei veri e propri grovigli inestricabili a danno
della vegetazione arborea che viene pesantemente aggredita e
soffocata, durante
l’inverno causa non pochi danni perché il suo intreccio consente
alla neve di fermarsi appesantendo la struttura degli alberi
fino alla rottura dei rami.
La sua presenza è quasi sempre
l'espressione di un degrado boschivo
È
difficile combattere perché è molto resistente
e dotata di una grande vitalità. E’ facile da trovare ed in
particolar modo nelle vicinanze di vecchie case abbandonate, di
siepi soffocate dall’intreccio lianoso, vicino ai muri a secco
che spesso ne risultano completamente coperti
La vitalba non ha nessuna virtù medicinale. |
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Infestanti
facilmente gestibili |
Tarassaco
-
Soffione,
dente di leone,
dente di cane, cicoria selvatica, cicoria
asinina, pisciacane, piscialletto ecc. (Taraxacum
officinale)
famiglia
delle
Asteraceae.
È una pianta erbacea e perenne, di altezza compresa tra 3 e
9 cm. Presenta una grossa radice a fittone dalla quale si
sviluppa, a livello del suolo, una rosetta basale di
foglie munite di gambi corti e sotterranei.
La fioritura avviene
in primavera ma si può prolungare fino all'autunno.
L'impollinazione è di norma entomogama, ossia per il
tramite di insetti, ma può avvenire anche grazie al vento (anemogama).
Si riconosce dai fiori gialli dai quali, poco
dopo essere sbocciati,
si sviluppa un
frutto secco indeiscente, provvisto del caratteristico ciuffo di
peli bianchi, chiamati soffioni,
originatosi dal calice modificato, che, agevola
col vento la dispersione del seme, quando questo si stacca dal
capolino.
Il tarassaco è
una pianta utilizzata fin dall’antichità
per le sue caratteristiche curative,
contiene vitamina A, B1, B2, C, E, P, D, potassio, calcio,
fosforo, ferro, insulina biotina, principi amari, amminoacidi;
possiede proprietà
diuretiche, di stimolo su fegato e cistifellia,
infatti
la radice, per le sue caratteristiche coleretiche (stimolante la
secrezione della bile), colagoghe (favorenti il passaggio della
bile nell’intestino e quindi la digestione dei grassi),
epatoprotettive, diuretiche, depurative e stimolanti l’appetito,
antireumatiche, leggermente lassative viene utilizzata sia
fresca che essiccata soprattutto in erboristeria. Un tempo
veniva utilizzata, previa tostatura, per la preparazione di un
surrogato del caffè e può essere consumata anche cotta, condita
con un buon olio extravergine di oliva. E' una grande
alleata del sistema immunitario.
Il decotto delle
foglie viene bevuto come depurativo, lassativo ed attivatore
epatico, miste a zucchero servono a preparare uno
sciroppo (giulebbe) da somministrare ai neonati a gocce per
prepararli all’alimentazione con il latte materno…
Viene usato anche in cucina: si possono consumare l’intere rosette basali che possono essere raccolte tutto l’anno; si impiegano sia crude
che cotte, magari insieme ad altre erbe selvatiche, ed inoltre
vengono “ripassate” in padella con olio di oliva ed aglio. Le
foglie vengono impiegate nei minestroni di verdura, nelle zuppe,
nelle torte salate ed infine la radice, tostata e macinata, era
un tempo utilizzata come succedaneo del caffè.
Le foglie del tarassaco hanno un sapore
leggermente amarognolo ma sono proprio le sostanze amare (tarassicina
e inulina) quelle dotate di proprietà terapeutiche.
Ricette:
Crepes dolci:
In una ciotola sbattere n. 2 uova piccole
con un bicchiere di latte (230 ml), n. 1
cucchiaino di miele, 125 gr di farina 00 ed
e un po’ di burro fuso (25 gr) ed un pizzico
di sale ed una manciata di ligule di fiori
gialli di tarassaco spezzettati. Lasciare
riposare l’impasto in frigo per mezz’ora
coprendo la ciotola con la pellicola
trasparente prima di usarlo. Poi mettere sul
fuoco una padella antiaderente con un po’ di
burro da far sciogliere per versarvi
l’impasto con un mestolo, facendolo le
crepes il più sottile possibile. Cuocere e
girare le crepes su entrambe i lati. Servire
le crepes con melata di bosco o miele
millefiori.
1) Mescolare insieme la
farina di ceci con l’acqua fino
all’ottenimento di un composto cremoso e poi
lasciare riposare.
2) Sbollentare il tarassaco
in acqua salata per qualche minuto a seconda
della durezza delle foglie, scolare e
tritare fine.
3) Unire il tarassaco tritato
al composto di farina di ceci e friggere a
cucchiaiate in olio caldo. |
In alternativa all’insalata si può
preparare un decotto: bollire, per qualche minuto,
in 250 ml d’acqua, un cucchiaino di radice essiccata
di tarassaco, che si compra in erboristeria, poi
farlo riposare per circa cinque minuti e consumatene
due tazze al giorno a digiuno per almeno 10-20
giorni. Il tarassaco interagisce con i farmaci
antidolorifici, diuretici e ipoglicemizzanti
pertanto evitare di assumerlo se, per questioni di
salute, si deve far uso di questi medicinali.
|
Portulaca
oleracea
(Porcellana comune in Liguria
purselana, in Piemonte erba grassa)
Fam.
Portulacaceae Di probabili origini
asiatiche, nell'antico
Egitto era utilizzata
come pianta medicinale, conosciuta dai babilonesi, greci e
romani. Le
foglie possono tornare utili per la preparazione di impacchi
atti a lenire punture di insetti, acne e eczema, ha proprietà
diuretiche, depurative, dissetanti e anti-diabetiche. Recenti
studi hanno dimostrato che in soli 100 g di foglie sono
contenuti circa 350 mg di acido alfa-linolenico facente parte
del gruppo degli
acidi grassi polinsaturi
omega-3, sostanze che giocano un ruolo cruciale nella
prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Nelle
regioni mediterranee viene consumata da tempi remoti come
erba aromatica
in insalate, per preparare minestre saporite e rinfrescanti e si
può conservare sottaceto, entra anche come ingredienti di
frittate e ripieni.
È
una pianta
erbacea,
succulente con fusti e foglie carnosi di colore verde più o meno
scuro; annuale con portamento prostrato, presenta foglie piatte
che spesso presentano alla base un ciuffo di peluria. I fiori;
che hanno 5 petali, sono di colore giallo. I frutti sono capsule
che contengono molti semi.
Viene
considerata come
una pianta particolarmente infestate difficile da diserbare
infatti
non è affatto un compito semplice rimuoverla dall’orto, dal
giardino o addirittura dal prato, perché produce migliaia di
semi che restano vitali nel terreno per molti anni (anche 20) e,
come se non bastasse la moltiplicazione per seme e può
riprodursi anche da porzioni di fusto e radici in grado di
emettere delle radichette pronte ad attecchire anche nei terreni
meno fertili. L’unica soluzione è la completa eliminazione delle
piante prima che vadano a seme. |
Cardo
asinino
(Cirsium vulgare)
appartiene alla famiglia delle
Asteraceae, è una pianta
erbacea biennale piuttosto spinosa, le radici sono grosse e
molto sviluppate. I fusti sono eretti a rami
divaricati, ramificati, con inserzioni alari ricoperte di aculei,
può raggiungere l'altezza di 1,5 m (ma a volte può superare
anche i 2 m fino a 3 m) normalmente è alta sui 50-70 cm. È
pelosa, molto robusta e pungente. È considerata una pianta
arbustiva.
Le foglie spinose, sono commestibili, ma hanno un sapore
amarognolo. Sono pennatopartite (obate sino ad oltre la metà
della distanza tra il margine e il nervo mediano) e
profondamente incise e terminano con un robusto aculeo. I fiori
hanno una corolla violacea tubolare e sono ermafroditi. Ciclo
biologico completo superiore a due anni si diffondono sia per
parti vegetative sia per seme.
anche
(Cirsium arvense) più sottile della precedente.
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|
La
Bardana, (Arctium lappa)
cresce nei luoghi umidi e
incolti, ad esempio lungo i bordi dei prati e i sentieri di
campagna; è quella pianta con foglie grandi che quando va
in fiore forma "simpatiche" palline di circa un centimetro, che si
attaccano dappertutto. Appartenente alla famiglia delle
Asteraceae; pianta erbacea a ciclo di sviluppo biennale, a
foglie basali molto grandi nel primo anno di vegetazione fra le
quali, nel secondo anno, spunta il fusto floreale alto fino a 2
m. la radice è
grossa e a fitone. Risulta conosciuta fin dall’antichità, veniva
coltivata come ortaggio e pianta medicinale.
In medicina è molto usata per le
sue varie proprietà: purificante del sangue, depurativa in
generale, ipoglicemica, fungicida, antibatterica, lassativa e
diuretica, utilizzata dalla cura della sterilità, come
contravveleno per i morsi dei serpenti, ma la proprietà più
generalmente riconosciuta è quella depurativa e contro le
malattie della pelle quali acne, sfoghi, infiammazioni cutanee;
questo utilizzo è confermato anche dalla medicina cinese che ne
fa largo consumo. Le parti usate sono le foglie fresche,
raccolte in primavera da una pianta di un anno e ridotte in
succo, e le radici raccolte durante il riposo autunnale.
Contribuisce ad abbassare i
livelli degli zuccheri nel sangue e
ha notevoli
proprietà cicatrizzanti e
e nella cura delle
ferite: le foglie fresche vengono utilizzate sulle ferite, per
favorire la cicatrizzazione,
e sui foruncoli, per accelerare la guarigione.
In cucina viene utilizzata
soprattutto la lunga radice carnosa a
fittone, bianca all’interno e molto
buona, ma non sono disprezzabili neanche fusti, foglie e
piccioli. Le radici si raccolgono nell'autunno del primo anno di
vegetazione o nella primavera del secondo anno prima che si
formi il fusto floreale, si consumano dopo essere state
lessate e spellate. Così cotte, si affettano e si condiscono in
vario modo.
Da secoli la
Bardana è utilizzata come rimedio per moltissimi disturbi: è
usata come diuretico, nella calcolosi biliare o urinaria, per i
disturbi reumatici, oltre che, in applicazione locale, per
eczemi, acne, dermatite seborroica, foruncolosi e ferite a
cicatrizzazione torpida. Nella medicina popolare cinese la
radice è impiegata anche come rimedio per il raffreddore e
l'influenza per la sua attività antinfiammatoria e
anticongestionante. |
Verbasco
(Verbascum
thapsus) famiglia delle
Scrophulariaceae, pianta erbacea ciclo
biennale, la radice è cilindrica e affusolata,
dalla quale nel primo anno di vita si forma un gran rosone di
foglie, in seguito si forma il fusto eretto, forte, talvolta
ramificato; con foglie grandi, densamente lanuginose, ha fiori
gialli, grandi, raccolti numerosi in una lunga e grossa spiga.
Può anche raggiungere i 2 metri di altezza.
La pianta
è conosciuta per le numerose proprietà curative: rinfrescante,
decongestionante, espettorante, antisettica, diuretica,
analgesica, utile nel caso di tosse, catarro, pertosse,
bronchite, laringite, infezioni del tratto urinario e diarree. I
fiori e le foglie di verbasco vengono utilizzati per le loro
proprietà sedative, emollienti e lenitive. Le foglie vengono
utilizzate per decotti detergenti su piaghe e ferite, per
cataplasmi su foruncoli, scottature, emorroidi e geloni; i fiori
sono utili per il trattamento delle emicranie e come un
antibiotico locale e battericida; i semi di verbasco sono
segnalati per essere tossici.
Plinio il vecchio
lo prescriveva per trattare ferite e lesioni e problemi
polmonari. |
Erigeron
sono piante erbacea da fiore
originaria del nord America
con fiori bianchi e gialli molto simili alle
“margheritine”
della
famiglia delle Asteraceae,
sono considerata invasiva, cresce ai
bordi delle strade e nei campi nelle post-colture in
popolazioni molto numerose.
Penso di averne individuato due specie molto
simili:lungo una strada la
Erigeron philadelphicus
che ha il gambo più sottile e le foglie rade
a margine liscio
mentre nell'orto
Erigeron annuus che ha le foglie col margine
dentato in modo grossolano.
|
Margheritina
comune
(Bellis
perennis)
le
margherite appartengono alla famiglia delle
Asteraceae possono migliorare ma anche rovinare un prato,
dipende dai punti di vista. Poche margherite non costituiscono
un problema, ma diffondendosi per seme, possono colonizzare un
prato molto velocemente. La pianta è una rosetta schiacciata al
suolo, con foglioline di forma ovale oblunga, difficile da
rimuovere con le normali operazioni di sfalcio. |
Violetta, Viola mammola (Viola odorata) famiglia
Violaceae comprende circa 400 specie erbacee annuali o
perenni. Piccola pianta alta da 10 a 20 cm, Ha
foglie cuoriformi od ovali di colore verde brillante disposte a
rosetta. La fioritura avviene quando oramai l'inverno volge al
termine, corolla dalla forma caratteristica, cresce in terreni
umidi ed ombrosi e si propaga anche per mezzo di stoloni.
Generalmente con l'inizio della stagione calda, le piante
interrompono la fioritura, stimolando la produzione dei semi,
concludendo il ciclo vegetativo. |
Lingua di
cane
(Plantago major)
famiglia
delle
Plantaginaceae pianta erbacea perenne, cresce nei terreni
incolti, negli orti, ai bordi delle strade dalla pianura fino a
1500m. di altezza.
È presente in tutta Europa centrale e settentrionale e in Asia.
Fiorisce da Marzo a Settembre. Rizoma corto e molte radichette
sottili, con scapi fiorali eretti o ascendenti che possono
raggiungere i 30 cm. di altezza. Le foglie sono basali disposte
a rosetta, le Infiorescenze sono a spiga, si color
verde-giallo-ruggine. I semi sono di colore nero e sono molto
apprezzati dagli uccelli.
La
medicina popolare usava le foglie in infuso o in
decotto contro i problemi intestinali, la tosse e il mal di
gola, antinfiammatorio ed emolliente delle mucose della bocca e
dell'intestino. Per uso esterno si utilizzavano le foglie in
infuso contro le infiammazioni della pelle, scottature e punture
di insetti. |
Acetosella
articulata
Come le altre acetoselle la articulata è una erbacea che
appartiene alla famiglia
delle
oxalidaceae.
L'Acetosella articulata
o rizomatosa o violacea, purpurea è una pianta perenne
rizomatosa, il suo rizoma è formato da molti articoli
rotondeggianti, collegati tra loro (da qui il nome di articulata),
le foglie di questa acetosella di notte si chiudono,
ripiegandosi su se stesse.
I fiori della Acetosella articulata sono rosa violaceo e
presentano cinque petali sovrapposti alla base, che si aprono
alla luce del sole. I fiori sono portati da lunghi peduncoli che
si sviluppano su steli contornati da una grossa massa fogliare.
La fioritura avviene da aprile ad ottobre.
|
Malva
(Malva silvestris)
appartiene alle
Malvaceae circa 900 specie, divise in
42 generi, alcune sono piante ornamentali (Abutilon e Hibiscus)
La specie Gossypium è il cotone che ha una grande importanza da
un punto di vista economico.
Quella riprodotta in queste foto è versione
spontanea e infestante, ma si trovano anche varie
cultivar "domestiche" con fiori con
diverse colorazioni. |
Ranunculus
ficaria
chiamata
favagello nota anche come
Ficaria verna è una piccola pianta della famiglia
delle Ranunculaceae
che comprende oltre 2500 specie distribuite
su 58 generi
tra cui il Ranunculus che è un gruppo molto
numeroso di piante comprendente oltre 400 specie originarie
delle zone temperate e fredde del globo, delle quali quasi un
centinaio appartengono alla flora spontanea italiana. Sono
piante perenni erbacee fiorisce nei mesi invernali e ad inizio
primavera, durante la stagione avversa non presentano
organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei
chiamati tuberi. |
Potentilla reptans
Pianta erbacea
appartenente alla famiglia delle
Rosaceae generalmente sempreverdi con un corto
rizoma che porta una rosetta di foglie persistenti. I fusti sono
lunghi dai 40 agli 80 cm, le foglie basali, raggruppati in
rosette, possiedono un lungo picciolo al cui apice
sono impiantate 5 foglioline ovali con il margine dentellato in
tutta la sua lunghezza. Le foglie presenti sul fusto sono molto
simili a quelle basali, leggeremente più piccole e con il
picciolo più corto.
I fiori
sono in genere solitari all'ascella delle foglie dei fusti
striscianti, hanno il calice formato da cinque di colore giallo
dorato. |
Convolvulus arvensis
Pianta erbacea perenne, della famiglia delle
Convolvulaceae
rampicante o strisciante. Possiede un
rizoma biancastro e fusti erbacei generalmente avvolti verso
sinistra. Ha foglie spiralate, da lineari a cuoriformi, lunghe
2-5 cm, larghe 2-3 cm e con picciolo di 1-3 cm. I fiori, portati
all'ascella delle foglie mediane, hanno calice e corolla
entrambi campanulati, il calice di colore bianco o rosa pallido,
con cinque strisce radiali di un rosa leggermente più scuro.
Fiorisce da aprile a ottobre. Il frutto è una capsula sferica
glabra. produce fiori attraenti, ma è una pianta sgradita nei
giardini a causa della sua rapida crescita e del soffocamento
delle altre piante coltivate. |
Veronica
persica
è una pinta erbacea appartenente
alla famiglia delle
Plantaginaceae. Il nome generico (Veronica)
deriva da Santa Veronica, la donna
che secondo la tradizione cristiana diede a Gesù un panno per
asciugare il suo volto sulla via del Calvario. Alcune macchie e
segni sui petali della corolla di questo fiore sembrano
assomigliare a quelli del sacro fazzoletto di Veronica.
persica è in riferimento alla Persia, oggi Iran, da cui provenivano i
campioni su cui venne istituita la specie è chiamata
"occhio della Madonna", per la delicata bellezza dei fiorellini
colore azzurro chiaro.
È
infestante, cresce nei campi coltivati e negli orti è una pianta
piccolissima, bassa, tappezzante facile da rimuovere dal
terreno.
|
Lysimachia
arvensis
o
Anagallis
arvensis comunemente conosciuta come Mordigallina, il
nome generico ricorda Lisimaco
(~361 a.C.-281 a.C.),
medico e generale macedone
di Alessandro Magno, poi suo successore. Seguì
nell'impresa d'Asia (334-323) segnalandovisi per il valore, poi
re di Tracia, Asia Minore e Macedonia: la leggenda narra che
Lisimaco alimentasse i suoi buoi con questa pianta per calmarli,
mentre
Anagallis deriverebbe dal greco ridere a crepapelle
e alluderebbe al fatto che i suoi fiori si aprono
quando esposti direttamente ai raggi del sole, come se gli
sorridessero, ma anche perchè si riteneva avesse proprietà
esilaranti; è una pianta della famiglia delle
Primulaceae.
Per i suoi contenuti di triterpenoidi e saponina
nelle parti aeree, glicoside=ciclamina nelle radici, acri oli
volatili, primina nelle parti pelose ha proprietà bechiche
ovvero
diaforetiche (fa sudare), espettoranti, purganti, stimolanti, diuretiche e
nervine, è considerata una pianta tossica, responsabile di
alcune intossicazioni avvenute per il suo consumo nelle insalate
con le quali era stata raccolta incidentalmente ed è considerata
tossica anche per gli animali soprattutto di piccola taglia e
per gli uccelli. Se assunta in quantità importanti
è potenzialmente letale.
I suoi contenuti di triterpenoidi e saponina
nelle parti aeree, glicoside=ciclamina nelle radici,
acri oli
volatili, primina nelle parti pelose ha proprietà bechiche,
diaforetiche, espettoranti, purganti, stimolanti, diuretiche e
nervine, è considerata una pianta tossica, responsabile di
alcune intossicazioni avvenute per il suo consumo nelle insalate
con le quali era stata raccolta incidentalmente ed è considerata
tossica anche per gli animali. Se assunta in quantità importanti
è potenzialmente
Anche questa è infestante, cresce nei campi
coltivati e negli orti è una pianta piccolissima, bassa,
tappezzante facile da rimuovere dal terreno.
Il fiore è quello che compare nel ciclo di romanzi "La Primula
Rossa".
|
Galium aparine
appartenente alla famiglia delle
Rubiaceae,
Galium
deriva dalla parola greca
gála,
che significa “latte” per la capacità della pianta di favorire
la coagulazione del latte dovuta alla presenza dell’enzima
fitochinasi;
Aparine dal greco
Aparein
che significa
“attaccarsi”, per la capacità della pianta ad attaccarsi, per i
peli uncinati di cui è rivestita, agli abiti e al pelo degli
animali.
Inconfondibile al tatto a causa dei peli ruvidi (simili a del
velcro) che la rivestono in tutte le parti. Ha il fusto
quadrangolare. Ha foglie lineari od oblunghe disposte in
verticilli. I fiori, minuscoli, possono avere la corolla bianca
o di altri colori e sono riuniti in infiorescenze ascellari. Il
frutto, grande come un chicco di riso, è anch'esso coperto di
spine
uncinate che, rimanendo attaccate al pelo degli
animali favoriscono, la propagazione e diffusione della pianta.
Cresce lungo i bordi stradali, nei campi incolti, ma anche in
quelli coltivati è fastidiosissima.
Questa pianta ha una
lunga
storia nella medicina popolare, veniva utilizzata sia per
uso esterno che per uso interno, per trattare ulcere, ferite e
problemi della cute. |
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Per
cercare di estirparle
Bisogna
sempre considerare che se si "elimina" una pianta, ve ne
nascerà un'altra, quindi sarà sempre una lotta dura e spesso
il rimedio si dimostra peggio del male.
metodi
naturali:
l'intervento "meccanico" è il più efficace.... prestando
attenzione a rimuovere e non frazionare stoloni dai quali si
potranno rigenerare nuove piante ottenendo il risultato
opposto, rischio molto concreto specie con la gramigna.
Altro
metodo efficace è la pacciamatura
che consiste nel ricoprire il terreno con materiale in modo
che non arrivi la luce alle piante, se il materiale è
plastico, si interviene anche sugli scambi gassosi.
Acqua
bollente
sull’erbacce;
l’aceto
spruzzato
puro sulle piante distruggerà le
foglie ma spesso non arriva alla radice, per cui serviranno
più applicazioni per indebolire la pianta fino ad
eliminarla.
Per creare un
diserbante ecologico
occorrono
1 litri di
acqua, 1/4 litro di aceto e 250g di sale,
sciogliere il sale nell’acqua (scaldare per velocizzare),
aggiungere l’aceto e mescolare. Fare raffreddare e irrorare
con uno spruzzino le erbe infestanti.
Metodo
"violento" molto efficace:
Glyphosate.
E' un prodotto chimico
molto tossico e sospettato di
essere canceroso, che
viene assorbito per via
fogliare e raggiunge le radici; da usare solo in casi
estremi, su piante che arrecano danni irreparabili quando è
impossibile intervenire con altri mezzi. |
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