Le Asteraceae un tempo dette Compositae è una famiglia
più numerosa del regno vegetale, perchè comprende circa il 10% di tute
le specie in fiore conosciute e è di grande
importanza dal punto di vista economico. Comprende circa 1.620 generi
con oltre 23.000 specie. Ha il suo luogo di origine in Sud America, ma è
diffusa in tutto il mondo.
Sono erbacee o arbustive, ma non mancano, ai Tropici, quelle arboree e
rampicanti. Carattere tipico della famiglia è l’infiorescenza, che da
il nome alla famiglia che deriva dal greco "fiore a stella", chiamata capolino formata da tanti fiori
che simulano un fiore individuale i fiori sono generalmente ermafroditi,
i petali presentano la porzione inferiore saldata a tubo (corolla
gamopetala). Gli stami sono 5. Il calice dei singoli fiori, quando è
presente, è altamente modificato ed è formato da squame, setole o peli
(pappo) ed ha solitamente il compito di diffondere i frutti. Corolla
gamopetala che può essere di due tipi: tubulosa a 5 petali, o ligulata a
3 o 5 petali uniti lateralmente. I capolini possono essere composti
esclusivamente da fiori tubulosi o da fiori tubulosi al centro (disco) e
da fiori ligulati alla periferia, questi sono generalmente unisessuali o
totalmente sterili. Fecondazione generalmente entomogama
che a maturazione si trasformano in frutti secchi detti acheni.
Le foglie generalmente alterne, raramente opposte, e frequente è il tipo
di pianta con foglie a rosetta basale da cui si diparte lo scapo
fiorifero.
Vengono utilizzate sia
come piante ornamentali che come piante alimentari:
alcune specie sono
ampiamente coltivate per il consumo umano, tra cui:
-
la lattuga (Lactuca
sativa)
-
il
tarassaco
[collegamento ad altra pagina] (Taraxacum
officinale)
-
il radicchio (Cichorium
intybus)
-
la cicoria indivia (Cichorium
endivia)
-
la scarola
(Cichorium
endivia var. latifolia)
-
il carciofo (Cynara
cardunculus subsp. scolymus)
-
il cardo (Cynara
cardunculus subsp. cardunculus)
-
il topinambur (Helianthus
tuberosus)
-
il girasole (Helianthus
annuus)
-
l'assenzio (Artemisia
absinthium), da cui si ricava l'omonimo liquore
Appartengono alla famiglia
anche alcune specie di notevole interesse economico quali:
-
il piretro (Tanacetum
cinerariifolium), utilizzato per la produzione di insetticidi
-
il cartamo (Carthamus
tinctorius), da cui si estraggono coloranti
-
la masticogna (Atractylis
gummifera), da cui si estrae una resina gommosa
Molte specie della sottofamiglia Asteroidee sono utilizzate come piante
aromatiche,
officinali
o medicinali:
...e poi molte
piante d fiore tipo:
Centaurea
montana
(il fiordaliso
montano),
Senecio ovatus, Helichrysum italicum,
i
crisantemi, le margherite,
varie specie dei generi Dahlia,
Zinnia, Tagetes, Gerbera |
Lattughe
si possono suddividere in
tre grandi gruppi: lattughe d’inverno, di primavera e
d’estate. Il nome completo della lattuga è Lactuca
sativa che si distingue in quattro sottospecie: la
capitata con le foglie lisce raccolte in un
cappuccio globoso; la crispa con le foglie ricce
raccolte anch’esse in un cappuccio globoso; la romana
con foglie allungate, raccolte in un cappuccio a forma
quasi cilindrica e dotata di nervatura centrale grossa e
carnosa; l’acephala chiamate da “taglio”oppure
lattughini o lattughette con foglie che ricrescono man
mano che vengono tagliate.
La semina delle diverse
varietà di lattuga si può fare in semenzaio:
l’operazione deve avvenire nel periodo di febbraio/marzo per quelle che si riproducono nel periodo
primaverile; in aprile/giugno per la produzione di
lattughe estive e autunnali ed infine quelle che si
seminano in agosto/settembre per una produzione del
periodo invernale. Una volta che i semi germogliano, si
ottengono delle piccole piantine che non appena
presentano tre o quattro foglioline possono essere
trapiantate nell’orto e coltivate fin quanto non
raggiungono l’età adulta dove, si procede ad ulteriori
trapianti a seconda dello sviluppo vegetativo che la
pianta assume. I semi delle lattughe chiamati acheni si
presentano di colore bianco grigiastro oppure bruno più
o meno scuro, secondo la varietà.
E’ buona norma effettuare la semina in
un periodo di luna calante. La lattuga da taglio e la
cicoria da
taglio se seminate a luna crescente si favorisce un
rapido sviluppo e la rapida ripresa vegetativa dopo ogni
taglio.
Fatta semina direttamente in campo con ottimi risultati,
ottimi anche in semenzaio. In campo è più veloce,
seminare a scalare. |
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Cynara cardunculus al
genere Cynara si attribuisce una unica specie il Cynara
cardunculus, che comprende tre varietà botaniche:
- Cynara cardunculus scolymus:
carciofo coltivato;
- Cynara cardunculus altilis: cardo domestico.
- Cynara cardunculus silvestris
Lamb.: cardo selvatico, noto sotto il nome di caglio o
carduccio, spontaneo nel bacino del Mediterraneo.
Carciofo - Cynara cardunculus
(Cynara cardunculus scolymus) Il
carciofo è una pianta erbacea perenne di origine
mediterranea, molto nota fin dall'antichità per i pregi
organolettici. In alcuni dialetti settentrionali è
chiamato articiocco, il nome italiano "carciofo" e lo
spagnolo "alcachofa" derivano dall'arabo "harsciof".
Rizoma col fusto eretto, alto da 50 a 150 cm circa,
robusto, ramificato con in posizione terminale le
infiorescenze, fornito di foglie alterne (grandi, di
colore verde più o meno intenso o talvolta grigiastre
nella pagina superiore, più chiare e con presenza di
peluria in quella inferiore; la spinosità delle foglie è
una caratteristica varietale).I fiori azzurri sono
ermafroditi. Il frutto è un achenio allungato e di
sezione quadrangolare, può oscillare tra 30 e 70 grammi.
La morfologia fiorale impediscono normalmente
l'autoimpollinazione, per cui la fecondazione avviene
per opera degli insetti. E' una coltura poliennale: la
durata di una carciofaia non è definibile a priori; se
non intervengono fattori avversi essa può essere anche
di 7-10 anni.
Ho provato a mettere una piantina di
carciofo rifiorente thema in Piemonte, non
ha passato l’inverno, infatti
il
carciofo richiede un clima mite e
sufficientemente umido, resiste abbastanza
bene fino a temperature di 0°C, temperature
inferiori possono provocare danni più o meno
gravi alle infiorescenze ed alle foglie; a
temperature inferiori a -10°C possono essere
compromesse anche le gemme del fusto
rizomatoso. |
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Il
cardo
- Cynara cardunculus
(Cynara cardunculus altilis) è originario del Mediterraneo, era coltivato
già al tempo dei Romani; Plinio, nella sua “Storia
Naturale”, lo annovera fra gli ortaggi pregiati; è una
pianta erbacea perenne in natura e nelle regioni a clima
mite, ma il suo ciclo di coltivazione è annuale perchè
arresta la crescita a 0°C. e non sopravvive ai –2° C.
nelle zone con inverni rigidi è opportuno quindi
raccoglierlo prima che si verifichino forti e ripetute
gelate (metà novembre-metà dicembre) capaci di
danneggiare notevolmente le piante o di distruggerle
quindi si estirpa per raccoglierla, ma il ciclo di
coltivazione abbastanza lungo, potendo durare dai 180 ai
220 giorni. Non dimostra
particolari esigenze
per ciò che concerne il
terreno.
Presenta radici fittonante e profonde, la
parte commestibile del cardo è il gambo, che ha
sfumature e forme che ricordano vagamente il sedano e ha
un gusto simile a quello del carciofo che appartenente
alla stessa famiglia, ma mentre l’elemento commestibile
del carciofo è costituito dai fiori immaturi, del cardo
vengono consumati i grossi piccioli e le nervature delle
foglie (coste). Queste parti dell’ortaggio sono infatti
carnose, croccanti e hanno un sapore particolare.
L'impianto si può realizzare con semina
diretta a dimora nel periodo aprile-maggio a file
distanti 1 metro l’una dall’altra e 80 cm tra una pianta
e l’altra, si collocano 3/4 semi alla profondità di
1-1,5 centimetri; dopo la nascita si diraderà lasciando
una sola pianta trapiantando le piantine ottenute nel
periodo maggio-giugno, quando le piante hanno raggiunto
la cinquantesima o sessantesima foglia.
Almeno 2-6 settimane prima della raccolta
bisogna procedere all’imbianchimento, ovvero coprire la
pianta, dalla parte basale fino a circa i due terzi
dell'altezza, per proteggerla dall'azione della luce.
Per tale scopo viene eseguita la legatura delle foglie
insieme attorno all'asse centrale anche in due o tre
punti, deve essere eseguita con foglie asciutte
(eliminando quelle guaste) e possibilmente in una
giornata soleggiata, quindi si può fare la rincalzatura,
addossando alla pianta un cumulo conico di terra; oppure
si può piegare la pianta, entro una fossa scavata di
fianco ad essa, ricoprendola quindi di terra,
lasciandone allo scoperto la parte apicale; oppure si
avvolge la pianta con paglia o cartone o teli plastici
opachi.
Imbianchimento del cardo.
1) Avvolgere la pianta con
paglia, quindi contenere il tutto con
cartone o carta di grosso spessore. L’uso di
teli plastici neri (gli stessi adoperati per
la pacciamatura) può fornire risultati
particolarmente positivi, ma potrebbe
provocare un’eccessiva condensa all’interno
delle piante, con conseguente marciume del
«cuore» della pianta stessa.
2) addossando i cardi al
terreno piegandoli e coprendoli
abbondantemente di terra lasciando spuntare
solamente una parte delle foglie; questo
sistema, che è abbastanza diffuso nelle
grandi colture, trova maggiore applicazione
nei climi miti e produce piante deformate
che però sono richieste.
3) Prelevando i cardi con un
voluminoso pane di terra e ponendoli in
fosse profonde 50-70 centimetri e larghe,
preferibilmente, non più di un metro ,
addossate le une alle altre nella fossa,
facendo spuntare dal terreno circa un terzo
della lunghezza delle foglie. Il tutto viene
ricoperto da uno spesso strato di paglia. E’
un metodo poco utilizzato anche perché molto
laborioso.
4) Raccogliendo le piante con
un grosso pane di terra, e portandole in un
ambiente scuro di medie o grandi dimensioni
dove la temperatura non scenda sotto lo
zero, magari con possibilità di
riscaldamento. I cardi si pongono, accostati
gli uni agli altri, con i pani di terra in
uno strato di sabbia o terriccio e sabbia,
alto circa 15-20 cm.
Quest’ultimo sistema, un po’
laborioso, è indicato soprattutto in zone
fredde dove le brinate ed i geli, che
possono iniziare già prima della metà di
novembre, sono una regola. La qualità del
prodotto che si ottiene con questo sistema è
in genere la più elevata. |
Al momento della raccolta, il cardo viene estirpato, privato delle
radici e delle foglie esterne e mozzato all'estremità.
Io sarei meno drastico, essendo pianta “anche” perenne,
proverei a rimuovere i gambi più esterni man mano che
raggiungono il giusto sviluppo, lasciando la pianta
crescere. Comunque la raccolta dipende dal clima, nella
zona della collina piemontese non si dovrebbe andare
oltre la seconda metà di novembre.
La parte commestibile sono i gambi,
che rischiano di essere piuttosto duri
e di sapore amarognolo soprattutto se
presentano tracce di colore verde, per limitare l'amaro
devono essere coltivati il più possibile in assenza di
luce, il che li rende anche più candidi (ecco il motivo
della rincalzatura); e devono subire l'effetto delle
gelate tardo-autunnali, che li rendono più teneri.
Il cardo ha pochissime calorie e un
indice di sazietà piuttosto alto, vanno sottoposti a
cottura anche piuttosto prolungata (30-60 minuti), per
evitare che si scuriscano, vanno cotti immediatamente
oppure conservati in acqua acidulata. Se si vuole
mantenere il colore anche dopo la bollitura, è bene
spremere il succo di mezzo limone anche nell'acqua di
cottura.
Il
cardo si sposa molto bene con le acciughe sotto
sale, infatti è un accompagnamento obbligatorio
per la bagna cauda, la salsa bollente a base di
acciughe, burro e aglio. |
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