Santoreggia
Satureja hortensis
(quella più diffusa)
detta estiva, perché ha
un ciclo annuale quindi va ripiantata ogni anno,
d’estate si copre di fiori bianchi; con un aroma
più delicato e dolce poi ci sono le specie arbustive
perenni Satureja spicigera detta invernale e Satureja
repens (che è l’unica nota anche come varietà spontanea)
detta montana con un aroma intenso e ha i fiori
rosati/violetti che spuntano sulla sommità dei rami ed è
un’erba aromatica perenne.
Pianta erbacea originaria
dell’Asia occidentale e diffusa nell’Europa meridionale,
in Italia è poco presente, come pianta spontanea, cresce
in zone pervie, aride e rocciose, radice a fittone che
emette svariati fusti ramificati.
I romani la utilizzavano in grande abbondanza per
insaporire i cibi, ha un aroma speziato, leggermente
selvatico, ma delicato. I greci dedicarono la
santoreggia al culto di Dioniso (il Bacco dei Romani),
dio del vino, della gioia, del benessere, e in suo onore
organizzarono favolose feste a carattere orgiastico, si
pensava che tra le proprietà della Santoreggia ci fosse
quella di abbattere
le inibizioni di uomini e donne. Per
questa sua nomea di erba dissoluta, nei secoli passati
era proibito ai monaci coltivarla negli orti dei
conventi, ma sempre nel Medioevo se ne consigliava il
consumo per alleviare la gotta, eventuali paralisi e
fenomeni di diarrea.
Nel Rinascimento si usava definirla “salsa dei poveri” e
veniva comunemente utilizzata per trattare le ulcere del
cavo orale. La sua virtù più nota rimase per secoli
quella di essere un potente afrodisiaco e come tale la
segnalano tutti gli antichi trattati di medicina.
Studi recenti hanno
confermato che la pianta stimola le funzioni fisiche e
cerebrali. contiene un olio essenziale, il
carvacrolo (presente anche nel timo e nell’origano.
Il carvacrolo, attraverso i linfociti T, blocca
l'infiammazione articolare causata dal batterio
Escherichia coli),
cui sono dovute le virtù digestive, stimolanti e
antispasmodiche, nonché quelle aromatizzanti.
Alcuni fiori si santoreggia essiccati posti in un
sacchettino tra gli abiti di lana, tengono lontane le
tarme. Anche le zanzare, come le tarme, non apprezzano
il profumo della pianta.
Le foglie, opposte, sono lanceolate devono essere
raccolte nel corso della stagione estiva e durante
l'autunno nel caso in cui vengano utilizzate fresche,
mentre nel caso in cui vengano essiccate si devono
raccogliere nel periodo compreso tra la fine della
stagione primaverile e l'inizio della stagione estiva,
prima che avvenga la fioritura, in maniera tale che si
possa ottenere il massimo contenuto dell'aroma.
I fiori compaiono da giugno a settembre, crescono in
prossimità dell’ascella fogliare e sono disposti in
glomeruli, negli esemplari a crescita spontanea sono di
colore bianco, mentre in quelle coltivate possono
assumere tonalità più rosa o lilla.
La santoreggia
è una pianta che attira alcuni tipi di insetti e in
particolare le farfalle, può essere utile averla vicino
a piante da frutto che necessitano impollinatori, come
ad esempio zucche e zucchine. Inoltre pare che sia
sgradita agli afidi, caratteristica che la rende una
consociazione preziosa per molti ortaggi, in particolare
fagioli e fagiolini.
Durante tutto l’anno vanno rimossi i rami secchi dalla
pianta, tenendola pulita e viva. Una volta avvenuta la
fioritura cimare la pianta così ricaccerà dal basso,
rinnovandosi; è utile potarla a fine inverno per
permetterle di ripartire a vegetare correttamente.
Potare gli steli in estate invece stimola la pianta e
aiuta ad avere maggior raccolto.
I primi raccolti, per uso culinario, si possono
effettuare dalla fine della primavera, mentre a partire
da luglio è possibile effettuare raccolti più abbondanti
per la conservazione. Raccogliere i rametti effettuando
anche una potatura, eliminando le foglie secche,
lavarli, asciugarli e porli a essiccare in luogo
ventilato e all'ombra. Separare le foglie dai rametti e
conservare in un barattolo lontano da luce e fonti di
calore.
La santoreggia viene usata per insaporire i piatti a
base fagiolini, fagioli, lenticchie, fave ed altri
legumi (per le proprietà carminative cioè ostacola la
formazione dei gas intestinali prevenendone le
“ventosità” dai terrificanti effetti), ma arricchiscono
anche piatti di carne, in particolare coniglio ed
agnello e si utilizzano nella preparazione delle verdure
sotto aceto e degli insaccati. Si sposa particolarmente
bene alle uova, alle patate arrosto e contrasta
gradevolmente il gusto deciso di formaggi. Aggiunge
inoltre un tocco delicato alle verdure saltate, tritata
finemente viene aggiunta a insalate, zuppe e minestroni
e torte salate.
In Bulgaria viene
utilizzata diffusamente ed è tra gli ingredienti
principali del piatto nazionale: gli involtini
di cavolo ripieni di cipolla, carne tritata, prezzemolo,
paprika, aneto, pepe e santoreggia. Fa parte della
miscela di erbe che compongono la ricetta ufficiale
dell’
Herbes de Provence.
Ci sono caratteristiche positive, e
altre negative. Tra le caratteristiche
positive ricordiamo la maggiore
produttività e la maggiore resistenza
alle malattie e alle aggressioni dei
parassiti. Queste sono caratteristiche
generiche, non presenti tutte
contemporaneamente. - See more at:
http://www.coltivarelorto.it/ART/0022art0003.html#sthash.bsUZxHdE.dpuf
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altre negative. Tra le caratteristiche
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Creme di formaggio dell'antica Roma da
spalmare su fette di pane integrale.
50g pecorino stagionato
50g ricotta fresca
1 rametto santoreggia
1 rametto mentuccia
1 rametto timo
2 rametti coriandolo
1 cipollina fresca
10 foglie di rucola
Tritare il pecorino insieme alle erbe
aromatiche, la cipollina fresca e la rucola.
Amalgamare con la ricotta.
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Il
nome originale della città di San Francisco in
California era spagnolo e si chiamava Yerba Buena.
“L’erba buona” era la Santoreggia,
molto diffusa nella costa del Pacifico.
Il nome venne cambiato in San Francisco a partire dal 30
gennaio 1847.
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