Abitualmente si parla di marmellate, in realtà, come descrivo
nell'apposita sezione, una direttiva dell'Unione europea sancisce che la
marmellate è quella di agrumi, quella fatta con l'altra frutta si chiama
confettura. |
Così come per i funghi o le
piante spontanee, risulta fondamentale la certezza del riconoscimento
della specie, certe piante (spesso appartenenti alla stessa famiglia) si
somigliano fra loro, ma una specie è edibile mentre l’altra è
addirittura velenosa. E’ quindi indispensabile avere la certezza
assoluta di quanto si sta raccogliendo, inoltre alcune piante sono
commestibili solo in alcune parti, oppure cucinandole in un determinato
modo, ecc.
E’ importante il luogo di
raccolta: vanno assolutamente evitate strade trafficate, bordi dei campi
coltivati e trattati con antiparassitari o dove sono stati distribuiti
reflui zootecnici, zone vicine a scarichi industriali o di altre
tipologie, giardini pubblici frequentati da animali domestici, ecc.
Vi sono infine alcune norme
legislative da rispettare, che impongono o il divieto assoluto di
raccolta di alcune specie protette o la limitazione, in termini
quantitativi; la normativa nazionale di riferimento è il Regio Decreto
26 maggio 1932, n. 772 “Elenco delle piante dichiarate officinali” che
elenca le specie per le quali vi sono limitazioni nella detenzione di
parti di pianta espresse in quantità di droga secca detenibile per uso
familiare. Diverse Regioni (ma anche Province e Comuni) hanno emanato
leggi a tutela della flora spontanea, vietandone o limitandone la
raccolta, ed a volte dando precise indicazioni su come effettuare il
prelievo in modo da non precludere la successiva ricrescita della pianta
asportata. Inoltre, all’interno di aree protette, è buona cosa
informarsi sulla eventuale esistenza di ulteriori restrizioni rispetto
alla normativa generale, in modo da non incorrere in sanzioni a volte
anche economicamente significative. |
Tecniche di conservazione e utilizzo PIANTE AROMATICHE |
Peperoncino capello del
Vescovo e non solo |
Marmellata, confettura, gelatina e
composta |
Marmellata di
castagne e castagne |
Bevande alcooliche
(limoncello,
altre ricette) |
Bevande alcooliche (teoria,
liquori) |
Titolo alcolometrico |
Macerato,
infuso, decotto e tisana |
L'insalata russa |
Salsa Bernese |
Herbes de Provence |
Ortiche |
Borragini |
Santoreggria |
Fagioli bianchi di Spagna |
Bagna cauda |
Spellare
Peperoni |
Grigliare |
Sterilizzazione |
Giardiniera |
Tagliatelle verdi.
Vanno bene: ortica, borragini, spinaci ecc.
Lavare
e lessare la verdura, strizzarla molto bene e passarla al mixer, poi
impastarla con uovo e tanta farina quanta ne assorbe, fare le
tagliatelle. |
torna su
Tecniche di conservazione e utilizzo PIANTE AROMATICHE
Il momento migliore per
raccogliere le piante aromatiche per la conservazione è subito prima della
fioritura perchè racchiudono la quantità massima di oli
essenziali, di prima mattina, dopo che l'umidità della
notte si è asciugata, ma prima del caldo eccessivo. Il sapore sarà
più intenso e più durevole e minore il rischio di muffe. Le foglie giovani, per essere usate fresche,
possono essere raccolte in qualsiasi momento.
Ci sono caratteristiche positive, e
altre negative. Tra le caratteristiche
positive ricordiamo la maggiore
produttività e la maggiore resistenza
alle malattie e alle aggressioni dei
parassiti. Queste sono caratteristiche
generiche, non presenti tutte
contemporaneamente. - See more at:
http://www.coltivarelorto.it/ART/0022art0003.html#sthash.bsUZxHdE.dpuf
Ci sono caratteristiche positive, e
altre negative. Tra le caratteristiche
positive ricordiamo la maggiore
produttività e la maggiore resistenza
alle malattie e alle aggressioni dei
parassiti. Queste sono caratteristiche
generiche, non presenti tutte
contemporaneamente. - See more at:
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Il tempo balsamico è il periodo dell’anno
entro il quale è opportuno procedere alla
raccolta delle droghe vegetali, poiché il
loro contenuto in principi attivi raggiunge
livelli ottimali
Le Radici di specie bienni debbano essere
raccolte dopo la caduta delle foglie,
solitamente alla fine del 1° anno di vita,
nel tardo autunno. Le radici di specie
perenni vengono raccolte nel tardo autunno,
dal 2° al 5° anno di vita, scegliendo quelle
meno giovani, in cui si sia verificato un
accumulo di principi attivi, trascurando
quelle più vecchie, troppo legnose e povere
in sostanze attive.
Le foglie Cortecce e legni si raccolgono a
completo sviluppo;
I fiori si raccolgono prima della completa
fioritura;
I frutti si raccolgono appena maturi;
I semi si raccolgono a completa maturità
piena. |
Nelle aromatiche erbacee come prezzemolo,
basilico o sedano si asportano le foglie più esterne che
sono le più sviluppate tagliandole alla base del
picciolo. Per le aromatiche arbustive, come il
rosmarino e il timo, che sono provviste di fusti legnosi,
le parti da raccogliere sono quelle apicali perché sono
le più tenere e si mantiene la pianta folta e
compatta. I fiori vanno raccolti quando la
fioritura è già iniziata ma non ancora conclusa.
Essiccazione. I rametti con i fiori vanno
essiccati appena raccolti, non vanno lavati perchè
l'umidità del lavaggio potrebbe favorire la formazione
di muffe,
vanno appesi a testa in giù il più velocemente
possibile in luoghi asciutti, bui e aerati
affinché non perdano le loro caratteristiche.
Evitare di essiccare le erbe in cucina
perché i vapori potrebbero inumidire le piante, mentre
gli odori della cucina possono alterarne l’aroma.
Le foglie più tenere si seccheranno nel
giro di 3-4 giorni mentre quelle più spesse e ricche di
peluria potrebbero impiegare anche 10 giorni. I fiori
sono i più veloci nell’essiccarsi e in genere sono
necessari solo 3 o 4 giorni.
Le
erbe essiccate, come anche le spezie vanno poste in
contenitori di
vetro, metallo o ceramica (banditi
i materiali porosi ed i tappi di sughero), integri ed a
chiusura stagna, in un
luogo asciutto, fresco
ed al riparo dalla luce.
Congelamento: scottare le erbe per qualche
secondo in acqua bollente: manterranno il colore verde
brillante e un sapore ed un profumo più intensi.
Il prezzemolo può essere tritato,
fatto congelare allargato su un foglio di carta e dopo
invasato. Il basilico può essere tritato con
l’aglio, miscelato con olio extravergine di oliva
(pesto) e congelato in vasetti senza il formaggio che
verrà aggiunto al momento di consumarlo. Le foglie di salvia,
quelle di basilico e i rametti di rosmarino possono
essere congelati interi negli appositi sacchetti per la
conservazione degli alimenti surgelati. Al momento
dell’uso verranno facilmente sbriciolate nelle pietanze
Olio aromatizzato alle erbe:
quasi tutte le erbe aromatiche vanno bene: timo, salvia
rosmarino, anche aglio e peperoncino. Lavare le erbe
fresche, eliminare le parti non sane e asciugarle bene.
Essiccarle leggermente per evitare che si formino delle
muffe a causa dell'umidità. Metterle in bottiglie di
vetro pulite, asciutte e preferibilmente scure,
ricoprirle completamente con l'olio e chiudere bene. Far
macerare per circa 3–4 settimane in un luogo fresco al
riparo dalla luce, quindi filtrare l'olio con un colino
a maglia stretta e travasarlo in bottiglie pulite.
Apporre un'etichetta con la data e consumare nei 3–4
mesi successivi. Se le erbe vengono fatte macerare
troppo a lungo, l'olio può diventare torbido.
Ci sono caratteristiche positive, e
altre negative. Tra le caratteristiche
positive ricordiamo la maggiore
produttività e la maggiore resistenza
alle malattie e alle aggressioni dei
parassiti. Queste sono caratteristiche
generiche, non presenti tutte
contemporaneamente. - See more at:
http://www.coltivarelorto.it/ART/0022art0003.html#sthash.bsUZxHdE.dpuf
Ci sono caratteristiche positive, e
altre negative. Tra le caratteristiche
positive ricordiamo la maggiore
produttività e la maggiore resistenza
alle malattie e alle aggressioni dei
parassiti. Queste sono caratteristiche
generiche, non presenti tutte
contemporaneamente. - See more at:
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L’origano ha proprietà toniche,
corroboranti per lo stomaco oltre ad essere
un ottimo antispastico ed antisettico.
Il basilico stimola l’attività
gastro-intestinale e il cervello, calma le
infiammazioni delle gengive e delle gola,
placa il nervosismo e tonifica in caso di
debolezza generale.
Il prezzemolo ha proprietà
depurative, diuretiche e toniche.
Il rosmarino è un potente
antiossidante, stimola il sistema nervoso ed
il sistema circolatorio.
La lavanda è un efficace rimedio
contro il mal di testa, insonnia, malattie
respiratorie e disturbi della circolazione. |
Alla fine di Settembre sarà il momento giusto per
tagliare gli steli lasciando circa 10 cm dalla base
della pianta che, si possono conservare per l’inverno
facendoli essiccare in un posto ventilato per poi
staccare le foglie, ormai ben secche, sminuzzarle e
riponendole in contenitori di vetro a chiusura ermetica.
Le erbe
aromatiche non andrebbero cotte, quindi aggiungerle solo
a fine cottura per conservarne aroma e beneficio |
torna su
Peperoncini
[vai alla pagina peperoncini]
CONSERVARE I PEPERONCINI
Il metodo di conservazione classico dei peperoncini è farli
essiccare. Bisogna infilzarli nel picciolo con ago e filo e
farne una lunga catena. Poi ci sono due possibilità:
1) appenderli in una stanza ben ventilata e asciutta (se ci
fosse troppa umidità potrebbero nascere muffe) per almeno 3
settimane; attenzione però perchè quelli carnosi tendono ad
ammuffire;
2)
Essiccarli al sole,
ci vogliono almeno 3-4 giorni di sole e l'umidità bassa.
Ho letto che esporli al sole, li sottopone ad una
essiccazione troppo rapida che alterna un poco il sapore.
C’è chi consiglia di
ripassare a 40-45°C in forno i peperoncini essiccati
all’aperto per essere sicuri di togliere l’umidità.
Oppure usare
un essiccatoio elettrico.
Io
procedo in questo modo:
Faccio seccare i peperoncini infilandoli con
ago e fili nella parte verde (il picciolo) e li lascio
all’aria in un posto asciutto. Quando sono abbastanza secchi
taglio via il picciolo e faccio uscire i semi che
non apportano alcun sapore lasciando però la placenta, li
metto sui piatti dell'essiccatore faccio andare a 70° per
sei-sette ore.
Divenuti freddi, li frullo fino ad ottenere una
polvere e la conservo in un barattolino chiuso.
Peperoncini capello del Vescovo ripieni da mangiare freschi
300 g circa peperoncini “bishop crown”
150 g tonno all’olio d’oliva
3-4 acciughe sott’olio
1 cucchiaio capperi
1 cucchiaio maionese
50 g pane raffermo
aceto q.b.
Pulire
i peperoncini tagliandoli a metà, rimuovendo il picciolo
svuotandoli dei semi, fare bollire vino e aceto in parti
uguali e sbollentarli
per un minuto;
che comincia dal momento dell’ebollizione, senza coprire la
pentola, se non torna a bollire
entro un minuto, si è utilizzato uno scorretto rapporto
liquido verdura che deve essere 100 g per litro di
liquido alla volta.
Porre i peperoncini ad
asciugare. A questo punto si possono usare subito o congelare
disponendoli su un vassoio lasciandoli nel congelatore per
circa un’ora poi metterli in un sacchetto facendo uscire
l’aria in eccesso quando servono, scongelarli lentamente
passandoli qualche ora nel frigo.
Ripieno: ammollare il pane raffermo
in vino bianco e poi strizzarlo. In una ciotola unire
il pane strizzato con il tonno sminuzzato e le acciughe e i
capperi tritati. Amalgamare con una forchetta, aggiungendo
la maionese. Una volta ottenuto l’impasto,
riempire con pazienza i peperoncini e guarnire con un po’ di
maionese e un cappero ciascuno.
[torna o vai a peperoncini] |
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Marmellata, confettura,
gelatina e composta
La marmellata e la confettura sono entrambi composti a base
di frutta e zucchero e nel linguaggio di tutti i giorni si
tende a non fare distinzione fra i due termini, in realtà la
differenza c'è, ed è sancita addirittura dalla direttiva
dell'Unione europea n. 79/693 del 1979, recepita
dall’ordinamento italiano nel 1982 con il D.P.R. 8 giugno
1982, n. 401.
È
marmellata un prodotto
a base di agrumi (limone, arancia, mandarino
e, più raramente, cedro, pompelmo e bergamotto) nelle
marmellate non si possono aggiungere coloranti o
conservanti, ma soltanto la pectina, un enzima naturale
presente nella frutta;
si parla invece di
confettura se si usa
qualsiasi altro tipo di frutta (o
addirittura, in alcune ricette, di verdura). La differenza
la fa anche la percentuale di frutta usata per il preparato:
deve essere almeno del 20 per cento per la marmellata, del
35 per cento per la confettura, del 45 per cento per la
confettura extra. Esiste anche
la gelatina
che è
prodotta esclusivamente dal succo della frutta senza polpa o
buccia.
Nella composta, invece,
la frutta prevale per l’80%
e la quantità di zucchero è davvero ridotta
infatti si chiamano
“composte” perchè sono composte praticamente
solo di frutta, inoltre
la frutta è completamente
frullata ed omogenea, senza grumi o pezzi di
frutti residui.
In pratica la
quantità di frutta presente in 1000 grammi
di prodotto
deve essere di almeno 650
grammi ovvero il 65%, altrimenti non
si possono definire composte, ma ricadono nelle confetture o
nelle marmellate.
Origine. Il nome
marmellata deriva dal portoghese "marmelo", ovvero mela
cotogna.
Si sa dal ricettario romano attribuito ad Apicio, e
risalente al IV-V secolo dopo Cristo, che già i Greci
usavano bollire le mele cotogne (in greco melimelon, mela di
miele) con il miele, per ottenere una conserva.
Vedi
anche Le basi scientifiche
delle conserve di frutta. |
torna su
Marmellata
di castagne e castagne
L’ideale sarebbe utilizzare i marroni perché non hanno i
setti e quindi l’episperma (la
pellicola interna) non penetra nella polpa e si
stacca con facilità nelle operazioni di pelatura, incidere
la buccia di alcune castagne e lessarle per 1-2 ore
in abbondante acqua con la scorza di 1/2 limone e 1/2 arancio ogni 1,5 Kg castagne fresche,
una foglia alloro e finocchietto. Pelare le
castagne, eliminando anche la pellicola interna, e passarle
nel passaverdura, oppure, per ottenere una marmellata più
liscia e omogenea, frullarle.
In una pentola capiente
mettere, per ogni Kg di purea, in 300cc d’acqua 800g di
zucchero bianco, volendo anche un pò di canna,
2
bastoncini di vaniglia. Bollire per 10 minuti fino ad
ottenere uno sciroppo denso e trasparente. Togliere la
stecca di vaniglia. Unire la purea ottenuta.
Cuocere il tutto a fuoco basso
per mezz’ora, mescolando bene. Aggiungere un bicchierino di
rum per ogni chilogrammo di purea di castagne e mescolare.
Versare la marmellata calda
nei vasetti, ripulite con cura i
bordi e applicate le capsule, chiudendo con decisione.
Capovolgere i vasi, appoggiateli su una superficie non
fredda e lasciateli in tale posizione per non meno dl 5
minuti, per poi farli raffreddare. Ricordarsi di pulire i
vasetti prima di attaccare l’etichetta.
CASTAGNE:
Famiglia Fagaceae.
Si distinguono 4 gruppi
varietali: Marroni, Castagne (Castanea sativa),
Castagne Giapponesi (Castanea
crenata),
Ibridi Eurogiapponesi, c’è poi la varietà
americana,
Castanea Dentata, quasi estinta.
Le
castagne contengono fibre, proteine, potassio, magnesio,
fosforo, calcio, rame, ferro, vitamine A, C, B3, B2, B1;
sono un frutto atipico poiché sono ricche di carboidrati
complessi (amido) come i cereali. A differenza della gran
parte dei frutti a polpa (mele, pesche ecc.) il contenuto in
acqua è relativamente modesto, nel prodotto fresco si aggira
intorno al50%.
Sono
sensibili all'attacco dei funghi responsabili di 2 gravi
malattie: il cancro del castagno e il mal dell'inchiostro; i
castagni cinesi e giapponesi sono immuni per questo è stato
creato l’ibrido.
Marroni: i
frutti, all’interno della buccia, si presentano
interi, non settati, con la
pellicola (episperma) che non penetra nella polpa e
che si stacca con facilità nelle operazioni di pelatura.
Sono destinati alla trasformazione industriale e al consumo
fresco. Le varietà più diffuse sono: Belle Epine,
Marrone della Val di Susa, Marrone di Caprese Michelangelo
DOP, Marrone di Castel del Rio, Marrone di Chiusa Pesio,
Marrone di Marradi, Marrone di San Mauro, Marrone di San
Zeno.
Castagne: questo
gruppo comprende numerosissime varietà e derivano tutte dal
castagno europeo. Le castagne sono di pezzatura diversa;
presentano una pellicola che penetra in profondità nella
polpa, talvolta fino a dividerla (frutti settati). Le
varietà di "castagna" più diffuse sono:
Piemonte: da
poco raggruppate sotto il nome di Castagna di Cuneo
I.G.P. vengono fatte rientrare più varietà di castagne,
tutte riferite alla specie “Castanea Sativa“: Ciapastra,
Tenpuriva, Bracalla (a frutto di grosse dimensioni),
Contessa, Pugnante, Sarvai d’Oca, Sarvai di Gurg,
Sarvaschina, Siria, Rubiera, Marrubia, Gentile, Verdesca,
Castagna della Madonna di Canale d’Alba (a maturazione
precoce), Frattona, Gabbana, Rossastra, Crou, Garrone Rosso
(pregiata per il sapore della polpa e la pezzatura)·,
Garrone Nero, Marrone di Chiusa Pesio e Spina Lunga.
Toscana:
Pistoiese;· Reggiolana;· Cieco;
Campania:
Primitiva di Roccamonfina;· Riccia;· Lucente;· Castagna di
Montella (speciale per la produzione di castagne secche, è
una IGP)· Montemarano;· Serino;· Virgola;
Calabria:· N’zerta
(di ottimo sapore);· Riggiola (di ottimo sapore);· Gabbiana
(idonea alla trasformazione in castagne secche);
Non è sbagliato considerare
che ogni vallata alpina o appenninica, proprio per il
secolare isolamento, abbia la propria varietà di castagne o
marroni e, ovviamente, per gli abitanti, ognuna è la
migliore di tutte!
Giapponesi: le
piu' importanti varietà di Castanea crenata sono:
Tanzawa e Ginyose. Sono caratterizzate da piante a sviluppo
ridotto.
Alto
Eurogiapponesi:
sono castagne derivate da incrocio naturale o guidato tra il
castagno europeo (Castanea sativa) ed il castagno
giapponese (Castanea crenata); sono state introdotte
in Italia verso la metà degli anni ‘70. sono immuni
dalle due malattie di cui sopra. Hanno maturazione
anticipata sia rispetto ai marroni che alle castagne. Le
varietà più note sono: Bouche de Betizac, Marsol, Precoce
Migoule, Primato, Vignolis.
La
larva (circa 15-18 mm di lunghezza) che cresce all’interno
della castagna è biancastra nelle prime età; successivamente
diviene giallognola con il capo ed il protorace color
nocciola. La
Cydia splendana è una
farfalla (circa 16-18 mm di apertura alare e con i maschi
più piccoli) che presenta una livrea di colore grigiastro.
Le ali anteriori sono grigie marmorizzate di bruno e con
strie chiare; nella parte più distale si distingue una
macchia ocellare delimitata, in parte, da una banda nerastra
che si allarga sul lato posteriore dell'ala. II danno
causato dalle larve che si nutrono dei frutti; le larve
scavano delle gallerie nutrizionali che determinano la
caduta precoce delle castagne.
La Cydia splendana sverna come
larva, protetta da un bozzolo bruno posto nel terreno.
Nell'estate successiva, verso la fine di giugno-luglio, si
incrisalida; gli adulti sfarfallano a partire da luglio fino
a settembre. Dopo pochi giorni dallo sfarfallamento avviene
l'accoppiamento; le femmine ovidepongono sulle foglie e sui
"ricci" delle castagne.
Le larve nascono dopo circa
7-15 giorni dall'ovideposizione; esse penetrano
immediatamente nelle castagne forando la base del "riccio".
Normalmente entra una larva per castagna, ma è possibile che
ve ne siano anche 2-3; le larve scavano gallerie, anche nei
tessuti profondi, che man mano si riempiono di escrementi.
Spesso le castagne infestate cadono precocemente, prima
della maturazione.
Le larve rimangono anche per
circa un mese e mezzo all'interno delle castagne; raggiunta
la maturità forano la nucula ed escono per interrarsi e
costruire il bozzolo svernante. Esse si incrisalideranno
solo l'anno seguente. A volte le larve si riparano negli
anfratti della scorza svernando sulle piante ospiti. |
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Bevande alcoliche
Nella preparazione casalinga dei liquori
solitamente, per estrarre le essenze dalle sostanze base, si
usa l'alcool. In commercio per questo scopo si trova il così
chiamato “l'alcool buongusto”, la legge italiana in
questo alcool, permette circa 80 mg./lt. di impurezze, un
aspetto da non sottovalutare, è che oltre ad alterarne il
sapore e/o l'aroma, queste impurità vengono poi ingerite dal
nostro organismo. Per avere delle garanzie sulla purezza del
prodotto è necessario che sull'etichetta ci sia la dicitura
“alcool etilico neutro” reperibile in farmacia e da
rivenditori specializzati, ottenuto a partire da frumento.
Per l'alcool 'neutro' sono ammesse al massimo 5 mg./lt di
impurezze. logicamente cambia notevolmente il prezzo che,
comunque, il Italia, è condizionato dalle accise che
superano i 10,00€ per litro.
La macerazione a freddo
consiste nel lasciare per
un certo periodo di tempo, erbe, fiori, frutta, semi,
radici, scorze e legni, a contatto con l’alcool. Il
recipiente usato per questa preparazione deve essere
rigorosamente a tenuta ermetica, per impedire l’evaporazione
delle sostanze volatili, in materiale inerte, quindi vanno
benissimo vasi di vetro.
Importante per la macerazione, è che le sostanze devono
essere completamente immerse nell’alcool, perché le parti
non completamente coperte si altererebbero..
Il
massimo di estrazione
di essenze dalle bacche si
ottiene dopo circa 7-10 giorni.
Il prolungamento dei periodi di macerazione determina una
riduzione degli estratti ed in particolare degli antociani e
del colore. Per il limoncello e gli
agrumi in genere, un giorno di macerazione è
sufficiente per estrarre completamente i componenti
principali: il limonene, il beta-pinene e il gamma-terpinene.
Per estrarre completamente anche gli aromi secondari, come
l’alfa-pinene o il geraniale,
bastano tre giorni.
Lasciare
il tutto infuso per più tempo credendo di tirare fuori tutto
il sapore possibile non è una buona idea: la frutta inizierà
a fermentare e tirerete fuori acido e altri sapori poco
simpatici.
LIMONCELLO ricetta
perfetta
·
Circa 10 limoni non trattati equivalente a
circa 265 gr di bucce
·
1 l di alcol puro al 95%
·
800 gr di zucchero
·
1,2 l di acqua (uso acqua minerale con
poco residuo secco)
Lavare accuratamente i limoni aiutandosi anche
con uno spazzolino se serve, pelarli con un
coltello molto affilato, facendo attenzione a
togliere solo il flavedo (la parte esterna
colorata, l’albedo, parte bianca, darebbe gusto
amaro);
mettetelo a macerare nell’alcool
in un contenitore di vetro con chiusura ermetica
da riporre in un luogo fresco e buio, agitare
ogni tanto.
Lasciare a temperatura ambiente per 3 giorni
(per un aroma più “pieno”) altrimenti per
estrarre gli aromi basterebbe 1 giorno.
Fare
lo sciroppo di zucchero:
mettere sul fuoco una
pentola con lo zucchero e l’acqua,
mescolare, in modo che lo zucchero si sciolga
completamente e il composto diventi limpido quindi
spegnere il fuoco e lasciate raffreddare, poi
aggiungere il
liquido filtrato con un colino a
maglie fini.
Lasciare riposare una o due settimane al buio
per fare “maturare” il gusto grazie alle
reazioni chimiche che avverranno tra le sostanze
estratte. Usare dopo qualche mese.
La spiegazione scientifica
[http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/12/21/le-ricette-scientifiche-il-limoncello-anche-veloce/]:
Il limone (Citrus
limon) è un incrocio tra il cedro e
l’arancio amaro e le prime coltivazioni in
Italia risalgono al basso Medioevo.
Le varietà di limoni più indicate per la
preparazione del liquore sono quelli di Sorrento
e della costiera amalfitana (il
Femminiello di Santa Teresa, lo
Sfusato amalfitano
e
l’Ovale di Sorrento)
altrimenti vanno preferiti quelli con buccia
molto spessa.
La buccia del limone, come quella degli altri
agrumi, è composta da una parte spugnosa bianca,
chiamata
albedo, e dalla sottile pelle
colorata esterna, ricca di oli essenziali,
chiamata
flavedo la scorza. È solo
quest’ultima che ci interessa perché l’albedo è
amaro e non fornirebbe molti aromi.
[immagini
non mie]
L’alcool
penetra nelle bucce di limone, sostituendo
l’acqua presente, e scioglie gli oli essenziali
che si mescolano così con l’alcool stesso, gli
cedono sapore e aroma. Alcune ricette
consigliano di aggiungere parte dell’alcool alla
fine della preparazione ma l’unico
effetto è di ridurre le sostanze aromatiche
estratte.
Ho letto che alcuni esperimenti effettuati al
Dipartimento di Scienze degli Alimenti
dell’Università di Napoli hanno mostrato che un
giorno di macerazione è sufficiente per estrarre
completamente il
limonene, il
beta-pinene e il
gamma-terpinene cChe sono i
principali componenti che determinano il gusto
del limoncello, esattamente il
limonene (60-70%, aroma di limone),
il
beta-pinene
(9-17%, aroma di cedro) e il
gamma-terpinene
(7-11%, aroma di limone verde) Per estrarre
completamente anche gli aromi secondari, come l’alfa-pinene
o il
geraniale,
che concorrono per una
percentuale dal 2 al 10%
invece sono necessari tre giorni.
Lasciare riposare il liquore una o due settimane
al buio per fare “maturare” il gusto grazie alle
reazioni chimiche che avverranno tra le sostanze
estratte.
Facendo il limoncello
sorge spontanea una domanda: come è possibile
che unendo due liquidi limpidi questi si
mescolino completamente e spontaneamente ma
perdendo trasparenza? Unendo alcool etilico puro
e acqua, con o senza zucchero, questi si
mescolano spontaneamente ma la soluzione rimane
limpida. D’altra parte cercando di mescolare,
per esempio, acqua e olio la miscela diventa
torbida,
creando un'emulsione,
ma solo se agitata vigorosamente, e dopo pochi
minuti di riposo i due liquidi si separano
tornando limpidi. In qualche modo il fenomeno
osservato preparando il liquore
unisce entrambi gli aspetti.
Il fenomeno della
torbidità indotta dall’aggiunta di acqua a una
bevanda alcolica è una caratteristica tipica dei
popolari liquori mediterranei a base di anice,
come il
Pastis, bevuto come aperitivo
aggiungendo a una parte di liquore cinque parti
di acqua fredda e qualche cubetto di ghiaccio;
non appena si aggiunge l’acqua la soluzione da
limpida diventa lattiginosa.
Qual è l’origine di
questo fenomeno? dopo approfondite ricerche ho
scoperto che il principale responsabile
dell’aroma di queste bevande è il
trans-anetolo
che è una molecola aromatica solubile in alcool
etilico ma praticamente insolubile in acqua.
Quando aggiungiamo acqua, il trans-anetolo non
ha più abbastanza molecole di alcol etilico con
cui circondarsi e si ritrova attorniato da
troppe molecole d’acqua con cui non “lega”. A
questo punto le molecole tendono ad aggregarsi
tra di loro, formando delle piccolissime
goccioline creando quella che gli scienziati
chiamano una
emulsione. Il diametro
tipico di queste goccioline è dell’ordine del
millesimo di millimetro, e questo fa si che la
luce, che prima riusciva a passare liberamente
nel liquido, ora viene invece diffusa in tutte
le direzioni facendo apparire biancastra la
bevanda. Nei liquori l’intorbidimento dopo
l’aggiunta dello sciroppo è una buona notizia:
significa che l’infusione alcolica ha estratto
molti oli essenziali che doneranno aroma alla
bevanda.
Ho
anche scoperto che, volendo,
si potrebbe fare il limoncello limpido,
aggiungendo acqua all’alcool quando si
estraggono gli oli essenziali dalle bucce, ma
l’operazione renderebbe meno efficace il
procedimento. |
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LIQUORI: le ricette.
Il rosolio
è un liquore molto antico a base di rose, sembra che
sia nato durante il
Regno delle Due Sicilie.
Le massaie preparavano questo antichissimo liquore con
petali di rose, ma anche con agrumi, miele, cannella, fiori
d’arancio ed altro ancora. Veniva servito in occasioni
importanti in bicchieri piccolissimi di cristallo per far
ammirare i
suoi riflessi.
Mettere in un mortaio 50g petali di rosa con 50 grammi di
zucchero e pestarli energicamente, sino a ottenere una
polvere fine. Mettere la polvere ottenuta in un recipiente
con la chiusura ermetica e unire 400 ml di alcool.
Richiudere il recipiente e fare riposare il liquido per 2
settimane.
Trascorso il tempo preparare lo sciroppo unendo il restante zucchero
(350g) a 600 ml
d’acqua, fare raffreddare, filtrare i petali e l'alcool e
unire tutto, fare riposare per 10 giorni, imbottigliare e attendete ancora 30 giorni
prima di gustarlo.
Il fragolino
800g fragole
1000 cc Alcool
1200 cc Acqua
800g Zucchero
Lasciare 6 giorni,
Poi prima di unire l'alcool allo sciroppo pressare le
fragole dentro uno schiacciapatate per consentire alle
fragole di lasciare il proprio succo oltre all'alcol che
avevano assorbito. filtrare il tutto e aggiungere allo
sciroppo
Liquore di menta
100 foglioline di menta
½ limone (buccia tipo limoncello)
500 ml alcool
1000 ml di acqua
500 g di zucchero
Lavare accuratamente le foglie di menta e, asciutte,
disporle in un recipiente di vetro con chiusura ermetica.
Aggiungere l’alcol e la scorza di limone e lasciate in
infusione per 3 giorni in un luogo fresco, asciutto al buio.
Preparare lo sciroppo e farlo raffreddare completamente.
Filtrare il succo di menta, aggiungerlo allo sciroppo e
imbottigliare. Va servito freddo
Il mirto
vero e proprio o mirto rosso secondo la
preparazione che avviene in Sardegna e in
Corsica si ottiene dalla
macerazione alcolica delle bacche di mirto.
A conferire al liquore il suo colore
caratteristico sono gli antociani presenti nelle
bacche
800-1000 g bacche, assaggiarle devono essere
dolci e non “legare” la bocca e qualche foglia
La buccia (tipo limoncello) di un pernambuco
1000 cc di alcool alimentare
1200 cc acqua
600 grammi di zucchero
Lavare le bacche di mirto e qualche foglia e
lasciarle asciugare per qualche giorno
disponendole su alcuni vassoi e tenendole
lontane dalla polvere,versare l’alcool e le
bacche in uno o più recipienti di vetro scuro.
l’alcool deve sempre ricoprire completamente le
bacche.
Lasciare riposare
da un minimo di 7 a un massimo di 40 giorni
in un luogo riparato dalla luce
e dal calore, agitando ogni tanto.
Filtrare l’estratto di mirto ottenuto
utilizzando una mussola e strizzando bene. Con
la
torchiatura si possono spremere
le bacche per
ricavarne tutti i succhi e le essenze che hanno
assorbito e ottenere più estratto, ma se
si forza eccessivamente la torchiatura si
ottiene un liquore con spiccate proprietà
tanniche, pertanto si deve scegliere un congruo
compromesso fra resa e qualità. Si può usare
anche lo schiacciapatate
Preparare uno
sciroppo con acqua e zucchero
facendo sciogliere bene lo zucchero nell’acqua
mescolando di tanto in tanto. Unire a freddo lo
sciroppo all’estratto alcolico di mirto e
travasare, filtrando, il tutto in bottiglie di
vetro. Alcune ricette invece dello zucchero
utilizzano il
miele. Le bottiglie vanno
conservate
al fresco e al buio per 1 o 2 mesi
per permettere la
maturazione del liquore
Liquore melograno
La prima operazione da fare è pulire 1 kg di chicchi di
melograno, ci vuole un pò di pazienza….
Dopo mettere i chicchi in un
barattolo con 1 litro di alcool. Chiuderlo e lasciarlo
macerare per circa 15-20 giorni, avendo cura di agitare il
barattolo ogni 2 giorni.
Al termine di questi giorni
fare lo sciroppo mettendo 1 litro d’acqua e 800
g di zucchero. Mentre si
raffredda lo sciroppo filtrare l’alcool e buttate i chicchi.
Una volta che l’acqua è fredda
unirla all’alcool. Lasciare riposare qualche giorno.
Brodo di giuggiole
Le giuggiole
sono un frutto originario della Siria,
Lavare 1 kg di
giuggiole sotto l’acqua corrente, tagliarle a metà,
prelevare i noccioli e mettere i frutti in una casseruola
con abbondante acqua tiepida.
Sbucciare 300 g di mele cotogne, togliere i torsoli e
tagliarle a fettine sottilissime. Aggiungerle nella
casseruola con le giuggiole, insieme alla scorza di un
limone, 700 g di zucchero e 250 d di chicchi d’uva.
fare cuocere il composto per 60
minuti a fiamma bassissima, dopodiché versare
300 ml di
vino bianco secco,
mescolare e proseguire la cottura per ulteriori 30-40
minuti. Filtrare il liquido attraverso un colino a maglie
fini e imbottigliarlo. Lasciare riposare il liquore in un
luogo fresco per qualche giorno prima di consumarlo. Qualora
il composto dovesse asciugarsi durante la cottura,
aggiungere ancora un po’ d’acqua.
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TEORIA
I distillati sono liquidi a forte gradazione alcolica ottenuti
per distillazione di una sostanza. Vino o vinacce: Cognac, grappa; Frutta: Kirsh; cereali:
whisky (malto d’orzo), vodka (grano); altre piante: rum
(canna da zucchero), tequila (agave)
Il fermentato è una bevanda poco alcolica (raramente supera i
15°) prodotta dalla fermentazione di una sostanza che
durante la fase di fermentazione produce alcool. I
fermentati più famosi sono il vino e la birra.
I liquori derivano dalla miscelazione di alcool, zucchero,
sostanze aromatizzanti e coloranti. Nei liquori il contenuto
di zucchero minimo è pari a 100 gr/l. Dopo aver miscelato tutti gli ingredienti, i liquori
vengono lasciati riposare per un certo periodo che varia da
1-2 mesi a 1-2 o più anni. in un
locale fresco e buio.
I liquori si dividono in: liquori fantasia:
sono quelli in cui l'insieme degli aromi dà un sapore
indefinibile (Galliano, Strega); liquori naturali:
sono quelli in cui è possibile individuare un aroma ben
definito (Grand Marnier, apricot brandy); liquori
creme: sono caratterizzati da una bassa gradazione
alcolica rispetto agli altri e dall'aggiunta di zucchero
fino alla massima concentrazione oltre alla quale si
verificherebbe la cristallizzazione dello zucchero (min
200-max 500 gr/lt).(crema di cacao, di menta).
Liquori
I liquori sono bevande
ottenute unendo sostanze aromatiche ad una base di alcool,
mediante macerazione.
Operazioni di base per la
preparazione in casa in maniera artigianale:
la prima fase è l’infusione (o macerazione)
delle sostanze aromatiche che permette di aromatizzare
l’alcool. La quantità di ingredienti da aggiungere
all’alcool varia a seconda dell’intensità di sapore che
esprimono: i più saporiti saranno in quantità inferiore
rispetto a quelli meno “forti”. In generale, per un litro di
alcol a 90° si va da 300g a un kg di
ingredienti. Per la macerazione utilizzare recipienti di
vetro a chiusura ermetica. Il vetro è indispensabile perché
altri materiali possono trasferire odori e sapori e possono
pregiudicare il risultato finale. Deve essere a chiusura
ermetica per evitare che l’alcool e le sostanze aromatiche
si disperdano.
Importante per la macerazione, è che le sostanze vengano
opportunamente preparate per cedere nel minor tempo
possibile tutti i loro principi attivi: se si tratta di
sostanze secche, come semi, cortecce, foglie, radici dure,
steli ecc., si dovranno pestare finemente in un mortaio; si
tagliuzzeranno finemente invece, bucce, scorze, radici
tenere, fiori, frutta (in questo caso meglio sarebbe ridurre
in poltiglia); i legni si grattugiano... Le sostanze così
preparate, devono essere completamente immerse nell’alcool,
perché le parti non completamente coperte si altererebbero
finendo con il rovinare il prodotto.
La durata dell’infusione è variabile da un minimo di 1
giorni fino a qualche mese per alcuni tipi di liquore.
L'alcool deve essere tra i 90 e i 98° di solito un litro
quando si usa un litro o più d'acqua per lo sciroppo di zucchero.
Passato il
tempo della macerazione, per estrarre il liquido dalle
sostanze vegetali si cola o si spreme la poltiglia. Per questa operazione,
va bene una tela di lino sottile servirebbe un piccolo
torchio o centrifuga. Il liquido ottenuto dalla spremitura è
bene filtrarlo più volte, prima di unirlo al resto.
La
seconda fase è la preparazione dello sciroppo di acqua e
zucchero. In genere si versa
lo zucchero e l'acqua in un pentolino, e si scalda a fuoco
dolce fino a che lo zucchero non si sarà tutto disciolto.
Se non si usa acqua minerale si fa bollire a fiamma bassa per una decina di minuti
(alcune fonti scrivono due) per sterilizzare e lo si fa raffreddare a
temperatura ambiente per poi essere aggiunto all’alcol in
macerazione. Alcune fonti per litro d'acqua indicano 600 -
800 g di zucchero. Per
rendere lo sciroppo più chiaro e trasparente si può
aggiungere, durante la preparazione prima di portare ad
ebollizione, mezzo bicchiere d’acqua con un albume d’uovo
sbattuto, schiumando durante l'ebollizione; questa
operazione è meglio farla se veramente necessario, perché
l’albume potrebbe avere tracce di tuorlo o gusti
indesiderati.
La terza fase è la filtrazione e
l’imbottigliamento. Per la
filtrazione utilizzare un imbuto (anche in questo caso è
preferibile un imbuto di vetro o di acciaio inox), con
apposito filtro oppure foderato
con una garza o con carta filtro. La filtrazione va ripetuta almeno due volte
cambiando la carta filtro.
In
genere i liquori fabbricati in casa, hanno sempre il colore
delle erbe o delle sostanze utilizzate. Qualora si volesse
dare un colore più deciso (verde per la menta ad esempio),
si possono utilizzare coloranti naturali che si possono
acquistare in erboristeria: lo zafferano colora di giallo,
il caramello di zucchero per il giallo bruno, bacche
essiccate di mirtillo per il nero. Il rosso la cocciniglia,
il verde dalla clorofilla.
Per l’imbottigliamento utilizzare bottiglie
in vetro o anche in
terracotta. Le bottiglie devono essere lavate e asciutte a
perfezione. Come tappi invece è bene non utilizzare tappi in
plastica, ma in sughero o in vetro.
Dopo averlo imbottigliato in
genere il liquore necessita di un periodo di tempo di
maturazione o invecchiamento che ne migliora le
caratteristiche. Questo periodo, a seconda del liquore, può
variare da qualche settimana a diversi mesi.
Per la conservazione e l’invecchiamento
è preferibile un luogo con poca luce, fresco e possibilmente
a temperatura costante.
Se si è impiegato acquaviti, l’invecchiamento è un po’ più
breve, con l’alcool occorrono vari mesi fino ad un anno,
affinché tutti gli ingredienti si amalgamino e diano un
ottimo risultato.
Quando sono richiesti lunghi periodi di invecchiamento,
sigillare il tappo utilizzando la cera lacca.
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Titolo alcolometrico
La legislazione italiana (articolo
12 D.L. 27 gennaio 1992 n. 109)
definisce il titolo alcolometrico (espresso da un numero
seguito dal simbolo “% vol”) come “il numero di parti in
volume di alcol puro alla temperatura di 20 °C contenuta in
cento parti in volume del prodotto considerato alla stessa
temperatura”. Ad esempio se un liquore ha 40% vol significa
che in ogni litro di liquore sono contenuti 0,4 litri di
alcol puro.
Quello che crea problemi nella titolazione dei liquori è la
densità che varia a seconda delle varie sostanze,
la prima cosa da fare sarà sapere a quanti ml corrispondono
gli ingredienti inseriti nel liquore:
la densità dell’acqua è diversa da quella dell’etanolo anche
perché le forze intermolecolari tra le molecole sono
diverse; la densità dello zucchero è1,59 g/cm3 quindi
bisogna dividere la quantità di zucchero per 1,59
(500g/1,59= 314,5 ml) quindi 500 ml alcool + 800 ml acqua +
314,5 ml zucchero (500g) = volume teorico finale 1.614,5 ml
tuttavia il volume finale è leggermente inferiore, quindi la
gradazione alcoolica leggermente superiore perché la densità
dell’alcool etilico a 20 °C è 0,78945 g/ml, quindi per
ottenere due litri bisognerebbe aggiungere ad 1000 cc di
alcool 1074 cc d’acqua.
Per stabilire la gradazione alcoolica di un liquore fatto in
casa si moltiplica il volume dell’alcool per la gradazione
alcolica e si dividerlo per la somma dei volumi, ovvero 500
ml x 98° diviso volume teorico finale quindi 49.000 /
1.614.5 = 30.35°. Logicamente online ci sono calcolatori
automatici
. |
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Macerato,
infuso, decotto e tisana.
Macerato:
l’essenza viene lasciata macerare in acqua
fredda per alcuni giorni.
Infuso:
si fa bollire dell’acqua, anzi l’ideale sarebbe
portarla max. 95° si spegnere ed si versa sulle
parti vegetali.
Tisana
come l’infuso, ma le parti vegetali si mettono
nell’acqua.
Decotto
si usano le parti vegetali
dure come
radici, bacche, rametti o corteccia,
si mettono nell’acqua fredda e si portano ad
ebollizione per tre minuti e si lasciano
raffreddare insieme.
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Macerato
Il macerato è un liquidi a base vegetale che si ottiene
lasciando l’essenza immersa in acqua fredda per 2 – 4
giorni e mescolando due o tre volte al giorno. Le
cellule vegetali lasciate al macero per lungo tempo
andranno incontro a lisi cellulare perché tenderanno a
rigonfiarsi d’acqua per osmosi, liberando nel liquido
una buona parte dei principi attivi contenuti nella
cellula. In questo caso non vi è la complicità del
calore ma i principi attivi vengono liberati in acqua
per un semplice processo osmotico.
Attesi i tempi di macerazione, è possibile filtrare il
preparato vegetale e diluirlo in base all’uso al quale è
destinato. I macerati si usano spesso per impacchi
lenitivi o di bellezza, oppure come fertilizzanti e
antiparassitari per l’orto da irrorare sulle piante.
Infuso
Si prepara mettendo la quantità d’acqua prevista dalla
ricetta in un pentolino sul fuoco. Una volta raggiunto
il punto di ebollizione,
anzi l’ideale sarebbe portarla max. 95°,
bisognerà spegnere il fuoco e versare l’acqua
sulle parti vegetali della pianta come fiori, radici
tritate e foglie,da lasciare in infusione. In base alla
destinazione dell’infuso, si attende un periodo di posa
più o meno lungo. Per la preparazione di
infusi da usare come rimedio naturale
per la cura del corpo o come fertilizzanti nell’orto,
l’essenza va lasciata in acqua fino al completo
raffreddamento. Prima dell’uso l’infuso va
filtrato.
Tisana deriva dal greco ptisánē, termine con cui
si intendeva in passato un decotto di orzo macinato (il
verso ptísō significa tritare, pulire) che veniva
dato ai malati.
non vi è una differenza vera e propria tra tisana e
infuso, più che altro si tratta di un tecnicismo perché
per preparare una
tisana sia le parti tenere sia quelle
legnose delle piante, vengono gettate in acqua già
bollente. In genere, la tisana ha
tempi di
infusione non superiori ai 5 minuti.
Decotto
Proprio come l’infuso
o il macerato si tratta di un liquido
carico di principi attivi di origine vegetale. La
differenza sta nella preparazione.
Per il
decotto
gli ingredienti che devono essere parti resistenti al
calore e dure come radici, bacche, rametti o
corteccia che si mettono in acqua fredda che poi
viene portata a ebollizione e lasciata bollire per
almeno 3 minuti. Dopo i primi minuti di ebollizione, va
spento il fuoco e il decotto va fatto raffreddare e
filtrare.
Come per
infusi,
tisane e macerati, anche nel
decotto
il dosaggio ottimale della materia prima da usare va
scelto in base alle finalità del liquido. I preparati
vegetali a scopo curativo prevedono l’impiego di
quantità maggiori di materia vegetale rispetto ai
liquidi usati a scopo preventivo.
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L’INSALATA RUSSA
Sono un amante dell’insalata russa e ne realizzo anche una
versione personalizzata dagli ingredienti e dosi segreti, ma non disdegno di
assaggiarne qualsiasi versione mi capiti di incontrare, così
ho cercato di capire se esiste una ricetta “ufficiale” che
non ho trovato e quella proposta dal “principe” della
cucina, Pellegrino Artusi, non la trovo degna della fama del
Maestro.
Secondo Wikipedia, esistono varie ipotesi sull'origine
dell'insalata russa. La difficoltà di risalire all'origine
di questo piatto risiede anche nelle diverse ricette, anche
molto diverse tra loro, con le quali esso viene preparato
nei vari paesi.
Molte fonti sostengono che l'ha inventata
il cuoco francese
di origine belga Lucien Olivier
nel 1860, quando ha lavorato nell'elegante e
prestigioso ristorante Hermitage di
Mosca. La sua creazione era conosciuta come
insalata Olivier. Ha tenuto in segreto
la ricetta fino alla sua morte. Dopo è stata ricostruita, la
ricetta originale pare contenesse la carne di pernice, la
lingua di vitello, il caviale pressato, l'insalata fresca,
la carne di gambero di fiume,
patate lesse, uova
sode, tartufi neri,
sottaceti (cetriolini, capperi e olive verdi) e
la maionese fatta a casa. Il popolo l'ha modificata a modo
suo in pratica sostituendo le carni (costosissime) con
verdure di colore simile.
Secondo alcuni studiosi, però, prima di arrivare in Russia,
tale insalata si era diffusa in Francia nel periodo di
Caterina de' Medici
che si era trasferita nel paese transalpino nel 1533 con i
propri cuochi al seguito e introdussero alcune ricette; il
piatto (ma non il suo nome) avrebbe in questo caso
un'origine italiana.
Secondo altre fonti, il piatto è stato inventato dal cuoco
di corte dei Savoia, in occasione della visita dello
zar in
Italia, alla fine dell'Ottocento. Il
piatto sarebbe stato preparato con prodotti comunemente
coltivati in Russia come le
carote
e soprattutto le
patate;
la ricetta non prevedeva l'uso della maionese ma della
panna, che voleva
rappresentare la neve, tipica del clima russo.
Successivamente si sarebbe diffusa anche in
Europa
ma modificata con l'uso della maionese al posto della panna. |
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Salsa Bernese
-
2
tuorli d'uovo
-
1
cucchiaio di acqua
-
125 g di burro
-
1
scalogno finemente tritato
-
1
cucchiaio di cerfoglio tritato
-
1
rametto di timo
-
1/2 foglia di alloro
-
2
cucchiaio di dragoncello (di cui uno tritato)
-
50 ml di aceto di vino
-
50 ml di vino bianco secco
-
un pizzico di sale
-
pepe q.b. (La ricetta perfetta richiede il pepe
di Cayenna)
In un
pentolino mettete lo scalogno, tutte le erbe aromatiche,
bagnate con l'aceto ed il vino, condite con un pizzico di
sale, aggiungete qualche grano di pepe e portate ad
ebollizione fino a quando il liquido si è ridotto di 2/3.
Fatelo raffreddare, filtratelo e rimettetelo nella
casseruola, immersa in un altra riempita a metà con
dell'acqua calda (fate attenzione che non arrivi mai ad
ebollizione) per continuare la cottura a bagnomaria.
Aggiungete ora i tuorli stemperati con 1 cucchiaio di acqua
e sbattete aiutandovi con la frusta finché i tuorli
incominciano ad ispessirsi. A questo punto aggiungete il
burro a piccoli pezzetti (o a goccioline se chiarificato)
sbattendo sempre finché la salsa sarà montata e avrà la
consistenza di una maionese. Controllate la salatura e, se
necessario, aggiungete dell'altro succo di limone. Per
ultimo aggiungete il dragoncello tritato, mescolate con
delicatezza e la vostra salsa è pronta. |
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Herbes de Provence:
miscela di spezie essiccate utilizzata nel sud della
Francia, nata intorno agli anni '70,
un certificato di qualità del 2003, il label rouge,
cerca di codificare la miscela con le seguenti proporzioni:
rosmarino 26%;
santoreggia (sapore
quasi piccante che ricorda il Timo) 26%;
origano 26%;
timo 19%;
basilico 3%.
Alcuni
cuochi sostengono che la lavanda è un ingrediente essenziale
del vero herbes de Provence. La miscela può anche contenere:
semi di finocchio, salvia,
maggiorana, prezzemolo, menta, alloro e dragoncello.
Le proporzioni variano a seconda del produttore, il timo di
solito è il gusto dominante. Viene utilizzata principalmente
per aromatizzare i cibi alla griglia (sia pesce che carne),
ma possono essere aggiunti anche in salse, marinate e via
dicendo.
Il
sito culinaryarts propone questa composizione:
4
cucchiai di timo;
3 cucchiai di
maggiorana; 3
cucchiai santoreggia; 2 cucchiai di
rosmarino;1 cucchiaio
di dragoncello; 1 cucchiaio
di basilico; 1
cucchiaio di semi di finocchio;
1 cucchiaino di
cerfoglio; 1
cucchiaino di
menta; 1
cucchiaino di fiori di lavanda
Preparazione :
Le erbe devono essere essiccate. Tritatele finemente e
mescolate. Conservate in vasetti di vetro ben chiusi, in
luogo fresco e buio |
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ortiche:
utilizzare solo le "cimette" di piantine giovani: sono le più
tenere e saporite.
Pesto:
foglie di ortiche cotte 200 g, spicchio di aglio 1,
nocciole tostate 10 , mollica di pane tostato 1 cucchiaio , olio
extravergine di oliva, sale e pepe q.b.
Tostare le nocciole, e la mollica,
pulire e lavare le ortiche e lessarle senza aggiungere acqua,
scolarle e strizzarle. Tritare nel frullatore, o meglio pestate
nel mortaio tutti gli ingredienti aggiungendo a filo l’olio fino
ad ottenere una salsa relativamente densa. Aggiustare di sale e
pepe. Questo pesto potrà essere usato: come ripieno per delle
verdure da gratinare, ed è buonissimo per condire la pasta
aggiungendo un paio di cucchiai di acqua di cottura.
Risotto:
Riso vialone nano 320 g, brodo
vegetale 1,5 lt, germogli di ortica freschi 2 manciate, pancetta
o lardo50 g, una cipolla bianca piccola, prezzemolo, olio
extravergine 3 cucchiai, grana grattugiato 3 cucchiai, sale e
pepe q.b.
Preparare un trito con lardo o
pancetta, la cipolla e il prezzemolo e soffriggere. Lavare e
tritare i germogli di ortica e aggiungerli al soffritto, bagnare
con poca acqua e lasciare cuocere a fuoco dolce per 15’. Versare
il riso e portarlo a cottura con il brodo vegetale, mescolando
frequentemente il composto. A fine cottura aggiustare di sale e
pepe, mantecare con il formaggio e, a piacere, con due cucchiai
di olio extravergine di oliva. Servire caldo.
Frittata 1:
ortiche 400g, parmigiano
reggiano 40g, uova 5, sale, pepe e burro q.b.
sfogliate l’ortica, eliminando gli
steli e conservando solo le foglie. Mettete a bagno le foglie di
ortica in acqua fredda, lavatele accuratamente e scolatele bene
con un colapasta. bollire dell’acqua in una pentola, salatela e
mettete a cuocere le foglie di ortica per circa 10 minuti.
Quando si saranno ammorbidite e avranno raggiunto una
colorazione più intensa, scolatele in un colapasta e, aiutandovi
con il dorso di una forchetta, spingete le foglie cotte verso il
setaccio per far fuoriuscire tutto il liquido assorbito durante
la cottura e mettete da parte.
Rompete le uova in una ciotola,
quindi salatele e pepatele a piacere. Unite il parmigiano
grattugiato e montate il tutto con una frusta da cucina fino ad
ottenere un’ amalgama omogenea. Nel frattempo fate sciogliere il
burro in una padella antiaderente.
Una volta sciolto il burro,
aggiungete le foglie di ortiche cotte e fatele saltare per pochi
secondi per farle insaporire. Dopodichè versate le uova e
uniformate il tutto, assicurandovi che l’uovo ricopra tutto il
fondo della padella. Coprite con un coperchio per favorire la
cottura. Lasciate cuocere per circa 8 minuti a fuoco lento, poi
girate la frittata con l’aiuto del coperchio, capovolgendola e
facendola scivolare di nuovo nella padella e lasciate cuocere
l’altro lato per altri 4 minuti senza coperchio. Quando il
composto presenterà una consistenza più densa e un colore più
scuro, impiattate la vostra frittata di ortiche e servitela
tiepida o fredda
Frittata 2:
ortiche 400 g, uova 6,
un ciuffo di prezzemolo, formaggio grana 60 g, 1 cucchiaio di
olio extravergine di oliva, sale e pepe.
Lessare le ortiche, scolarle,
strizzarle bene. Una volta intiepidite, tritare col prezzemolo.
Sbattere le uova, aggiungere il formaggio grattugiato, il sale e
il pepe e unire al trito di ortiche. Scaldare l’olio in padella
e versarvi il composto. Fare cuocere dalle due parti. Servire
caldo o freddo.
Pasticcio di
ortica: cime di ortica
600 g, maggiorana 200 g, uova 3, salsicce 3, cipolla 1, pinoli
20 g, fette sottili di pane scuro 8, olio di oliva extravergine,
sale e pepe.
Fare bollire qualche minuto la
maggiorana e l’ortica, quindi strizzarle e tritarle. Soffriggere
la cipolla affettata finemente e farvi insaporire le erbe cotte.
Fare raffreddare e quindi aggiungere le uova, le salsicce i
pinoli e aggiustare di sale e di pepe. Ungere uno stampo e
adagiare gli ingredienti, fare cuocere in forno a 180° per 15’.
Servire ben caldo con le fette di pane scuro tostate.
gnocchi
con le ortiche nell’impasto, non come
condimento!:
patate 500gr, ortiche fresche 200gr, cipolla 1, farina 150gr,
olio extravergine di oliva e sale.
cipolla in padella con olio,
aggiungi le ortiche, solo lavate, spegni fai raffreddare, passa
nel mixer, mescolare alle patate lessate, sbucciate e passate
nello schiacciapatate. unire l’uovo al tutto, farina e un
pizzico di sale. Lavora tutto con le mani e gli dai la classica
forma dello gnocco. Butta in acqua bollente, scola con la
schiumarola quando vengono a galla.
Polpette di patate e
ortica: patate 400 gr,
ortica 300 gr,
uova 3,farina 100 gr, parmigiano grattugiato 60 gr, Noce
moscata, sale e pepe, olio extravergine di oliva q.b.
Lavate bene le ortiche e lessatele
in acqua abbondante salata per circa 10 minuti. Scolatele,
strizzatele e tritatele finemente. Lessate a parte le patate e,
una volta cotte, schiacciatele e unitele alle ortiche.
Aggiungete due uova intere e un tuorlo, mescolate e amalgamate
bene. Aggiungete parmigiano, sale, pepe e noce moscata.
Formate delle polpettine,
passatele nella farina e friggetele nell’olio. Man mano che
saranno pronte mettetele su carta assorbente per eliminare
l’unto in eccesso.
Per una versione più light, potete
cuocere le polpettine in forno caldo a 180 gradi per 10 minuti,
su una teglia leggermente unta di olio. Servitele tiepide con un
contorno. |
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SANTOREGGIA
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Creme di formaggio dell'antica Roma da spalmare su fette di pane
integrale.
50g pecorino stagionato
50g ricotta fresca
1 rametto santoreggia
1 rametto mentuccia
1 rametto timo
2 rametti coriandolo
1 cipollina fresca
10 foglie di rucola
Tritare il pecorino insieme alle erbe
aromatiche, la cipollina fresca e la rucola.
Amalgamare con la ricotta.
Insalata di legumi e
Santoreggia.
Ingredienti per quattro
persone:
250 gr di ceci
lessati
250 gr di
fagioli borlotti lessati
100 gr di
fagiolini verdi lessati
1
pomodoro
50 gr
di olive nere
succo di
1 limone
santoreggia
fresca
In un terrina si mettono i
ceci, i fagioli, i fagiolini, il pomodoro
tagliato a dadini, le olive e alcune
foglioline di santoreggia. A parte si
prepara il condimento con olio, limone, sale
e pepe, quindi si cosparge sull’insalata. |
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BORAGINI
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Frittelle
di borragine.
- 400 g di borragine
- 250 g di farina
- 1 cucchiaino di lievito istantaneo
- 4
uova
- olio di semi di
arachide per
friggere
- pepe nero
- sale
Setacciare la farina con il lievito facendoli cadere
direttamente in una terrina, aggiungere una presa di sale,
diluire con 1dl circa d’acqua fredda sbattendo con una
frusta, poi incorporare al composto le uova, uno alla volta,
e continuare a lavorare il composto fino a ottenere una
pastella liscia e omogenea.
Pulire la borragine, lavare le foglie, asciugarle e
tagliarle a striscioline sottili. Unire le striscioline di
borragine, regolate di sale e pepe mescolare per amalgamare
gli ingredienti.
Scaldare abbondante olio in una padella per fritti, tuffarvi
la pastella prelevata a cucchiaiate e cuocere le frittelle,
girandole delicatamente di tanto in tanto, fino a quando
sono gonfie e dorate.
Toglietele dall'olio con un mestolo forato e mettetele su
carta assorbente da cucina a perdere l’unto in eccesso.
Risotto alla borragine
500 g di borragine
- 400 g di riso
- mezza
cipolla
rossa
- 1 bicchiere di vino bianco
- una noce di burro
- olio extra vergine d'oliva
-
sale
- 50 g di pecorino romano grattugiato
- 50 g di
grana
grattugiato
- brodo vegetale o dado
Pulire e lavare la
borragine. Scottarla in acqua bollente. Affettare
sottilmente la cipolla e farla dorare nell'olio e una noce
di burro in un tegame. Aggiungere la borragine ancora umida
e tagliata a striscioline. Una volta insaporita unirvi il
riso e farlo tostare. Aggiungere il vino bianco, farlo
evaporare. Salare. Andrà fatto cuocere per circa 20 minuti,
aggiungendo, quando serve, il brodo caldo. Mantecare a fuoco
spento con una noce di burro e i formaggi grattugiati.
Gratin di zucchine, fiori e borragine
2 zucchine
20 fiori di zucchine
1
cipollotto
fresco
150 gr. di borragine
300 gr. di ricotta
50 gr. di
Parmigiano
grattugiato
3
uova
cucchiaio di farina
sale e
pepe
q.b.
Lavate e scottate in acqua bollente salata per 3-4 minuti la
borragine, scolatela, strizzatela e tritatela
grossolanamente.
In una padella fate appassire il cipollotto affettato;
lavate e affettate le zucchine ed unitele al cipollotto,
salate, pepate e fate cuocete 5 minuti aggiungendo un po’
d’acqua, se necessario.
Dopodiché aggiungete la borragine, i fiori di zucchine
lavati, tritati grossolanamente e privati del pistillo;
regolate di sale e pepe e cuocete ancora per un minuto.
Amalgamate in una ciotola la ricotta, il Parmigiano e le
verdure; a parte sbattete le uova con la farina ed unitele
al composto di ricotta; regolate di sale e pepe.
Ungete 4 piccole pirofile da forno, versate il composto in
ognuna di esse e cuocere in forno caldo a 180 per 25-30
minuti. Servite i gratin tiepidi.
I tordei
Ricetta tipica della
zona di confine tra Liguria e Toscana (Lunigiana,
Garfagnana).
La ricetta antica
prevede solo formaggio di mucca, uova ed erbe spontanee dei
campi, come bietole, borragine, ortica e maggiorana, che
conferiscono a questo piatto un profumo delicato di prato,
morbidezza e un sentore erbaceo, con dettagli amarognoli.
Prepara la sfoglia dei
tordei mescolando la farina di grano tenero con uguali
quantità di acqua e uova.
Preparare il ripieno
tritando finemente le erbe e amalgamandole con il formaggio
di mucca, le uova e la mortadella e la carne tritate al
mixer.
Ricava dalla sfoglia dei
quadrati non troppo grandi, farciscili con il ripieno e
chiudili bene.
Per non coprirne la
finezza, è sufficiente condirli con olio e formaggio; per
accentuare il gusto, vanno bene sugo di pomodoro o di
funghi.
Frittata con fiori di borragine
3
uova
una manciata di fiori di borragine latte farina bianca 1
piccola
cipolla
rossa sale pepe
Pulire
molto bene i fiori e farli asciugare su di un canovaccio,
nel frattempo, in una ciotola, sbattere le uova con il sale
e il pepe, aggiungere la farina setacciata e il latte e
continuare a sbattere bene, per ultimo, aggiungere
delicatamente i fiori.
In un
tegame antiaderente mettere un filo d'olio e la cipolla
tritata molto fine. Far cuocere la frittata e servire sia
calda che fredda. |
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Fagioli bianchi di
Spagna.
Lasciare i fagioli bianchi di Spagna secchi a bagno in acqua
fredda per 12 ore. Trascorso questo tempo, scolarli e
metterli in una pentola con acqua fredda e portare a
ebollizione. Dopo pochi minuti dall'inizio del bollore,
scolare nuovamente i fagioli ed eliminare l'acqua di
cottura.
Mettere nuovamente i fagioli bianchi di Spagna in una
pentola con acqua fredda, portare a ebollizione e cuocere
per circa un'ora e mezza. Una decina di minuti prima del
termine della cottura aggiungere un cucchiaino di sale; una
volta cotti, scolare i fagioli.
Per farli “piccanti alla contadina”: 200 g di fagioli
bianchi di Spagna secchi preparati come sopra; 120 g di
cipolla; 1 fetta di prosciutto cotto da 60
g;rosmarino; peperoncino piccante secco tritato; vino
bianco; olio extravergine di oliva e sale.
Tritare grossolanamente la cipolla, tagliare a dadini il
prosciutto cotto e disporli in una pirofila foderata di
carta da forno insieme ai fagioli lessati. Condire con una
spolverata di peperoncino piccante secco tritato,
cospargere con foglioline di rosmarino e irrorare con
un filo di olio extravergine di oliva e una spruzzata di
vino bianco.
Scaldare il forno a 200°C (180°C se ventilato) e far cuocere
per circa mezz'ora, rimescolando a metà cottura. Servire ben
caldi i fagioli bianchi di Spagna piccanti alla contadina,
accompagnandoli con fette di pane casereccio abbrustolito.
Per farli “tonno e cipolla”: lasciarli raffreddare,
versare i fagioli in una ciotola capiente, unire la cipolla
tagliata fine e il tonno sgocciolato. Condire con olio
extravergine d'oliva. |
Originaria in particolare delle
Langhe,
del
Roero e
del
Monferrato,
è un rito conviviale che prevede la condivisione del cibo in
forma collettiva da parte dei commensali, che lo attingono
tutti insieme da un unico recipiente somministratore. Da
consumare prevalentemente in
autunno
ed in
inverno:
una delle leggende sulla sua nascita vuole proprio che
venisse preparato per ricompensare i vendemmiatori del
lavoro prestato.
La
bagna càuda è una preparazione a base di
aglio,
olio extravergine d'oliva ed
acciughe
dissalate, il tutto ridotto a salsa mediante una paziente
cottura. Volendo (ma non lo fate! è un sacrilegio) si possono aggiungere agli ingredienti
anche
burro,
panna
da cucina,
latte e
noci
tritate.
La
bagna càuda venne a lungo rifiutata dalle classi più
abbienti le quali la consideravano un cibo rozzo e inadatto
ad una alimentazione raffinata, in particolare per la
presenza dell'aglio.
QUESTA RICETTA E’ PERFETTA
(1 testa d’aglio e due filetti di acciughe a persona)
1 testa d’aglio a persona
10 acciughe sotto sale
½ litro d’olio oliva
Una noce di burro
½ litro di latte
Ridurre l’aglio a spicchi, pelarlo e togliere il germoglio.
A scelta:
Metterlo in una casseruola, coprirlo di latte e farlo
bollire lentamente fino a che non penetri bene la forchetta
nell’aglio. Buttare il latte e porre l’aglio su un tagliere
e ridurlo finemente a pezzetti. La ricetta originale della
bagna cauda non prevede la cottura dell’aglio nel latte, ma
è meglio farlo per stemperare il sapore forte dell’aglio!
Oppure: mettere gli spicchi d’aglio così preparati nel latte
e lasciarli riposare per 24 ore nel frigo poi scolare ed
asciugare bene e ridurlo finemente a pezzetti.
Oppure non fare nulla di tutto ciò e ridurlo finemente a
pezzetti direttamente.
Mettere in una casseruola l’aglio così preparato, un goccio
di olio extra vergine di oliva o di noci se si trova, le
acciughe dissalate (servirebbero le rosse di Spagna) lavate
e lasciate riposare nel vino rosso e asciugate, fare cuocere
lentamente, senza far bollire l’olio, mescolando
continuamente fino a ridurre il tutto a un composto
omogeneo. Dopo circa 10 minuti (altre fonti 30 minuti)
togliere dal fuoco e volendo, unire una noce di burro.
Alcuni aggiungono della panna per addensare e ingentilire il
sapore, all’intingolo finale. Servire in tavola negli
appositi scaldini e intingere le verdure.
Non devono mancare: soprattutto i cardi, poi patate lesse,
finocchi, peperoni (crudi e cotti al forno), rapanelli,
insalata belga, insalata riccia, cavolfiore o broccolo,
sedano, porri sbollentati o crudi, cipollotti, carote,
quello che offre la stagione e fette di polenta. Si possono
abbinare anche uova sode, cipolle lesse o al forno,
cavoletti di Bruxelles, zucca gialla al forno e topinambur
(crudi e cotti).
Rigorosamente si beve dolcetto o nebbiolo. |
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Spellare
Peperoni
Accendete il forno al massimo.
Metteteli in forno ponendoli in una teglia spennellandoli
con olio, rigirandoli su tutte le loro parti fino a
quando si saranno ammorbiditi e ben abbrustoliti, (dipende
dalla loro grandezza). Estrarre i peperoni dal forno e
porli per 5 minuti dentro ad un sacchetto da pane, passati 5 minuti estrarli e
sbucciarli, la pelle verrà via abbastanza agevolmente. Il
metodo sporca molto il forno, meglio farlo sul fornello.
Grigliare
Grigliare le verdure
al naturale
o spennellarle con
olio oppure preparare una
marinata
fatta con olio, aceto (normale o balsamico), sale, pepe e
aglio schiacciato. Sarà appropriato spolverizzare le verdure
grigliate con del
prezzemolo tritato.
Zucchine
Tagliarle a
fette sottili, nel senso della lunghezza. Adagiarle e farle
cuocere per 2 minuti circa su ogni lato. Non bisogna
cuocerle molto perchè la verdura deve mantenere una certa
croccantezza.
Per
avere delle zucchine grigliate gustose, che si possano
conservare anche una settimana, bisogna conservarle immerse
nell'olio. Questa versione è poco dietetica, anche se le
zucchine apportano solo 15
calorie
per 100 grammi. Prendere un contenitore, meglio se in vetro
che non assorbe gli odori, e disporre sul fondo uno strato
di zucchine. Preparare un trito con aglio, prezzemolo, pepe,
sale e condiamo il primo strato. Continuiamo così fino ad
esaurimento degli ingredienti. Copriamo il tutto con olio
extravergine di oliva
premere bene con una forchetta le zucchine affinché non
rimangano bolle d'aria all'interno e chiudiamo con un
coperchio ermetico.
Lasciarle riposare per 24 ore. conservarle in luogo fresco,
al riparo dalla luce e assicurarsi che l'olio ricopra sempre
interamente le zucchine, in caso contrario raggiungetelo.
Meglio congelare le zucchine grigliate. Una
volta grigliate, le fettine di zucchina andranno sistemate
in un vassoio senza sovrapporle, facendole raffreddare a
temperatura ambiente. A questo punto, mettete il vassoio con
le zucchine in freezer, per circa 20 minuti, questa
procedura servirà per non farle attaccare fra loro durante
il congelamento definitivo. Trascorso questo tempo, estrarre
il vassoio con le zucchine dal congelatore e riporre le
fettine in
appositi sacchetti per freezer.
Quando saranno da usare, scongelarle per circa mezzora a
temperatura ambiente e condirle a piacere.
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LA GIARDINIERA
SOTTOLIO
Usare carote, cavolfiori o broccoli,
cetrioli, cipolline, coste di bieta, fagiolini,
finocchi, peperoni, porri, sedani e zucchini.
Servono: circa 2 kg di verdure pulite,
mezzo litro di aceto di vino bianco, olio d'oliva, sale,
zucchero e un litro d'acqua.
Portare a ebollizione l'acqua, l'aceto,
un bicchiere di olio, sale a piacere e un cucchiaio di
zucchero. Quando l'acqua bolle aggiungere gli ortaggi
più duri, poi dopo circa dieci minuti gli altri. Quando
sono tutti "al dente" scolarli e raffreddarli con acqua
nello stesso scolapasta. Dopo un paio d'ore stendeteli
su un panno ad asciugare a lungo.
Mentre asciugano sterilizzare i vasi di
vetro e i coperchi, facendoli bollire per 20 minuti.
Farli asciugare anche questi tenendoli capovolti su un
panno.
Quando gli ortaggi sono perfettamente
asciutti metterli nei vasi, che andranno riempiti con
olio fino a un paio di centimetri dal bordo evitando che
rimangano bolle d'aria, eventualmente aiutarsi con un
ferro da calza.
Chiudere ermeticamente i vasetti e
metterli in una pentola in modo che siano coperti,
separandoli tra loro con carta da giornale o stracci
vecchi, in modo che, durante la bollitura, non si
scontrino l'uno con l'altro. Fare bollire per 30 minuti
circa. Prima di estrarre i vasetti dalla pentola
aspettare che l'acqua si sia raffreddata, questa
operazione, chiamata sterilizzazione, consentirà di
conservare il prodotto sano per sei mesi almeno.
GIARDINIERA SOTTACETO
Utilizzare gli stessi ingredienti
descritti nella preparazione della giardiniera sottolio,
fatta eccezione per l'olio.
Fare bollire evitando di aggiungere il
bicchiere d'olio. Scolare al dente, ma conservare il
liquido di cottura. Mentre le verdure asciugano
sterilizzate i vasetti, poi riempirli con le verdure.
Filtrare il liquido di cottura e riempire
con questo i vasetti, fino a 2 cm dal bordo. Chiudere i
vasetti ermeticamente e sterilizzarli facendoli bollire
per 30 minuti, come per la giardiniera sottolio. |
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Sterilizzazione
Chiudere con cura i vasetti o tappare le bottiglie.
Avvolgere i contenitore in fogli di giornale o stracci in
modo che non possano toccarsi uno con l’altro e sistemateli
in un pentolone con uno straccio sul fondo per lo stesso
motivo. Riempite di acqua alla stessa temperatura dei
contenitori, per evitare lo shock termico che potrebbe
romperli, fino a coprirli totalmente.
Quando inizia a bollire calcolare mezzora, spegnere e
lasciare raffreddare completamente. Conservare in un luogo
asciutto, fresco e buio. |
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