SOLANACEAE
La grande famiglia delle
Solanaceae comprende
molte specie velenose, perché sono presenti alcaloidi in dosi più o meno
importanti, che diventano commestibili perchè si neutralizzano quando il
frutto è maturo o con la cottura.
La famiglia comprende un centinaio di
generi e oltre 2000 specie distribuite
soprattutto in America, con piante importanti dal punto di vista
alimentare. Al genere Solanum (900 specie) appartengono il pomodoro, la
patata, la melanzana; al
genere Capsicum il peperone, il
peperoncino. Ad altri generi il tabacco, la petunia, la belladonna,
la
mandragora ecc.
Peperone, pomodoro e
melanzana
si seminano a luna crescente, il
trapianto va effettuato
con luna calante
in giornate
possibilmente nuvolose, meglio di sera, quando hanno 4-6 foglie
interrando
la piantina fino all’altezza della prima foglia.
Come le
Cucurbitaceae,
sono considerati frutti in quanto contengono i semi. |
Pomodori |
Peperoncini |
Peperoni |
Melanzane |
Prova SlideshowI miei
pomodori, i miei peperoncini!
Pomodori
(Solanum
lycopersicum) Solanacea originaria dell’America
sud-occidentale (Perù). In dialetto e nelle lingue
straniere
il nome fa riferimento al termine tomatl,
che significa frutto polposo, usato dagli indigeni,
infatti in dialetto ligure si chiama
tomata
in dialetto
piemontese
tomàtica,
in francese, spagnolo e tedesco: tomate; inglese:
tomato; in italiano il nome è diventato pomo d'oro (per
il colore giallo prima che maturi completamente) fu
coniato nel 1544 dal botanico Pietro Andrea Mattioli.
Inizialmente fu trattato come curiosità botanica.
Importato in Europa ad opera degli Spagnoli nel
Sedicesimo secolo, il pomodoro giunse in Italia quando
questi conquistarono Napoli, nel 1503.
La pianta ebbe perlopiù funzione ornamentale nei
giardini dell'Europa barocca perché essendo velenosa si
credeva ed non fosse commestibile ed era considerata un
frutto non una verdura. Nel 1600 al pomodoro venivano
attribuiti misteriosi poteri afrodisiaci. Per trovare
traccia dell'uso del pomodoro in cucina, bisogna
attendere la fine del 1700; per la prima ricetta di
pasta (vermicelli al sugo) bisogna aspettare la
pubblicazione, nel 1839, della Cucina casareccia in
dialetto napoletano di Guido Cavalcanti. L'utilizzo del
pomodoro si diffuse rapidamente in tutta Italia a
partire dal 1875, quando Francesco Cirio fondò
l'industria del pomodoro in conserva.
I Pomodori sono costituiti da oltre il 94% di acqua, i
carboidrati
rappresentano quasi il 3%, mentre le
proteine
sono calcolate intorno all’1,2%, le
fibre
all’1% e, da ultimo, i
grassi
rappresentano solamente lo 0,2%. Per questo, cento
grammi di pomodoro fresco apportano solamente 17 Kcal.
Contengono discreti quantitativi di
vitamine del gruppo B,
acido
ascorbico,
vitamina D e, soprattutto,
vitamina E, che assicurano al pomodoro
le note proprietà antiossidanti. La componente minerale
comprende: ferro, zinco, selenio, fosforo e calcio che
associati a citrati, tartrati e nitrati agiscono in
sinergia assicurando proprietà rimineralizzanti ed
antiradicaliche. Presenti anche acidi organici, quali
malico,
citrico,
succinico
e
gluteninico, utili per favorire la
digestione. Contengono sostanze che sono utilissime per
la salute a cominciare dal licopene un
antiossidante naturale che aiuta a combattere i radicali
liberi
che conferisce al pomodoro il colore rosso, anche se
alcune varietà sono di colore giallo o nero e
contribuisce a mantenere in buona forma il cuore e le
arterie.
I pomodori non reggono le temperature del frigo: perdono
le sostanze nutritive perchè si rompono i componenti
chimici e di conseguenza perdono sapore. Bisogna
conservarli a testa in giù lontani dal sole.
Nel suo ambiente d'origine è una pianta erbacea perenne
a portamento arbustivo e crescita indeterminata.
I fiori
a grappolo vengono emessi all'ascella delle foglie, sono
ermafroditi (organi maschili e femminili sullo stesso
fiore) e garantiscono una elevata dose di
autoimpollinazione.
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Coltivazione :
(mi vengono bene):
semino in semenzaio,
semine in luna crescente,
i trapianti in luna
discendente
trapianto dopo 40-60 giorni dalla semina quando
raggiungono lo stadio di 4-5 foglie e un’altezza di
100-150 mm. Mettere a
50x50cm
dalle vicino (ho letto
anche 80, ma mi sembra esagerato
ho provato 60, va bene, ma ho problemi di spazio quindi
sono passato a 50)
una giusta distanza deve garantire il passaggio del sole
(per questo le file vanno orientate da est a ovest, cioè
dall'alba al tramonto).
Il terreno ideale è con
ph 6. L'ombreggiamento determina l'allungamento degli
internodi del fusto e lo sviluppo della superficie
fogliare a scapito della produzione dei frutti. Oltre al
sole è assolutamente indispensabile garantire la
ventilazione, sia per una giusta impollinazione sia per
ridurre al giusto necessario l'umidità e prevenire le
muffe come peronospora e oidio.
Ha un limite termico vegetativo intorno ai 10 C°. La
temperatura minima per la fioritura è 20 C°, mentre ci
vogliono 25C°- 28C° per la crescita e lo sviluppo dei
frutti; è favorita anche da una buona escursione termica
con 15-18 gradi di notte. Temperature superiori ai
limiti sopra detti consentono la crescita delle piante
ma riducono la produzione di frutti.
Trapiantare interrando poco sotto la prima
impalcatura di foglie, ma facendo attenzione che queste
non tocchino terra. In linea di massima dal trapianto
alla raccolta dei primi frutti sono necessarie in campo
aperto
10 - 12 settimane.
[se trapianto inizio maggio, prime
raccolte metà luglio].
A metà - fine Settembre togliere i pomodori ancora verdi
e usarli per la conservazione sott'olio, perché
non avranno tempo di maturare e sottraranno nutrimento a
quelli già quasi maturi.
Per “farsi i semi” l’ideale è scegliere i pomodori più
belli dei primissimi palchi di fiori facendoli maturare
al massimo, raccogliendoli quando iniziano a
diventare mollicci e molto colorati. I semi che ne
ricaveremo sono migliori e hanno una germinabilità
superiore a quelli di un frutto immaturo.
Varietà:
Ci sono più di 1700 cultivar di pomodoro, soltanto in
Italia ci sono
500 varietà registrate
e classificate, alcun sono antiche, altre sono invece
state selezionate in questi ultimi vent’anni e spesso
sono ibridi. Si differenziano tra loro per forma,
colore, dimensione del frutto e sapore.
Le piante si distinguono in indeterminate
quando lo stelo della
pianta cresce fino a due mt di altezza, denominata anche
“pianta alta”
e determinata se
lo stelo principale della
pianta rimane ad un’altezza di 80-100 cm, favorendo uno
sviluppo a raggiera e andando a formare un cespuglio,
viene denominata “pianta
nana”.
I frutti si
distinguono nei tipi:
Pomodori tondi
(tondo liscio
tipo sferico)
In questo gruppo confluiscono numerose varietà,
coltivate in tutta Italia per il consumo prevalentemente
in insalata:
1. Ciliegino (anche Pachino) maggiore produttore: la
Sicilia: pomodoro di piccole dimensioni che cresce a
grappoli ed ognuno può avere fino a venticinque
pomodorini che raggiungono i 20-30 grammi di peso.
2. Tondo insalataro: moltissime sono le varianti
regionali del pomodoro da insalata. Tra le varietà più
conosciute: Ace, Montecarlo e Sunrise. Si presenta a
grappolo oppure singolo, ha una polpa solitamente
consistente e si mantiene a lungo. Ha bisogno di una
buona esposizione al Sole e un clima caldo per
acquistare un sapore dolce e fragrante
Pomodori allungati (perine)
3. San Marzano (Campania): varietà
italiana, diffusa in tutto il territorio nazionale,
dalla caratteristica forma allungata utilizzata
prevalentemente per la preparazione di conserve e
passate: la polpa soda, i pochi semi e la poca acqua lo
rendono molto adatto alla preparazione di sughi densi,
adatti come base anche per ricette più elaborate e
invernali, come gli stufati. Se raccolti prima della
maturazione possono essere utilizzati anche in
insalata,
il gusto dolce prevale sulla componente acida.
Sono
i preferiti dall’industria per fare la passata, i
concentrati e i “pelati” ovvero sbollentati, spellati e
messi in conserva interi.
La pianta è mediamente vigorosa e sviluppa molti steli
di secondo e terzo grado, cioè femminelle sul fusto e
femminelle sulle femminelle. E' molto produttiva ma è
molto soggetta al marciume apicale, caratteristica
tipica delle varietà di pomodoro a frutto lungo. Il
frutto è di un colore rosso vivo e brillante, ed i
prodotti che se ne ottengono hanno colorazione superiore
a quella di qualsiasi altro pomodoro. Il peso medio dei
frutti è di 50 grammi.
La varietà di origine campana ha ottenuto la
denominazione DOP (Denominazione di Origine Protetta):
pomodoro San Marzano dell'Agro Sarnese-nocerino DOP.
4. Il Roma è una vecchia varietà ottima da salsa, molto
produttiva e resistente
ottenuta
dall'incrocio della rara varietà di pomodoro Sugar Gem
americana con il San Marzano. Il pomodoro " Roma VF”
non è un ibrido, è una
varietà a impollinazione libera, è
resistente ai funghi del genere Verticillium
e Fusarium
(VF del nome); questi funghi si sviluppano
prevalentemente all'interno dei vasi conduttori delle
piante, determinandone l'ostruzione parziale o totale,
con conseguente interruzione del flusso linfatico
provocano una tracheomicosi, che viene detta
tracheoverticilliosi
se causata dal
Verticillium
che è un genere di fungo della famiglia
Plectosphaerellaceae, mentre la tracheomicosi da
Fusarium
fungo della famiglia Nectriaceae (ne esistono circa 120
sottospecie) viene detta "tracheofusariosi".
Diffuso in tutta l'Italia, pianta determinata
ma ha bisogno di adeguato sostegno perché raggiunge il
metro di altezza ed è molto cespugliosa e
compatta. Il ciclo produttivo è medio-tardivo ed è poco
soggetta al marciume apicale. Il frutto ha forma
ovoidale allungata.[nel
2016 volevo affiancare una perina ai cuore di bue, ho
messo i Roma VF e i San Marzano, ho verificato che le
notizie riportate sopra sono esatte, soprattutto per il
marciume apicale dei San Marzano che ho cercato di
contrastare interrando frammenti di scorza d’uovo quando
si è manifestato
ma è meglio interrarli prima
ovvero quando si vanga aggiungerlo al compost, perché mi
sembra che necessiti tempo perché il calcio venga
assorbito dal terreno. I Roma sono più grossi dei San
Marzano, ma all’assaggio sono più gustosi quest’ultimi.]
5. Il Red Top è ottenuto come il Roma, con incrocio tra
Gem e San Marzano. Maturazione precoce, pianta
determinata (non abbisogna di sostegni) a internodi
brevi, alta meno di un metro, con un gran numero di
getti laterali. Foglie intensamente colorate compiste da
15 foglioline piccole. Fornisce produzioni molto
abbondanti, con frutti del peso medio di 40 grammi. La
buccia resistente consente una conservazione lunga dopo
la raccolta.
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P omodori costoluti
6.
Costoluto fiorentino o Grinzoso
(Toscana): ha una forma molto
caratteristica in cui le pareti delle costole rientrano
anche di molto all'interno del frutto, da cui il nome
costoluto o grinzoso.
Si
presta ad essere utilizzato sia in insalata che nella
preparazione di sughi, previa scottatura e rimozione
della pelle, che è piuttosto spessa. La polpa è soda,
con pochi semi e poca acqua.
7. costoluto genovese,
varietà di pomodoro
antica, coltivato da generazioni lungo la Riviera
ligure, dal
frutto grande e marcatamente costoluto, irregolare come
forma, con pochi semi, nella zona del peduncolo rimane
un po' verde, il sapore è dolce, ideale per la
preparazione di sughi, passate, e insalate, pianta
vigorosa non difficile da coltivare. La pianta e’
indeterminata, quindi necessita di sostegno, la misura
del frutto e’ di circa 1 pugno, il ciclo vegetativo di
circa 160 giorni.
[nel 2017 e 2018 li ho messi con ottimi risultati, come
si vede dalle foto, hanno la buccia più spessa dei cuore
di bue e danno un buon aroma al sugo, ma ho poco spazio
per coltivare tutto quello che vorrei quindi, essendo i
cuore di bue meno allergizzanti, do priorità nella
coltivazione a loro nelle due varianti!]
8. Cuore di Bue:
varietà antica, viene coltivata in
varie zone d'Italia, particolarmente pregiata la varietà
ligure. Negli Stati Uniti d'America è conosciuta col
nome di Hoxehart,
si è diffusa solo dopo il 1980
perchè considerato poco bella, ma riscoperta per i pochi
semi, il poco liquido
e non è allergizzante come gli altri pomodori.
È un pomodoro da insalata, dalla buccia fine, con polpa
carnosa e aromatica.
Può raggiungere fino ai 500 grammi
di peso,
ma non vi è omogeneità nel ciclo produttivo.
Ne esistono principalmente due varietà: Arawak e di
Albenga.
Pomodoro
cuore di bue Arawak:
è il cuore di bue classico, differisce dalle altre
varietà per la punta alla base, con delle parti
costolute non molto accentuate e il colore rosa vinato;
è quello che assomigli di più ad un cuore. La polpa è
molto abbondante e quasi non presenta parti acquose,
ha la cuticola molto sottile, ma una ridotta
conservabilità dopo-raccolta e
disformità di dimensioni e produzione caratteristiche che li rende poco commerciabili, ma dal sapore
superiore rispetto agli altri, in cucina è l’ideale per
preparare insalate oppure sughi.
Pomodoro cuore di bue di
Albenga:
ha una polpa dal sapore dolce poco acidulo, una forma di
cuore molto costoluta di grandi dimensioni e di colore
rosso aranciato, i frutti hanno un’ottima tenuta
nel post-raccolta e una elevata qualità delle bacche,
che ha consentito al prodotto di affermarsi sul mercato.
Varietà a ciclo medio lungo da trapiantare precocemente,
si alleva un unico germoglio principale togliendo tutti
i ricacci ascellari e le femminelle.
Alla giunzione della foglia
con il fusto nascono sia palchi fiorali, che
tendono verso il basso, e vanno assolutamente
conservati, che i getti laterali vanno
assolutamente eliminati per favorire la
produzione di frutti di buona pezzatura
soprattutto nelle coltivazione dei pomodori
tondi da tavola. Più
fogliame inutile si lascia, più la
produzione di frutti è scadente. Inoltre
l'eccessivo fogliame impedisce
l'arieggiamento e diventa rifugio per
parassiti e malattie.
È importante rimuovere le foglie nei primi
20 cm di stelo verso il terreno. |
Sfemminellatura, cimatura e sfogliatura
I
pomodori emettono numerosi getti laterali, detti
femminelle che crescono tra le impalcature delle
foglie:
i getti ascellari. Si tratta di
piccoli germogli che spuntano nell'intersezione tra il
ramo e lo stelo della pianta.
Per garantire un corretto sviluppo verticale
della pianta e per non indebolire il fusto principale
caricandolo del peso dei getti laterali,
vanno eliminati spingendoli lateralmente con il pollice,
facendo attenzione a non danneggiare i palchi fiorali,
per non confonderli con essi, aspettare che raggiungano
circa i 10 centimetri di lunghezza.
Questi interventi vanno eseguiti più volte, vista la
velocità di crescita, da quando la piantina è alta circa
20 - 30 cm fino alla fine del ciclo produttivo.
I polloni più spessi non dovrebbero essere rimossi, perché
potrebbero danneggiare l'intera pianta. Nel caso di
germogli ascellari più spessi di una matita, utilizzare
la "potatura stile Missouri": staccando solo la punta
del germoglio ascellare lasciando una o due foglioline
per aiutare la fotosintesi dal sole. Lo svantaggio è che
questi germogli si svilupperanno richiedendo
un'ulteriore potatura più tardi. Questo metodo è adatto
per i germogli ascellari più grossi - se la ferita si
ammala sarà più lontana dal fusto principale, e lasciare
pochi centimetri di germoglio ridurrà il danno alla
pianta.
La cimatura
serve a far sì che il pomodoro blocchi la sua crescita
infinita verso l’alto, e si dedichi alla maturazione
delle corone di frutti che ha già formato in basso. Che
generalmente sono più grossi di quelli nati nei palchi
più alti
Quante corone (punti dove originano i grappoli) devono
essere lasciate alla pianta? Chi ha fretta di avere
frutti grossi, può lasciarne tre. Chi vuole bei frutti
ed una produzione durevole, può lasciarne 4 o 5. Chi
vuole sfruttare al massimo la pianta rinunciando magari
alla grossezza dei frutti, può lasciarne sei. Chi non è
interessato a raccogliere pomodori ma vuole solo vedere
una bella pianta ornamentale, può fare a meno di cimare
il pomodoro perchè
mantenimento dei palchi oltre il sesto non produce
vantaggi, anzi l'impegno della pianta per elevarsi in
altezza sottrae energie alla fruttificazione nei primi
palchi.
La sfogliatura
ha la finalità di impedire che le foglie vengano a
contatto con il terreno, restando contaminate da muffe e
malattie, favorisce la circolazione di aria tra le
piante; bisogna lasciare i pomodori esposti alla luce ed
evitare eccessivi ombreggiamenti tra le piante vicine,
questo fa sì che abbiano un colorito ed un sapore
migliori. Vanno rimossi tutti i getti che partono dalla
base del fusto principale e tutte le foglie al di sotto
del primo palco fiorale (gruppo di fiori),
indipendentemente dal tipo di pianta.
Rimuovere anche le foglie gialle,
che siano gialle, perchè queste foglie utilizzano una
quantità maggiore di zucchero rispetto a quella da loro
stesse prodotta. Quando la pianta comincia a crescere,
le foglie in basso inizieranno a ingiallire e ad
appassire. Questo è perfettamente normale e sono da
rimuovere con tranquillità. In questo modo la pianta si
mantiene fresca e pulita, oltre che si ridurre la
possibilità di malattie.
Quando le piante cominciano a emettere i palchi fiorali
occorre ridurre le concimazioni azotate (macerato
d’ortica) e privilegiare quelle a base di fosforo
(cenere di legna) e potassio (bucce di banana, agrumi e
farina d’alga).
Dicono che il pomodoro si può riprodurre
facilmente: basta prendere una femminella sana,
e farla radicare in un bicchiere d'acqua radica
molto velocemente e si può trapiantare
sostituendo quelle malata, o quella diventa
troppo vecchia. Non bisogna mettete troppa acqua
perché rallenta la radicazione, ne basta
pochissima, basta che il gambo si bagni e
spunteranno in 2-3 giorni in un bicchiere mezzo
pieno le radici, al di sopra dell'acqua,
lasciando la parte sottostante senza radici e
molte volte marcisce. |
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SOFFERENZE E MALATTIE DEL POMODORO
La prevenzione contro le malattie
crittogamiche più comuni (oidio e
peronospora) si fa con irrorazioni macerato
di ortica e/o equiseto ogni 10-15 giorni,
prima dell'inizio della fioritura. Durante
la fioritura è preferibile non trattare; al
primo accenno di malattia procedere con
verderame, o poltiglia
bordolese, o zolfo ramato, diluendo il
prodotto secondo le dosi consigliate e
ripetendo ogni 10-15 giorni, sempre evitando
di interessare i fiori. Si può anche
procedere direttamente con le sostanze
chimiche senza ricorrere a quelle naturali.
Dipende molto dalla situazione climatica.
Marciume apicale
Il marciume
apicale del pomodoro, in inglese BER
(blossom end rot), non è una malattia, ma
uno stato di sofferenza della pianta dovuto
a condizioni ambientali avverse, è
molto frequente, in particolare sui
pomodori lunghi (tipo San Marzano) e più
raramente anche sulla varietà Cuore di Bue.
Inizia con
una tacca nerastra o brunastra, leggermente
depressa, che successivamente si estende
anche in profondità a partire dalla
superficie inferiore del pomodoro e se non
si rimuovono immediatamente, le parti in
decomposizione si coprono di forme fungine.
La causa non è
ancora certa, di sicuro non è parassitaria
né crittogamica (batteri, funghi o virus)
molto probabilmente è causato dal non
corretto assorbimento o dalla carenza
di calcio. Il calcio è presente nel terreno,
ma ci possono essere cause che lo rendono
insufficiente alle esigenze del pomodoro,
per aumentare l'assunzione di calcio si
possono aggiungere gusci d'uovo polverizzati
durante la preparazione del terreno, mentre
il cattivo assorbimento del calcio dovuto a
più motivi, spesso concomitanti collegati
agli squilibri idrici, ovvero periodi di
siccità che si alternano a periodo di
eccessiva bagnatura in cui il terreno non fa
in tempo ad asciugarsi tra una innaffiatura
e l’altra, oppure umidità troppo bassa o
troppo elevata, escursione termica troppo
alta tra la temperatura notturna e quella
diurna: una temporanea deficienza idrica
induce la pianta a una veloce sottrazione
dell’acqua dai frutti, interferendo in
questo modo con il trasporto del calcio.
Il calcio (Ca) è l’elemento fondamentale per
la crescita sana ed equilibrata delle piante
contribuisce alla costituzione della
membrana delle cellule vegetali e allo
sviluppo delle radici; rallenta
l’invecchiamento dei tessuti e conferisce ai
frutti una maggiore resistenza alle
manipolazioni.
Virosi del pomodoro
E' detta bronzatura del pomodoro
TSWV (Tomato
Spotted Wilt Virus) Le piante di
pomodoro attaccate da questa virosi
presentano inizialmente delle macchie nella
parte apicale della pianta. Foglie e cime
diventano di un giallo necrotico simile al
bronzo, da qui il nome. Il virus appare
all’improvviso può colpire in qualsiasi
stadio della crescita, i sintomi sono che la
crescita procede in maniera stentata. Gli
apici vegetativi inizialmente perdono di
vigore e poi si trasformano in
bronzature e necrosi fogliarie.
Sui frutti non ancora maturi si
presenta con macchie circolari o anulature
concentriche bronzee, in rilievo e
confluenti tra di loro. Il pomodoro già
maturo invece, appare deformato con zone
bronzee e altre scolorite. La malattia si
trasmette attraverso un vettore che la fa
propagare tra le piante, quindi la prima
cosa è debellare le parti infette, poi
irrorando le piante con i vari macerati.
Foglie ingiallite
Foglie gialle e arricciate, iniziano a
formarsi sul fondo della pianta, segno di
invecchiamento dell'impianto, oppure carenza
di azoto nel terreno. Altri fattori possono
essere parassiti, funghi e batteri.
Eccesso
di Azoto
Le foglie si arricciano verso l’alto, il
colore può scurirsi. Sciacquare il
substrato con annaffiature di sola acqua.
Peronospora
Colpisce sia le foglie che i frutti dei
pomodori, e si propaga rapidamente. Sintomi:
compaiono macchie grigie sulle foglie che
presto seccano. Un anello di muffa bianca a
volte si sviluppa attorno alle macchie,
soprattutto in caso di pioggia. Striature
scure possono apparire sugli steli. Macchie
scure si presentano anche sui frutti, sia
maturi che acerbi.
Le piante malate vanno asportate
immediatamente. Una buona circolazione
dell’aria riduce sensibilmente il rischio di
infestazione.
Ruggine
La cosiddetta Ruggine può colpire il
fogliame, gli steli e i frutti. Sintomi:
macchie scure con anelli concentrici si
sviluppano a partire dalle foglie più
vecchie. La superficie fogliare circostante
diventa gialla. Le foglie più giovani
possono cadere lasciando i frutti esposti al
sole. I pomodori presentano macchie nere,
trattamento a base di fungicida
Muffa
grigia delle foglie
Piccole macchie scure visibili su entrambe
le facce delle foglie. Le macchie hanno un
colore grigio marrone, ma spesso nella parte
superiore della foglia assumono contorni
gialli. La parte centrale delle parti
colpite si secca, alla fine le foglie
cadono, i frutti non si sviluppano. E’ una
malattia molto grave.
Un clima caldo, umido e scarsamente
arieggiato incoraggia la malattia.
Migliorare la circolazione dell’aria.
Septoriosi
E’ a volte scambiata per la peronospora.
Sulle foglie si presentano macchie circolari
grigie con puntini al loro interno. Possono
manifestarsi anche larghe macchie marroni.
Le foglie più vecchie cadono quasi subito.
Sebbene si tratti di una patologia
abbastanza aggressiva è fortunatamente rara.
Verticillium
Le foglie presentano ingiallimento e
necrosi, appassimento. La causa è un fungo
del terreno, che può colpire la maggior
parte delle piante. La rotazione delle
colture e la selezione di varietà resistenti
è fondamentale. |
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Parassiti
Le
cimici e gli afidi possono creare in certe
annate dei problemi. Le prime provocano punture ai
frutti, le seconde ai giovani germogli. Rimedi: macerato
di ortica, sapone liquido di Marsiglia diluito in acqua
(5-10 %). Le coccinelle si nutrono di parassiti, quindi
sono ben accolte. |
CIMICE VERDE
la cimice è un insetto
litofago (che si nutre di vegetali)
fastidiosissimo e dannoso,
i predatori non lo infastidiscono perché questi insetti
possiedono ghiandole odorifere che emettono un odore
abbastanza fastidioso.
Esistono diverse varietà di cimici la Palomena
vividissima, ha il caratteristico colore verde vivo
dalla funzione mimetica; la
Nezara viridula
può variare dal colore verde al marrone-rossastro. Pungono
le piante, e aspirano la linfa. Con questa operazione,
oltre a danneggiare con le punture e la sottrazione del
liquido vitale, la cimice si fa anche vettore di virus e
infezioni fungine. Quando i frutti sono maturi la sua
azione si concentra specialmente su questi.
per fortuna possono
essere combattute abbastanza agevolmente sulle piccole
superfici, senza ricorrere a prodotti chimici. Si
possono spruzzare le piante infestate con semplice acqua
e peperoncino, o si può preparare un infuso di tabacco
facendo bollire un litro di acqua, nel frattempo si
sbriciola in una ciotola un paio di sigarette o una
punta di sigaro o due pizzichi di tabacco trinciato: si
versa sopra l’acqua bollente e si lascia raffreddare.
L’infuso è pronto: metterlo in uno spruzzatore e
spruzzarlo sulle piante. E’ consigliabile aggiungere
all’infuso un cucchiaio di detersivo per piatti, in modo
da aumentarne la tensioattività cioè l’adesività alle
piante.
Se l’infestazione è
leggera, è consigliabile diluire al 50% il preparato,
che può svolgere anche così la sua funzione senza
sovraccaricare le piante di sostanze estranee. L’infuso
non è dannoso per le piante, l’operazione si può
ripetere quante volte si vuole.
Il rimedio più efficace per prevenire gli attacchi delle
cimici utilizzare il decotto all'aglio. Da
spruzzare di tanto in tanto alla base delle piante nelle
ore serali, funziona anche il macerato d’ortica. |
TIGNOLA
DEL POMODORO
La Tignola del pomodoro (Tuta absoluta) è un
microlepidottero appartenete, una famiglia importante
(gelechidee) perchè vi appartengono diverse specie
dannose in agricoltura, di recente introduzione in
Italia, proveniente dal sudamerica, quindi non hanno
nemici naturali o molti principi attivi in uso da noi
non sono efficaci.
L’insetto,
una farfallina, presenta adulti lunghi circa 5-6 mm con
colorazione grigia
argentato
e sfumature beige, sulle parti apicali delle ali possono
evidenziarsi delle strie scure disposte a raggiera su
fondo giallo, nella metà basale invece vi è presente un
numero variabile di macule scure più o meno sfumate.
La
femmina può deporre fino a 200 uova al giorno. Lo fa
sulla pagina superiore delle foglie, sui frutti sia
verdi che maturi e su altre parti della pianta. Dalle
uova si schiudono le larve, che allo stadio maturo
raggiungono la lunghezza di 7-8 mm. E penetrano nelle
foglie, nei fusti e nei frutti, scavando gallerie per
trovare
riparo e completare lo sviluppo. Il ciclo vitale dura
dai 25 ai 75 giorni quindi in un anno possono
susseguirsi fino a 10-12 generazioni!
I frutti presentano la necrosi dei tessuti colpiti, con
conseguente marciume della parte interessata.
L’unica lotta che si può fare è quella con le trappole
ai feromoni o ad elettroluminescenza e lavorando bene il
terreno in inverno in modo da rimuovere eventuali
crisalidi lì presenti.
La Tuta attacca esclusivamente le solanacee e ha
come ospite principale il pomodoro, ma si possono avere
danni anche su patata, melanzana e peperone.
Informazioni e immagini sulla
Tignola del pomodoro (Tuta absoluta)
tratte da:
https://www.coltivazionebiologica.it/tuta-absoluta-del-pomodoro/ |
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Peperoncino
(nei paesi di
lingua inglese e spagnola viene chiamato Chili che deriva
dal nome originale messicano di questa pianta,
io in casa l’ho sempre sentito
chiamare “spagnolino” e il termine mi piace)
Famiglia:
Solanaceae
Genere: Capsicum
dal latino
“Capsa”, che significa scatola, per la forma del frutto o
forziere, perchè la bacca contiene i semi (anche il peperone
appartiene allo stesso genere) fu portato in Europa dopo la
scoperta dell'America
nel 1493 con il secondo viaggio di Cristoforo Colombo,
è stata la prima pianta del nuovo mondo a diffondersi
rapidamente in Europa e in tutti gli altri continenti.
Il
peperoncino pare sia apparso circa 9-10.000 anni fa nel
Messico centro-meridionale e si sia diffuso in America
centrale e nella parte settentrionale dell'America del Sud.
I nativi americani
utilizzavano il peperoncino raccolto da piante selvatiche
già nel 5000 a.C. e sembra che la sua coltivazione fosse
praticata già a partire dal 3500 a.C.
e
all'epoca, il peperoncino si era già differenziato in
circa una dozzina di varietà che venivano coltivate dagli
Aztechi per usi alimentari, medicamentosi e rituali.
Il peperoncino è la spezia più importante ed utilizzata
nelle cucine di tutto il mondo.
Il peperoncino e le altre
spezie piccanti hanno proprietà antibiotiche: in tal modo
rendono più facilmente digeribili i cibi avariati e carichi
di germi. Il timo e la cannella, in test sul potere
battericida, hanno eliminato l'80% dei batteri, mentre il
peperoncino ha raggiunto un tasso battericida del 75%,
dunque è ovvio che i cibi fortemente speziati abbiano una
forte tradizione nei paesi più caldi dove il clima favorisce
la crescita batterica e la loro conservazione risulta più
difficile.
Il
peperoncino, aumenta la sudorazione e ha la funzione di
ridurre naturalmente la temperatura corporea.
Seminare i
peperoncini a luna crescente (periodo che va dalla luna
nuova alla luna piena) nei mesi da gennaio ad aprile io per
me consiglierei il prima possibile perchè sono a
crescita lenta, quindi piantandoli in pieno campo c'è il
rischio che non giungano a maturazione causa i primi freddi
anticipati. Dopo che le piantine iniziano a germinare,
tenerle in ambiente luminoso e caldo, trapiantandole
in vasetti singoli.
Quando le nuove piantine si sono sviluppate
(minimo con 4 - 6 foglie), effettuare un primo trapianto e
quindi la messa a dimora, con luna calante, quando le piante
saranno già sufficientemente robuste e la temperatura non
scenderà mai sotto i 10°-12°.
Sono piante
molto rustiche
che hanno un portamento arbustivo eretto,
per cui
può essere necessario l’utilizzo dei tutori a sostegno e
anche contenere rami particolarmente disordinati con una
legatura stile pomodori.
Devono essere allevate in pieno sole e mal sopportano le
basse temperature, richiedono terreni sciolti, ben drenati,
meglio se sabbiosi e leggermente acidi, non troppo ricchi di
sostanza organica.
Durante la fioritura e la crescita dei frutti
(come tutte le altre piante da orto) necessitano di potassio
(quando preparo la terra aggiungo bucce di banana essiccate
e sbriciolate), la carenza si nota perché cadono i fiori.
Sembra anche che non sia opportuna la coltivazione vicino ai
pomodori.
Non sono necessari
interventi come cimatura o altre potature verdi.
Le
specie attualmente conosciute sono circa 26, ma le uniche ad
essere coltivate per uso alimentare o industriale sono 5,
la classificazione classica si basa sul tipo di fiore:
Capsicum Annuum (es. Jalapeno, Cayenna, Diavolicchio,
Soverato)
i fiori sono solitari con filamenti non viola e corolla
bianca; Capsicum Baccatum (es.
Cappello del Vescovo o Bishop Crown,
Aji Amarillo)
i fiori sono solitari, la corolla è bianca con o senza
macchie; Capsicum Frutescens (es.
Tabasco)
fiori abbinati con corolla verdastra;
Capsicum Chinensis (es. Habanero)
presenta
due fiori per nodo, corolla bianca con filamenti viola
e Capsicum Pubescens (es. Rocoto)
i cui fiori hanno corolla viola.
Vedi
http://www.peperoncino.org/il-peperoncino/botanica
torna su
Quanti giorni trascorrono dalla prima
allegazione (Il passaggio da fiore a frutto) al
primo frutto maturo?
Capsicum Annuum:
35-40 giorni (Diavolocchio, Soverato, Cayenna)
Capscium Baccatum:
50-55 giorni (Bishop Crown,
Aji Amarillo)
Capsicum Frutescens:
30-40 giorni (Tabasco)
Capscium Chinense:
40-45 giorni (Habanero)
Capsicum Pubescens:
65-70 giorni (Rocoto) |
Il
Capsicum annuum
è sicuramente tra le cinque specie di peperoncini la più
coltivata in Italia e comprende
più di
cinquanta varietà
con frutti dolci e piccanti
di
colore rosso, verde o giallo, tra queste
il
classico Peperoncino rosso italiano, il Jalapeñola e il
Peperoncino di
Cayenna (immagine
a destra) che deve
il nome alla città di Cayenna nella Gujana francese e il
termine
cayenna viene spesso usato per indicare qualsiasi tipo
di peperoncino. I peperoncini Cayenna hanno tutti
la particolarità di essere allungati (arrivano a 10 cm) e
sottili con la punta spesso arricciata. All'interno di
questo gruppo ritroviamo le cultivar: ‘Mirasol’, ‘Red
Cayenne’ [che ho pianto con successo],
‘Yellow Cayenne’, ‘De Arbol’.
(grado di piccantezza
scala Scoville
30.000 -
50.000)
Ho anche recuperato dei semi da un peperoncino e li ho
piantati (immagine a sinistra),
ho ottenuto il
Diavolicchio
calabrese col
caratteristico portamento verticale
(crescono puntando verso l’alto) a differenza di
tutti gli altri che sono penduli, sono lunghi dai 3 ai 10
cm, inizialmente di colore verde
(a differenza del tabasco che è ugualmente corto, ma che
prima della completa maturazione è giallo),
raggiungendo, ad avvenuta maturazione,
un rosso intenso. Essendo peperoncini poco carnosi, si
essiccano facilmente
[il
risultato è soddisfacente e
li coltivo regolarmente
e li chiamo diavolicchio].
Ho anche
trovato il vero e originale peperoncino calabrese
chiamato
Soverato
[quello della foto sotto] dal quale ho preso i semi che
ho piantato con risultati lusinghieri [foto a destra].
A
questa specie appartengono anche alcuni
peperoncini ornamentali ad esempio
il Black Pearl ovvero “perla nera”
peperoncino tutto nero, tondeggiante e lucente con anche il
fogliame scuro creato nel 2006 e il Numex Twilight. Che è
una piantina che rimane bassa, una cinquantina di centimetri
circa, dalle foglie scure, e dai peperoncini piccoli di tipo
conico che crescono verso l’alto, i quali nel processo di
maturazione assumono colori sgargianti: da bianchi a viola,
poi gialli e arancio fino a diventare rossi a maturazione
completa. La pianta, appartenente alla specie degli Annuum,
è stata creata nel 1992 nell’Università Statale del New
Mexico (NuMex è proprio l’acronimo di NewMexico che
caratterizza tutti i peperoncini creati in questa
Università).
A
questa specie appartiene anche il classico peperone.
La specie
Capsicum Baccatum
proviene dalle regioni secche della
Bolivia
e del
Perù,
a questa specie
appartiene il peperoncino
Aji Amarillo
che si traduce con peperoncino giallo, ma a maturazione
completa diventa arancione; è originario del Perù, anzi è da
considerarsi come simbolo della cultura Inca del Perù,
ottimo da saltare in padella, da mettere crudo in insalata o
sul pesce
perche è poco piccante
e ha un retrogusto fruttato
molto profumato e aromatico, usato nel ceviche, il piatto
nazionale peruviano
che è una
marinatura di pesce crudo fresco, condito con peperoni,
cipolla, lime, pepe e sale e Aji Amarillo.
Il
Cappello del Vescovo,
traduzione del nome della varietà che è
Bishop Crown, conosciuto anche come
Rocotillo
ha la caratteristica forma a campana con 3
protuberanze laterali situate in prossimità dell’apice,
matura passando dal verde all’arancio e poi al rosso
[dal 2016 lo coltivo regolarmente]. La
buccia è abbastanza sottile e la polpa, non molto spessa, è
soda e croccante ed ha spiccato profumo di peperone,
non
è eccessivamente piccante, per cui si presta ad essere
consumato fresco in insalata per apprezzarne gli aromi
particolari,
può
essere aggiunto in una peperonata, per aumentarne
piacevolmente la piccantezza, ripieno e cotto al forno o
conservato ripieno sottolio.
[Vedi ricette]
(grado
di piccantezza
scala Scoville
500 -
2.500).
Diversamente a quasi tutte le varietà di
peperone, può essere coltivato con successo, nei nostri
climi, come pianta perenne, arrivando a formare dei cespugli
molto decorativi. La taglia della pianta è ragguardevole,
più simile ai peperoni che ai peperoncini, ma può essere
anche piantata in vasi di 22-25 cm. forma un grosso
cespuglio (altezza circa 120 cm, diametro circa 100 cm) e
puo’ arrivare a produrre 6-7 Kg di peperoncini in una
stagione.
Ho provato
nel 2016 a togliere dalla terra e mettere in un vaso una
pianta di
Bishop
Crown,
in autunno ha perso tutte le foglie, ma in primavera (fine
febbraio-marzo 2017) sono spuntate quelle nuove, mentre le
piante lasciate all’aperto sono seccate,
ma anche quella in vaso dopo aver prodotto
alcuni frutti molto più piccoli di quelle prodotti dalle
piante coltivate all’aperto, è repentinamente seccata.
Alla specie
Capsicum frutescens
appartiene il tabasco,
peperoncino da cui si ricava la nota salsa, la cui ricetta è
segreta
[Vedi ricette]
che è più corto del Cayenna e si ottiene una ottima
resa,
(grado di
piccantezza scala Scoville 2.500 - 5.000)
Alla
specie
Capsicum chinense,
appartengono i peperoncini più
piccante del mondo con
nel Guinness dei primati
il Carolina
Reaper che è un ibrido noto originariamente col nome in
codice“HP22B”, coltivato nella Carolina del Sud.
Tra i più piccanti l’Habanero, che
è una cultivar della penisola dello Yucatan, in Messico, con
frutti dalla forma a lanterna, il nome
Habanero deriva da l’Havana, la capitale di Cuba da cui si
ritiene provenga e
dove è diffusa la curvar Orange.
l’Habanero è un arbusto a portamento eretto,
con foglie ovato-lanceolate verdi. Si distingue dalle altre
varietà della specie per il frutto, generalmente a forma di
lanterna, che può presentarsi con la punta allungata in
forma conica o rientrante. Le dimensioni vanno dai 2 agli 8
cm di lunghezza, e circa la metà in larghezza. L’habanero ha
un sapore dolce,
Nella Scala Scoville, questa varietà si posiziona tra
200.000 e 300.000 Unità Scoville, ma il Red Savina arriva
intorno a 577.000. Il colore è verde quando immaturo, mentre
a maturazione può essere bianco, giallo, arancione, rosso,
viola o marrone. le varietà più comuni sono: Red Savina,
Orange e Chocolate.
Habanero Red Savina. Il colore
dei frutti maturi è rosso brillante, finiscono tipicamente
con una punta, è di facile coltivazione, i suoi frutti sono
maturi a tarda stagione. E’ uno dei peperoncini più
apprezzati al mondo è decisamente piccante e profuma di
peperone. La pianta di Red Savina può raggiungere il metro
d’altezza e ha un’incredibile fruttuosità. La pianta è anche
abbastanza resistente e non necessita di particolari cure.
Fu scoperto per la prima volta da Frank Garcia, nel 1989
quando noto in una coltivazione di Habanero orange alcune
piante con frutti rossi e li rinominò come sua madre Savina.
Entro
nel Guinness dei primati per la piccantezza nel 1994 e restò
imbattuto fino al 2007.
ho acquistato i semi e ho provato due
Habanero:
l’Habanero
Chocolate
è diffuso in Giamaica è noto anche come
Black Congo, pur essendo carnoso, non è
difficile essiccarlo al sole. Arriva ad un’altezza di oltre
70 cm da terra, con poche foglie ma molto grandi. A
maturazione avvenuta assume il tipico
marrone che ricorda il cioccolato.
La piccantezza è molto elevata (fino a
300.000 Unità Scoville).
Nel 2018
ho provato a piantarlo, ma con risultati deludenti penso
perchè è uno dei più lenti e tardivi, quindi non adatto alla
collina piemontese dell'alto Monferrato dove ho il
pezzettino di terreno.
In onore della rivoluzione Cubana
ho provato, con discreto successo, a piantare
l’Habanero
Orange che ho letto
essere tipico di Cuba.
Di colore arancione e dal gusto fruttato viene utilizzato
nella maggior parte dei piatti messicani. Ha un altezza
variabile tra i 60 e 90 cm
La
specie
Capsicum pubescens,
include il sudamericano rocoto. È la più diffusa in
Perù
e
Bolivia, ed è presente anche
nei
Caraibi
e in
Messico. È una delle specie di
capsicum note da più tempo. È la specie più resistente al
freddo, e cresce ad altitudini elevate, generalmente tra i
1500m e i 2900m. Inoltre non tollera il calore delle pianure
tropicali.
Dato lo spessore della polpa dei frutti, rotondetti,
solitamente vengono utilizzati freschi, o surgelati perché
l'essiccazione è difficile.
torna su
I peperoncini tendono ad ibridarsi,
anche se, in
questo caso, a volte il fiore già fecondato
secca e si stacca, probabilmente per una forma
di difesa della pianta dall’ibridazione.
Comunque nelle fonti che ho trovato sembra che
sia raro che succeda tra le specie C. Annum e C.
Baccatum che utilizzo io, mentre è più facile
tra gli Habanero con gli C. Annum e con
gli altri C. Chinense.
I peperoncini sono
originari di ambienti equatoriali o tropicali,
in queste condizioni sono arbusti perenni da 30
- 40 cm a circa 2 m
raggiungendo dimensioni di veri e
propri alberi
e
possono vivere alcune decine di anni.
Nei climi europei,
in cui la stagione calda ha una durata limitata,
le varietà utilizzate sono coltivate come piante
annuali, dal momento che le solanaceae del
genere Capsicum hanno
uno sviluppo ottimale con una temperatura
compresa tra i 21 e i 28° C. e con una notevole
umidità atmosferica, non tollerano temperature
inferiori ai 7° C.
Il peperoncino però ha un fusto
sufficientemente legnoso per conservare degli
umori vitali anche nel periodo di riposo, dopo
aver perso tutto il fogliame; questo significa
che all’arrivo della primavera successiva gli
stimoli della natura che rivive possono essere
in grado di indurre quel fusto apparentemente
secco ad emettere nuovi germogli, e la pianta
risorge e fruttifica di anno in anno, ma alle
nostre latitudini sopravvivono solo se coltivati
in vaso in modo da poterli spostare in serra
calda.
Volendo
provare a fargli superare l'inverno, a fine stagione, prima del grande
freddo, quando la pianta avrà perso tutte le
foglie, potare tutti i rami troppo lunghi o
troppo esili, oltre a quelli danneggiati. |
In genere come con qualunque varietà, per
ottenere peperoncini più piccanti bisogna ridurre molto
l’irrigazione quando cominciano a diventare rossi ed
eliminatela del tutto una settimana prima della raccolta,
ma quando si raccolgono? Quando il frutto raggiungerà il
colore finale in maturazione l’intensità di colore massima
uniformemente su tutto il peperoncino, se dopo 2 giorni
l’intensità del colore non cambia, il peperoncino sarà
effettivamente pronto per essere raccolto.
Se non si conosce il colore
finale del peperoncino, ma si presenta più morbido rispetto
agli altri frutti, allora sarà pronto. Nel dubbio,
accogliere un peperoncino che pensi sia maturo, tagliarlo
a metà… se la placenta ha ancora qualche sfumatura
verdognola significa che ancora non è maturo altrimenti se è
di un colore bianco tendente al giallo è perfetto!
Malattie
Una pianta in salute avrà
foglie con una struttura molto solida, un colore verde e
lucido e con i bordi perfettamente regolari.
Se si verifica un
ingiallimento delle foglie la causa può essere un
eccesso di acqua,
carenza di azoto o mancanza
di luce; se le foglie
sbiadiscono, ma le nervature sono ancora verdi è la clorosi
ferrica, dovuta a carenza di ferro o a
carenza di magnesio.
Le principali cause delle
foglie se si accartocciano possono essere il terriccio
troppo secco, la temperatura troppo alta o le radici
danneggiate, mentre se si arricciano può essere
troppo
fertilizzante o infestazione di tripidi o afidi;
Le soluzioni
sono rispettivamente quelle di non concimare per un periodo,
soprattutto se le foglie assumono un
colore verde molto scuro,
mentre in caso di
infestazioni da parassiti, un trattamento
idoneo.
L'alcaloide
Capsaicina,
insieme ad altre 4 sostanze, chiamate
collettivamente capsaicinoidi,
è la principale responsabile della piccantezza dei
peperoncini è formata da alcune ghiandole che si
trovano nel tessuto che sorregge i semi (tessuto placentare)
mentre i semi ne sono totalmente privi al loro interno ma la
contengono solo esternamente, per contatto con la placenta.
Queste sostanze sono molto stabili e resistono sia alla
cottura, alla disidratazione che al congelamento.
I
capsaicinoidi naturali presenti nei peperoncini
sono: Capsaicina, Diidrocapsaicina (DHC),
Omodiidrocapsaicina (HDHC), Nordiidrocapsaicina
(NDHC), Omocapsaicina (HC).
La concentrazione dei capsaicinoidi in un
peperoncino varia da specie a specie, da varietà
a varietà e agiscono e stimolano in modo
diverso; l’80-90%, della percezione di
piccantezza è causata dalla Capsaicina e
dalla
Diidrocapsaicina.
La Capsaicina e la Diidrocapsaicina agiscono
pressoché allo stesso modo. La loro azione si
concentra a metà bocca e metà del palato nonché
nella parte posteriore della lingua e
nella gola,
sviluppandosi rapidamente con un effetto
persistente.
La Omodiidrocapsaicina ha un effetto molto forte
ed irritante, “paralizzante”, che si concentra
nella gola, nella parte posteriore della lingua
e del palato. Si sviluppa lentamente ed è
difficile da togliere. La Nordiidrocapsaicina
produce una sensazione meno irritante che si
concentra nella parte anteriore della bocca e
del palato, ha un sapore descritto come
fruttato, dolce, speziato. Si sviluppa
immediatamente, ma si attenua rapidamente.
Pertanto, a seconda della percentuale di
specifici capsaicinoidi presenti nel
peperoncino, è abbastanza intuitivo capire come
alcuni tipi di peperoncini sembrino più piccanti
rispetto ad altri, anche a parità di valore
nella scala Scoville. Alcune varietà bruciano
principalmente sulla lingua, mentre altre
bruciano nella parte posteriore della gola.
[Fonte
tesi di laurea in
scienze e tecnologie alimentari di
Serena
Palliotto - anno 2013-14]
La
formula bruta
della capsaicina
(8-metil-N-vanillil-6-nonenamide)
è
C18H27NO3.
L’alcaloide come
caffeina, morfina, dopamina ecc. è una sostanza
organica di origine vegetale, con un
gruppo azotato [N] derivante da un
amminoacido [-NH2]
tale da dare alla struttura un carattere basico
è un derivato del metabolismo di un acido
grasso monoinsaturo,
mentre la diidrocapsaicina (formula
bruta:
C18H23NO3)
anche lei presente nei peperoncini, lo è della
versione satura. Sono alcaloidi incredibilmente
stabili.
Un altro alcaloidi è la piperina (formula bruta
C17H19NO3),
che
è responsabile del sapore piccante del pepe,
si
trova nello strato superficiale del
pepe nero (Piper nigrum),
però agisce in modo diverso causando una
irritazione blanda del nervo trigemino. È
utilissima perché inibisce la formazione delle
cellule adipose, ma anche alcuni enzimi con
conseguenze più o meno negative per l’organismo. |
La Capsaicina è
un’
alcaloide che
interagisce con alcuni termo recettori presenti nella bocca
(nello stomaco e nell'ano) chiamati VR1 e VRL-1
(responsabili di segnalare al cervello quando la temperatura
supera rispettivamente i 43°C e i 52°C) e li fa "scattare"
come se ci fosse un reale aumento di temperatura nella
nostra bocca e quindi il cervello ci dà il segnale di
"bruciore". Agisce
su una rete di recettori situati nella testa e nella faccia
e soprattutto nelle cavità della bocca e del naso. Si tratta
di una sorta di sistema d'allarme che avverte dei pericoli
quali il calore, il freddo e il dolore. Queste sentinelle
sono stimolate anche da sostanze “ignote” tra cui il
piccante, presente in alcune spezie come la capsaicina,
presente nel peperoncino che non essendo codificata con una
sensazione specifica, viene avvertita come pericolo
“calore”.
Il
piccante si avverte soprattutto nella punta
della lingua dove c'è una maggiore densità
di recettori del trigemino. L'effetto
piccante viene registrato dai recettori un
po' in ritardo, ma dura più a lungo e per
questo intercorre un brevissimo intervallo
fra il morso sul peperoncino e il suo
effetto dirompente.
Una sostanza analoga si trova nella radice
di zenzero, mentre il piccante del pepe
deriva invece dalla piperina.
Le
spezie forti come il peperoncino provocano
delle reazioni di protezione, come lacrime e
secrezioni nasali, che hanno la funzione di
eliminare dall'organismo la sostanza
irritante.
Questa sensazione si ha anche quando defechiamo in quanto i
Capsocinoidi non sono digeriti e, dal momento che
quegli stessi recettori sono presenti anche nell'ano,
possiamo avere la sensazione di bruciore, anche in questo
caso, virtuale. Una volta passata la fase di bruciore acuta,
si ha una bella sensazione di benessere che è dovuta al
fatto che il "dolore" provocato dalla Capsaicina stimola il
cervello a produrre Endorfine, oppiacei naturali prodotti
dal nostro organismo per attenuare il dolore che danno
appunto una sensazione di benessere.
E'
sconsigliato bere acqua per alleviare il bruciore perchè la
capsaicina non è idrosolubile e non farebbe altro che
distribuire meglio la molecola nella bocca.
Uno dei modi migliori per alleviare la sensazione di
bruciore è bere latte, mangiare yogurt od ogni prodotto
caseario, possibilmente a pasta morbida o liquido.
Infatti una proteina, la caseina, agglutina la capsaicina,
rimuovendola dai recettori nervosi, si scioglie bene anche
nei grassi e nell'alcool, quindi anche prodotti grassi o
bevande alcoliche aiutano a rimuovere la sensazione
dolorosa, si può anche usare del ghiaccio come anestetico,
quindi un bicchiere di latte freddo, sorseggiato lentamente,
è senz'altro il "rimedio" migliore all'eccessiva
piccantezza.
La capsaicina fa parte delle
sostanze che compongono farmaci
chemioterapici e non risulta essere
cancerogena, fu scoperta nel 1816.
Pura è una sostanza tossica, se assunta
direttamente provoca la morte per arresto
respiratorio, ma la quantità necessaria per
ingestione a causare la morte di una persona
di settanta chilogrammi è di tredici grammi
(due cucchiai), in dosi “normali” non è
mortale, ma è irritante per tutti i
mammiferi, non lo è invece per gli uccelli
che si nutrono normalmente di queste bacche
e conseguentemente diffondono i semi e sono
loro i responsabili della straordinaria
diffusione del peperoncino.
Le
principali virtù della
capasaicina sono di far
fluire meglio il sangue nell’organismo
perché crea una maggiore elasticità del
tessuto arterioso, prevenendo malattie
cardiovascolari, attiva azioni
antibatteriche e
antireumatiche, agendo
quindi come difensore naturale del corpo
oltre è motivatore dell’intestino pigro. La
capasaicina permette, di aumentare il
senso di sazietà e quindi si
dimostra utile per chi si è posto
l’obiettivo di perdere il peso.
Wilbur Scoville (1865-1942) ideò nel
1912 una scala che misurava il grado di
piccantezza: 0 (valore minimo) per il
peperone dolce non piccante, 16.000.000
SHU (Scoville Heat
Units)
valore massimo per la capsaicina pura,
ma si basava su una valutazione gustativa.
Il metodo consiste nel
diluire l'estratto del peperoncino da
testare in una soluzione di acqua e
zucchero. si diluisce tante volte fintanto
che un gruppo di assaggiatori non lo giudica
privo di piccantezza. Ad
esempio: 1 cc di Habanero ridotto in pasta
dà ancora una sensazione piccante dopo
essere stato diluito in 300.000 cc di acqua
ovvero in 300 litri quindi supera i 300.000
SHU.
Oggi ci sono metodi molto più
sofisticati, tra cui il test HPLC (High
performance liquid chromatography,
conosciuto come “Metodo Gillette”) che
misura con un cromatografo direttamente la
quantità di capsaicinoidi, anziché affidarsi
alla sensibilità dell’uomo. Il risultato
moltiplicato per 16 si avvicina alla scala
Scoville, che non riporto perchè è
diffusissima in rete.
torna su |
Molto famosa è la
paprica o paprika
che non è una varietà specifica ma è la
polvere che si ottiene da diverse varietà essiccato di
Capsicum annuum per cui può avere un grado di
piccantezza variabile a seconda della varietà che viene
utilizzata. Una paprika di buona qualità non deve avere un
elevato colore rosso ma una buona piccantezza; è diventata
la spezia tipica dell'Ungheria.
Il chimico Albert Szent-Györgyi, Premio Nobel
nel 1938, ha contribuito a valorizzare questo vegetale
scoprendo in esso, una ricca fonte di acido ascorbico
(vitamina C) che ha fermato le morti per scorbuto, una
malattia che uccideva migliaia di marinai.
I composti del
peperoncino, tra cui i flavonoidi e i capsaicinoidi, hanno
un effetto antibatterico, cosicché cibi cotti col
peperoncino possono essere conservati relativamente a lungo.
Questo spiega anche perché più ci si sposta in regioni dal
clima caldo, maggiore sia l'uso di peperoncino ed altre
spezie. I peperoncini sono ricchi di vitamine:
-
Vitamina C; Presente in concentrazioni,
proporzionalmente alle dimensioni, maggiori rispetto
agli agrumi.
-
Vitamina P; Protegge la naturale
elasticità e conformazione dei capillari sanguigni,
migliora la capacità circolatoria del sangue.
-
Vitamine K,K2; Vitamine antiinfiammatorie
-
Vitamina E; Naturale Antiossidante
Il
peperoncino stimola la produzione di succhi gastrici e
intestinali, attivando tutti gli organi dell’apparato
digerente e perciò si consiglia a chi ha difficoltà
digestive, a chi soffre di ptosi gastrica e agli
inappetenti. Non deve consumare il peperoncino chi soffre di
gastrite, di ulcera gastroduodenale, di colite e di
emorroidi. E' sconsigliato anche agli uomini che soffrono di
prostatite e alle donne che soffrono di cistite.
torna su
CONSERVARE I PEPERONCINI
[vai alla
pagina Conservare_cucinare]
Il metodo di conservazione classico dei
peperoncini è farli essiccare. Ci sono due
possibilità:
1) appenderli in una stanza ben ventilata e
asciutta per almeno 3 settimane;
2)
Essiccarli al sole,
ci vogliono almeno 3-4 giorni di sole
e l'umidità è bassa.
attenzione, però, questa tecnica non è così
semplice, perché il clima deve essere
particolarmente caldo e secco, basta
una giornata piovosa perchè le bacche
assorbano di nuovo l’umidità che con fatica
avevano perso e mai diventeranno secche al
punto giusto, cosa che è quasi inevitabile
con peperoncini molto “carnosi” o ricchi di
sostanze “oleose”, quindi per essere sicuri
del risultato si dovrebbe usare una
essiccatrice.
Io
procedo in questo modo: Faccio seccare i
peperoncini infilandoli con ago e fili nella
parte verde (il picciolo) e li lascio
all’aria in un posto asciutto. Quando sono
abbastanza secchi taglio via il picciolo e
rimuovo semi, che non apportano alcun sapore
lasciando però la placenta, li metto su una
griglia nel forno appena si spegne dopo aver
cotto qualche altra cosa in modo che si
asciughino bene. Divenuti freddi, li frullo
subito fino ad ottenere una polvere e la
conservo in un barattolino chiuso.
Con
l’essiccazione i peperoncini tendono a
mantenere la piccantezza originale,
ma una buona parte delle note aromatiche
presenti nel peperoncino fresco potrebbero
venire dispersi in aria con l’evaporazione
della parte acquosa, quindi una valida
alternativa per la conservazione è il
congelamento.
Possono essere congelati
interi, a pezzetti o frullati. Lavare i
peperoncini appena raccolti, non troppo
maturi, asciugarli e metterli nel
congelatore, intero o tagliati per il senso
della lunghezza rimuovendo i semi,
disponendoli su un vassoio e congelali per
circa un’ora poi metterli in un sacchetto
per congelatore facendo uscire l’aria in
eccesso.
Per congelare i peperoncini
frullati bisogna lavarli, asciugarli,
rimuovere i semi, inserirli nel
frullatore, aggiungete un filo d‘olio
e mixare il tutto fino ad ottenere un
composto
omogeneo. Trasferire il composto all’interno
di un contenitore dividendolo all’interno di
tante piccole vaschette per poter congelare
e usare solo la quantità necessaria per
condire il sugo, preparare delle bruschette
ecc.
Per evitare che una volta
scongelato il peperoncino sia troppo mollo e
per nulla croccante bisogna scongelarlo
lentamente riponendolo per 24-48 ore in
frigorifero, riducendo al minimo lo sbalzo
termico così sarà come quello fresco,
oppure, se da cuocere, aggiungerlo
direttamente congelato. |
Per conservare i semi per
riprodurli procedere aprendo un peperoncino con il coltello
affilato, asportare, nel limite del possibile, tutta la
placenta completa di semi in modo che continuano a maturare
raggiungendo il massimo del loro potenziale di fertilità
durante l’essiccazione, appoggiandoli su dei fogli di carta,
in un luogo caldo e asciutto anche sopra un termosifone, per
qualche giorno, il processo più è lento meglio è, in modo
che secchino per bene.
Durante la fase di essiccazione la placenta
rilascia sulla superficie dei semi l’olio essenziale di
capsaicina il quale tra le sue innumerevoli proprietà
costituisce un’ottima pellicola di protezione dagli agenti
esterni; umidità, muffe, virus, batteri e quan’altro
troveranno una barriera praticamente insormontabile.
A questo punto basterà manipolarli un pochino
con le dita per separare i semi dalla placenta rimasta,
ormai secca, che si può sminuzzarla e polverizzarla per
produrre un composto “Super Hot” in quanto in essa risiede
la maggior parte di capsaicina, l’elemento che conferisce la
piccantezza ai peperoncini.
I semi vanno conservati in un luogo buio,
fresco ed asciutto. Una bustina di carta è la soluzione
migliore,con una manciata di riso che aiuterà ad eliminare
quel poco di umidità residua. Non sono invece da prendere in
considerazione involucri e bustine di plastica se non si è
sicuri che i semi siano perfettamente secchi.
A
temperatura ambiente i semi rimarranno fertili per 3 o più
anni, con il diminuire della temperatura i semi si possono
conservare per decine, centinaia o migliaia di anni!
Sui peperoncini, come su
tutto il resto, esistono molti siti, da molti ho preso
spunti per sperimentare e, quando il risultato è stato
soddisfacente, per riportare su queste note, il sito che mi
è piaciuto di più ed è esaustivo e da dove forse ho preso
meno idee, visto che molte le avevo già elaborate
autonomamente, è:
www.tuttodipeperoncini.com/ |
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Peperoni
Il peperone (Capsicum annuum): la sua origine è abbastanza oscura.
Teoricamente si pensa che provenga dal Sudamerica visto che
tante specie là crescono spontanee, ma sappiamo che in
Europa queste piante erano coltivate prima che Colombo
scoprisse l’America. È certo che sia giunto in Europa nel
XVI secolo e si sia diffuso con eccezionale rapidità in
tutto il continente, in Italia era assai più diffuso del
pomodoro.
È un ortaggio versatile diffuso da nord a
sud, tipicamente estivo e colorato: ne troviamo in commercio
di bianchi, gialli, rossi, arancioni e verdi, è un ottimo
antiossidante, è ricchissimo di vitamina C e di betacarotene
e contiene potassio, calcio, magnesio e ferro.
E’ decisamente poco calorico poiché è costituito da oltre il 90% di acqua, il che lo rende decisamente adatto per le
diete dimagranti.
In Piemonte, nel cuneese e nel Monferrato si
sono sviluppate
miriade di varietà locali,
il più famoso è il "peperone di Carmagnola" Igp:
il peperone è arrivato a Carmagnola agli inizi del Novecento
grazie a Domenico Ferrero, orticoltore di Borgo Salasio.
Oggi il peperone di Carmagnola Igp è caratterizzato dal
vivace colore rosso o giallo intenso. Sono quattro le
tipologie morfologiche riconosciute dal consorzio dei
produttori, che hanno denominazione di peperone di
Carmagnola: il Quadrato, quasi un cubo con quattro punte; il
Corno di Bue, un peperone dalla forma molto allungata che è
Presidio Slow Food, la Trottola a forma di cuore, e il
Tumaticot, un peperone tondeggiante e schiacciato ai poli,
ideale per la bagna cauda, ma è ottimo anche ripieno di
carne.
Il “quadrato di Cuneo”
designa esclusivamente la cultivar coltivata in forma
estensiva di pieno campo fin dagli anni cinquanta nel
Cuneese e in alcune aree del basso torinese,
Le sue caratteristiche peculiari, che lo rendono unico, sono
l’assenza di capsaicina, che determina il piccante e lo
rende particolarmente dolce, la forma e lo spessore della polpa che si presenta soda,
carnosa, croccante, consistente con uno spessore notevole di circa 10
mm. La bacca ha una colorazione gialla o rossa,
Per riconoscerlo va capovolto ha l’apice estroflesso o
piatto, mai rientrante caratterizzato da 3 o 4 lobi
terminanti nella parte distale a punta, in questo punto di unione dei lobi generalmente
coi primi freddi il
pericarpo presenta delle bronzature brunastre detti “baffi”
marrone se si tratta di peperone giallo, nero se il peperone
è rosso.
La varietà Cuneo sembra derivare da un incrocio naturale tra
una vecchia varietà indigena tendente a produrre bacche di
medio piccola pezzatura a forma di pomodoro, con il gigante
quadrato di Napoli e di Nocera.
il "Quadrato d’Asti"
può essere rosso o giallo, ha polpa molto carnosa e dolce e
si riconosce per la tipica forma che gli dà il nome, con
quattro lobi alla base. Per questo è un “cestino” ideale per
ripieni di riso o di carne, da cuocere al
forno.
Il "peperone
di Capriglio":
Capriglio
è un piccolo paese tra Asti e Alessandria con un numero
massimo di 500 abitanti tra cui la madre di Don Bosco che
usava questi semi per il suo piccolo orticello,
il
peperone tramandato di generazione in generazione
dagli agricoltori locali, è una varietà antica che da oltre
200 anni è coltivato nel Monferrato, è molto
rustica, vigorosa e non molto alta: il frutto è di
dimensioni medio piccole, con tre sole costole e dalla
sezione leggermente triangolare o cuoriforme la sua forma
ricorda una trottola, di colore giallo o rosso, la polpa
è molto spessa e di ottimo sapore. Presidio Slow Food. Da
provare grigliati e conditi con olio e timo.
Ho
provato a seminare vari tipi di peperone, ma
non ho mai ottenuto risultati soddisfacenti,
perchè la pianta mi cresce rigogliosa, ma non
produce frutti, probabilmente per il clima
collinare non adatto alle qualità che ho
utilizzato.
Mi sono stati regalati dei
semi di peperoni che, a Peveragno chiamano
Toppetti, sono più piccoli della varietà di
Cuneo, probabilmente è la qualità originale
che, incrociato col quadrato di Napoli ha
dato origine al “quadrato di Cuneo” la
descrizione si avvicina molto a quello di Capriglio ma anche
ai Topepo che sono diffusi in Calabria. Li ho seminati
e sto ottenendo risultati soddisfacenti con
5 e più peperoni per pianta, la polpa è
spessa e, mangiata a crudo, dall'ottimo
sapore, sono anche indicati per preparazioni
in agrodolce e ripieni. A me crescono e maturano,
molto lentamente, li metto in semenzaio a
dicembre poi li sposto in vasetti e li
trapianto in pieno campo ai primi di maggio.
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Melanzane
(Solanum melongena)
è una pianta erbacea originaria dell'India, appartiene alla
famiglia delle Solanaceae; come molte altre solanaceae non
può essere consumata cruda, in quanto contiene una sostanza
tossica, chiamata solanina, fortunatamente questa sostanza è
termolabile, ovvero il calore la rende inoffensiva. Sono
suddivisibili in base alla forma del frutto ed al suo
colore; le varietà tradizionali portano i nomi dei luoghi
dove sono state selezionate. Quella tonda si chiama “Comune
di Firenze” di origine ibrida coi suoi frutti
rotondeggianti a polpa compatta, pochissimo acida e con
pochissimi semi e caratteristica epidermide viola chiaro.
Ha un
basso contenuto in lipidi
e calorie (circa 17 calorie per 100 grammi),
ma ha una particolare tendenza ad assorbire l’olio. Tra le
caratteristiche più interessanti c’è la capacità di
combattere la ritenzione idrica. Favorisce
l’aumento della produzione della bile,
stimolandone il rilascio da parte delle cellule epatiche
quindi agevola la digestione e porta al
miglioramento della
funzionalità epatica e alla riduzione del contenuto di
colesterolo nel sangue. Grazie al suo
alto contenuto in
fibre, ha una elevata capacità saziante;
possiede un elevato contenuto in potassio e svolge un’azione
molto simile a quello svolto dai farmaci anti-ipertensivi.
Le
melanzane hanno bisogno di molta luce solare diretta,
vanno coltivate in pieno sole. Mezza giornata di sole
diretto non basta Le piante collocate a mezzombra (per
esempio, intorno ad un albero o in prossimità di un muro)
crescono molto in altezza ma sono stentate e danno una
produzione scarsissima.
A volte, nello stesso orto, una
varietà può riuscire molto meglio di un'altra, sia per il
microclima dell'ambiente sia per la composizione chimica del
terreno. Un ottimo concime da spargere sul terreno sotto le
piante, durante la crescita, è la cenere di legna. Infatti,
questa contiene in larghissima misura fosforo e potassio, e
non contiene affatto azoto.
Semina in semenzaio luna
crescente, trapianto in luna discendente, comunque sempre in
giorni di calore, anche per la raccolta, le melanzane
crescono con forza solo con temperature elevate e un’umidità
costante del terreno, punto
debole: le basse temperature,
trapiantare
in luogo soleggiato, meglio vicino ad un muro per sfruttarne
il riparo
e il riverbero, ricoprire il
terreno
con teli di
materiale plastico nero, come si per le
fragole, così si sfrutta al meglio la radiazione solare e si
elimina la lotta alle malerbe. Aggiungere anche della sabbia
al momento, per migliorare il drenaggio e abbondante
concimazione; è una pianta con elevate esigenze idriche,
in particolare durante la fase d’ingrossamento dei frutti.
Ogni pianta necessita di almeno 50 cm di distanza dalle
altre; Porre il colletto alla profondità di 1 cm perché le
piante poste troppo in alto, crescendo, rischiano di
allettarsi sotto il proprio peso. Posizionare da subito a
fianco delle giovani piante un tutore, a cui legarle per
sostenerle. Quando la,pianta è alta circa 30 cm e ha
prodotto 2-3 fiori sul fusto principale va cimata, in modo
da favorire lo sviluppo di rami laterali. occorre eseguire
una
sfemminellatura, che consiste
nell’eliminazione di getti ascellari posti nel tratto di
fusto al di sotto della prima biforcazione, questi, infatti,
sono sterili. Il momento più indicato è l’inizio della
fioritura. Buona norma è anche quella di eliminare le foglie
basali ingiallite che possono favorire, essendo più a
contatto del terreno, l’insorgere di malattie e ostacolare
una buona aerazione della vegetazione.
Le melanzane si raccolgono
non a maturazione fisiologica, ma quando la
buccia
perde la sua caratteristica luminosità e tende a diventare
opaca.
Non importa se hanno raggiunto o no una dimensione
soddisfacente. A questo stadio sono turgide, la
buccia è
ben colorita e
sottile, la
polpa è
elastica
e non spugnosa, bianca senza striature brune, e con pochi
semi non ancora sviluppati.
Prolungare
la permanenza dei frutti sulla pianta comporta un loro
scadimento
qualitativo. Per
staccarle dalla pianta impiegare un
coltello
affilato
o un paio di forbici. Si
conservano
per molti giorni in
luogo fresco o nella parte bassa del
frigorifero.
Se i
frutti si
presentano
avvizziti, appassiti o spaccati, ci
può essere un problema legato a eccessive innaffiature, dopo
un periodo di alternanza di clima secco e umido.
Ho provato sia la varietà allungata che la tondo liscio
senza grande successo: piante belle, fiori belli una o due
piccolissime su sette-otto piante. |
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